Numero 81 - Edizioni Traguardi Sociali

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Transcript Numero 81 - Edizioni Traguardi Sociali

Edizioni TRAGUARDI SOCIALI srl - Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma - Taxe percue - Tassa riscossa - Roma - Italy - € 2,00
NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
Il nostro
è il No
di autentici
riformisti e
riformatori
ISSN 1970-4410
N. 81 SERIE 2016
Il NO per rafforzare una democrazia rappresentativa,
solida e partecipata, in grado di dare un futuro all’Italia
Una riforma
costituzionale sbagliata
Carlo Costalli (*)
N
essuno di noi contesta che la nostra
Costituzione abbia bisogno di una revisione. Non lo diciamo certo da oggi. C’è
bisogno di una riforma, ma non di ‘questa’
riforma costituzionale. E dire che tra il fare e il non fare è meglio fare, non è di certo una motivazione plausibile per una
riforma così importante.
In questi mesi abbiamo assistito a una
propaganda ostinata che ha fatto passare
coloro che si oppongono a questa riforma
come passatisti e nemici dello sviluppo
del Paese. Ed è ben strano che quest’accusa venga rivolta anche a chi, come noi,
lo sviluppo dell’Italia lo edifica ogni giorno: facendo famiglia e vivendo con consapevolezza sulla frontiera del lavoro. Noi
non ci opponiamo ad ogni riforma, anzi le
auspichiamo… ma a questa sì, ci opponiamo.
Non si può considerare autenticamente
riformista e riformatore chi soprassiede
dal giudicare il contenuto di una riforma.
E i difetti della riforma sono almeno tre:
non semplifica il funzionamento delle istituzioni e non aumenta la governabilità,
anzi li deteriora; annienta l’autonomia regionale e ripropone il centralismo statalista; il combinato disposto della riforma
costituzionale e della nuova legge elettorale (l’Italicum) provoca effetti distorsivi
su tutto il sistema istituzionale, creando le
condizioni per lo strapotere senza contrappesi di chi, magari al primo turno ha preso
poco più di un quarto dei voti.
Segue a pagina 2
Pietro Giubilo (*)
L
a sollecitazione propagandistica impressa, con dovizia di mezzi e apparizioni televisive, dal
premier Renzi, alla campagna referendaria sulle riforme costituzionali, dimostra come, nonostante le affermazioni contrarie, il risultato del 4 dicembre, più che rispecchiare un interesse del
Paese appare ormai caratterizzato dalla necessità di una conferma per l’azione del Governo.
Invece di un dibattito chiarificatore sui contenuti della riforma, questa esigenza di parte sta
comportando uno scontro a tutto campo che investe la storia politica recente, governi passati e
protagonisti di quegli anni. Come è stato fatto rilevare, gli argomenti adoperati dal premier, vogliono far apparire il suo “avvento” come il passaggio dalla “politica inconcludente” alla “svolta
istituzionale”, da cui si aprirebbe la prospettiva di un futuro di rinnovamento per l’Italia. “Cambiare l’Italia!”, “vuoi meno politici?”, sono tra gli slogan della campagna referendaria per il Sì.
Le nuove norme costituzionali assumerebbero, quindi, un’importanza decisiva, dando al Paese e
ai cittadini un sistema democratico tale da favorirne lo sviluppo.
Senza entrare nei dettagli, occorre verificare se tale assunto sia credibile, andando ad esaminare
il senso più profondo dei cambiamenti introdotti.
Segue a pagina 5
Nell’interno:
I GIOVANI MCL A STRASBURGO
IL VIAGGIO IN GIORDANIA DI UNA DELEGAZIONE MCL
IL CARDINALE BAGNASCO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE
V I TA D I M O V I M E N TO
“Giovanni Bersani, una vita per
gli altri. Un grande testimone
del cattolicesimo sociale italiano”
S
i terrà a Roma presso il Palazzo della Cooperazione, il prossimo
24 novembre, la presentazione del libro “Giovanni Bersani,
una vita per gli altri. Un grande testimone del cattolicesimo sociale
italiano”, opera curata dalla Fondazione Giovanni Bersani Onlus.
Si tratta di una biografia del Senatore scomparso il 24 dicembre 2014, all’età di 100 anni, che abbraccia i molteplici aspetti
dell’attività e delle opere del mai dimenticato fondatore del MCL
e del Cefa, mettendone in risalto l’impegno politico, sociale e
umanitario sia in Italia che all’estero.
Alla presentazione – organizzata dal Mcl in collaborazione con
Confcooperative, Cefa onlus e Fondazione Giovanni Bersani – interverranno Giampietro Monfardini, Presidente della Fondazione
Giovanni Bersani onlus, la Prof.ssa Vera Negri Zamagni, Docente
di Storia Economica all’Università di Bologna, l’Arcivescovo di
Bologna Mons. Matteo M. Zuppi, il Presidente di Confcooperative
Maurizio Gardini e il Presidente del MCL, Carlo Costalli. Il dibattito sarà moderato da Gianfranco Marcelli, editorialista di Avvenire.
Commosso il ricordo del presidente Costalli: “Giovanni Bersani
ci ha trasmesso la grande passione per l’Europa e per i suoi valori
(ancora oggi nel DNA del Mcl) nonché per la cooperazione internazionale. I frutti del suo lavoro e del suo impegno sono tuttora
più vivi che mai”.
Costalli ha poi ricordato “Bersani è stato determinante per la
mia formazione e per il mio impegno nel Mcl. Ricordo con l’orgoglio di chi ha vissuto quei giorni quando, nel 1972, fu uno dei fondatori del Mcl, poi primo Presidente nazionale e, successivamente,
Consigliere nazionale e fedele componente fino agli ultimi giorni
della sua vita”.
Segue dalla prima pagina
Inoltre, il risparmio, tanto enfatizzato, risulta assai limitato, tra
l’altro proposto da un governo che non è stato in grado di operare
una vera spending review.
Ci troviamo di fronte a una ridefinizione centralista del nostro sistema istituzionale e ad una semplificazione solo apparente. Invece
di ridefinire in senso responsabile, con un sano federalismo, il regionalismo, se ne fa strame.
L’Italia delle autonomie e della sussidiarietà capillare verrebbe
pesantemente “commissariata” da una Costituzione figlia di una logica di criminalizzazione dei corpi intermedi, e tristemente coerente
con la riduzione della persona a mero individuo privato delle sue
relazioni.
Noi siamo parte dell’Italia che non cede al declino, e lo facciamo
agendo con spirito di comunità. Siamo l’Italia all’opera, siamo parte
di quel “riformismo diffuso” che è la “sussidiarietà incarnata” in famiglie attive e solidali, in opere che rispondono al bisogno e condividono un orizzonte di senso. Siamo l’anima profonda del Paese, la
memoria viva della cultura popolare che lo ha costruito.
2
Noi, quindi, diciamo No. Lo diciamo perché non vogliamo che
siano limitati, invocando un decisionismo neo-illuminista e centralista, gli spazi di libertà delle comunità, della società, delle autonomie locali e dei corpi intermedi. Noi diciamo No perché vediamo
con chiarezza il rischio di un assalto alla positiva anomalia italiana,
e a ciò che abbiamo di più chiaro, da parte di un Parlamento depotenziato da logiche meramente partitocratiche. Un Parlamento indebolito e facile ostaggio di quei “poteri senza volto” che temono la
capacità di resistenza all’omologazione da parte delle famiglie e dei
corpi intermedi.
Il nostro è il No di autentici riformisti e riformatori. E’ un No di
uomini liberi che vogliono difendere la sovranità diffusa del popolo
contro le élite accentratrici.
Un No che possa essere la base per un diverso metodo di costruzione di un percorso di riforma della Carta, partecipato e non nelle
mani dell’esecutivo.
(*) - Presidente Movimento Cristiano Lavoratori
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
V I TA E C C L E S I A L E
Il Cardinale Bagnasco presidente del Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee
“L
a nomina del Cardinale Bagnasco fa ben sperare in un nuovo slancio dell’Europa, soprattutto nella riscoperta dei valori condivisi,
delle radici cristiane che ne hanno creato le fondamenta. L’unità non si
realizza con la politica né con l’economia, ma con valori condivisi da
tutti gli europei. Noi, come lui, vogliamo più Europa”: con queste parole
il presidente del MCL, Carlo Costalli, ha manifestato la profonda gioia
del Movimento alla notizia della nomina.
Riportiamo di seguito il testo integrale del telegramma inviato al
Cardinale dalla Presidenza Nazionale MCL in questa importante occasione.
Sua Eminenza Reverendissima
Card. Angelo BAGNASCO
Eminenza Reverendissima,
è con vivo piacere che apprendiamo della Sua nomina a Presidente dei Vescovi Europei. La Sua
competenza, la Sua esperienza, la Sua umanità nella vita pastorale di ogni giorno, che l’ha contraddistinta in tanti anni, fanno della Sua elezione una scelta giusta e importante per la nostra
martoriata Europa. Siamo certi che darà quell’impulso necessario per risvegliare l’Europa e le sue
istituzioni dal torpore in cui attualmente vivono. Auspichiamo la riscoperta delle radici cristiane
per immettere nelle coscienze di tutti senso morale e valori assoluti: vita, famiglia, accoglienza e inclusione sociale. Nell’esprimere il pieno compiacimento per la Sua elezione, a nome della Presidenza Nazionale MCL e mio personale, auguriamo ogni bene con la speranza di poterLa incontrare quanto prima.
