Catania, Boggio Lera occupato: strutture inadeguata

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Catania, Boggio Lera occupato: strutture inadeguata o vacanze anticipate? - 12-14-2016
di Redazione Sicilia Journal - Sicilia Journal, Giornale online di notizie - http://www.siciliajournal.it
Catania, Boggio Lera occupato: strutture inadeguata o vacanze
anticipate?
di Redazione Sicilia Journal - 14, Dic, 2016
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CATANIA – Dal greco, “scuola”: “libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali,
indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico”. Istituzionalizzata, poi, luogo di apprendimento:
comprensione, soprattutto. Di sé, delle dinamiche sociali: non solo istruzione e formazione. In questi
giorni, gli studenti del Liceo scientifico Boggio Lera di Catania, hanno deciso di fermare tutto, andare
oltre: l’occupazione come massima espressione di un disagio al quale, per molto tempo, non è stata data
la giusta risposta. “Giusta”, che non vuol dire “corretta”.
Così, nella giornata di oggi, tutto il personale dell’istituto è rimasto fuori, respinto dal cordone umano
presente all’ingresso. “Condizioni strutturali inadeguate” e “mancanza di spazi per riunirsi” le
motivazioni principali, oltre all’alternanza scuola-lavoro, concetto fin troppo teorico secondo gli alunni.
“Siamo consapevoli della gravità della protesta, e anche del valore storico di essa, ma alla base di questa
decisione ci sono motivi impossibili da ignorare”, spiega Jacopo Di Stefano, rappresentante d’istituto. Il
coraggio e, perché no, l’incoscienza di una scelta che lui (insieme a Giona Panarello, Rida Kheit e
Giuseppe Moncuso) hanno presentato a tutti gli studenti che, dal canto loro, hanno risposto presente alla
chiamata. “Abbiamo deciso di chiudere la scuola per dare un segnale forte, nonostante le pressioni e le
minacce ricevute: la nostra palestra è praticamente inagibile e le condizioni della succursale “Leonardo
Grassi” non sono adatte per il regolare svolgimento delle lezioni, con infiltrazioni d’acqua e intonaco che
si stacca dal soffitto delle classi”, racconta. Una protesta che, però, è finalizzata, secondo gli studenti,
“alla comprensione di una problematica che li vede protagonisti”, attraverso l’organizzazione quotidiana
di gruppi sociali e progetti culturali.
Altra questione, quella della valorizzazione dei beni confiscati alla mafia: ma qui si fa un passo indietro, e
l’occupazione diventa una replica a chi di risposte non ne ha date. “Reputiamo che l’Amministrazione
comunale debba concederci degli spazi dove sia possibile radunarci. Abbiamo chiesto, mediante una
lettera aparta indirizzata al sindaco di Catania, che uno dei trentuno beni confiscati alla criminalità
organizzata, presenti sul territorio, venga adibito a luogo di ritrovo. Ma da allora, nessun segnale, e noi
continuiamo a non avere una struttura adatta a noi”, dichiara. Da un’assemblea straordinaria
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all’occupazione, passando per l’autogestione: “Non sappiamo quanto durerà, ma la nostra idea non è
cambiata, nonostante abbiano provato a farci ragionare. Mostreremo a tutti, come stiamo già facendo, che
possiamo cambiare lo stato delle cose. E la consapevolezza di aver creato dei disagi ci fa pensare che ci
stiamo muovendo bene”, afferma Di Stefano.
Apertura e dialogo: questa la risposta del dirigente scolastico del Boggio Lera, Maria Giuseppa Lo
Bianco, costretta a prendere misure eccezionali una volta arrivata a scuola. “Comprendo le ragioni, ma la
situazione non è così tragica come viene descritta: le classi sono state rinfrescate da poco grazie a diversi
interventi strutturali. Per quel che riguarda la palestra, la situazione è sì grave, ma si tratta di un lavoro
complicato che la Provincia di Catania sta affrontando”, spiega. “Dispiace solo per ciò che è successo: ci
hanno lasciati fuori, mettendo in crisi il servizio pubblico e violando il diritto allo studio a chi, invece, ha
intenzione di svolgere regolarmente lezione”, aggiunge. Il dialogo, però, prima di tutto: “Siamo
disponibili al confronto con gli studenti, ai quali abbiamo chiesto di organizzare un tavolo operativo per
affrontare le problematiche. Siamo aperti, veniamo loro incontro, ma bisognerebbe capire che la protesta
ha senso solo se i problemi vengono, poi, risolti, e non solo per farli crescere, creando disagi”, afferma la
preside Lo Bianco. Intanto, in queste ore, gli alunni continueranno ad occupare la struttura: comprensione
e riflessione. Con raziocinio, se possibile.
Antonio Torrisi
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