Scarica il pdf - Milano Finanza

Download Report

Transcript Scarica il pdf - Milano Finanza

12
Venerdì 16 Dicembre 2016
MERCATI
Con l’edizione
Italiana de
© 2016 Dow Jones & co. Inc.
All Rights Reserved
DAL CONSIGLIO DI STATO ARRIVA UN NUOVO COLPO AL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO RENZI
Riforma Popolari incostituzionale
Secondo il giudice amministrativo, che già aveva fatto notare la fattispecie di esproprio senza indennizzo,
mancavano i presupposti di urgenza e necessità che avrebbero legittimato il ricorso al decreto legge
di Antonio Lusardi
D
al Consiglio di Stato arriva
un nuovo colpo alla legge
di riforma delle banche
popolari voluta dal governo Renzi e probabilmente uno
stop alla trasformazione delle
popolari di Bari e di Sondrio.
Il Tribunale amministrativo ha
consegnato le motivazioni alla
base della sua decisione di sollevare la questione sulla legittimità
costituzionale della riforma. Le
ragioni della scelta del Consiglio
di Stato sono tre e una è una novità rispetto a quanto già comunicato il 2 dicembre scorso. È
messo in dubbio l’utilizzo dello
strumento del decreto legge da
parte del governo Renzi, poiché,
secondo i giudici c’è «una evidente carenza dei presupposti di
straordinaria urgenza e necessità che legittimano il ricorso allo
strumento decretale d’urgenza»,
come disciplinato dall’art. 77
della Carta (comma 2). La stessa
concessione di più di 18 mesi di
tempo per procedere alla trasformazione sarebbe in disaccordo
con il concetto di un decreto
d’urgenza. Questo punto appare
il più importante, come evidenzia l’avvocato Ulisse Corea, tra
i legali dei ricorrenti al Consiglio di Stato: «Se la Corte accogliesse la questione sotto questo
profilo, l’intera riforma sarebbe
incostituzionale, con conseguenze che è difficile prevedere ma il
cui impatto sarebbe sicuramente
di enorme rilievo». Un altro dei
legali ad aver patrocinato il ricorso, l’avvocato Fabio Capelli,
ha commentato: «Il Consiglio
di Stato ha accolto pienamente
la tesi dei ricorrenti che avevano denunciato, fin dall’inizio, la
mancanza dei requisiti di urgenza e di necessità richiesti per una
riforma strutturale di un sistema
risalente al 1800».
Le altre ragioni del Consiglio
Ecco che vengono a galla i pasticci di una legge scritta male
I
l Consiglio di Stato ha inviato alla Corte
Costituzionale, in 48 pagine, i preannunciati atti relativi alle eccezioni di incostituzionalità relative alla riforma delle banche popolari. Analizzeremo in dettaglio le
osservazioni. Intanto c’è da rilevare che il
Consiglio osserva che c’è un’evidente carenza dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza che legittimano il ricorso
al decreto-legge con cui è stata adottata la
riforma. Su queste colonne in diverse occasioni avevamo infatti sostenuto che sarebbe
stata da adottarsi la scelta del disegno di legge, proprio per non incorrere in tali censure,
magari con una corsia parlamentare preferenziale. Il richiamo dei principi costituzionali sulla libertà di iniziativa economica e
sulla proprietà privata è poi alla base degli
ulteriori dubbi sulla mancata previsione del
diritto di recesso - che avrebbe potuto essere differito con il pagamento degli interessi
legali, ma non limitato o escluso - a favore
di coloro che non aderiscano alla trasformazione delle popolari in spa. Anche questo
aspetto è stato a suo tempo sviluppato su
questo giornale, aggiungendovi l’articolo
45 della Carta sulla tutela della cooperazione. Poi, sulla base di altri articoli della
Costituzione, il Consiglio rileva che, dando
a Bankitalia il potere di disciplinare le modalità di esclusione del diritto di recesso,
anche in deroga a norme di legge, si viene ad attribuire all’Organo di vigilanza un
potere di delegificazione in bianco, senza
sono già note e riguardano la combinazione tra
obbligo a trasformarsi e
divieto del rimborso ai soci recedenti, contenuto nel
regolamento di Bankitalia.
