Leggi la rassegna del 24 novembre 2016

Download Report

Transcript Leggi la rassegna del 24 novembre 2016

RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada Con una selezione di pochi articoli, la rassegna stampa di oggi mostra in quanti diversi modi, in quanti diversi ambiti vino, birra e altri alcolici possano comportare sofferenza umana. E, purtroppo, ce ne sono ancora molti altri. SARDINIAPOST Fetopatia alcolica, in Sardegna ogni anno 65 casi. “Ma la legge rimane inapplicata” http://www.sardiniapost.it/cronaca/fetopatia‐alcolica‐sardegna‐anno‐65‐casi‐la‐legge‐rimane‐
inapplicata/ In Sardegna di abuso di alcol si continua a morire. Quella che in gergo medico è chiamata Fetopatia Alcolica colpisce circa 65 feti all’anno, 650 sono invece gli aborti provocati da un uso smodato di sostanze alcoliche durante la gravidanza. (*) E tutto questo, nonostante l’esistenza di una legge regionale sulla prevenzione, che avrebbe potuto evitare patologie devastanti nei nascituri e che invece giace miseramente inapplicata nei meandri amministrativi della Regione. Per di più, i fondi previsti, 450mila euro per il triennio 2014/2016, non sono stati mai spesi. Giorgio Madeddu, medico di base e responsabile dell’associazione ‘Amici della Vita Sulcis’, da anni in prima linea nella lotta alle dipendenze e fautore della legge, punta il dito contro le inadempienze politiche: “Con l’approvazione della legge regionale nel 2014 eravamo convinti di aver raggiunto un risultato importante, che avrebbe proiettato in avanti, a livello nazionale, la Sardegna nel campo della prevenzione di questo tipo di patologia. E invece ci ritroviamo ancora a combattere con la mancata prevenzione che alimenta un impatto sociale devastante. Con una spesa davvero irrisoria, alcuni esami e una qualificata assistenza psicologica tesa al superamento dei pregiudizi sull’alcol, si potrebbe intervenire per tempo sulla donna ed evitare che un altro bambino infelice venga al mondo”. Le malformazioni, il rischio aborto e il parto prematuro correlati all’abuso dell’alcol sono, forse, le uniche azioni che possono essere prevenute. Eppure la Fetopatia Alcolica, ancora oggi, è ignorata da gran parte dei medici, irreperibile nei trattati di medicina e trascurata dai programmi universitari italiani. I danni causati dall’abuso di alcol in gravidanza (*) possono essere molto gravi e senza dubbio di tipo permanente. La vulnerabilità del feto durante i diversi periodi di sviluppo possono intaccare il sistema nervoso, il cuore, le braccia, le gambe e persino i genitali esterni. L’alcol etilico ingerito dalla madre viene prima assorbito dalle mucose intestinali, poi raggiunge il sangue, supera la placenta e aggredisce il bambino determinando gravi lesioni e malformazioni a carico degli organi. In Sardegna il fenomeno è tutt’altro che nuovo e nemmeno trascurabile. Perfino la direzione mineraria della Monteponi, già nel 1930, divulgò fra i minatori e la cittadinanza una locandina sui rischi legati all’abuso di alcol. “La Fetopatia Alcolica non è una malattia rara a dispetto della classificazione dell’Istituto Superiore di Sanità – conclude Giorgio Madeddu – merita attenzione, diagnosi precoci, investimenti e programmi di medicina preventiva. Tra le altre cose abbiamo chiesto che sulle bottiglie di alcolici venga stampato un logo in cui viene rappresentato il rischio da abuso di alcol in gravidanza. La stessa abortività alcol‐