Con stima
Suo devotissimo in X.to
Carlo Costalli
Presidente Generale MCL
A Roma il I° Convegno nazionale per gli
Assistenti ecclesiastici nelle associazioni laicali
S
i è tenuto a Roma, il 20 ottobre scorso, il primo Convegno nazionale per presbiteri in
servizio pastorale nelle aggregazioni dei laici,
promosso dall’Ufficio nazionale per i problemi
sociali e il lavoro della Cei, sul tema “Abitare
l’evangelizzazione del sociale. La presenza del
presbitero nelle associazioni che si ispirano alla
dottrina sociale della Chiesa”. Al Convegno sono intervenuti Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente della
Commissione Episcopale per i problemi sociali
e il lavoro della CEI; il prof. Armando Matteo
della Pontificia Università Urbaniana; il prof.
Leonardo Becchetti dell’Università di Tor Ver-
gata. Dopo gli interventi si è tenuta una Tavola
rotonda alla quale hanno partecipato i Presidenti delle Associazioni laicali, cui sono seguiti
Gruppi di lavoro degli Assistenti Nazionali delle Associazioni. Dai Gruppi sono emerse, e riportate in Assemblea, le principali linee di
impegno per il futuro. Mons. Fabiano Longoni,
Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi
sociali e il lavoro della CEI ha concluso i lavori.
Mons. Santoro ha segnalato due punti, a suo
avviso, essenziali su cui concentrarsi: “L’annuncio di Cristo come speranza di vita e l’impegno laicale nel mondo politico, sociale ed
economico”. Sottolineando poi: “dobbiamo ren-
dere possibile ai nostri laici l’incontro con il Signore senza ridurli a mera manovalanza, e
quanto più forte è l’esperienza dell’incontro con
il Signore, tanto più questa ha un riflesso nell’economia perché porterà i laici ad impegnarsi
nella società”.
Il MCL era presente ai lavori di questo primo
Convegno con il Presidente Nazionale, Carlo
Costalli, e una folta delegazione di Assistenti
ecclesiastici del Movimento, guidata dal nostro
Assistente ecclesiastico nazionale Don Ernesto
Lettieri.
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
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POLITICA E SOCIETÀ
Economia Sociale di Mercato: un modello che coniuga equità ed efficienza
Per un’economia che non uccida
Marco Boleo
I
l modello di economia sociale di mercato può
essere definito in estrema sintesi come un ordine economico che si basa principalmente sul libero mercato, ma che include elementi per così
dire di bilanciamento sociale, vale a dire, i principi di libertà, giustizia e solidarietà. I giudizi su
un siffatto assetto economico nella sterminata letteratura accumulatasi negli anni, sono in prevalenza positivi. Secondo alcuni studiosi l’economia
sociale di mercato mantiene la promessa di “prosperità per tutti”, mentre per altri offre la “cura
per tutti i mali”. Secondo gli idealisti, invece,
l’economia sociale di mercato sarà capace di riorganizzare le priorità politiche in modo da: (1) garantire l’accesso permanente alla formazione
continua per tutti; (2) creare sistemi di sicurezza
sociale sostenibili; (3) affrontare la questione della tutela della proprietà intellettuale; (4) assicurare ai Paesi in via di sviluppo un accesso equo
al libero scambio; ed infine (5) dispiegare nuovi
strumenti e meccanismi che supportino la responsabilità individuale volontaria delle persone.
L’economia sociale di mercato deve essere vista come un ordinamento sprovvisto di privilegi,
dove né le élite di partito, né i gruppi di potere
economico come i monopoli, i cartelli o i trust in-
4
fluenzino i mercati e la società. Applicato in linea
di principio, questo ordinamento permetterebbe
a tutti i membri di una società di ricevere le stesse
opportunità di conseguire singolarmente un obiettivo sociale, a prescindere dal censo e dalla “classe” di appartenenza. Ciò si traduce in un maggior
welfare per tutti, trasferendo le opportunità di
consumo e la distribuzione della ricchezza all’interno della società, tramite l’ordine di mercato basato sulle regole. Una socializzazione del
progresso economico-sociale e del profitto si manifesta, pertanto, mediante i canali di mobilità e
di redistribuzione del reddito attivati dalle forze
di mercato senza alcun intervento del governo.
Attualmente all’interno dell’Unione Europea
si è alla ricerca di un modello economico e sociale che coniughi equità ed efficienza e che ridia slancio al processo di integrazione. La
soluzione a nostro avviso deve essere ricercata
nell’adozione del modello dell’Economia Sociale
di Mercato. Tutto sta nel trovare un equilibrio
tra le risposte alle seguenti tre domande: (a)
quanto “sociale” è necessario?; (b) quanto “mercato” è lecito? e (c) quanta regolazione da parte
del governo è indispensabile per rendere il sistema di successo? Nel variegato dibattito vi sono stati coloro che hanno sostenuto un ruolo del
governo più o meno importante: per più mercato
o per più regolamentazione ed altri ancora per
l’aumento della dimensione sociale. Sta di fatto
che nel contesto globalizzato di oggi, è fondamentale identificare un equilibrio che incoraggi
e richieda lo spirito imprenditoriale del mercato
e che corregga i suoi fallimenti: la concentrazione del potere nelle mani di pochi. Si ha bisogno
per questo di forze compensative, sotto forma di
un forte e rinnovato movimento sindacale (che
si rivolga anche alle figure deboli del mercato
del lavoro), di una società civile diversificata e
sana e di partiti politici vigili e lungimiranti, che
tengano a freno i possibili abusi e lo sfruttamento delle pratiche capitaliste, garantendo un’equa
redistribuzione dei benefici del mercato con appropriati programmi sociali per gli esclusi (gli
scarti dell’economia contemporanea). La quadratura tra efficienza ed equità tanto cara al filosofo tedesco Ralf Daherendorf e sulla cui
necessità metteva in guardia nella metà degli
anni ’90 del secolo scorso.
Risulta necessaria, insomma, una politica riformista che contribuisca a rendere più democratici i processi decisionali delle imprese ed a
sviluppare un modello di economia sostenibile in
termini sociali ed ambientali. Contribuendo a
creare un’economia, parafrasando Papa Francesco, che non uccida e che non produca scarti.
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
POLITICA E SOCIETÀ
Il NO per rafforzare una democrazia rappresentativa, solida e partecipata,
in grado di dare un futuro all’Italia
Una riforma costituzionale
sbagliata
Pietro Giubilo (*)
L
a sollecitazione propagandistica impressa,
con dovizia di mezzi e apparizioni televisive, dal premier Renzi, alla campagna referendaria sulle riforme costituzionali, dimostra
come, nonostante le affermazioni contrarie, il
risultato del 4 dicembre, più che rispecchiare
un interesse del Paese appare ormai caratterizzato dalla necessità di una conferma per
l’azione del Governo.
Invece di un dibattito chiarificatore sui contenuti della riforma, questa esigenza di parte sta
comportando uno scontro a tutto campo che investe la storia politica recente, governi passati
e protagonisti di quegli anni. Come è stato fatto
rilevare, gli argomenti adoperati dal premier,
vogliono far apparire il suo “avvento” come il
passaggio dalla “politica inconcludente” alla
“svolta istituzionale”, da cui si aprirebbe la prospettiva di un futuro di rinnovamento per l’Italia. “Cambiare l’Italia!”, “vuoi meno politici?”,
sono tra gli slogan della campagna referendaria
per il Sì. Le nuove norme costituzionali assumerebbero, quindi, un’importanza decisiva,
dando al Paese e ai cittadini un sistema democratico tale da favorirne lo sviluppo.
Senza entrare nei dettagli, occorre verificare
se tale assunto sia credibile, andando ad esaminare il senso più profondo dei cambiamenti
introdotti.
L’elemento più evidente è che, con la riforma proposta, cambia il modello di governo.
Quando il premier afferma che non sono aumentate le competenze dell’Esecutivo e del Capo del Governo, nasconde l’elemento decisivo
e cioè che, riducendo il ruolo del Parlamento sia per l’introduzione di un Senato dalle competenze pasticciate senza il voto di fiducia, sia
per l’effetto della legge elettorale che è imperniata sul “capo” del partito vincente - si esalta
il peso politico e istituzionale dell’Esecutivo. Si
determina, quindi, nella Costituzione, un modello che inverte a favore del Governo un equilibrio del sistema politico che, nel 1948, si volle
invece imperniato sulle assemblee rappresentative. Inoltre, le nuove norme, nel caso di un
voto confermativo, imporrebbero una netta riduzione della rappresentanza e della partecipazione politica in quella che era stata definita,
sulla base del principio della sovranità popolare, una “democrazia partecipativa”.
Si introdurrebbero, infatti, a livello costituzionale, quegli elementi che la Carta del ’48
non aveva preso in considerazione, e cioè le
elezioni di secondo grado che già hanno mostrato tutta la loro distanza rispetto alla partecipazione degli elettori nelle designazioni degli
organi delle città metropolitane; si cancellerebbe - invece di migliorare - quel poco di espressione istituzionale dei corpi intermedi
contenuta nel CNEL; si verticalizzerebbe il po-
dei seggi alla Camera dei Deputati, qualcuno
ha, giustamente, affermato che non si potranno
governare “grandi problemi con piccoli numeri”. Pensiamo non solo alle emergenze, alla
complessità del quadro internazionale, alle politiche per uscire dalla stagnazione, ma anche
alle tutele di fasce sociali sempre più esposte
alla povertà.
tere riducendo il ruolo delle Regioni; si inserirebbe un Senato che, lungi dall’essere un
organismo federale, si presenta solo come
espressione di indicazioni e interessi partitici
privi di supporto elettorale.
