Monastero di Bose - Venite, benedetti del Padre mio

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Venite, benedetti del Padre mio

16 dicembre 2016

Mt 25,31-46 In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:«31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32 Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33 e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35 perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37 Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40 E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 41 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42 perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43 ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». 44 Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». 45 Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me». 46 E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Prima del racconto pasquale e a conclusione del discorso escatologico di Gesù troviamo questa scena del giudizio universale. Pagina che ha formato in tanti credenti lo stile di vita di Cristo: vita spesa nell’amore concreto, innanzitutto per i più piccoli che non hanno da ricambiare. Giacomo, di fatto, afferma nella sua lettera: “La fede, se non è seguita dalle opere, è morta in se stessa” (Gc 2,17).

Ci troviamo davanti all’invito alla conversione proprio su questo punto: passare dall’essere ascoltatori – e predicatori – soltanto, illudendo noi stessi, a persone che mettono in pratica la Parola. Solo cosi la conversione è reale e testimonia che il regno di Dio è vicino.

L’urgenza della conversione è data dall’annuncio del “Figlio dell’uomo che verrà nella sua gloria” (v. 31). L’Agnello che ha dato la sua vita, ora come Risorto sta per venire per portare “il Regno preparato … fin dalla creazione del mondo “ (v. 34). Ci troverà attenti al servizio dei nostri prossimi e a dare la nostra vita per gli altri, oppure occupati dai nostri propri interessi senza e addirittura contro gli altri?

Avverrà una separazione. Come il pastore separa le pecore dalle capre o l’agricoltore il buon grano dalla paglia, così il Figlio di Dio separa chi vive secondo il vangelo da chi vive nell’indifferenza e nell’egoismo, non prendendosi cura degli altri. L’ammonizione finale è dura verso quelli che “non hanno fatto”: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno” (v. 41). In eco a questa parola papa Francesco commentava: “Chi non vive per servire, non serve per vivere”.

Sono parole difficili da ascoltare! Tuttavia, le troviamo ogni volta quando si tratta di operare scelte fondamentali: tra bene e male, tra la via della vita e la via della morte, tra il Dio di Gesù Cristo e satana.

Già la prima pagina della Bibbia narra come Dio separa la luce dalle tenebre, l’alto dal basso, l’acqua dalla terra ferma. In questo modo la vita può svilupparsi in tutta la sua diversità e trovare spazio fecondo in un giardino ben ordinato. Il Signore opera sempre quel discernimento, di cui ha dato anche a noi la chiave, e cioè la sua Parola. Il grande giudizio lo abbiamo nelle nostre mani. Lo operiamo noi ogni giorno guardando o no, accogliendo o no, rispondendo o no, a chi è bisognoso sul nostro cammino. Dio non ci ha mai fatto mancare la Parola che illumina i nostri passi: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,8).

Ora che celebreremo la memoria dell’incarnazione del Figlio di Dio e contempleremo il Piccolo nel presepe, vietiamoci ogni evasione spiritualistica, e destiamoci per vivere un amore reale, concreto, pieno di umanità! Sperimenteremo la benedizione della fratellanza che ne nascerà, che è la gioia e la vera sapienza rivelata a chi è fratello e sorella di Gesù.

sorella Alice Monastero di Bose - Pagina 1 di 2

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