correlata deve necessariamente essere ricercata e diagnosticata per poi affiancare le pazienti nella riflessione e, possibilmente, sostenerle in un percorso di vita che preveda future gravidanze responsabili. Ma soprattutto senza uso di sostanze alcoliche”. Carlo Martinelli (*) Nota: non esiste un uso “a modo” di sostanze alcoliche durante la gravidanza, ogni consumo è “abuso”. A parte questa terminologia discutibile, è un articolo eccellente, da divulgare. LA NUOVA FERRARA ascom disponibile a nuove regole «Siamo pronti a certificare i locali per tutelare i minori» E’ una lettera aperta alla città, al vescovo Negri, prefetto Tortora, questore Sbordone, sindaco Tagliani e assessore Serra, per non dimenticare il dirigente Ufficio scolastico, Desco e i vertci di Confcommercio, Sangalli e Rivolta. A loro si rivolgono direttore e presidente Ascom Ferrara, Davide Urban e Giulio Felloni, offrendo la massima disponibilità per risolvere il problema di droga e alcol nei locali ai minori. Una questione di assoluta attualità, in questi giorni, ancor di più ieri, celebrando la giornata nazionale della legalità. «E’ in questa occasione che vogliamo rendere pubblica questa lettera ‐ spiegano di vertici Ascom ‐, proprio per dare la nostra massima disponibilità a costruire insieme sin d'ora un percorso condiviso, che veda attività economiche e pubblici esercizi impegnarsi a fianco di istituzioni, organi di vigilanza e controllo, sistema scolastico e tutte le realtà associative educative per promuovere un consumo consapevole delle bevande alcoliche e il massimo rispetto della legge, in particolare del divieto di somministrazione di alcolici ai minori». Insomma, si muove la Ferrara del commercio, facendo molto di più: «Siamo anche disponibili a individuare tali attività secondo un protocollo che le identifichi e ne certifichi la qualità del servizio e l'attenzione ai giovani e ai minori». Ossia, come aveva detto il questore nei giorni scorsi, occorrono regole, nuove, per tutti. E Ascom ci sta. Anche perchè spiegano Urba e Felloni «ci ha molto colpito quanto accaduto in questi giorni riguardo alla giovanissima ragazza ricoverata a seguito dell'abuso di alcol». «Ci ha colpito innanzitutto ‐ aggiungono ‐ sotto il profilo educativo, poiché ogni adulto ha una responsabilità nei confronti dei giovani; questo per aiutarli nella loro crescita e nella loro avventura nel futuro». Ma non si fermano qui: «Un secondo aspetto ci tocca poi da vicino come rappresentanti del mondo economico, poiché tale episodio si è verificato all'interno di un pubblico esercizio del nostro centro storico. Pubblico esercizio giustamente sanzionato con la sospensione dell'attività». (*) Facendo il punto, spiegano che «siamo già intervenuti pubblicamente come Ascom, Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e Silb (Sindacato Italiano Locali da Ballo), sia a livello locale sia nazionale, per stigmatizzare l'accaduto e avanzare proposte per affrontare il tema». Perchè il «problema ‐ il consumo di alcol e sostanze stupefacenti da parte dei giovani ‐ c'è anche nella nostra città, e su questo dobbiamo seriamente interrogarci e attuare in tempi brevi delle misure concrete per intervenire in modo decisivo per contrastare qualsiasi abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti ed evitare le conseguenze che purtroppo ne derivano». (*) Nota: a un lettore di questa rassegna può sembrare ovvio. Ma che i vertici di Confcommercio dichiarino pubblicamente che è stato giusto punire il locale con la chiusura dell’attività mi pare importante. ESTENSE.COM Alcol a minori, Sert: “Fatto occasionale ma pericoloso” La dirigente Garofani: "Intervenire sulle famiglie e sulla scuola per prevenire il fenomeno" “E’ un fatto occasionale ma molto pericoloso”. Il caso della 13enne ricoverata in ospedale per aver consumato 18 shottini di vodka ha fatto suonare il campanello di allarme anche del Sert, il Servizi per le Tossicodipendenze con sede in via Mortara 14. “Non ci sono dati rispetto all’incidenza di questo fenomeno tra i ragazzini ma basta un solo caso per allarmarci perché è una situazione occasionale ma molto pericolosa – spiega la dirigente del Sert Luisa Garofani ‐. A preoccuparci non sono i numeri ma la gravità dell’episodio che incide su ragazzini, esposti