PDF Button - net:politics

Download Report

Transcript PDF Button - net:politics

4
SHARES
ShareTweet
“Le capacità di manipolazione sono aumentate a
dismisura con la diffusione dei social media che fungono da cassa di risonanza, distorcendo
quelli che sono i fatti reali. I social media danno spazio a fenomeni pericolosi che
confondono il nostro senso critico. Un esempio è stato strategia del terrore messa in atto
dalla grande macchina di propaganda dell’ISIS, che trova proprio la sua
ragion d’essere nei social media. Allo stesso modo, anche i fenomeni di razzismo seguendo
questo tipo di dinamiche possono diventare perfino “socialmente accettabili”. Negli ultimi
dieci anni abbiamo notato una manifesta ostilità soprattutto nei confronti del popolo ebraico
e dello stato di Israele, visto da molti come “il male del mondo” partendo addirittura dalla
negazione della Shoah, nonostante sia considerato reato! Il problema della crescita di
questo antisemitismo 2.0 genera un processo che porta soprattutto i giovani, manipolati
dalla dilagante disinformazione antisemita, a rimanere passivi davanti a un odio antiebraico
percepito come normale, quotidiano e legittimo.
Ci sono stati due grandi momenti in cui un barlume di speranza si riaccese nei confronti del
servizio straordinario che internet poteva offrire all’umanità per combattere disinformazione
e sconfiggere dittature: prima, il movimento iraniano Onda Verde, a cui, tuttavia, partecipò
solo una minoranza corrispondente alla borghesia colta, cosmopolita e competente nell’uso
dei media; seconda, la primavera araba del 2011, che vide implicate molte migliaia di
persone in Egitto, Tunisia e Libia. Ricordiamo tutti la grande manifestazione a piazza Tahir
dove migliaia di attivisti, grazie alla rete si riunirono e manifestarono contro Mubarak.
Quello è stato l’esempio che la comunicazione attraverso internet ha funzionato rovesciando
la dittatura. Ma è stato anche l’esempio di come solo la comunicazione non basti. Infatti al
rovesciamento della dittatura è subentrato il caos, caos di cui hanno approfittato i partiti
legati all’Islam radicale. Dunque la primavera araba ha fallito perché a monte mancava un
progetto politico organizzato capace di ristabilire l’ordine nelle istituzioni e nella società.
Insomma, internet senza un’adeguata cultura diventa un’innovazione mancata che rischia di
diventare strumento che diffonde odio, pregiudizi e ignoranza!”
Roma 23 novembre – Paola Ghedini al convegno Web2Society