Il nuovo “bicameralismo imperfetto”, approvato con ampie dosi di autoreferenzialità, che
verrebbe alla luce dal “combinato disposto”
delle norme costituzionali con quelle elettorali,
è destinato, nell’escludere lo spazio alle coalizioni, a spegnere ancora di più il confronto politico parlamentare tra i partiti, anche in un
sistema di alternanza, riducendo il tutto ad uno
scontro per la supremazia elettorale di una forza
politica, che determinerebbe premier e componenti della Camera. Sarebbe una “camicia di
Nesso”, inadatta ad un Paese plurale come
l’Italia e ai suoi problemi. Emergerebbe, infatti,
un Paese sempre più diviso, come lo sarà, comunque, nel voto e dopo il 4 dicembre.
Balza, inoltre, l’evidenza dell’enorme distanza che questo sistema presenterà rispetto alla
complessità e durezza delle “sfide” che l’Italia
ha di fronte. Sulla base del fatto che un partito
minoritario potrà “prendere tutti” grazie ad un
meccanismo che gli procurerà la maggioranza
Possiamo aggiungere che la storia del nostro
Paese ha dimostrato che, alle grandi sfide del
dopoguerra, corrispondevano, innanzitutto, uomini capaci e responsabili, oltre che un sistema
costituzionale che, costruendo la rappresentanza sul consenso maggioritario e nel confronto
parlamentare, garantivano la governabilità e
consentivano la partecipazione anche a chi aveva un ruolo di opposizione.
Oggi tutto sembra corrispondere ad un’inversione della prospettiva. A fronte di un presente
difficile e di un futuro incerto corrisponderebbe, se vincesse il Sì, l’utopia di governare senza
consenso con un sistema politico che sbarrerà
la strada al confronto costruttivo ed alla partecipazione e che, ineluttabilmente, porterà a governare “piccoli uomini”. Il No intende
impedire quest’evoluzione negativa - cioè un
cambiamento in peggio - per ripartire, con più
consapevolezza, dalla necessità di rafforzare,
con una più ampia adesione, una democrazia
rappresentativa solida e partecipata e non di
vertice, in grado di dare un futuro all’Italia.
(*) - Vice Presidente Fondazione Italiana
Europa Popolare
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
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V I TA D I M O V I M E N TO
Verso la Conferenza Nazionale dei Servizi Mcl - Bari il 2 e 3 dicembre
Ripartiamo da noi per rilanciare
verso una stagione di riforme
Guglielmo Borri (*)
L
e prospettive e i progetti per lo sviluppo del
sistema dei servizi del Movimento Cristiano
Lavoratori saranno al centro della Conferenza dei
Servizi MCL, che si terrà a Bari il 2 e 3 dicembre
prossimi. Dirigenti e operatori provenienti da tutte le sedi territoriali, saranno protagonisti di
un’Assemblea che metterà al centro la grande rete
dei servizi MCL, che storicamente sono lo strumento attraverso il quale il Movimento ascolta e
va incontro ai bisogni delle persone, con una presenza capillare sul territorio fatta di opere realiz-
zate anche con i servizi in Italia e all’estero e che
negli ultimi tempi sta conoscendo una grande crescita in termini di attività e di presenza.
In questo momento difficile, ancora attanagliati da una forte crisi economica, fare servizi significa dare risposte concrete alle persone, ai
lavoratori, ai giovani – purtroppo molti dei quali
inoccupati – con grande attenzione alle famiglie,
ai pensionati, agli immigrati, a quanti ogni giorno
hanno bisogno di tutele in un Paese in cui la crisi
del welfare tende, invece, a ridurle, comprimendo
anche gli spazi vitali di quel mondo dei corpi intermedi del quale associazioni e movimenti, con
i loro servizi alla persona, rappresentano una parte fondamentale. La Conferenza dei Servizi sarà
un momento di sintesi politica e organizzativa,
un’occasione per parlare del sistema italiano, per
discutere delle scelte politiche che caratterizzeranno i prossimi anni, ma soprattutto per parlare
di noi stessi, dei tanti servizi storici del MCL, come il Patronato Sias, il Caf, la FederAgri, l’Efal,
l’ALS, da sempre al servizio delle persone. Sarà
un’occasione e una grande opportunità per tutti,
per confrontarci su cosa significhi oggi fare servizi, partendo dal coinvolgimento dei territori, con
un potenziamento del loro ruolo e una maggiore
assunzione di responsabilità. La Conferenza, sarà,
quindi, una grande occasione per parlare delle
tante attività che si fanno sui territori, prendendo
spunto dalla buone pratiche locali che costituiscono un plus rispetto alle attività tradizionali.
Vorremo, però, concentrarci anche sulle cose
nuove, intendendo i nuovi strumenti di tutela dei
cittadini che si sono affermati in tempi recenti. Pensiamo all’associazione dei consumatori, all’intermediazione al lavoro, alla rappresentanza sindacale
nelle Direzioni territoriali del lavoro, ai nuovi servizi telematici, ai collegamenti con banche dati,
pubbliche e private, per attuare le tante nuove potenzialità che il sistema del welfare oggi offre.
Ci vorranno idee, coraggio, intraprendenza, investimenti, nuove assunzioni di responsabilità per
essere moderni e attuali rispetto alla stagione che
viviamo, densa di grandi trasformazioni sociali
con problemi ed esigenze nuove, con nuove povertà con le quali tutti noi dobbiamo misurarci,
stando a fianco della gente che si sente in difficoltà dinanzi alla burocrazia amministrativa.
Intendiamo raccogliere questa sfida ed essere
pronti per la stagione delle scelte importanti che
il Paese dovrà fare in materia di pensioni, di lavoro e di incentivi all’occupazione giovanile (tema
rispetto al quale diciamo che è tempo di indirizzare più risorse, viste le attuali politiche di settore
che riteniamo assolutamente insufficienti).
A Bari, quindi, vorremo lanciare anche questo messaggio. Ma soprattutto guarderemo al nostro interno, al ruolo fondamentale dei territori,
delle nostre sedi provinciali dei nostri operatori
e dirigenti, con i quali condivideremo un percorso di crescita e di ampliamento della rete dei
servizi, come risposta ai bisogni delle persone e
come modello di sussidiarietà, da realizzare attraverso un allargamento delle competenze e
delle funzioni, con servizi innovativi alla persona e con un rafforzamento della loro informatizzazione, dialogando attivamente con gli Enti
previdenziali e con le Regioni e i Comuni ai
quali sono affidate competenze sempre più importanti in materia di welfare.
(*) Presidente Patronato Sias
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V I TA D I M O V I M E N TO
Verso la Conferenza Nazionale dei Servizi Mcl - Bari il 2 e 3 dicembre
All’orizzonte un nuovo
modello organizzativo
Antonio Inchingoli (*)
C
ome già scritto più volte su Traguardi Sociali, la Presidenza Nazionale del MCL, pur incentrando la propria attenzione sul ruolo politico
del Movimento – tra l’altro attenzionato sempre più dall’opinione pubblica, oltre che dal mondo ecclesiale e politico-istituzionale –, ha dato
un particolare rilievo alla politica dei servizi perché, come più volte
espresso dallo stesso Presidente Nazionale del Movimento, Carlo Costalli,
essa rappresenta una componente strategica nella dinamica di un Movimento di lavoratori come il MCL ed attenta, inoltre, a tutte le innovazioni
e trasformazioni sempre più imponenti.
Negli ultimi anni, e specie nelle fasi di dibattito precongressuale e
congressuale nel marzo del 2014, i problemi affrontati sono stati tanti e
molti sono stati già risolti. Il Movimento ha affrontato e risolto tanti problemi che hanno riguardato anche gli aspetti afferenti ad un necessario
equilibrio organizzativo, al fine di armonizzare e ricondurre ad unità le
varie componenti dei servizi promossi dal MCL. E’ stato avviato un forte
ed importante coordinamento dei Servizi, così come delineato nella mozione congressuale.
L’obiettivo rimane quello di coniugare l’attività dei servizi tradizionali e storici con una nuova vocazione al servizio dei nuovi bisogni
dell’odierna società, consolidando allo stesso tempo il passaggio dal
sistema dei servizi al Sistema MCL: ovviamente questo deve significare che i nostri uffici dovranno diventare “sportelli per la tutela ed i
diritti dei cittadini” così come è emerso nell’ambito del Coordinamento dei Servizi MCL.
Cosìcome sarà importante costituire “un osservatorio delle nuove attività”, che possa occuparsi di informazione e formazione ed essere, allo
stetto tempo, strumento per la predisposizione di progetti per tutti gli ambiti territoriali MCL.
E’ sottinteso che la Conferenza vuole essere anche un momento per
lubrificare gli ingranaggi organizzativi per un nuovo slancio e, quindi,
realizzare un nuovo modello organizzativo.