a danni fisici e psicologici di cui non si rendono neanche conto”. Si sono registrati al Sert casi di uso o abuso di alcol tra minorenni? “Il nostro servizio di cura si occupa anche di minori ma mai di ragazzini così piccoli – replica Garofani ‐. I più giovani hanno 16 anni, una fascia diversa di consumatori che vengono al Sert non tanto per un problema con l’alcol quanto con le sostanze stupefacenti, principalmente cannabis e miscugli dal potenziale tossico notevole”. Dalla denuncia della madre della 13enne, che ha portato alla chiusura del Lobo Loco per aver servito alcolici a minori, sono scaturiti diversi giudizi più o meno consoni alla vicenda. L’amministrazione comunale ha confermato la linea espressa dal questore Antonio Sbordone per “dare battaglia al consumo di alcol da parte di bambini” mentre i genitori si sono detti esterrefatti per quello che fanno i propri figli quando escono la sera. “I genitori non devono farsi sorprendere, ormai è un fatto noto – commenta Garofani ‐. Spetta agli adulti far rispettare la legge ma, oltre a maggiori controlli nei confronti dei gestori dei locali, bisogna intervenire sulle famiglie e sulla scuola per una campagna di prevenzione”. OK SALUTE E BENESSERE Alcol responsabile di 700.000 casi di cancro all’anno L'allarme arriva dall'Oms. C'è troppa incoscienza tra le persone: l'alcol, a torto, non è socialmente considerato un alimento cancerogeno Il consumo di alcol ha causato più di 700.000 nuove diagnosi di cancro e circa 366.000 morti nel 2012, soprattutto nei Paesi ricchi. Queste le cifre rivelate dal Congresso Mondiale degli Oncologi di Parigi. In pratica si calcola che l’alcol sia direttamente responsabile per circa il 5% di tutti i nuovi casi di cancro. «Ancora una larga parte della popolazione non è a conoscenza del fatto che il cancro possa essere provocato dall’alcol – spiega Kevin Shield coautore dello studio dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc). Gli alcolici sono fortemente correlati alle nuove diagnosi di cancro al seno: sono più di uno su quattro di tutti i casi di cancro attribuibili all’alcol, seguito dal cancro al colon che ne rappresenta il 23 per cento. Per il cancro alla mammella in particolare è scientificamente provato che «il rischio sale con l’aumento delle dosi», come ricorda proprio Shield. Nelle analisi delle morti per cancro a causa dell’alcol si è misurato che il più fatale è quello all’esofago, seguito da quello al colon. Lo IARC, l’agenzia che si occupa di cancro per l’Organizzazione Mondiale della Salute, ha messo l’alcol nella prima lista delle sostanze carcinogene, che significa che è direttamente responsabile dello sviluppo di alcuni tumori, anche se il meccanismo di azione non è ancora del tutto chiaro. Globalmente il peso è più alto in Nord America, Australia ed Europa, particolarmente nei Paesi occidentali, anche se purtroppo le nazioni in via di sviluppo stanno copiando questa abitudine che in moltissimi casi si rivela letale. Per l’Oms un forte bevitore è un uomo che beve più di 15 bicchieri alla settimana, mentre per le donne chi beve più di 8 bicchieri. Francesco Bianco WINENEWS Il Ceev ‐ Comitée Europeén des Entreprises Vins, e la Scotch Whisky Association, ricorrono alla Corte Suprema del Regno Unito per stoppare la proposta del Governo scozzese di imporre un prezzo minimo per unità alcolica su vino, birra e spirits Come avevamo scritto un mese fa, la Corte di Giustizia scozzese ha dato il via libera alla proposta del Governo presieduto dal laburista Ken Macintosh, nonostante le rimostranze della Federación Española del Vino e del Comité Européen des Entreprises Vins, di imporre un prezzo minimo per ogni unità di alcol. Una legge del genere, del resto, non riguarda solo il mondo del vino, ma anche, se non maggiormente, quello degli spirits: ecco perché il fronte comune tra l’industria