Amministrazione Trump: in cammino, a destra

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Amministrazione Trump: in cammino, a destra | 1
venerdì 18 novembre 2016, 18:45
Esteri: il Punto
Amministrazione Trump: in cammino, a destra
Mike Pompeo direttore CIA, Michael Flynn Consigliere alla Sicurezza Nazionale, Jeff Sessions Attorney General
di Redazione
Si è chiusa oggi l’ultima visita in Europa del Presidente americano uscente Barack Obama con un incontro con i vertici dei
principali Paesi europei -Angela Merkel, Theresa May, Mariano Rajoy, Matteo Renzi e Francois Hollande-, sbarcati a
Berlino di buon mattino preoccupati per il futuro delle relazioni transatlantiche e della Nato dopo la vittoria di
Donald Trump. In agenda: la gestione del fenomeno migratorio, lotta al terrorismo, relazioni con la Russia e
futuro del Ttip, l'accordo di libero scambio e di investimento fra Stati Uniti ed Europa. I leader degli Stati Uniti e dei cinque
Paesi europei hanno concordato, si spiega in una nota della Casa Bianca, sulla «necessità di continuare a lavorare insieme
sull'agenda transatlantica, soprattutto per stabilizzare il Medio Oriente e il Nord Africa e per assicurare una soluzione
diplomatica dei conflitti in Siria e in Ucraina orientale». I sei hanno inoltre sottolineato l'importanza di «proseguire la
cooperazione attraverso le istituzioni multilaterali», tra cui in particolare la Nato. Obama si è detto fiducioso che, «anche in
un momento di grande cambiamento, i valori democratici hanno fatto di più per far avanzare la libertà umana e il progresso
di qualsiasi altro sistema nella storia e continueranno a farlo in futuro». Sulla Siria il Presidente uscente ha sottolineato che
una de-escalation e una soluzione diplomatica al conflitto «sono le uniche vie percorribili» per porre fine alla sofferenza della
popolazione e prevenire un'altra crisi migratoria. Al tavolo si è anche discusso di Libia e delle iniziative in corso per gestire
l'immigrazione, «concordando sulla necessità di mantenere le attuali attività, anche attraverso la cooperazione Nato-Ue nel
Mar Egeo e nel Mediterraneo». Per gestire i fenomeni migratori nell'Ue «abbiamo un estremo bisogno di una
solidarietà condivisa. Da diversi anni cerco di spiegare una cosa, a volte con più successo altre volte con meno: non è un
problema che possiamo lasciare sulle spalle dell'Italia e della Grecia, solo perché si trovano nel Mediterraneo», ha detto il
presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, più o meno nelle stesse ore della riunione berlinese parlando
alla Libera Università di Bolzano. L'Italia, continua Juncker, «sta facendo enormi sforzi per affrontare l'arrivo di così tanti
profughi, e lo sta facendo anche bene. Non possiamo dire che in Europa arrivano 400mila persone, arrivano a Lampedusa e
a questo punto 'pensateci voi'. No, bisogna essere solidali, anche nella distribuzione della responsabilità
dell'accoglienza dei profughi». Esattamente quanto alcuni Paesi europei respingono, incontrando l'opposizione dei Paesi
che si trovano più o meno nelle stesse condizioni dell'Italia. Ieri sera è sfumato il tentativo opposto, quello della 'solidarieta'
flessibile. I Ministri degli Interni dell'Ue sono divisi sul principio della cosiddetta 'solidarietà efficace' o
'solidarieta' flessibile' ('effective solidarity') che consente agli Stati membri di scegliere su base volontaria se e
quanti migranti accogliere. La proposta di 'solidarieta' flessibile, contenuta nel documento redatto dalla presidenza
slovacca del Consiglio Ue, è stata l'oggetto della cena informale dei rappresentanti dei governi dei Ventotto di ieri sera. Il
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/amministrazione-trump-in-cammino-a-destra/
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principio di 'effective solidarity' rientra nel dibattito politico in atto circa la riforma del Trattato di Dublino, l'insieme di norme
che regolano il sistema di asilo europeo. Nel corso della cena, infatti, non sarebbe emerso il consenso attorno alla proposta
slovacca. Oltre all'Italia, anche Cipro, Malta, Grecia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo avrebbero detto 'no' a una gestione
del fenomeno migratorio secondo questo principio. Vengono segnalate anche le riserve tedesche, e la Spagna come decisa a
seguire la Germania. Ultima destinazione da Presidente, per Obama, sarà Lima. In Perù Obama parteciperà domani al
vertice dell'APEC, l'Asia-Pacific Economic Cooperation, un gruppo di 21 Paesi affacciati sull'Oceano Pacifico. Vertice
all’insegna dell’ambizione della gran parte dei partecipanti ad essere pure gran parte di loro, come gli europei, rassicurati
sulla presidenza Trump. Filo conduttore del vertice, infatti, la globalizzazione e la liberalizzazione dei mercati,
esattamente l’opposto del programma di Trump. Secondo alcuni osservatori c’è da capire se sarà l'ultimo vertice dell'era
della globalizzazione o il primo del riflusso postmondialista. La virata protezionista che il Presidente Trump ha fatto capire di
voler imprimere alla principale economia del mondo, con conseguenze ancora tutte da valutare, sarà infatti al centro dei
lavori dei vertici, ma, secondo osservatori locali, APEC potrebbe scegliere di tenere ben ferma la barra sulla
liberalizzazione e l’integrazione del mercato, anche a costo di andare avanti senza quei Paesi (USA in primis) che
volessero ripiegare sul protezionismo e non fossero più disponibili a portare avanti il FTAAP - Free Trade Area of the AsiaPacific. A Lima Trump non ci sarà. Il Presidente eletto è rimasto a New York a costruire la sua squadra di Governo. Tre nomi
oggi hanno monopolizzato l’attenzione. Trump ha nominato direttore della Cia il deputato Mike Pompeo. Deputato
repubblicano del Kansas, 53 anni, membro del Tea Party, che aveva inizialmente sostenuto la candidatura di Marco Rubio
alle primarie; più tardi, ha avuto un ruolo centrale nel preparare il futuro vicepresidente, Mike Pence, per il dibattito contro
il democratico Tim Kaine, vice di Hillary Clinton. Pompeo è membro della Commissione d'intelligence della Camera;
grande sostenitore del Patriot Act, la legge voluta per espandere il potere dei corpi di polizia e di spionaggio, e della raccolta
indiscriminata di dati da parte della National Security Agency, la cui rete di sorveglianza è stata svelata da Edward Snowden.
