Riflessioni sulle Letture della II Domenica di Avvento

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Transcript Riflessioni sulle Letture della II Domenica di Avvento

Riflessioni (n.251) sulle Letture della II Domenica di Avvento (a)
04 dicembre 2016
A tutti gli Amici in Gesù Nostro Signore e Salvatore
A te che leggi, ti benedica il Signore e ti custodisca nella pace e nella perenne visione del Suo Volto
Perdona Signore e anche voi amici tutti gli errori e le imprecisioni, che involontariamente avrò scritto: queste righe vogliono essere solo una preghiera a
Te Padre Misericordioso, a Te Verbo Redentore, a Te Spirito Consolatore. Non avanzo pretese di scienza che non posseggo, esse sono solo bisogno
dell’anima, la preghiera è consolazione e insegnamento.
Le cose che conosco della Verità sono poche, ma voglio parlarne con umiltà e devozione massima per conoscerle meglio. Lo Spirito Santo mi aiuti.
Signore so che Tu non hai bisogno di quello che diciamo di Te, ma queste mie parole saranno utili e benefiche sicuramente a me e forse a qualcuno che
le legge se Tu le arricchirai del Tuo Spirito Santificatore che invoco.
-Nihil amori Christi praeponere-
SIGNORE FACCI DONO DEL TUO SPIRITO SANTO COSÌ CHE IL TUO AMORE E IL TUO VOLERE SI RIVELINO A NOI
Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaìa - Is 11,1-10 - Giudicherà
con giustizia i miseri..
I
n quel giorno,
un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e d’intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrà
che la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli.
Le nazioni la cercheranno con ansia.
La sua dimora sarà gloriosa.
Meraviglia delle meraviglie!
Cristo assimilato al germoglio della stirpe di
Iesse -il padre di David- prescelto e unto dal Si-
gnore: è la Vita Eterna che germoglia dalla creatura prediletta del Creatore.
Il Germoglio è spuntato una volta per tutte
nel tempo in una grotta di Betlemme, ma qui fra
noi, nei nostri cuori e nelle nostre menti perpe-
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tua la Sua Amorevole Presenza a ricordarci che
Lui è la Via, la Verità e la Vita, pronta a realizzare il Regno del Padre.
Possibile che un evento dalle Virtù così incredibili ci debba essere ricordato più come un
fatto laico di tradizione che non come la memoria dell’inizio della Salvezza umana? Il Natale è
il «memento» fatto all’umanità intera che noi
tutti e le generazioni che ci seguiranno siamo in
attesa dell’Evento Finale: il secondo e ultimo
Ritorno di Gesù Cristo fra noi e la fine del tempo.
Perché mai non viviamo costantemente la
Sua venuta nell’attesa trepidante e carica di
aspettative favolose come quand’eravamo bambini? Sì è proprio così, perché i Suoi Doni e le
Sue Promesse sono ben oltre qualsiasi fantasia
di favola!
Il Natale è una data spartiacque nell’anno
solare e nella vita di ciascuno di noi in tutto il
mondo. Ma come il cuore dei bambini ama con
amore puro come ha detto Gesù Stesso, così tutti noi, appesantiti e ottenebrati dal peccato,
dobbiamo cercare di ritornare come allora
quando cominciavamo per tempo a fantasticare
e a sognare l’arrivo di quel Giorno, il più bello e
il più vicino all’amicizia del Bambino Gesù.
Così come guardiamo i tanti dipinti che rappresentano il Natale, come ascoltiamo le tante
musiche composte per esso, come leggiamo le
poesie che ci portano a quell’atmosfera straordinaria, perché non lasciarci trascinare col pensiero, il cuore e lo spirito a quella Notte Santa?
Privati di quella purezza e disincantati di
quell’atmosfera di magica vigilia di ogni Bellezza profonda e immensa della nostra piccola anima facciamo rivivere ora quella vita di sogno,
gremita di palpiti d’ali, di musiche celestiali, di
chiarori stellari che il signore Stesso ci ha donato. Con essi Egli torna e ritorna carico di doni
ineffabili per noi che abbiamo indurito i nostri
cuori alla rincorsa e alla ricerca di tutto ciò ch’è
opposto a quel mondo di semplicità innocente:
l’avere e il successo che da tacchini ci trasformano in pavoni dalla voce orribile che svolazzano in un pollaio fetido di tacchini dalla voce altrettanto sgraziata.