Un nuovo modello organizzativo di servizi che abbiano alla base la
capacità di essere efficienti nella trasformazione più assoluta, pur nel rispetto delle norme di legge, oltre che inseriti in un contesto che deve
avere sempre più valenza di sistema MCL. E tutto ciò dovrà avvenire
consapevoli che per il CAF, così come per il Patronato, sono in atto notevoli cambiamenti, specie alla luce del Decreto Legge 175 relativo alla
riforma dei CAF ed il Decreto 152 attinente i Patronati.
L’obiettivo di fondo della Conferenza Nazionale dei Servizi deve essere quello di proporre un consolidamento dell’esistente e offrire, come
MCL, dei servizi sempre più al servizio del Movimento stesso, nelle sue
articolazioni territoriali, delle famiglie e dei cittadini tutti.
Il filo conduttore del nuovo modello organizzativo deve essere quello
della ricerca, come già accennato, della massima trasparenza e di un’eccellenza del servizio alla persona.
Va detto che i nostri servizi per il futuro partono avvantaggiati perché
consapevoli del rispetto delle regole formali e delle norme di legge, e
con un “quid” in più rappresentato dalla qualità dei servizi stessi e con
la capacità di relazionarsi con le persone e il cittadino che si potrà considerare come fattore di competitività. La Conferenza dei Servizi, tra l’altro, dovrà risultare come una lente di ingrandimento per comprendere
dove va il terzo settore e, nello specifico, dare voce e ruolo ai corpi intermedi della nostra società.
Per questo aspetto tutti devono sentirsi coinvolti, tutti devono sentirsi
corresponsabili di un progetto che nasce dalla proposta del Presidente
del Movimento al Congresso Nazionale del 2014 e che il Congresso stesso
ha fatto proprio nella mozione congressuale.
Il Coordinamento degli Enti di Servizio sarà il centro propulsore di
tutto e, ancor più, di tutte le attività di servizio esistenti e quelle da costituire. E tutto questo deve essere chiaro a tutti: pur in un’auspicabile
condivisione o concertazione, integrazione, attraverso i servizi non si vuole e non si deve fare “organizzazione” nell’organizzazione del Movimento,
ma i servizi saranno strumenti, come è giusto che siano, di supporto alla
politica del MCL ed utili alle fragilità di questa nostra società.
In questo modo si ha certezza di poter offrire un servizio sempre migliore a tutti i lavoratori, a tutti i cittadini e agli stessi nostri associati;
contribuire così a rafforzare una presenza sempre più radicata nel territorio per affermare politicamente i valori di cui siamo portatori come
MCL.
Abbiamo davanti a noi una sfida che ci impone di fare un salto di
qualità per rispondere alle domande sempre più crescenti di servizi e
per riaffermare la nostra rappresentanza organizzativa, che già vede alla
luce tanti ed operosi frutti.
Noi del CAF siamo tutti pronti a condividere questa sfida.
(*) Direttore Generale CAF-MCL
730
• ISEE - ISEEU • RED
• UNICO • IMU e TASI
• Bonus Energia e Gas • COLF e BADANTI • LOCAZIONI
• SUCCESSIONI • INVCIV (ICRIC - ICLAV - ACCAS)
DIREZIONE GENERALE
Via Luigi Luzzatti, 13/a - 00185 Roma - Tel. 0039.06.700.51.10 - Fax 0039.06.700.51.53
E-mail: [email protected]
www.cafmcl.it
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Il viaggio in Giordania di una delegazione MCL
Dove c’è sofferenza
lì c’è il MCL
“S
tiamo dimostrando con i fatti che cattolici e musulmani possono camminare insieme”: è con un legittimo guizzo di orgoglio
che il Presidente del MCL, Carlo Costalli, nel
corso della recente visita in Giordania, ha rivendicato le sfide che il Movimento sta portando avanti in nome della pace, dell’accoglienza,
della solidarietà, in vari Paesi del mondo.
La Giordania è uno di questi: qui, a braccetto con il Patriarca Emerito di Gerusalemme,
Mons. Fouad Twal, il MCL è presente da tempo
con opere e progetti molto concreti, come la costruzione dell’Università di Madaba, fucina di
una nuova classe dirigente destinata a guidare
le sorti del futuro della regione. Giovani cristiani e musulmani che studiano insieme, socializzano, si impegnano per creare sentieri di una
convivenza possibile. E a questi giovani, speranza di pace per il mondo, Costalli ha rivolto
parole calorose ma anche forti stimoli a proseguire responsabilmente il cammino: “Tocca a
voi dimostrare a quest’area del mondo che è
possibile mettere da parte l’odio e costruire un
futuro di pace. Tocca a voi, cattolici e musulmani, aprire una fase nuova. Di rispetto. Di
convivenza. Di costruzione”.
Al viaggio in Giordania – che sarà ricordato
anche per il toccante incontro con gli ospiti della Casa della Carità, Regina della pace, che si
occupa di portare assistenza ai disabili, in prevalenza musulmani – hanno preso parte, insieme a una delegazione della Presidenza
nazionale MCL, Mons. Fabiano Longoni diret-
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tore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali
e il lavoro della Cei, Mons. Francesco Rosso Direttore di Traguardi Sociali e tre autorevoli giornalisti (Arturo Celletti di Avvenire, Domenico
Delle Foglie direttore di AgenSIR e Andrea Tornielli de La Stampa).
“Dove c’è sofferenza lì c’è il MCL”: sembra
essere il motto e l’impegno del Movimento. Van-
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
no in questa direzione i molteplici progetti che
stiamo portando avanti anche in altre aree di
grande sofferenza: oltre alla Terra Santa, si pensi ai Balcani (dove, ancora in collaborazione
con un sacerdote, in questo caso Mons. Franjo
Topic, è da tempo operativo il Centro per il Dialogo, costruito con gli aiuti del MCL, che sorge
sulle pendici del Monte Trebevic, da dove i cecchini serbi durante la guerra sparavano sulla
popolazione inerme di Sarajevo), in Eritrea (dove nonostante i rischi dovuti al regime autarchico, si stanno inviando aiuti, container di cibo
e farmaci, vestiti).
Ma non basta: in occasione della visita in
Giordania, il Presidente MCL ha annunciato la
costruzione di altre due opere per la Casa della
Carità di Madaba – un pozzo e un impianto fotovoltaico – i cui lavori prenderanno il via già
dopo Pasqua.
Dunque dialogo, conoscenza, solidarietà, responsabilità, accoglienza, ma soprattutto fatti
concreti: perché a noi sta il compito di lavorare
per aiutare, per camminare insieme al di là delle differenze etniche e religiose. E’ questa la visione del MCL. Che, per i cattolici, ha molto a
che fare con il concetto di misericordia...
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
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ESTERO E MIGRAZIONI
I giovani MCL a Strasburgo
L’Europa è compito
di noi giovani
Maria Pangaro (*)
L’
Europa, nonostante le forti e importanti
radici comuni, in primis quella cristiana,
ad oggi non è vissuta dai cittadini come una ‘cosa propria’, ma come un ente di coordinamento
con mansioni specifiche, comunque lontane
dalla singola persona. Effetto principale è che
quello attuale è un momento molto delicato per
il dialogo europeo: per questo i giovani del MCL
non possono esimersi dal riflettere sull’importanza dell’Europa e del confronto con altri giovani, sia italiani che degli altri Stati membri.
Pochi tra gli europei, oggi, si identificano come
tali, pochi sentono la necessità di incidere e
partecipare con responsabilità ai processi di
crescita e di indirizzo di una realtà che, ormai,
è determinante per le scelte quotidiane sia dei
singoli individui che dei governi nazionali degli
Stati membri. Diventa più che mai necessario
promuovere con la nostra azione sociale e formativa quegli strumenti che, attraverso lo scambio con realtà comunitarie, generino
cittadinanza europea.
Non è possibile un’Unione Europea senza
europei che la desiderino e la sorreggano come
fosse un bambino che compie i primi passi. Il
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problema sta proprio in questo passaggio: se
non ci sono europei l’Europa è destinata a naufragare, ma se non c’è Europa non si può creare
quel senso di appartenenza che genera gli europei. Ecco che entrano in gioco i giovani cristiani, come noi del MCL. L’Europa, seppur
debole, c’è. Ed è nostro compito creare il terreno fertile su cui deve poggiare, un porto sicuro
di europeismo autentico. Il dialogo è lo stru-
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ESTERO E MIGRAZIONI
Da giovani ci sentiamo protagonisti gioiosi
dell’evangelizzazione, non siamo stanchi di annunciare il Vangelo con la vita, la parola, la
condivisione di quest’esperienza, del viaggio affrontato insieme fin dalle prime ore del mattino.
Abbiamo imparato a convivere in maniera difmento che meglio di qualunque altro può incidere in questo processo di europeizzazione.
Sappiamo – e lo abbiamo ribadito tante volte –
che non è semplice lavorare in un contesto sociale in cui la crisi è diventata, ormai, uno stato
mentale che genera immobilità.
