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Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)
Questa seduta del Consiglio è inopportuna perché la Riforma costituzionale è alle fasi cruciali della
campagna elettorale. Se l’obiettivo è quello di fare uscire domani i giornali con “Il Veneto dice no”,
è una strumentalizzazione dell’attività del Consiglio regionale, bella e buona. Mi aspetto che alle
prossime politiche ci sia una mozione che chiede di votare la Lega, vista la totale mancanza di
rispetto delle istituzioni.
Detto, quindi, che stiamo ridicolizzando l’istituzione del Consiglio regionale presentiamo anche una
nostra Risoluzione. Sappiamo che non possiamo depositarla né metterla al voto però risponde punto
per punto alle vostre considerazioni che sostengono il no. Abbiamo preparato una serie di risposte
punto per punto, a partire dal ruolo del Senato delle Regioni e al superamento del bicameralismo
perfetto.
Faccio un esempio: pensate a cosa sarebbe successo dopo il dibattito sulla riforma della sanità se il
Presidente Zaia avesse dovuto discutere nuovamente la riforma della sanità in un’altra Aula
parallela a quella consiliare. Questo vuol dire bicameralismo perfetto, quello che abbiamo discusso
per 4 mesi sarebbe stato ripetuto probabilmente per altri 4 mesi, e così via finché non ci sarebbe
stata la coincidenza delle letture. Per questo vogliamo superare il bicameralismo perfetto.
Noi vogliamo soprattutto portare avanti e realizzare il disegno costituzionale originario, che è quello
di portare alla seconda Camera, il cosiddetto Senato delle Regioni, le autonomie locali, perché
questo è il compimento della Costituzione originaria, questo è ciò che volevano i padri costituenti.
Le Regioni sono state attivate nel 1970 ma non non c’è stata più la realizzazione di questa seconda
Camera delle Regioni che rappresentano le Istituzioni locali. Le rappresentano perché i 74 Senatori,
che provengono dal Consiglio regionale, sono di raccordo, ma soprattutto concorrono alle funzioni
legislative del Parlamento. Ci saranno sei Consiglieri regionali veneti che diventeranno Senatori e
valorizzeranno il lavoro del nostro legislativo, il lavoro di tutti i Consiglieri regionali perché
porteranno le istanze della Regione Veneto direttamente laddove c’è la fonte originaria normativa.
Questo è il disegno! Ed è chiaro che 6 Consiglieri regionali lo faranno attrezzandosi di tutto punto,
in modo tale da garantire la realizzazione dell’attività qui in Consiglio regionale, ma soprattutto la
realizzazione delle leggi nazionali rispettose dell’autonomia locale
Anche il 116 parla di autonomia locale. Voi votate No a questa Riforma perché non volete che passi
il comma terzo dell’articolo 116, che dà la possibilità di autonomia differenziata, ovvero di
acquisire le competenze come le Regioni a statuto speciale, facendo così decadere le motivazioni
del vostro referendum sull’autonomia. Passo ora ad affrontare l’accusa più forte che voi fate: la
sanità del Veneto verrebbe distrutta dalla Riforma.
Nel 2006 c’è stata una proposta di riforma costituzionale che è stata bocciata dai cittadini perché
proponeva il premierato, l’elezione diretta del Presidente del Capo di governo. Ma quella proposta,
voluta dalla Lega e da Forza Italia, conteneva delle modifiche anche sulla la sanità. Proponeva che
la tutela della salute diventasse materia esclusiva dello Stato - assessore Coletto, la tutela della
salute diventava materia esclusiva dello Stato -, riforma Lega-Forza Italia 2006, e proponeva che
materia esclusiva delle Regioni diventasse l’assistenza sanitaria. Mentre nella nostra proposta di
Riforma diciamo che materia esclusiva delle Regioni sarà la programmazione e organizzazione dei
servizi socio-sanitari: molto più ricco, molto più articolato e molto più preciso a salvaguardia
dell’autonomia delle Regioni.
