Il Braccio Nuovo nei Musei Vaticani

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VATICANI
Il Braccio Nuovo nei Musei Vaticani
storia
Nell’inverno del 1816, durante una passeggiata lungo le Gallerie dei Musei Vaticani, Papa
Pio VII Chiaramonti suggerisce la creazione di un nuovo spazio, quale degna cornice per i preziosi capolavori scultorei rientrati dalla Francia in seguito alle requisizioni napoleoniche.
È così – raccontano le carte d’archivio – che nasce l’idea di realizzare un “braccio” opposto al
Nicchione ligoriano nel Cortile della Pigna, nel luogo dove si trovava un deposito per gli agrumi:
il Braccio Nuovo.
Il Segretario di Stato, card. Ercole Consalvi, affida l’incarico a due nomi eccellenti: Raffaele Stern, architetto dei Sacri Palazzi Apostolici, e Antonio Canova, sommo scultore, reduce
vittorioso dal faticoso recupero delle opere vaticane trafugate da Napoleone. Sono loro a sovrintendere e a coordinare le scelte iconografiche e architettoniche del grandioso progetto, i cui
lavori, iniziati alla fine del 1816, si sarebbero conclusi solo cinque anni dopo, grazie anche alla
manodopera fornita da centinaia di galeotti dalle carceri di Castel Sant’Angelo.
Chiaramente ispirato ai coevi modelli neoclassici tedeschi e francesi, il Braccio Nuovo è concepito intorno a una raffinata idea di contrasti ed equilibri cromatici, esaltati dalla luce zenitale, che
vanno a comporre una stretta relazione tra contenitore e contenuto.
Alla morte di Stern, nel 1820, la direzione dei lavori passa a Pasquale Belli, il quale porta a compimento la maestosa volta a botte cassettonata, decorata da rosoni in stucco su un fondo color
carta da zucchero. I delicati fregi, anch’essi in stucco, disposti in sequenza lineare lungo le pareti
e l’esedra, sono opera dello scultore Francesco Massimiliano Laboureur, che compone una lunghissima sequenza narrativa, una sorta di centone delle iconografie classiche nella quale soggetti
mitologici più riconoscibili, spesso tratti dall’epica omerica, si mescolano a più generiche scene
di Sacrifici e di Baccanali. Non mancano fedeli citazioni dei rilievi di soggetto storico di età romana, come quelli dell’Arco di Tito e delle colonne istoriate dedicate a Traiano e a Marco Aurelio.
Le ventotto nicchie, disposte sui due lati del Braccio, accolgono la magnifica collezione
di sculture classiche, frutto della lungimirante politica di acquisizioni sostenuta dai pontefici, e
conferiscono un ordine ideale al movimentato gioco di rimandi cromatici: l’avorio della volta, il
glaciale finto marmo delle pareti, il bianco e nero dei mosaici pavimentali e i marmi vivacemente
colorati.
Al centro della galleria, di fronte al celebre gruppo del Nilo, ha trovato una nuova collocazione
il busto di Papa Pio VII firmato da Canova.
Il pontefice e lo scultore protagonisti della “fabbrica” del Braccio Nuovo sarebbero morti quasi
contemporaneamente nel 1822, proprio nell’anno del completamento di questo raffinato esempio di dialogo tra classicità e modernità.
Ufficio Multimedi@ e Sito Web - Musei Vaticani