E’ sulla base di queste riflessioni che, da anni, il MCL organizza per i propri giovani un Seminario di Studi Europei a Strasburgo, motivo
non solo di riflessione ma soprattutto di presenza cristiana in un contesto europeo che sembra
perdere le proprie radici. Quest’anno il tema
scelto per la tre giorni francese è stato tratto dal
discorso di Papa Francesco al Consiglio d’Europa del novembre 2014: “L’Europa ha fortemente bisogno di riscoprire il suo volto per
crescere”. Un’Europa che deve riscoprire la
propria coscienza e sviluppare politiche a favore dei giovani per favorirne il processo di crescita culturale, sociale, economica e
professionale come cittadini europei.
ferente e in stretto collegamento con le necessità contingenti. Abbiamo imparato, insomma,
a conoscere l’altro. La formazione europea che
il nostro Movimento ci ha offerto non è stata solo teorica e dottrinale, ma ha rappresentato anche uno spazio importante di condivisione e di
crescita: un percorso educativo. Un’avventura
che ci ha portato a scoprire esperienze e stili di
vita diversi, anche tra noi provenienti da tutte
le regioni italiane, che stimolano una riflessione, un confronto, la creazione di relazioni autentiche. Questo viaggio a Strasburgo ci ha
regalato una doppia opportunità, formativa e relazionale, che non possiamo accantonare in un
cassetto, ma dalla quale dobbiamo proseguire
per servire e per essere linfa di speranza.
(*) - Delegato Nazionale Giovani MCL
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
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ESTERO E MIGRAZIONI
La vecchia Europa deve “riscoprire il suo volto” per continuare a costruire la pace
Più Europa per vincere
le sfide
n Europa la crisi economica e le grandi sfide
in atto hanno determinato, in questi ultimi
anni, il rafforzamento di politiche populiste ed
anti-europee. Un certo malcontento cresce e si
veste di molti luoghi comuni: la Brexit ha illuso
sulla possibilità di un ritorno “alle piccole sovranità nazionali” nella logica del “piccolo è
bello e da soli è meglio”.
Non è così e non è così semplice: oggi per
vincere le grandi sfide che abbiamo davanti c’è
bisogno di più Europa, di più coesione sociale
europea, di una più forte sovranità comunitaria.
Credo che solo così si possano affrontare e risolvere le questioni della sicurezza e del terrorismo, della povertà e del lavoro, di un fisco più
giusto. E’ giunto il tempo di attivare concreta-
biamente il suo giudizio coinvolgerà anche
l’azione di governo che, malgrado le varie modalità di lettura dei numeri decimali, è cosciente della gravità della crisi economica e
dell’inefficacia della sua opera di “riordino”: i
giovani fuggono all’estero e con loro se ne va la
nostra futura classe dirigente!
Le vicende legate al terremoto ci confermano
poi il “nervosismo” del Primo Ministro: da molte dichiarazioni sembra quasi che le difficoltà
della ricostruzione - che sono oggettivamente
importanti e sono le stesse che ebbe ad incontrare Berlusconi con L’Aquila (chi non ricorda
le feroci critiche della nostra sinistra in quei
giorni?) - dipendano dalle “clausole europee”.
Anche in altri Paesi europei il peso della crisi economica e le grandi sfide in atto – dall’immigrazione alla lotta alla povertà, dalla famiglia
mente nuove politiche per superare questa crisi
che, ricordiamolo sempre, ha origine nella “nostra povertà spirituale”.
L’Italia, Paese fondatore della Comunità europea, non riesce ad essere influente nelle politiche europee e, sebbene sia una Nazione
importante, non è oggi più capace di partecipare alla “stesura dell’agenda”, compito che si riservano da sempre Francia e Germania. Il
nostro Primo Ministro vive con grande sofferenza questa realtà e, malgrado i suoi reiterati tentativi - dalla recente gita alle isole ponziane,
alla sosta ai box Ferrari a Maranello con Angela
Merkel -, vede sempre più crescere l’insofferenza per quella “superbia” che anima una stagione di protagonismo, sempre più personale,
che sembra volgere al suo crepuscolo.
Il referendum del 4 dicembre vedrà “il Popolo” esercitare la “sua sovranità”, ed indub-
al lavoro – stanno animando discussioni e dibattiti anche accesi ma, salvo il caso Brexit, si
cerca sempre un punto di incontro per poter fare delle politiche europee quella “leva” che può
riattivare uno sviluppo sempre più necessario
ed urgente. Un certo populismo esiste ovunque,
ma esso è alimentato più dai partiti politici di
natura estremista e non dal Capo del governo.
L‘eccezione ungherese è stata prontamente fermata dal popolo con il referendum sull’immigrazione.
Il Primo Ministro, invece, continua insistendo sulle totali responsabilità di Bruxelles, e più
insiste più alimenta conflitti con le Commissioni e dentro l‘Unione Europea. Questa perseguita non è la strada per tornare ad essere un Paese
influente in Europa! Mentre sembra già svanito
l’effetto della cena con Obama - che si è permesso ingerenze nella nostra politica interna
Pier Giorgio Sciacqua (*)
I
12
che, in tempi non lontani, avrebbero visto il
partito dei governativi scendere in piazza per
protestare davanti all’Ambasciata Usa - il Primo
Ministro sembra attivare il bersaglio europeo
per non parlare di politica interna. La giustizia,
il lavoro, l’economia restano problemi che non
trovano soluzione e, mentre la burocrazia cresce, il debito pubblico aumenta senza vergogna,
la disoccupazione regna sovrana tra i giovani e
soprattutto al Sud, sullo sfondo sappiamo che
non c’è luce neppure sulla questione delle nostre banche, di cui non si parla.
Eppure la sfida della costruzione dell’Europa ci appartiene da sempre ed ancor di più dal
1957 quando in Campidoglio, con i trattati di
Roma, si volle costruire insieme la speranza
della pace e di una democrazia per tutti.
Non è solo l’Italia con la sua politica a rendere nebuloso il cammino dell’Europa: è il nostro comportamento che crea nervosismo e se i
casi della Grecia, di Cipro, del Portogallo, della
Spagna hanno visto la “speculazione” dettare
l’agenda politica, alla vigilia di importanti elezioni in Francia ed in Germania, non si può più
continuare a praticare politiche senza un dialogo vero e chiaro. La povertà aumenta, le linee
dell’Agenda Europa 2020 sono fallite, c’è bisogno di concorrere a rafforzare la coesione sociale e attivare nuove politiche per un lavoro giusto
e degno.
Le parole di Papa Francesco… alla fine è
sempre da lì che ci vengono le indicazioni positive. Lui, parlando alle Istituzioni europee, nel
novembre 2014 ebbe ad invitare la vecchia Europa a “riscoprire il suo volto” per continuare a
costruire la pace. Questo va fatto, oggi, in una
proiezione che guarda al futuro, che rafforza la
sua identità e guarda al domani con speranza
nuova. La storia dell’Unione Europea è una storia di unità nel dialogo e per dialogare è necessario essere “uomini di dialogo”!
Capisco le difficoltà di chi strutturalmente
non è portato a dialogare e trova nel monologo,
sempre più monotono, la forza della retorica e
della superbia poi condivisa da tanti “signorsì”…
La politica italiana ha davvero bisogno di essere riformata e, così quella europea, ma bisogna prima pensare ai contenuti che oggi non
sembrano essere all’altezza della situazione: si
smetta di fare il primo della classe, che anche
a scuola veniva marginalizzato, e si torni a dialogare cercando, sulle grandi riforme, un cammino condiviso per il bene di tutti.
(*) - Vice Presidente Nazionale MCL
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
ESTERO E MIGRAZIONI
A Lecce tre giorni per parlare di Pac e del nuovo che avanza in agricoltura
L’Europa del Mediterraneo
e le politiche per l’ambiente
e l’agricoltura
Fiammetta Sagliocca
P
arlare di agricoltura, oggi, significa immergersi in un mondo che, al
di là delle suggestioni bucoliche e intimiste proprie di un’epoca passata, presenta aspetti e sfaccettature di strettissima attualità, che fanno
sempre più somigliare l’attività agricola alla gestione di una vera e propria azienda. Effetto delle nuove esigenze dettate dalla globalizzazione
dei mercati, dalla necessità di proteggere l’ambiente, dalle nuove normative, dallo sviluppo rurale, dall’attenzione ai consumatori: un mondo
totalmente nuovo si va dischiudendo di pari passo col processo di ampliamento dell’Ue, col varo di una nuova politica regionale per l’area mediterranea, con una nuova attenzione alla protezione del regno animale
e alla difesa idrogeologica del territorio. Con evidenti e inevitabili ripercussioni sulla Politica Agricola Comunitaria.
Se ne è parlato approfonditamente a Lecce, nel corso del Seminario
Internazionale di Studi Europei intitolato “L’Europa del Mediterraneo e
le politiche per l’ambiente e l’agricoltura: una stagione di crescita per il
lavoro e l’occupazione giovanile e femminile”: un’iniziativa – organizzata
dal MCL insieme a Feder.Agri, Eza, Fondazione Italiana Europa Popolare
e con il contributo dell’Ue – cui hanno partecipato autorevoli esponenti
del mondo politico europeo, messi a confronto con le esperienze e le esigenze espresse dalle rappresentanze del mondo agricolo e dei lavoratori
provenienti da 15 Paesi dell’area mediterranea (fra cui Spagna, Albania,
Grecia, Portogallo, Cipro, Malta, Romania e Bosnia Erzegovina), oltre
che da molte Regioni italiane. Obiettivo del Seminario – che si inserisce
in un decennale lavoro portato avanti con caparbietà dalle maggiori organizzazioni sociali e del mondo dei lavoratori agricoli europei – è segnare un ulteriore passo avanti nella direzione del rafforzamento del
dialogo sociale, quale momento centrale per la coesione e l’integrazione
nel tessuto sociale del Mediterraneo.