Ma non è più difficile cercare quei cosiddetti
«beni» da contendere al fratello -il coltello fra i
denti- che cercare di dare soccorso, dare di che
vivere, dare Amore a chi s’incontra e tende la
mano?
Signore torna anche quest’anno a intenerire i
nostri cuori e tutti noi inchiniamoci alla Sua
Maestà Umile e feconda di doni ineguagliabili e
insostituibili.
Gesù, Bambino Divino, rendimi la gioia per
una volta soltanto come hai concesso al Santo Simeone, che poté abbracciarLo e sostenere sulle sue
mani.
Così anch’io potrò chiudere gli occhi felice, pago di tutti i Beni del mondo!
Tuo servo inutile, invisibile eppur presente alla
Tua Maestà, canterò in eterno la Tua gloria.
Per Tua Grazia, Signore Pietoso, aiutami a
divenire un Uomo di Buona Volontà.
Salmo Responsoriale - Dal Salmo 71 - Vieni, Signore, re di giustizia e di
pace.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E domini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
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In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
Amen!
Seconda Lettura - Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm
15,4-9 - Gesù Cristo salva tutti gli uomini.
F
ratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto
per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.
E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù,
perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre
del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi,
per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei
padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta
scritto:
«Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».
Il Signore Dio ha dato istruzioni agli uomini
attraverso gli Autori delle Scritture le quali ancora oggi ci guidano a comportamenti consoni al
Suo Volere secondo giustizia.
Pensiamo per un attimo cosa sarebbe stata la
storia dell’umanità senza di esse: quanto male è
stato evitato con il freno del Timore di Dio che
esse ci propongono e quanto Bene s’è attuato
con la Speranza di piacere al Signore Dio nostro
in una vita vissuta in modo conforme alla Carità
che Cristo Stesso ci ha insegnata.
Quei Testi letti e riletti, tradotti e commentati in tutte le lingue e i dialetti del mondo, esposti
sugli innumerevoli altari delle nazioni, sono stati, e lo sono ancora, un monito e un incentivo
per chi riconosce ad essi un valore emergente
sulla mediocrità di tanta letteratura inconcludente e volgare, inutile e dannosa, scritta solo
per solleticare i potenti o sfogare i malcontenti o
sognare l’umano impossibile. Anche le opere più
belle, sicuramente prodotte dallo spirito che il
Creatore ci ha concesso, cosa sono difronte alla
magnificenza del Vero Assoluto, del sommo Bene?
Ma le Scritture non si sono esaurite con i Libri dell’A. T., sono continuate per opera degli
Evangelisti, di San Paolo e dei Padri della Chiesa sulle altre testimonianze della predicazione
diretta di Gesù Cristo, Dio-Fatto-Uomo per af-
fermare la Verità e liberare il genere umano
dall’Ingannatore e dalla morte.
Sull’esempio di Gesù di Nazaret l’Apostolo
invita i neofiti Romani ad avere comportamenti
d’amore reciproco verso la realizzazione di quella Comunione che diverrà Comunione con Dio
nella realizzazione piena dell’Uno nel Suo Regno
d’Amore.
La fiducia verso le Scritture sia totale come
Cristo ha insegnato con la Sua vita offerta in sacrificio facendosi “servitore” degli Israeliti affinché s’avverassero le promesse della prima Alleanza. Ma il Suo Glorioso Sacrificio d’Amore s’è
esteso all’umanità intera e continua ancora oggi
fra noi.
Dunque le Sacre Scritture sono la Fonte della
Verità, scritte ad opera di uomini, certamente,
ma ispirati dallo Spirito di Dio ed è Veicolo Santo della Volontà del Padre e del Figlio, Emanazione del Loro reciproco e inesauribile Amore
che si espande senza limiti né di tempo né di
spazio, senza distinzione, su tutti.