enoica europea, rappresentata dal Ceev ‐ Comitée Europeén des Entreprises Vins, e la Scotch Whisky Association, l’associazione dei produttori di whisky di Scozia, non sorprende, così come non sorprende il ricorso, presentato congiuntamente, alla Corte di Suprema del Regno Unito, come racconta il magazine Uk “Decanter” (www.decanter.com ). Alla base, c’è la solita obiezione: il prezzo minimo, che porterebbe una bottiglia di vino a costare non meno di 5 sterline, è considerato da produttori e commercianti una limitazione alla libertà d’impresa. Ma a fare la differenza potrebbe essere un’altra circostanza, ossia il fatto che il diritto di legiferare del Governo scozzese non abbraccia ogni campo, e sarà solo la Corte Suprema di Londra a decidere, con la Brexit che incombe, e le minacce secessioniste di Edimburgo pronte a riprendere vigore. TP24.IT Incidente mortale a Marsala. Giovane di Salemi condannato per omicidio colposo Una condanna e un’assoluzione nel processo che, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Marsala, Matteo Giacalone, vedeva imputati due giovani salemitani a seguito dell’incidente stradale in cui, la notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre 2011, in contrada Dara, perse la vita il 23enne salemitano Mario Palermo. La vittima, con due amici, tra i 19 e i 20 anni, anche loro di Salemi, allora tutti ricoverati con prognosi riservata sulla vita all'ospedale San Antonio Abate di Trapani, era su una Volkswagen Golf che, probabilmente per l’alta velocità, sbandò e si ribaltò, andandosi a schiantare prima contro alcune palme e poi un palo della luce. Per quell’incidente sono stati processati i salemitani Fabio Profera, di 24 anni, che era alla guida della Volkswagen, e Pietro Lo Castro, di 25. Il primo è stato condannato a tre anni e 8 di reclusione per omicidio colposo, nonché a un anno di arresto e 3500 euro di ammenda per guida in stato di ebbrezza alcolica. Lo Castro, accusato solo di gara illegale di velocità tra auto, è stato, invece, assolto. A difendere Lo Castro è stato l’avvocato marsalese Carlo Ferracane, mentre legale di Profera è l’avvocato Giuseppe Ferro di Gibellina. Pm è stata Ignazia Uttoveggio. Dal processo è emerso che quella notte non vi fu una corsa tra auto, ma probabilmente fu un’altra auto, mai identificata, a immettersi improvvisamente sulla strada e a far sbandare la Golf. Il gruppo di ragazzi salemitani era diretto a una festa alla Sala Armony. Già nel 2006, Mario Palermo era rimasto coinvolto in un incidente stradale mortale. In quel caso, sull’autostrada A29 all’altezza di Gallitello. CORRIERE ADRIATICO Fabriano, ubriaco tenta di strangolare la moglie davanti al figlio: arrestato FABRIANO – Notte da incubo per una donna ed il suo piccolo, vittime delle intemperanze di un marito bevitore e violento. Che ha finito le sue prodezze con le manette. Ubriaco picchia la moglie davanti al figlio minorenne in lacrime, e le grida della donna richiamano l'attenzione di alcuni passanti, che telefonano al 113. È successo a Fabriano, in un appartamento del centro storico abitato da una famiglia africana. Due pattuglie delle volanti giunte sul posto hanno bloccato e arrestato l'aggressore, un nigeriano di 36 anni, dopo aver sfondato la porta d'ingresso. La donna è stata trovata con i vestiti strappati e il volto devastato dalle ecchimosi. Ai poliziotti ha raccontato che il marito era tornato a casa ubriaco, l'aveva aggredita e aveva tentato di strangolarla prima di prenderla a calci e pugni. Per l'uomo è scattato l'arresto con l'accusa di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia. Già in passato la moglie era dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso, sempre negando però di essere vittima di violenze domestiche. Il Commissariato aveva comunque avviato un'indagine e informato i Servizi sociali ANSA Ubriaca