“I temi della produzione del cibo, della trasformazione delle materie
prime, della tutela dell’ambiente, mettono in evidenza il ruolo della sicurezza alimentare e della prevenzione della salute”, ha detto il Presidente del MCL, Carlo Costalli, aprendo la tre giorni di lavoro. “Dobbiamo
promuovere sempre più la legalità nel lavoro agricolo (su questo tema il
MCL negli ultimi tempi ha fatto importanti passi in avanti) e intensificare
gli aspetti della buona formazione professionale sempre più necessaria
rispetto ai processi di innovazione e qualità”.
La risposta a queste nuove esigenze sta, secondo il Presidente Costalli, nell’attivare “un nuovo rapporto di collaborazione tra tutti gli attori in
campo: al centro la responsabilità come chiave del cambiamento”.
Riflessioni riprese e condivise anche da Raffaele Baldassarre, Presidente Provinciale del MCL-Lecce, il quale, muovendo dall’exploit dell’agricoltura salentina, ha notato come questa “rappresenti la cartina di
tornasole delle problematiche e delle opportunità dell’agricoltura mediterranea; a fronte di una significativa e costante crescita dei comparti vinicoli, oleari ed ortofrutticoli con un miglioramento qualitativo dei
prodotti, della loro trasformazione e della conquista dei mercati, sussistono ancora annosi problemi quali l’eccessiva frammentazione delle proprietà con conseguente ridotta dimensione delle aziende, l’abbandono
dei terreni e la dimensione provinciale del commercio di una parte della
produzione”. Per continuare a rilanciare il settore e sostenere l’indotto,
la risposta, secondo Baldassarre, sta nel “continuare con gli incentivi
U.E. contenuti nel Piano di sviluppo rurale ai giovani ed alle donne perché, seguendo il trend degli ultimi anni, tornino a lavorare in forme nuove, naturalmente, in campagna, e favorire la nascita di consorzi,
cooperative e forme di aggregazione che consentano di affrontare la concorrenza nazionale ed internazionale”.
Tra gli intervenuti anche il cipriota Diomides Diomidous, presidente
della Federazione Democratica del Lavoro di Cipro (DEOK), e Bilbil Kasmi, presidente del Sindacato albanese Sauatt, intervistati in queste pagine.
Come ha felicemente sintetizzato il Segretario Generale della
Feder.Agri, Alfonso Luzzi, “il pilastro dell’attuale Pac è costituito dalla
grande attenzione posta sulle produzioni di qualità, non come fini a se
stesse ma come strumento di concorrenza più efficiente”.
Perché parlare di politiche agricole e ambientali significa ormai necessariamente parlare anche di mercati, di lavoro, di tutela dei consumatori e della loro salute, di controlli sulla commercializzazione dei
prodotti finiti.
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
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ESTERO E MIGRAZIONI
Parla Bilbil Kasmi, presidente del Sindacato libero e indipendente albanese, Sauatt
L’Albania vuole aprire
al futuro, all’Europa, al dialogo
N
ell’intenso impegno del MCL per favorire il dialogo sociale e l’integrazione europea dei Paesi balcanici, forte è il tessuto di amicizie
che si sono andate sviluppando con organizzazioni del tessuto sociale locale. Via via sta così nascendo una rete di dialogo e di solidarietà fra
corpi intermedi, che esprimono ciascuno in modo diretto le esigenze delle
popolazioni. Così è anche per l’Albania, dove fra i partner più accreditati
vi è il Sindacato libero e indipendente albanese, Sauatt, presieduto da
Bilbil Kasmi. A lui abbiamo rivolto alcune domande, a margine del convegno Feder.Agri di Lecce.
L’Albania ha una posizione geograficamente strategica nel Mediterraneo e nei Balcani in particolare, ponendosi quale naturale
crocevia fra terre e popoli che oggi sembrano non riuscire a trovare stabili punti di incontro e di dialogo. Quale ruolo può svolgere
l’Albania per incrementare il dialogo sociale nei Balcani?
E’ una domanda molto diretta… Dio ha messo l’Albania in questo posto meraviglioso, nella natura e con questo clima… un posto strategico.
Storicamente l’Albania ha giocato un ruolo importante negli sviluppi politici e geopolitici dell’area mediterranea. Senza dimenticare il ruolo svolto per difendere gli interessi dell’Europa occidentale e proteggere dalle
invasioni: parliamo per il passato, certo, ma di sicuro abbiamo dei meriti
nel difendere i valori umani. Ultimamente con l’apertura dell’Albania
all’Europa e la caduta del muro di Berlino, siamo diventati un fattore di
stabilità nell’area dei Balcani occidentali. Va considerato, poi, che oggi
gli albanesi vivono un po’ ovunque nella penisola balcanica: in Kossovo,
Montenegro, Macedonia, Grecia… e ovunque stiamo giocando un ruolo
determinante per la stabilità. La politica albanese, oggi, va nella direzione del dialogo sociale, del dialogo per la cooperazione, dialogo per ridurre le tensioni del passato: siamo proiettati in avanti, e la nostra visione
è quella di un’Albania pienamente integrata, con tutti gli altri Paesi balcanici occidentali, nell’Unione Europea.
Da anni il MCL sta lavorando nei Balcani per promuovere il
dialogo sociale e l’integrazione dei Paesi balcanici in Europa. Le
chiediamo: quanta voglia di Europa c’è in Albania, oggi?
La gente ha voglia di Europa: ne è convinto più del 95% della popolazione, ma anche dei sindacati, della politica, dei corpi intermedi.
Siamo anche fortunati, in quanto l’Albania è stata accettata come
membro dell’Otan (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord):
fatto che ci ha dato piena abilitazione a giocare un ruolo per la stabilità.
In passato l’Albania era vista dagli europei come un Paese bunkerizzato,
ma ora le cose sono completamente cambiate: siamo un Paese membro
dell’Otan, stiamo lavorando per liberalizzare i rapporti, per creare partnership, per aprire all’Europa. E’ una strategia a tutto tondo.
Noi, come sindacato, abbiamo fatto dei piccoli passi importanti, per
arrivare a obiettivi cardinali e portare sulle spalle le ragioni del popolo
e dei lavoratori per quanto riguarda l’economia e lo sviluppo. E, nono-
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stante la politica statale sia altra cosa rispetto al nostro ruolo sindacale,
siamo riusciti a incidere molto nei cambiamenti in atto, anche sul terreno
della cooperazione, per guidare il Paese verso il futuro. Per costruire piccoli ponti di pace, senza lasciare indietro nessuno…
Da esperto del mondo sindacale, come ritiene stia procedendo
l’Albania sul terreno delle riforme e in materia di lavoro?
La nostra missione sta tutta nella realizzazione di questi obiettivi: ridurre le tensioni, la povertà, fermare l’emigrazione dei giovani fuori
dall’Albania dando loro un lavoro. Su questo punto, in particolare, come
sindacato stiamo facendo veramente molto per frenare il fenomeno delle
migrazioni giovanili, ma c’è ancora tanto da fare per indurre le organizzazioni dei datori di lavoro ad assumere i nostri giovani in modo che non
siano costretti ad andare all’estero; e, allo stesso tempo, bisogna che i
nostri partner europei aiutino l’Albania sul terreno degli investimenti per
la formazione professionale dei lavoratori.
L’Albania è prevalentemente un paese agricolo, ma ha anche un alto
potenziale turistico (ancora non sfruttato): c’è bisogno di forza lavoro, e
in questo non solo i giovani ma anche le donne debbono avere un ruolo
fondamentale, specie nei lavori meno pesanti e più adatti a loro. Resta
che per noi la chiave di tutto sta nella cooperazione, nella creazione di
partnership e nel dialogo.
TS
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ESTERO E MIGRAZIONI
Intervista al segretario generale di DEOK, Diomides Diomidous
L’Europa che vogliamo
e che ci fa ancora sognare
C
ipro, pur nel silenzio generale, è un’isola
divisa in due: una terra, nel cuore della
civilissima Europa, solcata da un muro che separa la parte greco-cipriota da quella turca. A
complicare le cose la crisi economica, l’immigrazione, i rapporti con un’Europa che ha abdicato al suo ruolo politico per occuparsi solo di
moneta unica. Temi delicati, che abbiamo affrontato con Diomides Diomidous, segretario
generale della Federazione Democratica del
Lavoro di Cipro (DEOK), a margine del Seminario Feder.Agri di Lecce.
Cipro, che i più in Europa vedono come
meravigliosa isola turistica, in realtà è tuttora luogo di conflitti più o meno sopiti con
la Turchia. A più di 40 anni dalla guerra
lampo che segnò l’invasione turca, sta lì, a
ricordarcelo, quello che è ormai l’ultimo
‘muro’ del Vecchio Continente, che divide
la parte greco-cipriota da quella turco-cipriota. Le chiediamo: a che punto sono le
relazioni con la Turchia?
Sfortunatamente Cipro vive ancora l’incubo
dell’invasione turca e della rigida separazione.
La nostra capitale, Nicosia, è l’unica divisa in
Europa. Attualmente è in corso un intenso processo di negoziazione tra il leader greco-cipriota, il Presidente Anastiasidis, e l’omologo
turco-cipriota Mustafa Akkintzi: il tutto sotto “i
buoni auspici” del Segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon.