Le due circostanze potrebbero rappresentare una
sorta di «esproprio senza
indennizzo», in violazione
degli articoli della costituzione che proteggono il risparmio privato (41 e 42).
Infine, il tribunale contesta
la possibilità assegnata a
di Angelo De Mattia
l’indicazione da parte del legislatore delle
norme che possono essere derogate e delle
materie invece coperte da riserva di legge.
È, questo, un aspetto assai delicato che ha
un rilievo ultrattivo incidendo sulla normativa secondaria normalmente attribuita alla
Banca d’Italia; così come un particolare rilievo ha la parte in cui il Consiglio sostiene
la necessità di un bilanciamento tra tutela
della proprietà privata e l’interesse generale
alla sana e prudente gestione della banca
correlato alla tutela del risparmio. Il bilanciamento trova il limite nel «principio del
minimo mezzo», fondato sui criteri di ragionevolezza e proporzionalità. Il modo in
cui il Consiglio ha trattato la non manifesta
infondatezza delle eccezioni in questione è
più ampio, anche con riferimento agli indirizzi della Corte Ue dei Diritti dell’Uomo,
di quanto era sembrato qualche giorno fa,
quando si seppe delle decisioni del Consiglio e della sospensione del giudizio sulla
circolare di Bankitalia attuativa delle revisione. In questo quadro occorrerà distinguere i dubbi di illegittimità costituzionale per i
quali l’Organo rinvia alla Consulta dai vizi
«propri dell’impugnato atto di normazione
secondaria» (ossia la Circolare), che hanno
rilievo esclusivamente nel giudizio davanti al Consiglio e non interessano la Corte
Costituzionale. Di questi ultimi fanno parte
Corrado
Sforza Fogliani
quelli lamentati nei ricorsi che riguardano il
punto in cui si esclude che si possa costituire
una holding riveniente dalla ex popolare che
abbia una partecipazione totalitaria o maggioritaria nella spa bancaria scorporata. Non
essendo direttamente prevista dalla legge,
questa sarà una norma secondaria che verrà
esaminata dal Consiglio dopo il giudizio di
costituzionalità. Da tempo si è caldeggiata
su queste colonne siffatta soluzione: attendiamo le decisioni di Palazzo Spada. Intanto
occorrerà un indirizzo preciso per le due
assemblee di trasformazione che ancora si
debbono svolgere: quella della Pop Sondrio,
che dovrebbe tenersi domani, e quella della
Pop Bari, che è stata rinviata al 27. Il Consiglio di Stato ha sottolineato che modifiche
che sopravvenissero per il diritto di recesso
riguarderebbero anche le popolari che già si
sono trasformate. Ma, per esempio, la costituzione della holding potrebbe riguardare
solo le due non ancora trasformate, stante
l’irreversibilità degli effetti dell’assunzione
della forma di spa prevista dal codice civile.
Di qui l’iniziativa della Sondrio, che avrebbe chiesto al Consiglio di Stato un chiarimento sulla possibilità di ritenere sospesa
l’intera Circolare di Banca d’Italia. Ciò a
meno che già oggi un decreto del governo,
come sarebbe auspicabile, rinvii il termine
della trasformazione di due o tre mesi. In
ogni caso si ripresentano le negative conseguenze di una legge frettolosa e scritta assai
male. (riproduzione riservata)
Bankitalia di «disciplinare le modalità della
trasformazione anche
in deroga alle norme di
legge». Le motivazioni
del Consiglio di Stato,
che ha anche accolto la
richiesta di sospensiva
alla trasformazione in
spa da parte della Pop.