O Dio Pietoso, per la tua infinita Bontà e
per l’Amore che porti anche a un indegno come
me, salvami dalla mia stessa mediocrità, dalle mie
misere inadempienze, nell’avarizia d’amore che
mostro verso Te e verso i miei fratelli. Tu sai bene
quanto desideri essere ammesso -quando Tu vorrai- al Tuo Santo Cospetto e respirare e nutrirmi
di quella Luce di Verità e d’Amore che Tu sei e
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poter così vivere in eterno nella Tua piena adorazione che travalica ogni umana aspirazione. Tu
solo mi farai conoscere finalmente la Verità che
cerco ciecamente per la mia inettitudine in luoghi
e in modi sbagliati. I Doni che m’hai dati Tu vedi che non so usarli o li impiego malamente e con
colpevole parsimonia, da sordida creatura quale
sono. Come vorrei essere migliore, Signore mio
Bene, assomigliarTi almeno in po’ come Tu Gesù
ci hai esortati a fare, ma le mie ali che pure
m’avevi modellato per salire in alto, le ho tarpate
con la stupidità del peccato che m’è apparso più
attraente e luccicante per le sue seduzioni che non
discernevo com’erano in realtà, venefiche, ma che
invece m’appagavano nei miei disgustosi appetiti
di quella vita ch’era solo il miraggio offertomi
dal Tentatore.
Potrai perdonarmi tanto male Signore?
Sono pronto a donarTi quella vita di cui Tu
m’hai fatto grazia chiamandomi all’esistenza, ma
per la Tua Misericordia, per la Tua Carità, salvami, Gesù, perché ora finalmente Ti sento vivo
nel profondo del mio spirito.
Metti ordine nella confusione dei miei sentimenti, dei miei pensieri, dei miei dubbi e che io
possa seguire la Tua Via come fosse un binario
che non consente deviazioni.
Nei tempi che mi vorrai concedere ancora
dammi la forza e la sapienza occorrenti a queste
mie misere forze per recuperare quello che è possibile!
Perdonami Signore, non guardare il male che
è in me, ma purificami da esso!
All’inizio della mia conversione Tu o Signore
Sapiente, mi hai «dato corda» affinché non mi
scoraggiassi nel percorrere la lunga strada che
conduce a Te, Sorgente di Verità e d’Amore; ma
ora che m’hai offerto una corazza per resistere
agli assalti del Male, mi stai facendo conoscere
come siano corrose e instabili le fondamenta della
mia salvezza. Senza un Tuo risolutivo Aiuto
comprendo ora che sono destinato a sprofondare
nel baratro della perdizione. Aiutami Signore!
Col Salmista (Sal 71, 18-20) ripeto anch’io:
“E ora, nella vecchiaia e nella canizie,
Dio, non abbandonarmi,
finché io annunzi la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue meraviglie.
La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo,
tu hai fatto cose grandi:
chi è come te, o Dio?
Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:
mi darai ancora vita,
mi farai risalire dagli abissi della terra” …
Canto al Vangelo - Lc 3,4.6
Alleluia, alleluia.
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Alleluia.
Dal vangelo secondo Matteo - Mt 3,1-12 - Convertitevi: il
regno dei cieli è vicino!
I
n quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando
disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura
di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano
accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano,
confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro:
«Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate
di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi
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dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la
scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà
buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua
per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e
io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito
Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà
il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
L’esortazione del Battista non è rivolta so-
lo ai suoi contemporanei, ma vale anche per noi,
oggi, a distanza di oltre duemila anni e sarà valida ancora oltre.
La frase
“il regno dei cieli è vicino!”
va intesa in senso non temporale, ma assoluto perché vuole indicare che Dio è disceso in terra una prima volta, la Redenzione è avvenuta e
la conclusione dei tempi è programmata e avviata finché Egli non tornerà per la seconda e ultima volta.
Quando? Nessuno lo sa e sopra ne abbiamo
già argomentato, ma a noi non resta che stare
pronti perché non ci colga impreparati. A che
punto della nostra vita terrena? E chi lo sa?