Lo scopo delle negoziazioni è raggiungere
una soluzione ragionevole per Cipro, per far sì
che sia governata da uno Stato federale sicuro
e sovrano, e che riunisca il popolo, il territorio
e l’economia. Sfortunatamente dalla Turchia e dal suo Presidente Erdogan - non arrivano
segnali positivi sul ritiro delle truppe dalla zona occupata, né sul rispetto delle leggi internazionali ed europee circa il ritiro dei militari
da Cipro. La violazione del diritto internazionale a Cipro da parte della Turchia dura da
ben 42 anni.
La Turchia, Paese candidato ad aderire all’Ue, deve cessare la sua invasione come previsto da uno dei capitoli di negoziazione
UE-Turchia. Se e quando questo accadrà, Cipro, casa dei greco e turco ciprioti, fiorirà nella
pace e nella prosperità.
sicuro, pacifico, una casa comune in cui vivere nella prosperità, offrendo a ciascuno un lavoro dignitoso, equità fiscale, pari
opportunità, protezione sociale e solidarietà.
I sindacati, i movimenti operai e le altre forze
democratiche orientate ai valori sociali cristiani debbono ora mobilitarsi per chiedere
all’UE tutte queste cose!
L’Europa che vorremmo, quella che
hanno sognato i Padri fondatori – e che noi
del MCL, da europeisti convinti, auspichiamo – è un’Europa solidale, attenta alla centralità della persona, forte delle proprie
radici cristiane e ricca di cultura, capace
di abbracciare e integrare. Un’Europa che,
nella realtà delle scelte politiche ed economiche dei singoli Paesi, mostra un volto ben
diverso e sempre meno comprensibile ai cittadini europei. E’ ancora possibile fare
qualcosa perché gli europei possano tornare a sentirsi orgogliosi della propria casa
comune?
Abbiamo amato, visto e sostenuto un’Europa
dai valori sociali e cristiani, solidale, coesa, impegnata per la pace e la sicurezza, desiderosa
di prosperità sociale ed economica per la sua
gente. Purtroppo, da circa dieci anni, l’Europa
in generale si è concentrata solo sulle politiche
finanziarie e monetarie: invece di adottare politiche per gli investimenti, la crescita e l’occupazione, l’Ue ha optato per una dannosa
economia di austerità, di disciplina di bilancio
e di politiche deflazionistiche. Le misure imposte dai membri del Nord Europa ai Paesi dell’Europa mediterranea (Grecia, Portogallo,
Spagna, Cipro, Italia) sono figlie di politiche
molto lontane dal progetto europeo dei padri
fondatori.
Il progetto europeo abbracciato da milioni
di persone si fonda sulla visione di un sistema
Lo sguardo sull’Europa non può prescindere da una rinnovata attenzione all’area mediterranea, un tempo bacino di
civiltà e oggi divisa da odi religiosi, guerre,
fame, terrorismo. La risposta per noi del
MCL è nel rafforzamento del dialogo sociale, strumento principe per avvicinare i popoli creando legami di amicizia e
solidarietà. Qual è il suo parere? E’ possibile ancora sognare un Mediterraneo unito,
che torni ad essere punto di riferimento per
la pace e la stabilità politica ed economica
dell’area?
Sono d’accordo e aggiungo che, per il Deok,
lavorare insieme al MCL non fa che rafforzare
il dialogo, unendo la gente e le forze sociali. La
mancanza di tale visione è una delle ragioni
principali per cui l’Europa non riesce a uscire
dalla persistente crisi economica e sociale. In
particolare, i Paesi del Mediterraneo hanno motivi maggiori per essere uniti poiché condividono l’esperienza degli esodi epocali provenienti
dalla travagliata zona del nord Africa (Libia,
Tunisia) e del Sud est (Siria, Iraq, ecc ). Ancora
una volta sperimentiamo la riluttanza dei Paesi
del Nord Europa ad adottare un’efficace politica
di accoglienza, evidenziando così la mancanza
di solidarietà europea verso quei Paesi impegnati in prima linea come Italia, Grecia, Spagna
e Francia.
La pace e la stabilità politica nel Mediterraneo è di nuovo a rischio. Un rischio che richiede politiche di frontiera europee comuni,
insieme al rafforzamento delle politiche di protezione internazionale, particolarmente nel Mediterraneo meridionale. L’Ue ha lottato su
questo tema per molto tempo e il prezzo pesante
della sua stabilità economico-politica si sta facendo sempre più alto da diversi anni a questa
parte.
TS
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
15
AT T U A L I T À
C O N F E R E N Z A N A Z I O N A L E
D E I S E R V I Z I M C L
UN MOVIMENTO
AL SERVIZIO
Bari 2 - 3 Dicembre 2016 - Palace Hotel - Via Lombardi 13
P
R
O
G
R
A
M
A
Venerdì 2 Dicembre 2016
Sabato 3 Dicembre 2016
Ore 12.00
- Arrivo e accoglienza partecipanti
Ore 9.00
Ore 15.00
- Apertura dei Lavori
Alfonso LUZZI
Direttore Generale Patronato SIAS
Intervento introduttivo: Vincenzo MASSARA
Vice Presidente Nazionale MCL
Dibattito
Dibattito
Ore 19.00
- Ripresa dei Lavori
- Interventi: Antonio INCHINGOLI
Direttore Generale CAF-MCL
Presiede: Nicola NAPOLETANO
Coordinatore Nazionale dei Servizi MCL
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M
- Intervento: Guglielmo BORRI
Presidente Nazionale Patronato SIAS
Ore 12.30
- Conclusioni: Carlo COSTALLI
Presidente Nazionale MCL
TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
TA C C U I N O
Il centro Italia trema ancora
“MISERICORDIA COME METODO DI VITA NELLE RELAZIONI UMANE”
Sabato 29 ottobre, a Monte San Savino (AR), si è tenuto il Convegno
che ogni anno riunisce tutti i circoli MCL della provincia. Il tema scelto:
“Misericordia come metodo di vita nelle relazioni umane”, in linea con
l’anno giubilare della Misericordia indetto da Papa Francesco. Al dibattito hanno partecipato il Presidente nazionale MCL Carlo Costalli,
il vaticanista Andrea Tornielli, l’assistente ecclesiastico nazionale Ernesto Lettieri, il Vescovo della Diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro,
Monsignor Riccardo Fontana.
Mons. Fontana è intervenuto sull’importanza di tradurre la Misericordia dalle parole ai fatti con gesti concreti nei confronti dei più bisognosi, parlando soprattutto del tema dell’accoglienza:
un’accoglienza volta a considerare i profughi, gli immigrati, coloro
che fuggono dai loro Paesi in cerca di una vita migliore, come risorse
per il nostro territorio. E’ seguito poi l’intervento del presidente Costalli
che si è soffermato soprattutto sui giovani e sull’accoglienza: “Io credo
che la nostra generazione debba dare due segnali importanti: il primo
riguarda l’impegno concreto verso coloro che stanno arrivando in Italia, segnali verso gli ultimi per i quali occorre fare molto di più di
quello che il mondo cattolico ha fatto fino ad ora; l’altro riguarda invece l’attenzione alle periferie esistenziali, che possono essere dall’altra
parte del mondo ma anche sotto le finestre di casa nostra o dall’altra
parte della strada. E’ difficile ammetterlo: la misericordia raramente
viene accolta in profondità nella società, nella cultura, nei sistemi economici e politici. Il MCL è attento, con coerenza, a questi temi e il nostro impegno concreto è quello di sostenere tutte le iniziative nazionali
e internazionali messe in campo”. Nel suo intervento Andrea Tornielli
ha toccato svariati punti sul tema della Misericordia: “La Misericordia
non è qualcosa che ha a che fare soltanto con Dio, ma riguarda tutti
i rapporti sociali che vivono le persone: le relazioni umane, la vita delle
famiglie, i rapporti di quartiere, le relazioni politiche, i rapporti tra
gli Stati”. Tornielli ha ricordato, inoltre, una frase pronunciata da
Papa Giovanni Paolo II all’indomani degli attacchi terroristici dell’11
settembre, nell’omelia per la celebrazione della Giornata mondiale
della pace del 1° gennaio 2002: “Non c’è pace senza giustizia, ma
non ci può essere giustizia senza perdono. Dobbiamo fare tutti un passo
indietro, rinunciando a quello che ci spetterebbe secondo giustizia, altrimenti non potranno mai esserci riconciliazione e pace”. La giornata
si è conclusa con la funzione religiosa celebrata da Don Lettieri presso
il Santuario delle Vertighe.
E’ LEGGE IL DDL CONTRO IL CAPORALATO
Finalmente le misure contro il caporalato sono diventate legge. Martedì
18 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge: i voti a favore sono stati 336, nessuno contrario.
Il provvedimento che si compone di 12 articoli è stato promosso da cinque Ministeri: Politiche agricole, Giustizia, Lavoro, Economia e Interno.
Il provvedimento ha riscritto la norma precedente introducendo un inasprimento delle pene, la responsabilità del datore di lavoro, il controllo
giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività
agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento.
La legge inserisce il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento
del lavoro tra i reati per i quali (in caso di condanna) è sempre disposta
la confisca obbligatoria dei beni, come avviene con le organizzazioni
criminali mafiose. La nuova formulazione prevede la pena della reclusione, per l’intermediario e per il datore di lavoro che sfrutti i lavoratori
approfittando del loro stato di bisogno, da uno a sei anni e una multa
da 500 a 1.000 euro per ogni lavoratore reclutato. Se poi i fatti sono
commessi mediante violenza e minaccia, la pena aumenta da cinque a
otto anni ed è previsto l’arresto in flagranza.
