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L’autorizzazione rilasciata dall’istituto irlandese consente così, di fatto, a Facebook di operare come
banca virtuale in tutto lo spazio economico europeo, compresi Norvegia, Islanda e Liechtenstein
( qui la pagina dell’Istituto con la conferma dell’autorizzazione rilasciata ).
Lo status di “e-money institution” consentirà dunque a Facebook di offrire ai suoi clienti diversi
servizi, come quelli per il trasferimento di denaro elettronico nei vari paesi dell’Unione europea,
senza bisogno di avere autorizzazioni dai singoli paesi, o anche quelli di apertura di un conto
deposito sulla piattaforma del social network con cui fare acquisti online.
Una notizia che, se pur attesa, ha subito creato subbuglio, perché certifica un interesse importante
del social network in un settore nuovo e dalle potenzialità notevoli (basti pensare alla massa enorme
di dati personali che Facebook gestisce da quasi un decennio, a ai suoi attuali 1,65 miliardi di utenti
in tutto il mondo, per comprendere la portata della questione). Molto sintetica la risposta della
società alla richiesta di ulteriori informazioni: «Facebook potrà utilizzare la licenza per abilitare
prodotti futuri come le donazioni su Facebook o i pagamenti peer-to-peer via Messenger», scrivono
da Menlo Park nella Silicon Valley; «Fbpil è autorizzata a emettere donazioni da parte degli utenti
Facebook solo verso organizzazioni di beneficenza registrate nello spazio economico europeo e
pagamenti peer-to-peer soltanto all’interno dello stesso». Intenzioni che pongono l’operazione in un
perimetro ben delimitato e per ora marginale, ma che sembrano più tese a tenere un basso profilo
che a dimostrare quali siano le reali intenzioni dell’azienda.
Le attività fino ad ora dichiarate non sono infatti una novità: già da anni Facebook negli Usa opera
come gestore di transazioni ed emettitore di moneta elettronica in relazione alla gestione di acquisti
legati ad app e giochi, come per esempio il game Farmville o come Candy Crush. Ma lo sbarco nel
fortino protetto dell’Unione europea potrebbe essere il primo passo di una strategia più ampia e più
articolata.
Come subito hanno osservato alcuni esperti, è impossibile dire ora se Facebook ha intenzione di
trasformarsi, un passo alla volta, in una vera e propria banca, gestendo – oltre alle microtransazioni
ed eventualmente attività di e-commerce – anche servizi evoluti come prestiti e mutui, per esempio.
Di sicuro, gestendo enormi moli di dati, la creatura di Zuckerberg è in grado di fare una profilazione
di tipo psicologico e sociale degli utenti e capire la capacità di spesa di ciascuno, sviluppando per
ciascun utente un “credit scoring” (la misura dell’affidabilità creditizia) molto più accurato di quello
possibile attraverso gli attuali tradizionali parametri di misurazione.