Mi spiegate perché nel 2006 l’avete proposto voi e andava bene e adesso non va più bene? Cosa è
successo? Già allora, dopo sei anni dalla Riforma del titolo V vi siete resi conto, che la tutela della
salute doveva avere un ordinamento generale per garantire a tutte le Regioni la certezza dei LEA.
Nessuno minaccia l’eccellenza della sanità veneta.
Faccio un altro esempio per ribadire la bontà dell’attuale proposta di riforma costituzionale. Adesso
il riparto del Fondo sanitario nazionale bisogna discuterlo nella Conferenza Stato-Regioni; abbiamo
licenziato in Commissione Sanità il 24 novembre del 2016 il riparto per le ulss e le aziende del
2016! Il Parlamento aveva stanziato il Fondo nazionale della sanità di 111 MLD nel febbraio 2016
che è rimasto 7 mesi in Conferenza Stato-Regioni per trovare l’intesa sui nuovi LEA e per definire i
criteri di suddivisone tra le Regioni. Ogni anno ad esempio si dice “introduciamo i costi standard”,
ma basta una Regione che non sia d’accordo e i costi standard non si applicano e si ritorna sempre
al riparto attraverso la spesa storica.
Se il Governo dirà: il 70% del riparto va fatto con i costi standard, siccome viene riconosciuta la
potestà regolamentare del Governo, diventa legge per tutti e non ci saranno più 7 mesi di attesa per
approvare il riparto regionale. Questo è l’esempio che vale per tutte le altre materie, anche per il
decreto Madia. Perché c’è bisogno dell’intesa? Perché è una materia concorrente e non entra subito
in vigore e i decreti legislativi hanno bisogno dell’intesa delle Regioni… e secondo me è stato fatto
un errore al momento della presentazione del decreto Madia, perché la legge parla chiaro: “ci vuole
l’intesa Stato-Regioni”; ma questo vuol dire che ci vorrà un altro anno di tempo per fare i decreti
leggi attuativi da parte della Conferenza Stato-Regioni. Questo sta succedendo nel nostro paese!
Ancora: questa Riforma non è centralista perché le Regioni salgono a rango superiore, per fare le
leggi, andiamo a decidere il riparto della sanità quando viene deciso nella Legge di stabilità? Questo
è il grande risultato del Senato delle Regioni.
Altra cosa. La fiducia la dà solo la Camera. Scusate, ma la grande finanza, i grandi mercati che cosa
stanno dicendo? Meglio un Governo instabile, magari tecnico perché così comandiamo noi. Qui
diamo la possibilità ad una Camera di esprimere la fiducia e quindi un Governo certo, che governa
per cinque anni, con una legge elettorale – che sia l’Italicum oppure un Italicum modificato non mi
importa assolutamente nulla in questo momento - che dà la certezza ai cittadini italiani di avere il
Capo di governo subito dopo le elezioni. Allora, votando no che cosa consentite a questo paese? Di
stare in questa pastetta di coalizioni per i prossimi 5, 10, 15 anni, questo è il risultato. E allora
governeranno le oligarchie dei poteri forti perché è questo che voi volete: la mancanza di un
Governo che si responsabilizzi con il suo progetto e suo il programma e arrivi a 5 anni di governo.
È meglio che nessuno vinca e nessuno perda e continuiamo così: instabilità, incertezza e potere
forte ai poteri forti. Questo è il risultato finale se dovessero passare i no, tanto che ci sono già
fibrillazioni dal punto di vista economico e finanziario, anche la Borsa di Milano oggi sta
sprofondando alla grande.
Questo è il percorso che voi volete: instabilità, incertezza e indecisione ma non per difendere le
categorie fragili e povere, ma per mandarle ancora di più in malora.
E, scusate, dopo questo dileggio del Consiglio regionale è chiaro che noi non resteremo in Aula più
di tanto.