Nessuno sa infatti quanti anni gli restano ancora
da vivere, dieci, venti, cinquanta, settanta, un
solo giorno? Ogni momento è buono e per questo
dobbiamo rimetterci alla Sua Volontà Generatrice di Bene.
Cariche di tremende «minacce» le parole del
Battista ma anche piene di Speranza quando afferma:
“… egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.”
Lo Spirito Santo è l’Autore della Vita e il
Fuoco è quello dell’Amore Divino e del Perdono
che tutto risana come il fuoco quando sterilizza,
disinfetta e purifica le cose contaminate e contaminanti, portatrici di degrado morale e spirituale, di contagio mortale.
Non dimentichiamolo mai: col Battesimo
siamo resi idonei ad essere ammessi nel Regno di
Dio: ora sta a noi non rifiutarlo, a non voltarci
infastiditi altrove a rifiutare la Via della Salvazione.
“… ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.”
I doni che abbiamo ricevuti e che continuiamo a ricevere sono come le radici dell’albero: esse sono invisibili perché sotto terra, ma tutta la
vita dell’albero viene da esse stesse: guai a esporle ai raggi infuocati del sole, sarebbe la morte;
guai a privarle dell’acqua e del nutrimento, non
solo non darebbero frutti ma si seccherebbero
per sempre.
Lode al Signore nostro Gesù Cristo.
Misericordia Signore Compassionevole!
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di Parmigianino
(Girolamo Francesco Maria Mazzola; Parma, 1503 – Casalmaggiore, 1540)
Figura 1 - Madonna dal collo lungo; 1534-40; Parmigianino; Uffizi, Firenze;
olio su tavola, 216 x 132 cm.
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La
convinzione
tutt’ora
diffusa
-
soprattutto nell’ambito dei non addetti ai lavoriche sia da considerare arte la sola trattazione e
rappresentazione del bello di natura trova già
dal secolo XVI, come nel caso dell’opera odierna, una piacevolissima e validissima smentita.
D’altr’onde, se così fosse, l’arte moderna non
avrebbe alcun senso.
È il Manierismo del primo decennio che segna
tale rottura col passato remoto ma anche e soprattutto con quello più recente dei «mostri sacri» come Michelangelo, Leonardo e Raffaello;
esso annovera fra i suoi esponenti anche il Parmigianino (Girolamo Francesco Maria Mazzola),
così soprannominato per le sue fattezze fisiche
minute e delicate, oltre ai due emblematici iniziatori Pontormo e Rosso Fiorentino di cui abbiamo trattato in precedenza (Pontormo: IV
Avv. 23/12/12;.III Pasqua 4/5/14; V di Pasqua
22/3/15 - Rosso Fiorentino: XXVII T.O.
7/10/12).
Il rifiuto dell’arte classicista michelangiolesca
e raffaellesca da parte dei manieristi scopre il
rapporto di odio-amore anche in quest’opera
nella reminiscenza «sovrastante» della Pietà Vaticana di Michelangelo eseguita quarant’anni
Figura 3 . Pietà; 1497-99; Michelangelo; S. Pietro in Vaticano.
prima (nel 1497-99): lo
stesso adagiarsi del corpo
di Gesù in grembo a Sua
Madre, lo stesso braccio
che pende oltre il ginocchio
della Madre; ma allora la
Vergine teneva il capo basso in una dolcissima espressione malinconica di prefigurazione della Passione,
ora invece il suo volto è
levato in alto pur tenenFigura 2 - Particolare
della Madonna dal collo lungo.
do gli occhi rivolti in basso verso il suo Nato, il
Tenero Agnello Sacrificale senza peccato. Là
l’abbandono della morte del “tutto è compiuto”
nel Figlio adulto col reclinarsi del capo indietro,
qui la vita nel Bambino dormiente che con la
mano destra si aggrappa all’abito della Mamma
ad assicurarsi, fanciullescamente, che non sia
abbandonato durante il sonno. Ma Parmigianino rovescia polemicamente quell’immagine da
destra a sinistra e soprattutto, se il giovane
Buonarroti aveva cercato e raggiunto in modo
esemplare il bello di natura e delle sue proporzioni ideali, qui egli «deforma» ogni cosa e figura
umana.
