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SPORT IN
ONA
a cura di Roberto Braghiroli
a cura di Lorenzo Meyer e Mauro Raimondi
I derby del 20 novembre
ella prossima giorN
nata di campionato
andrà in scena il derby
più giocato e prestigioso
d’Italia: quello di Milano,
naturalmente. Sarà il
217° in competizioni ufficiali, e noi ci siamo chiesti quanto erano stati
quelli disputati il 20 novembre nel secondo dopoguerra. Così, come
amiamo fare da sempre,
siamo andati indietro nel
tempo e ne abbiamo scovati tre, che abbiamo voluto dedicare ad altretErnersto Pellegrini
tanti grandi del mondo
del calcio italiano.
La prima volta fu nel 1960. E questo 133° derby lo abbiamo intitolato a colui che quel giorno esordiva in una stracittadina
che per quasi vent’anni lo avrebbe poi visto come indiscusso
protagonista: Gianni Rivera. Smilzo e con i capelli a spazzola,
sulle spalle i suoi miseri 17 anni (sì, proprio così), il futuro capitano del Milan si schierò a centrocampo a salutare il pubblico insieme a Buffon e Ghezzi, Picchi e Angelillo, Cesare Maldini, Bolchi e Trapattoni, Corso e Altafini, Salvadore e Guarneri,
Firmani e Lindskog, tutti ottimi giocatori al termine o all’inizio
di una carriera comunque da ricordare.
Chissà, se Rivera sapeva di essere un predestinato? Probabilmente sì. Anche se, in verità, il suo esordio fu doppiamente
negativo. Lui, infatti, dopo 23’ venne colpito duro da Bolchi e
scomparve dalla gara, probabilmente intimidito dall’omone
che lo curava. E il Milan perse per 1-0 a causa di un tiro di
Picchi da fuori area al 44’, complice un Ghezzi che si tuffò in
ritardo forse aspettando un traversone. Tuttavia, il Golden
boy avrebbe avuto tempo di rifarsi.
Il secondo derby caduto il 20 novembre (1966) desideriamo invece dedicarlo all’immenso Gianni Brera, inimitabile e insuperabile scrittore di calcio il quale, con “Il Milan ha perso il derby:
evviva il Milan!”, iniziava il suo pezzo in occasione della 147°
stracittadina, vinta dall’Inter per 1-0.
Davvero impagabile, il suo articolo: una gioia per chi ama leggere di calcio. A partire del titolo, “Derby folle a S. Siro: il Milan lo
domina a vuoto e perde”, che riassumeva l’andamento di una
partita comandata dai dei rossoneri incapaci di realizzare almeno una delle otto (!) palle gol costruite. Mentre i neroazzurri, che
per il giornalista difficilmente avrebbero potuto giocare peggio,
erano passati solo grazie a un tiro di Mazzola deviato da Maddè
al 29’30’’ (proprio così, con minuto e secondi) della ripresa.
Il Maestro, inoltre, si dichiarava contento della vittoria
dell’Inter perché un pareggio sarebbe stato inutile a entrambe. Il punteggio del campo, infatti, permetteva ai
neroazzurri di restare in corsa per lo scudetto (che
avrebbero perso all’ultima giornata nella fatal
Mantova a vantaggio della Juventus). Ma nel
caso, avrebbe ugualmente gioito per un suc-
cesso del Milan (che sarebbe così rientrato nel giro scudetto), perché “sono
lombardo e le squadre della mia capitale mi sono
entrambe care”.
Motivi di spazio non ci
permettono di citare tutte le perle del’articolo apparso su “Il Giorno”. Ma
oltre a raccomandarvi di
acquistare - o farvi regalare per Natale - il libro
“Gianni Brera, Derby!”
(ultima edizione quella
della Book Time nel
2015), impossibile non citare la premonizione riguardante il Milan che
con “un paio di innesti sapienti tornerà a lottare da protagonisti”: i rossoneri, difatti, l’anno dopo con Rocco in panchina
e qualche acquisto (Cudicini, Malatrasi, Hamrin, Prati)
avrebbero vinto lo scudetto e la Coppa delle Coppe, aprendo
un ciclo memorabile.
Un’altra chicca il riferimento agli insulti che i tifosi milanisti
avevano urlato a Lo Bello e che lui, una volta intervistato, aveva
sostenuto di non avere sentito: “Accidenti che orecchie”, il fantastico titolo del Gioannbrerafucarlo, che tuttavia prese le difese
della giacchetta nera (come, del resto, faceva con ogni arbitro).
E poi, Mazzola “è matto e gioca da solo”, Domenghini “ha dato
noia a tutti”, Rosato è “pratico” per tutti i falli che ha commesso su Mazzola, mentre un “còppet” viene regalato ad Amarildo
per un tiro sbagliato e un “cappell e baston, siora contessa” a un
Sarti imbattibile. Il terzo derby disputato il 20 novembre fu nel
1994, e si concluse 1-1 con reti di Fontolan (gran tiro da fuori al
4° del primo tempo) e Maldini (conclusione all’ingresso dell’area di rigore che beffa Pagliuca al 5° del secondo tempo). In
panchina Fabio Capello per il Milan e Ottavio Bianchi per l’Inter. Derby non spettacolare ma che sarà l’ultimo di Ernesto
Pellegrini come presidente dell’Inter. Ed è proprio a lui, uno degli ultimi galantuomini del calcio italiano, che vogliamo dedicarlo. “Sono tifosissimo dell’Inter da sempre, desidero entrare
nel Consiglio direttivo. Lei assuma informazioni, perché non
mi conosce, e se le riterrà buone, mi chiami”. Questo il testo
della lettera con la quale si presentò a Ivanoe Fraizzoli allora
presidente dell’Inter. Le informazioni furono talmente buone
che Pellegrini divenne subito vice presidente e nel marzo del
1984 succedette a Fraizzoli. Figura spesso sottovalutata nella storia dell’Inter Pellegrini dimostrò sempre una grande
passione per i colori nerazzurri. Si presentò ai tifosi acquistando Karl Heinz Rummenigge e fece ogni sforzo per far
grande l’Inter scontrandosi con lo strapotere economico
del Milan di Silvio Berlusconi. La vittoria entusiasmante nel 1989 dello scudetto dei record con in
panchina Giovanni Trapattoni e in campo
Matthaus e Brehme e la conquista di due Coppe
Uefa furono i suoi grandi capolavori.
