La casa passiva si fa spazio nel Salento e mette ko il

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La casa passiva si fa spazio nel Salento e mette ko il
cemento
Categoria: Edilizia Bio | Scritto da Andrea Ballocchi il 28 November 2016.
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02def I criteri costruttivi tipici della passiv haus tedesca sono perfettamente esportabili in clima mediterraneo, potendo contare sulle
proverbiali prestazioni energetiche e un eccellente comfort abitativo. L’esempio più recente è l’edificio progettato e realizzato a Oria
(Brindisi) dal locale studio di architettura e ingegneria Insite Studio, sviluppato in collaborazione con Rubner, storica leader nel settore
delle costruzioni in legno. Ne parliamo con i progettisti e curatori: Alessio Carbone, architetto e direttore dei lavori; Simona Erario,
ingegnere; Luigi Cappelli, architetto e coordinatore della sicurezza sul cantiere. Quali sono state le sfide tecniche affrontate
durante la progettazione e costruzione? Il progetto, in collaborazione sinergica con Rubner, ha esaltato il valore degli architetti perché
tutto ciò che è stato da noi ideato e messo su carta doveva essere poi perfettamente eseguibile con il beneplacito della Rubner, non
lasciando così margini d’improvvisazione. La qualità dell’opera è così esaltata al massimo proprio grazie alla combinazione tra un’attenta
progettazione seguita poi con attenzione dai professionisti dell’azienda di Chienes (Bz). Ciò ha reso possibile una perfetta aderenza tra
l’idea e la sua realizzazione pratica. Lavorare con Rubner semplifica tutto, i tempi realizzativi si accorciano grazie alla modalità di
esecuzione dei moduli offerti dall’azienda che, tra l’altro, offre svariati stimoli all’architettura contemporanea. La possibilità di avere un
interlocutore unico ci ha facilitato enormemente il lavoro. Come si è concretizzata la collaborazione con Rubner? L’abbiamo proposta
noi al committente ed è presto divenuta fonte di curiosità e d’interesse da parte dei concittadini e del territorio. È stato anche un modo per
raccontare una maniera diversa di realizzare un edificio in maniera brillante, efficace, adottando materiali con una grande storia alle spalle.
La nostra intenzione è proporlo ancora, facendo in modo che diventi quanto più possibile la norma della nostra attività progettuale.
Come è stato possibile mantenere l’uniformità col tessuto urbanistico circostante, data la sua posizione centrale nel paese? La
concezione base di Insite Studio è proporsi come elemento di rottura all’interno del territorio, non tanto rispetto alla tradizione costruttiva
quanto a quella edilizia prodotta a partire dagli anni Sessanta in poi, molto discutibile, che ha invaso le periferie e ha circondando i nostri
bellissimi centri storici. La “Passive house 1.0” è in grado di guardare a quel passato in cui si utilizzavano materiali più a misura d’uomo,
eliminando il più possibile l’uso del cemento e tutti quei materiali di cui si è abusato negli ultimi quarant’anni, creando un edificio in grado di
relazionarsi con il centro storico, esaltandone le caratteristiche di vivibilità e di funzionalità abitativa. Veniamo agli aspetti più tecnici: che
tipo di sistema costruttivo è stato utilizzato per l’involucro e la copertura? L’involucro è concepito per essere realizzato con materiali
naturali, struttura in legno lamellare e cappotto in sughero (spesso 8 cm), che consentono di avere murature esterne con valori di
trasmittanza U pari a 0.17 W/mqK e solaio di copertura con trasmittanza U di 0.13 W/mqK; valori molto inferiori agli attuali limiti normativi.
Le pareti di legno sono a telaio, con uno spessore di 18 cm al cui interno è presente un materassino in fibra di legno cui si aggiunge il
doppio elemento di fibrogesso e all’esterno il cappotto in sughero, a volte intonacato a volte rivestito con lana di legno a vista. Per la
copertura, invece, al di sopra della parte strutturale realizzata in legno lamellare d’abete è stato adottato un sistema in EPS capace di
garantire, anche in questo caso, prestazioni molto elevate: si parla di un valore U 0,13, molto bassa quindi, ma ancora più importante è il
valore di sfasamento termico, pari a 19 ore. S’intende per sfasamento termico l’arco di tempo che serve all’onda termica per fluire
dall’esterno all’interno attraverso un materiale edile. Maggiore è lo sfasamento, più lungo sarà il tempo di passaggio del calore all’interno
dell’edificio. Infine è stato previsto in copertura, al di sopra della guaina impermeabilizzante, un trattamento in superficie bianca proprio per
garantire in regime estivo la riflessione dei raggi solari e quindi diminuire l’assorbimento di calore. Anche per il calpestio dell’abitazione è
stato adottato lo stesso materiale, per garantire un importante isolamento. Oltre al legno, quali materiali sono stati utilizzati per
realizzare la casa passiva di Oria? Nella realizzazione trovano spazio materiali riciclabili al 100%: fibrogesso, gesso, alluminio, calce alla
base dell’intonaco, vetro oltre, naturalmente, al legno. Quali sono stati i tempi di realizzazione? La casa è stata approntata in due giorni,
dall’inizio del cantiere, più un’altra manciata di giorni per completare i rivestimenti esterni e le guaine superiori per la sua
impermeabilizzazione. In totale ci è voluta una settimana. Quali soluzioni avete adottato per l’impianto di riscaldamento e di
raffrescamento? L’involucro ha caratteristiche di isolamento termico e acustico tali da rendere necessario l’impianto di
riscaldamento/raffrescamento solo quando realmente necessario, vale a dire nei giorni più estremi, in termini di temperatura, nella stagione
estiva e invernale. Per il condizionamento è stato utilizzato un impianto a soffitto con la suddivisione in due zone: giorno e notte, con un
sistema a pompe di calore alimentato da un impianto fotovoltaico installato in copertura. Per l’acqua calda sanitaria è stato adottato un
impianto solare termico (anch’esso posizionato in copertura) alimentato da bollitore (installato nel piano interrato) con ricircolo a
circolazione forzata. Nell’ambiente interno trova spazio anche un sistema di ventilazione meccanica controllata che garantisce il comfort
interno. Nella facciata c’è spazio sia per il legno che per il vetro. Quali ragionamenti sono stati fatti per la loro scelta? Per quanto
riguarda la facciata, il colore predominante è il bianco, in pieno stile mediterraneo. L’adozione delle vetrate è anche per integrare lo spazio
esterno, in questo caso il giardino e la piscina, per farne parte degli interni. Le parti rivestite in legno nero servono a evidenziare il racconto
del legno, il cui utilizzo altrimenti non si sarebbe percepito. Per le vetrate è stato utilizzato un triplo vetro basso emissivo, prevedendo una
schermatura, a est e a ovest, con aggetti in rado di proteggere dal sole che sorge e al tramonto. L’orientamento della casa è stato pensato
per assecondarne le sue funzioni vitali. E in tema di certificazione? L’edificio è certificato ClimAbita ecolife® che, oltre a garantire le
prestazioni energetiche dell’edificio, intende garantire anche il ciclo naturale degli elementi utilizzati in cantiere. In una terra, quale quella
del Salento, caratterizzata da facciate in pietra, questo materiale è possibile riproporlo in abbinamento con il sistema costruttivo
Rubner? Certo. Può convivere piacevolmente per soluzioni interessanti. D’altronde, abbiamo già conoscenza di modelli Rubner nella
campagna salentina che combinano legno e pietra con risultati davvero affascinanti. Clicca per le schede tecniche di pareti e solaio di
copertura.
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L'autore: Andrea Ballocchi
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Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali
e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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