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ANNA MARCUCCI FANTINI
PERCHÈ LE E’ STATA INTITOLATA LA SCUOLA DI MAROTTA – Profilo Storico-Biografico
di Fausto Antonioni Dirigente Scolastico
Anna Marcucci nacque a Fano nel 1909. Frequentò inizialmente il liceo classico che abbandonò a 16
anni in seguito alla morte della madre. Continuò a studiare da sola e decise di presentarsi come privatista
all’esame di abilitazione magistrale che superò. Perso anche il padre subito dopo, a 18 anni, l’anno
successivo partecipò al concorso magistrale, che vinse. Iniziò quindi giovanissima la professione docente nel
paese di Barbara nei pressi di Jesi. Aveva circa 20 anni.
In una lettera autobiografica a Rinaldo Rizzi, storico del Movimento di Cooperazione Educativa
(MCE) racconta il suo primo impatto con una realtà sociale poverissima, una scuola priva di tutto che
descrive come una “spelonca buia e maleodorante” dove “i banchi erano lunghe assi zoppicanti e i bambini
appoggiavano quel poco che avevano per terra”. Siamo agli inizi degli anni ’30 del passato secolo.
Anna racconta che, dopo averla a lungo osservata, “un bimbo piccolissimo e con un visetto furbo e
simpatico mi disse:- Me sa che voi non menerete (Mi sembra che voi non ci picchierete)”. Quella frase mi
parve tanto significativa sia per il carattere personale di Anna, sia per la stessa natura e storia del
movimento che lei contribuì a fondare che, quando nel 1995 curai la pubblicazione di un libro di Rinaldo
Rizzi per la Provincia di Pesaro sulle tre figure principali che dettero vita a Fano al MCE (Giuseppe
Tamagnini, Anna Fantini, Rino Giovannetti) lo scelsi come titolo.
Perché quella frase dice di una infanzia avvezza ad un approccio educativo autoritario sia nella
famiglia che nella società che, evidentemente, nella scuola (sono gli anni del fascismo trionfante). Al punto
che la mitezza con cui la maestra di Fano si propose ai bambini e all’ambiente che la ospitò per anni non fu
solo una curiosa novità ma segnava un modo di concepire la relazione umana, non solo educativa a scuola
ma anche fra adulti nell’ambiente comunitario.
Un tratto che da caratteriale divenne politico perché si trasfuse nel movimento pedagogico del MCE
quando nel 1951 il sodalizio con Giuseppe Tamagnini, docente di tirocinio all’Istituto magistrale di Fano,
Rino Giovanetti insegnante elementare a Pianacci, frazione di Mondavio, Enrico Uguccioni docente di
filosofia al liceo classico di Fano dette vita al CTS (Cooperativa della Tipografia a Scuola). La nuova vita
democratica della nazione succeduta al fascismo e indotta dalla lotta di liberazione a cui i tre
parteciparono, richiedeva una nuova scuola che il gruppo di Fano, guidato da Giuseppe Tamagnini,
interpretò pienamente sotto il fascino che esercitò in loro l’esperienza francese di Célestin Freinet e la sua
scuola di Vance, cittadina situata nelle Alpi Marittime francesi.
Fu un periodo di grande fervore; la pratica cooperativa tra adulti, consistente nel discutere e
riflettere sulle scelte didattiche di ciascuno per sottoporle ad un rigoroso esame di conformità ai principi
della centralità dell’allievo nel processo educativo, all’uso delle famose “tecniche” freinetiane della
tipografia a scuola, della corrispondenza interscolastica, del testo libero, delle schede didattiche auto
correttive, si accompagnava alla creazione della classe cooperativa in cui gli alunni erano parti di un lavoro
comune, le loro idee si nutrivano del confronto per scelte condivise, del mutuo insegnamento nel lavoro di
gruppo.
Anna Marcucci iniziò un lavoro indefesso a scuola per sperimentare le “tecniche”, andò nello stesso
anno (1951) a Vance con le difficoltà che si possono immaginare, dove incontrò Freinet, il quale, entusiasta
per il lavoro del gruppo, venne successivamente a Fano, ospite in casa di Anna, per conoscere di persona
Tamagnini, con cui da tempo intratteneva una corrispondenza epistolare. Ben presto l’esperienza fanese si
allargò, attraverso il bollettino della “Cooperativa della Tipografia a scuola” scritto interamente dal gruppo,
ciclostilato in centinaia e poi migliaia di copie e inviato ad un numero crescente di scuole in Italia, si
organizzarono i primi convegni a Fano e nelle città vicine con docenti provenienti da tutta Italia che
volevano anch’essi sperimentare le nuove tecniche.