Sul lato destro c’è come sfondo un paesaggio
vagamente accennato sotto un cielo nuvoloso e
un filare di colonne di un’architettura in costruzione e incompleta; ai piedi di essa una figura,
rimpicciolita prospetticamente per la distanza,
di un Profeta o un Santo (San Girolamo) che
srotola una pergamena e si rivolge a qualcuno
accanto (forse San Francesco) a sé che non appare se non nel piede rilevabile dalla figura 2
(anche questo parte del progetto non completato). A sinistra invece il paesaggio è chiuso da un
drappo rosso che scende dall’alto come si vedrà
in tante altre pitture a venire.
L’opera fu commissionata al nostro pittore
da Elena Baiardi Tagliaferri per decorare la
cappella privata nella chiesa di Santa Maria dei
Servi a Parma, ma rimase incompiuta nel 1540
quando Parmigianino lasciò Parma per Casalmaggiore (Cremona) ove morì prematuramente
a soli trentasette anni.
Così cambiano i tempi con i loro traguardi,
gli ideali, gli obiettivi. L’intento, nonostante la
commissione devozionale, non è certo quello di
una immagine che voglia promuovere meditazioni sul divino. Lo è, semmai, nella misura in
cui i numerosi simboli proposti costringono a
considerazioni e riflessioni di contenuto sacro.
Ma certamente non è un’opera facile da capire
per i significati ermetici che contiene e per
l’esasperazione delle forme che se non fruite e
capite nell’intento innovativo potrebbero apparire risultato di una mano maldestra. Ma tuttavia, anche a una persona semplice e incolta, essa
fa un effetto straordinariamente attraente per
quella sua bellezza seppur fuori dei canoni classici ma tuttavia facilmente leggibile -seppur
frammentariamente- nei suoi «componenti» visivi pittorici (luce, colori, forme).
L’immagine infatti si propone prepotentemente per la straordinaria levigatezza delle for-
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me, la loro eleganza raffinata, la lucentezza dei
colori armonizzati delicatamente e la dolcezza
delle espressioni: una bellezza superiore, intellettuale, ultraterrena.
La Madonna ha l’aspetto di una Nobildonna
in forme che vanno, come detto, oltre le fattezze
naturali: è una figura enormemente espansa con
il collo innaturalmente allungato e dolcemente
piegato di lato, forse fa riferimento all’Inno medievale “Collum Tuum ut Columna” (il Tuo Collo
come una Colonna) e all’Immacolata Concezione; il bacino è dilatato e le gambe si estendono
oltre misura, così come il piede destro levigatissimo che sembra forare il limite tra spazio pittorico e spazio reale. Il Bambino Stesso è estremamente “grande” e non poggia con la schiena
sulla gamba della Madonna, molto diversamente
dalla Pietà di Michelangelo. Il corpicino è
anch’esso innaturalmente «allungato». Così il
bellissimo giovanetto, più Efebo che Angelo anche se un’ala alzata fa propendere per la seconda ipotesi- mostra in primo piano una gamba
nuda anch’essa estremamente levigata e ambiguamente erotica; diviene un modulo formale su
cui di modella anche il vaso argenteo che sembra
offrire. Tutti i sei esseri angelici sono anch’essi
ambiguamente asessuati e di fisionomie però
idealizzate. Di uno di essi - tra il fianco e il gomito della Madonna, incompleto- si vede solo un
abbozzo: se fosse stato completato quel «grappolo» di volti avrebbe avuto ancor più peso e pregnanza compositiva.
Esaminiamo ora nei dettagli la Vergine: una
veste sottilissima chiara aderente al corpo tanto
da dare effetto bagnato, specialmente sul seno,
copre il busto e l’addome attraversati da un nastro -anche questo memoria della Madonna della
Pietà Vaticana: è un ricordo evidentissimo della
Nike di Samotracia (figura 4). La veste riappare
verso il fianco e riemerge sulla gamba sinistra e
attorno alla caviglia destra; una maglia viola è
mostrata sul braccio destro flesso verso il proprio petto e in modo ridotto è visibile sull’altro
braccio. La mano accostata al petto è di una incredibile lunghezza e il movimento delle dita di
una eleganza e leggerezza accattivanti.