Un accordo tra Niguarda
Calcio e Sampdoria
on credo in Dio, ma credo alla Sampdoria” è una fra“N
se attribuita a un grande tifoso della squadra genovese, Paolo Villaggio. Chissà se il celebre attore da qualche
tempo si sente un po’ meno solo, visto che la già folta schiera di supporter del club blucerchiato si arricchisce di una
nuova presenza: il Niguarda Calcio, che proprio di recente
ha sottoscritto un accordo di collaborazione con la storica
società ligure. “Ci siamo affiliati alla Sampdoria per i prossimi due anni - racconta soddisfatto il direttore sportivo del
Niguarda Calcio, Mauro Bolis -: i nostri allenatori potranno andare a Genova una volta al mese per osservare gli allenamenti delle loro squadre giovanili e partecipare a una
riunione formativa. Un paio di volte l’anno, invece, i tecnici della Sampdoria saranno presenti sui nostri campi, così
potranno vedere come lavoriamo e offrire indicazioni sulle
metodologie di allenamento”.
Si tratta di un accordo che dà prestigio alla società niguardese e che, in un certo senso, la tutela, come spiega lo stesso Bolis: “Se la Sampdoria dovesse selezionare qualche nostro ragazzo, lo lascerebbe comunque da noi fino ai 14 anni
di età, mettendoci così al riparo dalle frequenti azioni di ‘disturbo’ di alcune società, cosiddette blasonate, interessate
ai nostri ragazzi”.
• 120 motivi per sorridere Sotto la lente di ingrandimento degli osservatori, quindi, c’è il settore giovanile del
Niguarda Calcio: 120 tesserati tra Scuola calcio, Pulcini ed
Esordienti. “Agli storici istruttori Andrea Bristot (Esordienti 2004), Giuseppe Velardo (Esordienti 2005), Flavio
Gandossi (preparatore dei portieri di Allievi e Giovanissimi) e i fratelli Stefano e Andrea Ciceri (alla guida dei
Pulcini 2007 e della Scuola calcio), si affiancano i nuovi tecnici Paolo Medea, alla guida dei Pulcini 2007, Luca Bufano,
che si occupa di una squadra dei Pulcini 2008 e Simone
Rampoldi per la Scuola calcio. A loro diamo il nostro benvenuto”, conclude Bolis.
BELLEZZA IN
ONA
a cura di Franco Massaro
La nebbia
a cura di Franco Bertoli
Quartiere Bicocca: tante luci, qualche ombra
el grigiore e nella stasi di tanti quartieri
N
di Milano bisogna ammettere che la
Bicocca è una isola più felice di tante altre.
Sicuramente la presenza dell’Università è
una delle condizioni che stanno ridando slancio a questo quartiere riavvicinandolo al progetto iniziale dell’arch. Gregotti. È in piena attività la costruzione del centro (foto 1) che
comprenderà, alla fine di Via Pirelli, alloggi
per studenti, esercizi commerciali e abitazioni
private; sono iniziati i lavori nell’area tra Viale
Sarca ed il Bicocca Village (di cui abbiamo
scritto tempo fa presentando anche il progetto) (foto 2), che avrà al suo interno una zona
sportiva e spazi ludici per il cittadino; ed è in
ultimazione il complesso di Piazza dei Daini,
con la relativa scuola materna, e la passerella
di collegamento a Viale Sarca (foto 3).
Purtroppo le ombre restano. La maleducazione è ultima a morire (foto 4) così come la ver-
gognosa abitudine di lasciare in Via Tassoni le
macchine incidentate (l’Ing. Buroni che più
volte ci ha scritto in proposito ha perfettamente ragione, è uno sconcio) (foto 5) mentre dispiace che uno dei porticati di Piazza della
Trivulziana sia chiuso senza alcun segno di ripristino (foto 6) nonostante siano passati anni
da quando questo giornale scrisse, evidenziando il tutto con foto, degli evidenti problemi delle basi delle colonne laterali. Peccato!
h, sì, ci stiamo infilando nella stagione meno bella, alE
meno meteorologicamente, eppure ho un po’ di nostalgia di quella nebbiolina che, una volta, avvolgeva morbida-
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mente la città. Forse ce n’era troppa. Già. Quando verso sera si percorreva Fulvio Testi e Zara a bordo del tram, diretti a Lagosta, si era costretti a chiedere un aiuto al manovratore perchè non si riusciva proprio a vedere le case in
fianco alla strada. Non si sapeva dove si era, si andava nel
bianco creato dai fanali come verso l’ignoto. Una situazione
curiosa, specialmente per chi non era abituato.
Mentre sto scrivendo, in strada c’è la nebbiolina che si vede nella foto appena scattata. Nebbia sì, ma delicata, adatta più a fare il cono di luce sotto il lampione che a disturbare. Se vorrà ritornare anche in altre sere, venga pure, ma
rimanga sempre a quel livello, o meno.
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