Anna, che illustrava il suo lavoro didattico nelle pagine del Bollettino e dunque veniva letta da
molti insegnanti in Italia, vi ebbe un assoluto rilievo. Sorsero nuovi gruppi soprattutto nel centro nord e
l’iniziativa fanese, ormai divenuta nazionale, si trasformò in “movimento”, in ciò che è da tutti conosciuto
come l’”EMME-CI-E” (M.C.E.).
Si avvicinarono al movimento e molti ne fecero anche parte, figure illustri della pedagogia laica in
Italia come Aldo Visalberghi, Raffaele Laporta, Maria Corda Costa, Bruno Ciari, Lydia Tornatore, Aldo Pettini,
Mario Lodi, Fiorenzo Alfieri, Clotilde Pontecorvo, Andrea Canevaro e tanti altri. Insieme a loro va citato il
concittadino Francesco Tonucci, pedagogista e ricercatore del CNR con cui si dette vita all’inizio degli anni
’90 al Laboratorio fanese “La città dei bambini”, un'esperienza che si pose non solo idealmente ma
concretamente dentro lo spirito della cooperazione in educazione. Le “Città dei bambini” e la progettualità
che le ispirano si sono diffuse in Italia e in altri paesi europei nonché in Sud America, costituendo una rete
internazionale.
Nel 1959 Anna si trasferì a Bologna per motivi famigliari. Dopo alcuni altri anni di insegnamento
nella scuola elementare, nel 1967 divenne docente di tirocinio nell’istituto magistrale “Aldini” di Bologna. Il
contatto con adolescenti che già manifestavano l’irrequietezza generazionale che esplose negli anni
successivi con il ’68, fu per lei motivo di un rinnovato interesse pedagogico alla luce dei principi della
cooperazione educativa che trasfuse nel nuovo impegno e che i suoi allievi ed allieve, presenti alla
cerimonia di intitolazione della scuola di Marotta il 14 dicembre 1996 hanno ricordato con riconoscenza e
con commozione. Il suo lavoro con studentesse e (pochi) studenti dell’”Aldini” non passò inosservato per il
carattere innovativo che aveva portato anche lì, cosicché il prof. Vittorio Telmon, insigne studioso,
Ordinario di pedagogia alla facoltà di Magistro di Bologna la volle con sé per tenere seminari universitari di
didattica ai suoi studenti.
Andata in pensione nel 1978 dopo una vita dedicata alla scuola, continuò a mantenere vivo il suo
interesse per l’educazione e la cultura con viaggi in Europa. Al ritorno da una vacanza in Spagna morì nella
sua casa di Bologna il 24 marzo del 1993 “uscendo in punta di piedi” come ricorda suo figlio Alberto.
Va segnalato anche un periodo di insegnamento a Marotta dall’a. sc. 1951/52 in un collegio che
raccoglieva bambini da ogni parte d’ItaIia, figli della devastazione bellica, che gli consentì di sperimentare
con grande successo le tecniche Freinet, alle quali, va detto, aveva conferito un carattere del tutto
personale sottraendole al rischio della ripetitività e della banalizzazione. Un aspetto della sua vita
professionale, questo rapporto con Marotta, che rafforza le tante ragioni per cui si è voluto, a tre anni dalla
morte, dedicargli la scuola elementare. Nella esperienza marottese, a contatto con una realtà infantile assai
difficile, verificò la perdurante validità del sue “tecniche”; è qui che prese ad utilizzare la stampa a caratteri
mobili con un piccolo complessino tipografico costruito e messo a punto dal gruppo di Fano, realizzando il
primo giornalino scolastico in Italia che significativamente si chiamò “La Tratta”, tipica forma di pesca dei
pescatori fanesi.
Anna viene solitamente indicata, oltre che con il cognome, Marcucci, della famiglia di origine, anche
con quello del marito, Fantini, professore al liceo classico di Fano, sposato nel 1939 dal quale ebbe un figlio,
Alberto, nato nel 1940 e del quale rimase purtroppo vedova ben presto nel 1945.
Ciò che scrisse sulla sua esperienza di maestra ed educatrice di bambini ed adulti è raccolto nel
volume “Dare di sé il meglio” di Rinaldo Rizzi di cui ho curato la stampa per i Quaderni del Consiglio
Regionale Marche, n. 32 Aprile 2001. Il volume è stato presentato a Fano nel maggio dello stesso anno nel
corso del convegno da me organizzato sulla figura di Anna Fantini presso la sala di rappresentanza della
Cassa di Risparmio di Fano con la presenza del Prof. Aldo Visalberghi, il curatore Rinaldo Rizzi, Mariella
Marras e Francesco Tonucci.
Fausto Antonioni – Dirigente scolastico
Fano 13/12/2016