Sondrio, vengono definite dal presidente di
Assopopolari, Corrado
Sforza Fogliani, «un atto di accusa, preciso e
Intesa Sanpaolo chiude per la Banca dei Tabaccai. Intanto nasce Prezzo.it
di Andrea Montanari
Sanpaolo arriva al closing per l’acIdeintesa
quisizione di Banca Itb, ovvero la Banca
Tabaccai. La firma del contratto è prevista, secondo indiscrezioni di mercato, per
lunedì 19 dicembre. In questo modo l’istituto di credito guidato da Carlo Messina, già
azionista al 10% della banca fondata nel
2009 consolida la presenza in un business
come quello dei servizi di pagamenti online
effettuato attraverso le tabaccherie: la rete di
Itb conta a oggi 17 mila punti vendita sui 22
mila considerati rilevanti su scala nazionale.
Il progetto di Intesa è quello di rafforzare
l’attività dell’istituto digitale che nel 2015
aveva un giro d’affari di 38,5 milioni in termini di commissioni, un utile di 8,6 milioni
e un attivo patrimoniale di 220 milioni.
Banca Itb, lanciata sette anni fa da un pool
di soci composto da De Agostini (13,33%),
Wise sgr (10), Altadis (13,33%), la Federazione dei Tabaccai (13,33%), la holding
Bootes (13,33%) di Rosario Bifulco, oggi
ai vertici di Mittel, la Ayperos dell’ad Francesco Marrara (13,33%), oltre alla stessa
Intesa (10%), è stata valutata 153 milioni.
Ma contestualmente, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Marco Sittoni, direttore commerciale e marketing uscente di
Banca Itb, oltre che ideatore del progetto
assieme a Marrara e Bifulco, sarà operativo già da febbraio 2017 con un progetto
digitale in tutto simile a un retailer di quarta
generazione. Il modello di Sittoni si rivolge
all’intero sistema di esercizi commerciale
sul territorio (incluse quindi le stesse catene
retail), puntando così a un potenziale mercato di quasi un milione di punti vendita o
meglio di negozi di prossimità, tra i quali,
è assai plausibile, anche gli stessi tabaccai.
La start up di Sittoni, secondo i rumor di
mercato, dovrebbe chiamarsi Prezzo.it e
ha l’intenzione di andare a colmare il gap
strutturale, tecnologico e commerciale che
i negozi di prossimità hanno rispetto alle
catene di vendita organizzate in modalità
4.0 (integrazione e interazione online e store fisico). Sfruttando una piattaforma web,
Prezzo.it consentirebbe la finalizzazione
dell’acquisto di un prodotto scelto in Ret
in un negozio fisico. Un trend di consumo
certificato anche dal recente studio Xmast
Survey 2016 di Deloitte è emerso che il
web risulta essere il canale preferito per la
ricerca del prodotto e per la comparazione
del prezzo, ma quando si tratta però di finalizzare gli acquisti, il 74% dei consumatori
italiani preferisce ancora recarsi in negozio.
(riproduzione riservata)
impietoso, a riguardo della legge contro le Popolari voluta dal
passato governo. Ora, l’attuale
governo sa cosa dovrebbe fare
per evitare che l’attacco alle
Popolari produca altri danni, e
a sostegno delle banche di territorio che sono davvero d’aiuto
alle piccole e medie aziende, di
qualunque settore».
Viste le motivazioni messe in
luce dalla Consulta, appare difficile che il processo di riforma
possa proseguire per le ultime
due banche popolari non ancora trasformate. Si prospetta
quindi una misura da parte del
nuovo governo, che consenta
di sospendere il processo di
trasformazione dei due istituti
fino al pronunciamento della
Consulta, atteso non prima di
un anno. Senza dimenticare
che la Corte dovrà a breve pronunciarsi sulla costituzionalità
della riforma secondo il ricorso
della regione Lombardia, che
si basa su questioni di potestà
legislativa concorrente tra Stato
e Regioni. Se la Consulta accogliesse il ricorso, secondo fonti
legali consultate da MF- Milano
Finanza, difficilmente sarebbe
possibile un’inversione delle
trasformazioni già effettuate,
ma si potrebbe aprire la strada
a un grande numero di richieste di rimborso e risarcimento
da parte dei soci. (riproduzione
riservata)