Obiettivo: portare tutto il combustibile da rifiuto alla

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GENTE VENETA | Attualità
Venerdi, 18 Novembre 2016
Obiettivo: portare tutto il combustibile da rifiuto
alla "Palladio" dell'Enel
L'obiettivo non è un nuovo inceneritore a Fusina. E', invece, vendere tutto il Css, il combustibile
prodotto dai rifiuti, alla centrale Enel "Palladio", che dista poche centinaia di metri dall'impianto
di trasformazione di Veritas.
Ha questo volto la questione del Css, attorno a cui si è molto discusso nelle settimane scorse,
quando qualcuno ha lanciato l'allarme ipotizzando un progetto dell'azienda pubblica dei rifiuti
per tornare indietro nel tempo: è da poco più di un anno e mezzo, infatti, che il vecchio
inceneritore di Fusina è stato spento; e aprirne uno nuovo fa storcere il naso.
L'idea dell'azienda è questa. Prendiamo l'esempio del 2015: l'anno scorso sono state prodotte
78mila tonnellate di combustibile, lavorando la spazzatura indifferenziata del bacino di Veritas.
Di queste, 52mila sono state vendute all'Enel, che le ha bruciate per produrre energia elettrica,
miscelandole con il carbone nelle vicina centrale "Palladio".
Tutto ciò producendo anche alcuni sostanziosi vantaggi per entrambe le parti.
Il primo è per Veritas. Oggi le 52mila tonnellate annue trasferite alla "Palladio" producono un
ricavo. Vengono cioè comprate da Enel, che versa a Veritas circa un milione di euro.
Le 28mila tonnellate non assorbite da Enel sono state invece inviate ad altri impianti, in Italia e
all'estero. Si tratta soprattutto di cementifici, ma anche di altre centrali elettriche. La differenza è
che queste 28mila tonnellate non hanno prodotto ricavi, ma costi. Si tratta di 1,8 milioni di euro
l'anno, dovuti ai trasporti e al fatto che anziché pagare - per avere il Css - gli altri esigono di
essere pagati.
Insomma: 1,8 milioni di euro di costi potrebbero azzerarsi e diventare mezzo milione di ricavi
nonché un vantaggio ambientale (se non altro perché si ridurrebbero i trasporti). A patto che
tutto il Css sia consumato "a chilometri zero".
Ma i vantaggi ci sono anche per l'Enel. Il primo è che il combustibile da rifiuto costa meno del
carbone, la materia prima principale, usata per le caldaie della "Palladio". Il Css viene miscelato
in misura del 5% del totale (ma si può arrivare al 10%) e già questo contribuisce a limare il
costo, per unità, dell'energia prodotta.
Il secondo vantaggio sta nel fatto che, grazie al Css, la centrale stessa è più "green". Essendo il
Combustibile solido secondario, infatti, considerato una fonte rinnovabile, il Gse, l'istituzione
pubblica che promuove l'uso delle rinnovabili, ne incentiva l'uso, a tutto vantaggio dei conti di
Enel.
Ed essendo la "Palladio" l'unica centrale termoelettrica italiana in cui Enel usa anche
combustibile da fonti rinnovabili, accrescendone l'uso l'azienda migliorerebbe il suo look
"verde".
Cosa osta, allora, a che tutto ciò avvenga? Due passaggi. Il primo è che Enel stessa chieda il
benestare del Ministero per poter accrescere la quantità di Css da acquistare e bruciare.
Il secondo è, forse, un battere i pugni a Roma. Perché così avvenne, anni fa, quando si avviò il
conferimento del Css alla "Palladio". Per ottenere il sì del ministero competente andò a Roma
l'allora sindaco Massimo Cacciari che, stizzito per le lungaggini, alzò la voce e fece di colpo
accelerare le pratiche di autorizzazione.
Anche oggi si porrà un problema di autorizzazione ministeriale da superare. E allora forse è
venuto il turno del sindaco Luigi Brugnaro di raccogliere il testimone: potrebbe cioè emulare con
efficacia il suo predecessore, appassionandosi e alzando un po' i toni per avere in fretta il sì
romano. Riuscendoci, darebbe un bell'aiuto ai conti dell'azienda pubblica dei rifiuti e un benefico
apporto all'ambiente.
Giorgio Malavasi
Tratto da GENTE VENETA, n.43/2016
Articolo pubblicato su Gente Veneta
http://www.genteveneta.it/public/articolo.php?id=8899
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