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Partecipazione, pianificazione strategica e mobilità sostenibile. Le opportunità del riuso nell’area dismessa ferroviaria

Domenico Mullura

La posizione e l’innegabile valore urbanistico del comparto facente capo all’Ex Stazione lo qualificano già come cerniera, in termini compensativi, tra la città e l’area portuale.

La riattivazione di questo enorme relitto potrebbe gettare le basi per la costruzione di una nuova immagine di Milazzo, nell’ottica strategica della rigenerazione urbana. Questo tipo di processo trasformativo si adatta meglio a programmi estranei alla strumentazione urbanistica tradizionale troppo rigida, economicamente non sostenibile, indeterminata – lo

dimostrano i settanta anni di distorta applicazione in tutto il Paese – per dare risposte immediate e incrementare il grado di soddisfacimento di un determinato obiettivo. Pertanto il Piano, inteso secondo la vecchia urbanistica, pur costituendo ope legis la cornice operativa, deve essere affiancato da modalità di pianificazione leggere e flessibili, già largamente impiegate in moltissimi contesti da rigenerare.

Alla base della pianificazione strategica è posta la valutazione preventiva delle scelte, allargando il più possibile la platea degli interessati. In questo modo si prevengono i potenziali conflitti (ad esempio l’opposizione alla realizzazione di un’opera) e si ristabiliscono valori condivisi. Solo così il decisore, che rimane sempre politico, potrà individuare priorità e stabilire i programmi meritevoli dell’impiego di risorse.

È impossibile predeterminare o suggerire uno o più usi dell’area dell’Ex Stazione, è invece auspicabile che sia programmato il suo recupero partendo dall’analisi dei servizi esistenti, dalla previsione delle future esigenze di residenti, cittadini e visitatori, dalle possibili interrelazioni con la programmazione territoriale vigente.

Il ruolo dell’Amministrazione – che nello specifico caso è proprietaria del fabbricato viaggiatori – deve essere decisivo per innescare meccanismi di coinvolgimento ad ampio raggio che mettano insieme oltre ad enti, amministrazioni pubbliche competenti e proprietari privati, anche associazioni, cittadini, scuole, ordini professionali, commercianti, albergatori e ristoratori.

Una prima invariante che potrebbe guidare il processo decisionale sui possibili riusi dell’area è quella di

insediarvi delle attività di ampio respiro innovativo e nell’ottica del consumo zero di suolo; ovvero valutare innanzi tutto l’opportunità di eliminare le eventuali previsioni di nuove superfici costruite, destinate alla fruizione pubblica, spostandone le funzioni nei locali del comparto Ex Stazione da recuperare. Si potrebbero anche recuperare contenitori e aree per la cultura, lo sport, il verde pubblico attorno ai quali costruire eventi capaci di richiamare flussi in tutte le stagioni dell’anno, senza tralasciare i servizi alla portualità, sia turistica che commerciale. Il mix funzionale, che ha rappresentato, la soluzione più efficace nella riqualificazione di aree private per anni di una loro identità urbana, potrebbe essere la seconda invariante.

Rimane il nodo delle concessioni e delle risorse economiche per le quali pubblico e privato possono confrontarsi nell’ambito dei bandi di finanziamento, compresi quelli comunitari, e delle possibilità offerte dal federalismo d e m a n i a l e , c o m e n e i r e c e n t i c a s i d e i b a n d i p e r l a riqualificazione e gestione di Case Cantoniere e Fari.

Pertanto è necessario creare le condizioni affinché l’idea possa tradursi in concreto intervento e in questo senso andrebbe dato seguito, al più presto, alla mozione approvata dal Consiglio Comunale di Milazzo lo scorso 27 settembre, a ridosso dell’edizione 2016 della Settimana Europea della

Mobilità Sostenibile. Il documento, firmato dal Consigliere

Simone Magistri, impegna l’Amministrazione nella realizzazione della Greenway del Tirreno, ovvero di una pista ciclo pedonale sul tracciato della vecchia linea ferroviaria da Messina Scalo alla stazione di Novara-Montalbano-Furnari (estesa per circa per 51,4 i km, inaugurata nel periodo 1889-1891 e chiusa tra i l 1 9 9 1 - 2 0 0 9 p e r l a v a r i a n t e d i t r a c c i a t o , v e d i www.ferrovieabbandonate.it

). L’idea è quella di avviare la progettazione del percorso nel tratto di competenza comunale, integrandola con il recupero dell’Ex Stazione, inserito da anni nel Piano triennale delle opere pubbliche ma che richiede un inevitabile aggiornamento.

La mobilità lenta è la risposta sostenibile al distratto ripetersi dei riti del turismo “mordi e fuggi”, che non riescono a intrecciare alcun tipo di rapporto con le località visitate e che rimangono solo un numero nelle statistiche a fine stagione. L’attivazione delle greenways potrebbe addirittura costituire il manifesto di un nuovo modo di fare turismo nella nostra Isola. La Sicilia, infatti, ospita circa un terzo del patrimonio italiano di linee abbandonate, come precisa il Gruppo FS nell’Atlante delle linee ferroviere

dismesse, recentemente presentato alla Fiera Ecomondo di

Rimini.

“Immaginiamo cosa potrebbe essere il turismo se queste linee fossero trasformate in piste ciclabili, le vecchie stazioni in ostelli e ristoranti o centri di vendita di prodotti tipici.

Arte, archeologia, artigianato e turismo sarebbero messi a sistema creando occupazione e facendo emergere le eccellenze della Sicilia”, scrive l’AD del Gruppo Renato Mazzoncini, nel censimento dei circa 1500 km di binari abbandonati che vuole essere un utile strumento per fare emergere il potenziale in termini di offerta turistica e spingere le amministrazioni locali a proporne il recupero.

La nostra città vive ormai da tempo in una generalizzata sensazione di rassegnazione, di disinteressamento e

contrarietà ad ogni scelta. Questa energia non va tenuta nascosta ma utilizzata – tramite la partecipazione – per creare consapevolezza, aprire spiragli propositivi a tutti quelli che hanno a cuore la città, creare occasioni di lavoro, di rigenerazione sociale economica, diffondere la sicurezza e qualità urbana.