Fortunatamente la casa ove abito è di mattoni e quindi

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Fortunatamente la casa ove abito è di mattoni e quindi dovrebbe essere preservata da eventuali
danni derivanti dalla “qualità” del cemento. La spiritosa provocazione di cui mi avete fatto oggetto
mi induce, tuttavia, ad alcune riflessioni che la vicenda del “cemento farlocco” impone.
In primo luogo la questione di chi deve farsi carico dei controlli poiché se è vero che esistono
precise responsabilità penali è altrettanto vero che esistono anche responsabilità politiche di cui
qualcuno dovrà pur rispondere.
Purtroppo, non mi stanco di ripeterlo, questa politica “del pensiero debole”, caratterizzata da
un’ esasperata personalizzazione e finalizzata esclusivamente alla vittoria elettorale attraverso la
demonizzazione dell’ avversario, senz’ alcuna direzione prospettica legittimata da un consenso da
parte dei cittadini motivato e ragionevolmente duraturo, nella inesorabile latitanza delle strutture
politiche resta in ostaggio assoluto dei tecnici.
Sono i tecnici che decidono progetti e strategie piuttosto che impegnarsi nella gestione e nei
controlli e questo li pone, oggettivamente, in una posizione preminente. Una posizione, tra l’ altro,
di assoluta intoccabilità poiché, se non avvengono fatti gravi, nessuno, oggi, ha titolo o strumenti
per controllarne l’ operato.
Diversa era la condizione nella vituperata prima repubblica dove amministratori e tecnici erano
sottoposti ad un preventivo e costante giudizio di “massima” da parte dei dirigenti politici.
In materia edilizia, ad esempio, ricordo il caso di un dirigente di altissimo livello, con la opportuna
tessera in tasca, la cui moglie gestiva un deposito di materiali da costruzione. Un giorno un cittadino
iscritto al “partitone” che stava ristrutturando la sua abitazione, avendo necessità di un ulteriore
quantitativo di piastrelle oltre quelle precedentemente acquistate direttamente in ceramica, si recò
presso l’ esercizio della consorte e, con grande sorpresa, riuscì a comprare le piastrelle che gli
necessitavano ad un prezzo inferiore del 50% rispetto a quello che aveva sborsato a Sassuolo,
franco fabbrica, dal produttore.
Dapprima pensò che la signora avesse avuto la fornitura come fondo di magazzino, come i blockisti
per gli scampoli dei tessuti. Poi verificato che quel tipo di mattonelle era ancora ben presente nel
catalogo della ditta, ricordandosi il detto andreottiano che “ a pensar male si fa peccato ma spesso ci
si azzecca”, si risolse ad un sopraluogo presso l’ edificio pubblico che il dirigente-marito stava
realizzando. Trovando che tutti i muri del fabbricato erano coperti dalle piastrelle famigerate, sulla
via del ritorno, decise di fermarsi direttamente in via Ganaceto. Così avvenne e dopo poco il
dirigente-marito fu trasferito ad altro ente.
Il caso fu risaputo in città; fece un po’ di scalpore perché i modenesi non c’ erano abituati ma
trattandosi di cosa veniale finì nel pettegolezzo generale.
Oggi questo non sarebbe possibile non perché sia migliorata l’ etica collettiva o dei singoli ma
perché mancano i presidi di controllo e ci troviamo di fronte un’ onda montante di malaffare. Tanto
è vero che Davigo, appena nominato ai vertici dell’ Anm, ha detto chiaramente che oggi si ruba di
più.
Ed anche a casa nostra visto che non possa giorno in cui questo tipo di vicende non conquisti gli
onori della cronaca: dalla sanità al terremoto; dalle collusioni mafiose alle commistioni finanziarie,
in una spirale perversa e crescente cui la politica pare non riuscire a porre rimedio. Si, la politica,
perché la magistratura può controllare solo cose che siano penalmente rilevanti mentre quelle che
sono solo eticamente significative non le possono competere.
La politica deve trovare in se stessa la capacità di riformarsi, organizzando strutture politiche che
siano in grado di stabilire e far rispettare regole certe, che favoriscano la partecipazione invece di
osteggiarla nei fatti, onde consentire il maggior controllo possibile sugli uomini e sui loro
comportamenti. Non è certo lanciando anatemi che riuscirà a recuperare quel rapporto fecondo con
la società civile che è stata la dote più preziosa delle nostre comunità. Gli anatemi, specie se
provengono da chi appartiene ad un mondo culturale che per venti secoli è stato alfiere di
oscurantismo e prevaricazione, generano più paura che fiducia e sicurezza.
Paolo Ballestrazzi