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Il coraggio del sogno
Mi chiedo: che Natale sarà stato quello di Giuseppe, sposo di Maria dopo le traversie che hanno
accompagnato la sua storia?
Sono tentato di pensare che per Giuseppe di Nazareth, uomo giusto, l'attesa di Gesù non dovette
essere del tutto tranquilla. Conosciamo quanto i vangeli ci riferiscono.
Giuseppe, come tanti giovani, aveva i suoi progetti.
Progetti modesti, da giovane artigiano: la bottega rendeva, merito anche della sua abilità e della
sua affabilità con i clienti. Probabilmente, non c'era un gran mercato a Nazareth, ma intanto lui
lavorava e viveva, si assicurava il pane. Si era fidanzato. Le cose, per lui, andavano bene. Da lì a
poco avrebbe preso in casa Maria, sua moglie. Per Giuseppe, progettare una famiglia con Maria
era fonte di gioia, lo emozionava. Ma capita l'imprevedibile. Chissà come Giuseppe venne a sapere
che Maria aspettava un figlio... non suo.
Giuseppe doveva essere l'unico a sapere che quel figlio atteso da Maria non era suo. L'unico,
insieme a Maria.
La notizia lo sconvolge, come è giusto che sia.
Cosa doveva fare?
Giuseppe, seguendo la moda di allora, e non solo, sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Abbandonarla! Fare, cioè, come tutti gli avrebbero suggerito, come tanti avrebbero fatto.
Ma il sonno lo prese. Il tempo del sonno nella Bibbia è considerato come propizio ai messaggi del
Signore, perché l'uomo addormentato non è più padrone di sé e non offre resistenza. Ricordiamo
che nella Genesi Dio fa cadere in un «profondo sonno», una specie di estasi, Adamo che si trova
solo, per «formargli» la donna.
Anche il dormire di Giuseppe appare come luogo di rivelazione e di creazione. E un angelo
dialogava con lui, nel sogno, e gli parlava di una missione da compiere, e di un figlio che avrebbe
salvato il mondo. Il sogno è ragionarci su, riflettere, non prendere decisioni affrettate. Maria era
sua, di Giuseppe, ma anche di Dio. E Dio aveva chiesto a lei una collaborazione straordinaria.
Nulla è a caso quando c'è di mezzo Dio. Giuseppe, al suo risveglio sceglie di fare la volontà di Dio.
Giuseppe, dunque, si svegliò, sereno. Perché?
Il Vangelo sottolinea che Giuseppe è "giusto", cioè irreprensibile, autentico, onesto, un uomo di
alto profilo, pieno di dignità e di compassione, non vendicativo; non giudica secondo le
apparenze, per sentito dire. Giuseppe capisce che Dio sa sistemare le cose.
È "giusto", appunto, e si mette dalla parte del pensiero di Dio, che contrasta con il "tutti fanno così",
che guarda in profondità e lascia prevalere la misericordia. "Giusto", come potrebbe essere
ciascuno di noi, se solo lasciassimo che Dio occupi posto nella nostra vita.
Per lasciar posto a Dio, mettiamo da parte le apparenze, viviamo la mitezza, evitiamo la critica
gratuita, usiamo la pazienza, l'umiltà. C'è bisogno di tanti San Giuseppe nei rapporti di coppia,
nelle famiglie, nella comunità, negli uffici, in politica, nell'economia, sul lavoro. Uomini giusti, di
cui Dio si può fidare per realizzare il suo progetto.
Ecco, per far posto a Dio in noi bisogna essere dei sognatori. Giuseppe c'insegna ad avere il
coraggio del sogno, cioè imparare a vedere oltre, oltre a ciò che spesso non si vede.
Abbiamo la sensazione che la nostra società sia ben sveglia; "nessun dorma", canta la lirica;
abbiamo tutto sotto controllo, per lo meno pensiamo noi di avere tutto sotto controllo; e lo pensava
anche Giuseppe. Invece non è proprio o sempre così. A Natale facciamoci il regalo di lasciarci
sorprendere da Dio, come Giuseppe di Nazareth, lo sposo di Maria. Giuseppe tace, ascolta, si fida
e agisce con speranza.
P. Valerio, parroco
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