Pompeo è stato molto critico nei confronti dell'Amministrazione Obama per l'accordo sul nucleare iraniano ed è
stato spesso criticato per la sua retorica contro i musulmani. Sempre oggi, Trump ha nominato a Consigliere per la
Sicurezza Nazionale Michael Flynn, generale a riposo di grande esperienza, molto discusso per le sue posizioni filo
Russia e anti-Islam, a favore dell'estradizione di Fetullah Gulen, il religioso turco che vive in Pennsylvania ed è stato
accusato dalle autorità turche di aver fomentato il golpe della scorsa estate. Flynn era stato scelto da Obama nel 2012 per
guidare la Defense Intelligence Agency, l'intelligence militare, ma fu costretto a lasciare l'incarico nell'agosto del 2014 per
tensioni e divergenze con la Casa Bianca. Jeff Sessions sarà il nuovo Attorney General degli Stati Uniti (colui che
guida il dipartimento della Giustizia) nella futura Amministrazione Trump. Ex procuratore generale dell'Alabama e
procuratore federale, è noto per le sue posizioni oltranziste. Tra i più conservatori al Congresso, con dure posizioni sulle
questioni dell'immigrazione e sulle politiche fiscali. Sessions si oppone a ogni possibilità di cittadinanza per gli
immigrati senza documenti ed è un entusiasta sostenitore della costruzione di un muro al confine con il
Messico. Sul lato opposto dell’Oceano, in Francia, uno dei Paesi che potrebbe seguire gli Stati Uniti nella virata a destra,
domenica si terrà il primo turno delle primarie del centrodestra in vista delle presidenziali del 23 aprile e del 7
maggio. Sette i candidati che prenderanno parte alle primarie del centro-destra in programma per domenica e per il 27
novembre in vista delle elezioni presidenziali francesi della prossima primavera. Sulla linea di partenza si schiereranno Alain
Juppé, Nicolas Sarkozy, Bruno Le Maire, François Fillon, Jean-François Copé, Nathalie Kosciusko-Morizet e JeanFrédéric Poisson. Tre i favoriti, per altro non molto distanziati fra loro: l'ex premier Alain Juppé, l'ex capo di Stato Nicolas
Sarkozy e un altro ex premier, Francois Fillon, in netta rimonta. L'incognita principale è la partecipazione a queste
primarie, le prime nella storia della destra, per le quali si prevedono tra i 2 e i 4 milioni di elettori. Alcuni ufficiali
turchi della Nato hanno chiesto asilo nei Paesi in cui lavorano dopo il tentativo di golpe in Turchia dello scorso
15 luglio. Lo ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, durante una conferenza a Bruxelles. «Alcuni
ufficiali turchi che lavorano nella struttura di comando della Nato hanno chiesto asilo nei Paesi in cui lavorano». Stoltenberg
non ha fornito dettagli, ma ha aggiunto che ci sono stati «vari cambiamenti nella struttura di comando in cui il personale
turco è stato avvicendato». In Turchia, come confermato ieri dal Ministero della Difesa Fikri Isil, più di 20mila i soldati e
allievi delle scuole militari sono stati congedati o espulsi nell'ambito della colossale epurazione che ha colpito anche le Forze
Armate dopo il fallito colpo di Stato. Tutti sono accusati di legami con Fetullah Gulen, il predicatore che il governo di Ankara
indica come l'ispiratore del fallito colpo di stato. Nei giorni scorsi l'agenzia di stampa tedesca 'Dpa' aveva riferito di un
numero imprecisato di militari turchi di stanza nella base Nato di Ramstein, e loro familiari, che hanno chiesto asilo in
Germania. Nella base Nato sono dispiegati circa 500 militari, tra i quali una trentina di turchi. Da considerare che oltre
4.400 cittadini turchi hanno presentato domanda di asilo in Germania dall'inizio del 2016, oltre il doppio
rispetto all'anno precedente, con un tasso d'incremento che è andato ancora più aumentando dopo il fallito colpo di
Stato del 15 luglio. Più in dettaglio, l'Ufficio federale per l'Immigrazione e i Rifugiati ha annunciato di aver ricevuto al 31
ottobre 2016 gia 4.437 richieste di asilo politico da parte di persone con nazionalità turca, contro appena 1.767 nell'intero
2015.
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