Infine si è deciso di estendere le finalità del Fondo antitratta anche
alle vittime del delitto di caporalato, ritenendo simili i soprusi subiti
dalle vittime in quanto spesso le persone sfruttate nei lavori agricoli
sono reclutate usando i mezzi illeciti tipici della tratta di esseri umani.
L’ultima parte della legge introduce misure di sostegno e di tutela del
lavoro agricolo: il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, che dovrebbe raccogliere, certificare e “bollinare” le aziende virtuose e un piano per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori
stagionali.
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TA C C U I N O
ADDIO A TINA ANSELMI
Tina Anselmi è scomparsa a quasi 90 anni, nella sua città natale, a
Castelfranco Veneto. Da più di vent’anni aveva lasciato per sua volontà
la politica ed era tornata nelle sue terre.
E’ stata una delle figure più luminose della Prima Repubblica con
la sua personalità forte e discreta, un grande esempio di cattolica
impegnata in politica. Nel 1944, dopo che i nazifascisti costrinsero
lei ed altri studenti ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri
per rappresaglia, ancora adolescente decise di unirsi ai partigiani.
Una partigiana “bianca”, con il nome di battaglia ‘Gabriella’, prima come staffetta, poi al Comando regionale veneto del Corpo Volontari della Libertà. Dopo la Liberazione divenne maestra
elementare ed entrò in politica attraverso l’attivismo sindacale. Negli
anni Cinquanta-Sessanta entrò nella DC, dove si fece a poco a poco
strada con la sua determinazione morale, accanto al suo mentore
politico, Aldo Moro.
Tina Anselmi fu la prima donna a diventare Ministro: nel governo di
unità nazionale del 1976 andò al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, dove si impegnò per garantire la parità di genere e la
concertazione con i sindacati. Più tardi portò i suoi principi riformisti
al Ministero della sanità, contribuendo in modo determinante a realizzare il Servizio sanitario nazionale del quale ancora oggi godiamo:
un pezzo di welfare che spesso diamo per scontato ma che non esiste
nella maggior parte dei Paesi del mondo.
Inoltre, fu chiamata a presiedere la Commissione di inchiesta sulla P2
e si impegnò con tutte le sue forze per fare luce sulla triste vicenda.
Non fu solo la prima donna italiana a diventare Ministro ma, soprattutto, fu una grande artefice del welfare italiano. Aveva tutte le qualità
per diventare Presidente della Repubblica e il suo nome è circolato a
più riprese per il Quirinale ma, quando arrivò la reale possibilità, il
centrosinistra le preferì Napolitano.
Il MCL si unisce nell’addio ad una delle donne più importanti dell’Italia moderna, una donna che lascia un segno significativo nella vita
democratica del nostro Paese.
LA 66ª GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO
Si celebrerà a Marsala, il 13 novembre, la 66ª Giornata nazionale del
Ringraziamento, organizzata dall’Ufficio Nazionale per i Problemi sociali e il Lavoro della CEI, in collaborazione con le associazioni di ispirazione cattolica che operano nel mondo rurale, tra le quali anche la
Feder.Agri-MCL. La Giornata, in sintonia con l’anno internazionale
dei legumi proclamato dall’Assemblea delle Nazioni Unite, invita a
concretizzare quest’orizzonte, partendo dallo slogan proposto “Semi nutrienti per un futuro sostenibile”. Nel Messaggio della Commissione
episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per
questa Giornata del Ringraziamento si precisa che “questa attenzione
al tema indicato dalle Nazioni Unite sottolinea in modo chiaro un elemento che non possiamo più ignorare. La globalizzazione configura in
modo unitario l’orientamento della politica e della cultura internazionale, definendo in modo nuovo lo stesso concetto di bene comune, sempre più di pertinenza planetaria”. Il Messaggio ci indica la via da
perseguire perché, ovviamente, la sola attenzione ai legumi non basta:
focalizzare lo sguardo su di essi è piuttosto un’occasione importante per
tornare a meditare su una realtà complessa che coinvolge stili di vita,
forme della produzione, legami con la terra, relazioni tra persone e famiglie. “Abbiamo bisogno di una spiritualità del coltivare la terra, che
ci aiuti a riscoprirla come madre ed a lavorarla in modo sostenibile.
Dobbiamo riscoprire la nostra condizione di figli che, tramite essa, ricevono grati ogni giorno dal Signore ‘vino che allieta il cuore dell’uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore’.
‘Figli’ che lavorano, rendono fertile e custodiscono il dono della terra
attraverso la rete delle imprese agricole familiari, dove esso può farsi
presente nel contesto di relazioni umane improntate alla gratuità e alla
condivisione, rese fertili dal grande dono che Dio ci fa del suo amore
misericordioso”. Questa, si precisa nel Messaggio, “è la ricchezza a cui
volgiamo lo sguardo, che invochiamo in questa Giornata del Ringraziamento”. Alla Giornata del Ringraziamento parteciperà una folta
rappresentanza della Feder.Agri-MCL, guidata dal Presidente nazionale del Movimento, Carlo Costalli.
Volpedo: l’idea di un popolo in cammino
verso il futuro
I
l pittore Walter Grassi ha donato al MCL piemontese un significativo
suo quadro, appositamente realizzato e che ora impreziosisce la sede
regionale. L’artista, noto a livello internazionale, ha colto l’invito del presidente regionale Mauro Carmagnola di dare evocativa rappresentazione
ai lavori e ai lavoratori di oggi. Il maestro con il suo neodivisionismo attualizza (con originale intuizione, su carta paglia) la tecnica del Pellizza,
autore del “Quarto Stato”. L’opera, infatti, riprende proprio dal Volpedo
l’idea di un popolo in cammino verso il futuro. Grassi sceglie, però, volti
fortemente individualizzati: a indicare la centralità della persona (di ogni
singola persona) e del suo valore. C’è una visione ascendente, per richiamare la decisività dell’elevazione spirituale. Un’elevazione non astratta,
ma concreta e incarnata. Non è casuale nell’economia globale della narrazione pittorica, ad indicare la provenienza da un’identità e da una storia,
la presenza sullo sfondo della Chiesa della Salute in Torino così come appariva ai tempi dell’assedio del 1706, momento eroico della storia cittadina e sabauda. Torna alla mente Charles Péguy e il suo non contrapporre gli eroi e i santi.
I giovani – per Grassi “ambasciatori del Terzo Millennio” – sono ritratti con gli strumenti delle nuove prospettive lavorative e con
una non casuale dominanza di bianchi e di blu.
Walter Grassi, classe 1937, eclettico autodidatta, ha frequentato anche lo studio di De Chirico e intrattenuto lunghi sodalizi con
intellettuali di primo piano, tra cui Mario Soldati e Primo Levi. Cristiano evangelico, dalla Parola (parabola del Buon seminatore) trae
ispirazione anche per questo quadro. Ha spesso ecumenicamente abbracciato, non solo in quest’occasione, i fratelli cattolici. Una
sua opera, voluta dall’Acai, fu ad esempio donata a San Giovanni Paolo II. Al maestro va il grazie di tutto il MCL.
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TRAGUARDI SOCIALI NOVEMBRE-DICEMBRE 2016
TA C C U I N O
Giordania:
un momento
importante
di testimonianza
I
l nostro Movimento ha vissuto, nei giorni scorsi, un momento importante di testimonianza: un viaggio in Giordania, ospiti del Patriarca
Emerito Fouad Twal. Un viaggio motivato per una visita all’Università di
Madaba promossa dal Patriarcato stesso, dove il MCL ha una sua presenza di partecipazione e solidarietà. Un incontro molto bello e significativo che ha coniugato l’aspetto solidale con quello religioso. Il giornale
Avvenire ha dato nei giorni scorsi un grande rilievo su questo momento;
lascio quindi l’aspetto della cronaca per soffermarmi su qualche tema
importante e consono al nostro carisma.
Mi piace, prima di tutto, mettere in luce l’incontro con gli studenti.
Abbiamo potuto partecipare a qualche lezione accademica, e ne abbiamo
tratto la serietà con la quale i giovani vengono seguiti dai docenti e il
tipo di rapporto degli alunni nei confronti dei loro professori.
Il secondo aspetto l’incontro con il corpo accademico. Il Presidente
nazionale del MCL, Carlo Costalli, si è fatto portavoce delle nostre istanze, come associazione d’ispirazione cristiana, e nel dialogo che è maturato durante l’incontro tra il Rettore Magnifico e il Presidente sono emersi
fattori convergenti su come sia possibile far crescere una generazione
avendo come obiettivo fondamentale un’attenta formazione, quale risposta alle esigenze del tempo in cui i giovani vivono.
La terza attenzione è stata verso l’organizzazione dell’Università stessa, ma soprattutto nel dialogo fra i giovani pur con “fedi” diverse. Ci è
stato detto che il 30% dei giovani sono cristiani e il 70% di religione
musulmana. Il loro stare insieme, per quanto ci è stato dato di vedere,
non ha fatto emergere alcuna differenza. Segno di profondo rispetto e di
maturità.
Questo momento, vissuto insieme con un gruppo di noi, ancora una
volta è stato il segno di quella “profezia” che tanni anni fa ha fatto nascere la nostra avventura. Uno stimolo a riaprire gli occhi su nostri giovani e aiutarli a camminare sulla strada del loro domani.
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Edito da EDIZIONI TRAGUARDI SOCIALI srl
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