Anci, Ballarè non si schioda

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Anci, Ballarè non si schioda
Stefano Rizzi 08:00 Mercoledì 30 Novembre 2016
Le dimissioni, annunciate dopo la sconfitta elettorale nella sua Novara, sono rimaste lettera morta. Canelli: "Attaccato alla poltrona come una
cozza". Imbarazzo nel Pd che per la successione deve scegliere tra Muliere e Avetta
Non sarà “una cozza attaccata allo scoglio” come lo descrive il leghista Alessandro Canelli, suo successore a Palazzo Cabrino, ma certamente Andrea Ballarè
nel suo permanere al vertice dell’Anci regionale - mesi dopo la sconfitta che gli ha fatto perdere la poltrona di sindaco a Novara - non riesce a scacciare del
tutto l’immagine dell’anguilla cui nello stesso Pd, il suo partito, più d’uno ricorre per descrivere le risposte agli inviti a lasciare la presidenza piemontese
dell’associazione dei Comuni italiani. Perché è pur vero che l’ex primo cittadino novarese ha annunciato le sue dimissioni, poco dopo aver subito la disfatta
alle amministrative, ma ad oggi non le ha ancora rassegnate. Un tergiversare che non solo offre sul piatto d’argento a colui che lo ha battuto il destro per
attaccarlo (e attaccare il centrosinistra), ma pone in un malcelato imbarazzo lo stesso suo partito. Aver cincischiato fino ad oggi su quell’atto che gli è stato, di
fatto, richiesto da tempo da alcuni emissari del Pd per accelerare il cambio al vertice dell’Anci regionale. “Ho rimesso il mio mandato nelle mani dell’ufficio di
presidenza e mi è stato dato il via libera unanime a rimanere”, Ballarè aveva spiegato così a settembre la sua permanenza, peraltro possibile come una assai
improbabile riconferma in virtù della sua carica di consigliere comunale. La realtà che emerge dalle versioni di alcuni esponenti dem è però un’altra, o
comunque non proprio coincidente. La procedura prevede, infatti, che le dimissioni vengano rassegnate formalmente e, contestualmente il presidente
dimissionario convochi l’assemblea per le nuove elezioni che dovrà tenersi non prima di un mese. E pure il giudizio che il suo successore alla guida del
municipio novarese dà di lui differisce non poco rispetto a quello riservato all’ex sindaco di Torino: “Piero Fassino ha confermato di essere un politico di razza:
ha annunciato che si sarebbe dimesso e lo ha fatto – commenta Canelli – Ballarè fino ad ora, e sono passati mesi, ha solo fatto l’annuncio. Per il resto,
continua a fare la cozza attaccata allo scoglio. E viene da domandarsi il motivo di questo atteggiamento”. Domanda che peraltro cerca ancora risposta pure
sul versante democratico, dove l’annuncio del game over è imminente. Fonti del Pd confermano allo Spiffero che dopo il referendum si sbroglierà anche
questa ormai imbarazzante matassa. Dimissioni di Ballarè entro dicembre, convocazione dell’assemblea e presumibilmente entro gennaio l’elezione del nuovo
presidente. Una road map cui difficilmente potrebbero frapporsi ulteriori lungaggini od ostacoli da parte del diretto interessato di fronte ai quali la Lega da
Novara aveva paventato addirittura l’uscita del Comune dall’Anci. Negli ambienti del Pd, forza politica che detiene ancora la maggioranza dei circa
milleduecento municipi, da settimane circolano anche i due nomi sui quali si sta ragionando per scegliere il successore di Ballarè. Uno è il primo cittadino di
Novi Ligure, Rocchino Muliere, un passato da consigliere regionale in più di una legislatura, mentre l’altro è Alberto Avetta, sindaco di Cossano Canavese e
numero due della Città Metropolitana con Fassino. La scelta – lontanissima da uno scontro tra i due – potrebbe cadere sull’uno o sull’altro a seconda che si
intenda privilegiare, con Avetta (grande collettore di voti dem per l’area di Davide Gariglio nel Canavese), l’area torinese e soprattutto quella della ex Provincia
dando un segnale alla nuova inquilina Chiara Appendino, oppure connotare in maniera meno “torinocentrica” e più allargata alle altre province optando per
Muliere, politico e amministratore di lungo corso (iniziò la sua carriera negli anni Settanta nella Fgci). L’intendimento del Pd è quello di proseguire nelle
tradizione di una candidatura condivisa (e compensata dagli incarichi nell’ufficio di presidenza) ad incominciare proprio con le amministrazioni a guida di
centrodestra, senza tuttavia escludere a priori un dialogo con il M5s. A questo proposito c’è chi fa notare come nel Consiglio della autonomie, organismo
meramente consultivo e di raccordo tra Comuni e Regione, presieduto dal presidente dem della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Stefano Costa, sieda
alla vicepresidenza la sindaca grillina di Torino. E il M5s dopo minacce di uscita dall’Anci nazionale, ben presto rientrate, esprimerà con ogni probabilità uno
dei vice del successore di Fassino, Antonio De Caro. Fuori il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti, il suo posto dovrebbe andare al sindaco di Livorno
Filippo Nogarin. Proprio sul rinnovo del vertice nazionale che ha sancito l’uscita di Fassino, nel Pd c’è chi oggi ricorda come nulla, in teoria, avrebbe potuto
impedire a Ballarè di seguire l’esempio dell’ex collega torinese dimettendosi subito dopo la sconfitta elettorale. Invece sono trascorsi ormai quasi sei mesi e le
dimissioni restano solo annunciate. “Mi sfugge la ragione di questo allungare il brodo, anche se non credo ne esista una accettabile” osserva Canelli. E
semmai, come ipotizza qualcuno, nei piani di Ballarè ci fosse l’intenzione di restare fino alle prossime amministrative che vedranno andare al voto, tra gli altri,
Comuni importanti come Cuneo, Alessandria e Asti, nel Pd hanno ormai avviato il conto alla rovescia: entro gennaio ci deve essere il nuovo vertice di Anci
Piemonte. Insomma per Ballarè panettone ancora da presidente, ma con dimissioni già date. E non solo annunciate.
30/11/2016 08:48