Basta polemiche, in ballo c`è la Costituzione

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GIOVEDI 24 NOVEMBRE 2016 • CORRIERE CANADESE
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CANADA
IL FONDO
Basta polemiche, in ballo c’è la Costituzione
FRANCESCO
VERONESI
TORO TO Polemiche e ripicche, insulti e accuse, minacce e avvertimenti. Nelle ultime settimane, purtroppo, il dibattito sul referendum costituzionale è vergognosamente degenerato in un regolamento di conti che nulla ha a
che fare con questione più importante per tutti gli italiani, compresi noi che viviamo all’estero. Siamo di fronte a un bivio epocale, a
un passaggio storico che - a prescindere dal risultato - segnerà in
modo indelebile l’Italia negli anni
futuri. Nelle ultime settimane abbiamo assistito attoniti alla caccia
rabbiosa agli “untori” che votano dall’estero, alle sterili polemiche su lettere e letterine inviate agli italiani che risiedono al di fuori dei confini nazionali, a un dibattito politico di infimo livello su
“accozzaglie di partiti, serial killer e scrofe ferite”. Il tutto condito dalla percezione che il voto del
4 dicembre debba per forza di cose tramutarsi in un plebiscito pro
o contro il premier Matteo Renzi.
Certo, l’esito referendario determinerà in qualche modo il futuro politico del presidente del
Consiglio, ma in ballo c’è qualcosa
di infinitamente più importante e
significativo della sopravvivenza o meno dell’attuale governo.
Siamo chiamati a esprimerci sulla possibilità di cambiare la carta
costituzionale. Modifiche profonde, non di facciata, che porterebbero a un sostanziale mutamente
della macchina parlamentare nelle sue funzioni, nella sua composizione e nel suo funzionamento.
È su questo che dovremmo rivolgere la nostra attenzione e votare
per il Sì o per il No.
Proviamo a pensare al Referendum in Quebec del 1995, un voto
che avrebbe potuto costituire un
primo passo concreto verso la secessione della provincia francofona dal resto del Canada. Forse
che qualcuno andò a votare pensando al futuro politico dell’allora primo ministro Jean Chretien?
No, nessuno. La posta in gioco era
talmente alta che non furono fatti
calcoli politici di questo tipo.
Ecco allora che anche noi italiani, ognuno con il suo orientamento, ognuno con il proprio punto di
vista, dovremmo votare in massa
senza fare calcoli politici.
Si parla di Costituzione, dovremmo utilizzare lo stesso ap-
La
da
e
h
c
S
La Riforma Costituzionale
•
Referendum,
ora si cambia
Solo 100 senatori
senza indennità
Composizione:
95 membri rappresentativi
delle istituzioni territoriali e
5 di nomina presidenziale
Membri scelti tra consiglieri
regionali e delle province di
Trento e Bolzano
Via bicameralismo
perfetto
Introdotti referendum
propositivi e di indirizzo.
Il quorum è il 50
per cento più uno
La funzione legislativa,
salvo alcune materie,
diventa competenza della
Camera dei Deputati
Il parlamento dovrà
esaminare in tempi certi le
leggi di iniziativa popolare
La legge di bilancio
è approvata solamente dalla
Camera dei Deputati
Ogni Regione elegge un
senatore tra i sindaci del
suo territorio. I senatori non
riceveranno indennità.
Ogni Regione avrà almeno
due senatori
Per i provvedimenti
più importanti il governo
potrà chiedere alla Camera
dei Deputati di effettuare
il voto di fiducia
in una data certa
Via le Province
Tagli e risparmi
Le Province scompaiono
dalla Costituzione italiana
Viene definitivamente
soppresso il CNEL
Commissariamento
di Regioni ed enti locali
in caso di grave dissesto
finanziario
Quota rosa
Equilibrio rappresentanza
di uomini e donne
Viene stabilito un tetto
agli stipendi del
presidente e dei singoli
consiglieri regionali
Tale principio dovrà
trovare anche riscontro
nelle leggi elettorali delle
singole Regioni
proccio dei politici chiamati a
votare su questioni etiche: senza
vincoli di partito, votando secondo coscienza.
Cercando, magari, di stempera-
re i toni, darci una misura e non
farci trascinare dalla foga. Siamo
davanti a un evento importantissimo, ma il 4 dicembre non finirà il
mondo e il 5 dicembre la vita con-
tinuerà. Se vincerà il Sì l’Italia non
diventerà una dittatura, se prevarrà il No il Belpaese non sprofonderà nella recessione più buia.
La migliore risposta che possia-
mo dare - specialmente noi, italiani che vivono all’estero - è quella
di votare in massa, dando il nostro
piccolo contributo all’identità politica dell’Italia di domani.
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