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Referendum, avanti tutta | 1
giovedì 10 novembre 2016, 18:30
Politica: il Contrappunto
Referendum, avanti tutta
Domenica 4 dicembre (2016) si vota. Eliminata l’ultima incognita, forse la penultima
di Gabriele Della Rovere
E dunque caduta l’ultima, tenuissima, possibilità di rinvio, il 4 dicembre prossimo (2016) si vota sul Referendum
Costituzionale e Istituzionale di Matteo Renzi (Presidente del Consiglio) e Maria Elena Boschi (Ministro per le
Riforme Costituzionali). Ché tale è diventato per la tenacemente perseguita personalizzazione assoluta da parte del Capo
del Governo, e sono inutili le peraltro appena accennate marce indietro. La Giudice di Milano investita della questione,
Loretta Dorigo, Prima Sezione Civile, ha respinto i due ricorsi presentati da Valerio Onida, ex Presidente della
Corte Costituzionale e da un gruppo di legali con eccezione di legittimità costituzionale della legge del 1970
istitutiva del Referendum. Che non prevede l'obbligo di 'spacchettamento' del quesito quando ci siano più temi, come nel
caso in questione. Secondo la Dorigo invece il quesito «Non lede il diritto di voto». Ma Onida e i suoi sodali non si arrendono,
e preparano le mosse successive. Il Presidente del Tribunale, Roberto Bichi, ha comunicato come siano state
depositate «le ordinanze con cui sono stati decisi i ricorsi concernenti la richiesta di provvedimenti cautelari riguardanti lo
svolgimento del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016» e come in questo modo la Dorigo abbia
«rigettato la richiesta cautelare». I due ricorsi erano stati discussi nelle scorse settimane. Motivazione centrale della
querelle il fatto che in un unico quesito vengano sottoposti all'elettore una pluralità di oggetti eterogenei. Nei ricorsi
si chiedeva il rinvio della questione alla Corte Costituzionale. La legge sottoposta a Referendum si sostiene abbia
«oggetto e contenuti assai eterogenei, tra di loro non connessi o comunque collegati solo in via generica o indiretta e che
riflettono scelte altrettanto distinte, neppure tra loro sempre coerenti». Quindi «la sottoposizione al corpo elettorale
dell'intero variegato complesso di modifiche mediante un unico quesito (…) viola in modo grave ed evidente la libertà
del voto del singolo elettore (…) arrecando radicale pregiudizio allo stesso principio democratico proprio in occasione
dell'esercizio diretto della sovranità popolare al suo livello più alto: cioè nella ridefinizione delle regole del patto
costituzionale». Niente da fare. Praticamente in contemporanea il Consiglio di Stato ha respinto l'istanza di sospensiva
urgente del Referendum presentata dal ‘Comitato per il No’, fissando al primo dicembre la trattazione nel merito
della questione. I ricorrenti avevano impugnato la sentenza del Tar del Lazio che il 20 ottobre aveva dichiarato
inammissibile il ricorso per difetto di giurisdizione. Dando abbastanza per scontato che a tre giorni dal voto non interverrà
una sentenza diretta per rinviarlo (ma alle ‘sorpresone’, elettorali o d’altro genere, siamo ormai quotidianamente abituati)
adesso si prova a fare una ‘fotografia’ di chi ci perde e di chi ci guadagna da queste decisioni. In realtà il dato vero è che al
di là della fondatezza giuridica delle posizioni di Onida & Co., al di là della scienza giuridica della Corte Costituzionale,
tra una manciata di giorni, tre settimane e mezzo, finalmente il 4 dicembre si vota. Poi succeda quel che succeda,
almeno avremo posto un punto fermo. La buona, vecchia Costituzione del 1948 ‘figlia’ dei Padri Costituenti. La meno
buona, radicalmente ‘operata’, nuova Costituzione del 2016 ‘Made in Renzi’. In ogni caso un dato di chiarezza da cui
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/referendum-avanti-tutta/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
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di Gabriele Della Rovere
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