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25 novembre 2016 delle ore 02:05
Chi è Baal? Al Franco Parenti di Milano il primo
Brecht viene stravolto da Phoebe Zeitgeist, per
raccontarci anche dell'arte
Baal è ubriaco. Baal crede di essere un poeta.
Forse lo è, nel momento in cui gli viene dato
credito dal mondo. A Baal però non interessa
pubblicare, interessa bere. E gli interessa
fornicare con le donne dei suoi amici, e con la
moglie del suo possibile editore. E così Baal
non è più un poeta. Inizia così l'ascesa (e non
discesa) agli inferi dell'idolo maledetto del
giovane Bertolt Brecth, che rivive al Franco
Parenti di Milano, grazie a Phoebe Zeitgeist.
Dopo Kamikaze Number Five al teatro della
Contraddizione e Adulto (Pasolini, Morante e
Bellezza) all'Elfo, il gruppo torna a decostruire
un personaggio tanto turpe quanto vero, così
dionisiaco da apparire un puro, che finisce per
morire solo come un cane dopo aver accoltellato
il suo migliore amico. Ecco il Baal che viene
da un altro mondo, l'urlo che trasforma il palco
e la percezione del pubblico seguendo un
incessante spartito musicale composto e
suonato da Elia Moretti, presenza che sulla
scena risulta quasi divina, personaggio muto e
sopra le parti chiamato a gettare inchiostro, o
sangue, sulla drammaturgia. "Il linguaggio
della messinscena è un gioco reciproco, portato
all'estremo, tra il linguaggio di strumenti
musicali ed oggetti sonori e quello di corpi in
azione, in un rapporto nel quale il ruolo
dell'attore e quello del musicista si scambiano,
fino a confondersi e sovrapporsi", si legge nel
testo che accompagna lo spettacolo, prodotto di
una tappa dei Cantieri Bavaresi, progetto in cui
i Phoebe Zeitgeist rileggono appunto Brecht,
Fassbinder, Herzog o Fleisser, gli autori che
hanno permesso alla compagnia di modellare
un teatro non tanto di verità o di denuncia,
quanto di scavo nella tensione umana verso
l'arte, la conoscenza finanche all'idea filosofica
di divino. In percorsi che spesso non tengono
conto di un godimento puramente estetico, ma
della capacità di rivelarci i lati oscuri, i desideri
malcelati, le inclinazioni di ognuno di noi e dei
meccanismi umani di convenienza, seduzione,
illusione. Una conferma, ad ogni spettacolo? Le
risate da manuale psicalitico, "disturbate", che
provengono dal pubblico, come ultimo
tentativo di esorcizzare le proprie immagini che
travolgono, aizzate dal palco.
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