Uno smagliante enorme mantello azzurro
parte dalla spalla sinistra, appoggiato più che
ancorato e scende in un altrettanto voluminoso
rigonfiamento verso le spalle per cadere lungo il
fianco; avvolge anche la gamba destra e si ripiega ad accogliere il corpo del Bambino dormiente.
L’acconciatura complessa e lucente dei riccioli
d’oro è completata e risaltata da fili di perle (al-
tra allusione alla Verginità ma anche simbolo di
morte): degna di una vera Regina.
Le variazioni dell’incidere della luce sulla figura modulano tonalmente l’azzurro del mantello, conferendogli volume e un aspetto nobiliare
così come ottengono gli incarnati rosei e levigatissimi della Vergine e degli Angeli.
La Madonna è assisa su un trono non mostrato ma che s’indovina anche per la presenza dei
due soffici cuscini sotto i piedi della Madre di
Dio. I visi dei quattro Angeli più visibili sono
quanto di più grazioso e accattivante si possa
ottenere. La perfetta simmetria geometrizzata
(perfette arcate sopraccigliari, linea del naso,
ovali dei visi e dei bulbi oculari) del volto di Maria e del primo Angelo posto frontalmente conferma ed esalta tanta bellezza di raffinatissima
matrice «astratta» e intellettuale.
Sul piano simbolico si nota il vaso d’argento
con una croce dorata portato in primo piano
dall’Angelo con la gamba nuda, allusivo del
«Vas Mariae», del Seno generatore del Salvatore: due segni contrastanti, vita e morte.
L’allungamento delle membra, delle mani,
del collo della Madre Santa è ripreso nel colon-
Figura 4 - Nike di Samotracia; II-III sec. a.C.; Louvre
nato dello sfondo in cui si vede un basamento sul
quale si allineano numerosissime colonne di cui
solo la prima e rifinita mentre le altre sono solo
abbozzate: troppo vicine fra loro, troppo alte,
troppo rastremate, distanti le mille miglia dai
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canoni proporzionali greco-romani. Di esse si
vede la vibrazione chiaroscurale delle ombre serratissime anch’esse,
proiettate
sul
pavimento marmoreo: una probabile
allusione al tempio
di Salomone.
Non è una illazione pensare che
quest’opera di «rottura» sia costata
molto al giovane
pittore; basti pensare ai numerosi disegni preparatori che
sono conservati in
Figura 5 - Ritratto di Chaim
Soutine; 1916; Amedeo Modi- diversi musei eurogliani; National Gallery of Art,
pei e alla soggezione
Washington.
che deve avere dovuto vincere in quanto non conforme alle consuetudini dell’Arte Sacra. In conclusione però ha
avuto il coraggio di concepire ed eseguire
un’opera così innovativa.
A proposito del collo lungo si pensi
all’influenza che deve avere avuto su Modigliani
nell’Ottocento Europeo.
Su un gradino è incisa la scritta in caratteri
romani (aggiunta posteriore):
"FATO PRAEVENTUS F. MAZZOLI PARMENSIS ABSOLVERE NEQUIVIT"
(L’avversa sorte ha impedito al parmigiano
Mazzoli di completare [l’opera].)
La figuretta del Santo o Profeta è anch’essa
fuori proporzione perché non così lontana come
vorrebbe il rimpicciolimento prospettico.
Tanto è il fascino di quest’opera che non
sfuggì insieme a molti altri capolavori alle voglie
fameliche di Napoleone e per fortuna si riuscì ad
averne la restituzione dopo il Congresso di Vienna del 1815.
Giorgio Obl OSB
-Nihil amori Christi praeponere03 dic 2016 - Questo e altri scritti sono pubblicati sul sito
www.giorgiopapale.it
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