contromano su A24, fermata Polstrada le ritira la patente (ANSA) ‐ ROMA, 24 NOV ‐ Ubriaca al volante della sua auto, ha imboccato contromano il tronchetto dell'A24 a Roma. La donna, una 26enne romana, è stata bloccata dalla polizia stradale. Mancava poco alla mezzanotte quando gli agenti della Sottosezione di Roma Est, subito dopo l'uscita della galleria Pittaluga, in direzione Roma, sono stati abbagliati dai fari di una macchina che si avvicinava contromano sulla stessa carreggiata. Gli agenti hanno azionato i lampeggianti e le sirene e si sono posti davanti all'auto, bloccando la pericolosa retromarcia che la conducente, evidentemente accortasi dell'errore, stava tentando di effettuare. A quel punto, dopo averle fatto invertire la marcia, gli uomini della polizia stradale hanno proceduto al controllo di conducente e veicolo. Alla giovane donna, che è risultata positiva all'etilometro con un tasso alcolemico al di sopra del limite consentito, è stata ritirata la patente di guida mentre l'auto è stata sottoposta a fermo. IL FATTO VESUVIANO Alcol proibito a Poggiomarino: c’è chi si organizza portando birra e drink da casa “Fatta la legge, trovato l’inganno”, ed anche se non si tratta di vera e propria legge, ma di semplice accordo per evitare problemi, c’è chi già sta attuando le prime contromosse. Il “proibizionismo” del centro di Poggiomarino viene dunque combattuto dai “consumatori finali”, da quelle comitive di extracomunitari per cui i locali tra piazza De Marinis e viale Manzoni hanno deciso di non vendere più alcolici dopo le 20 e per tutto il resto della serata e della notte. Nel mirino particolarmente una comitiva di nordafricani che frattanto si sta organizzando per non farsi mancare da bere quando i bar e le altre attività commerciali ancora aperte non distribuiranno più birre o drink. Insomma, cosa c’è di più semplice che portarsi in strada le bevande direttamente da casa? Ed in molti, di quel gruppo finito sotto il bersaglio della legge, stanno facendo proprio così: spesa al supermercato, bottiglie e lattine in frigorifero tutta la giornata e poi il consumo sul marciapiede, quello solito o un altro. Al momento, però, c’è da dire la verità che la quantità di alcol consumata con questa modalità non ha portato a comportamenti fuori luogo come invece avvenuto in precedenza, quando mettendo mani al portafogli si poteva alzare il gomito in maniera ininterrotta. Adesso, infatti, quando le scorte sono concluse non c’è altra alternativa se non smettere. Insomma, se da un lato l’accordo stretto tra i commercianti della zona ed il comandante della stazione locale dei carabinieri, il maresciallo Andrea Manzo, sembra facilmente aggirabile, dall’altro comincia a produrre qualche effetto, visto che da qualche giorno i residenti dell’area non si sono lamentati di risse, schiamazzi, atti osceni in luogo pubblico e danneggiamenti di autovetture come invece accaduto molto spesso prima del “patto”. La città, sulla scelta, sembra intanto dividersi. LIBERTA.IT Cento trattamenti sanitari obbligatori nel 2016. Droga e alcol tra le cause Schizofrenia, disturbi di personalità, agitazione psicomotoria, volontá suicidaria, deliri, allucinazioni. Sono tante le motivazioni che giustificano l’applicazione del TSO, trattamento sanitario obbligatorio, che scatta nel caso in cui la persona non abbia la consapevolezza della necessità delle cure. Dopo la proposta di due medici e la convalida del sindaco scatta l’ordinanza con la quale le forze dell’ordine intervengono per portare il paziente in ospedale. Sul nostro territorio sono stati effettuati un centinaio di trattamenti nel 2015. Un numero in linea con i dati del 2016. Schizofrenia, dissociazioni della personalità e disturbi dell’umore sono le diagnosi piú frequenti. Nel 30% dei casi l’abuso di sostanze stupefacenti e alcol ha un impatto fondamentale.