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PRIMO PIANO
Venerdì 11 Novembre 2016
7
La politica estera Usa con l’Italia non è mai cambiata, in sostanza, dal dopoguerra ad oggi
Trump: rapporti stabili con Roma
Siamo una loro portaerei ferma al centro del Mediterraneo
DI
I
MARCO BERTONCINI
l primo discorso di Donald
Trump dopo il voto è stato
generalmente letto come
una marcia indietro del futuro presidente. A dir la verità
sono stati soprattutto quelli che
l’avevano demonizzato, deriso,
ignorato, detestato, a insistere
sul supposto emergere di un
Trump, come dire?, normale,
quasi per giustificare a sé stessi
gli errori commessi nel ritenere
fuori gioco quello che invece è
stato il vincitore. In particolare,
alcuni nostri uomini di governo,
che si erano sprecati nel sostegno a Hillary Clinton, hanno
cercato nel Trump numero 2
una giustificazione al nuovo
atteggiamento che devono forzatamente tenere nei confronti
di chi sarà a capo del primo Paese nel pianeta.
È costante, in tutti i presidenti americani (e non
solo), che diverso sia il volto del
candidato da quello dell’eletto.
Fondamento della politica è
il realismo: un conto, dunque,
sono le promesse, un conto la
pratica quotidiana. È inoltre
nella tradizione americana la
ricomposizione delle fratture
dopo le elezioni, col riconoscimento reciproco: esattamente
così ha agito pure la Clinton. I
toni usati da Trump sono stati
tanto intelligenti quanto in linea con quel che ci si sarebbe
attesi da un neo eletto. Però chi
ritiene che nulla muterà, nella
politica estera degli Stati Uniti,
si sbaglia.
È tuttavia facile ritenere
che ben difficilmente muterà
la linea costante seguita da Washington verso Roma. Dall’armistizio del ’43 in poi, gli Stati
Uniti hanno sempre tenuto
all’alleanza con l’Italia, in modo
tale da poterne usare le basi secondo occasione. Considerazioni
geostrategiche hanno sempre
condizionato il comportamento delle presidenze che si sono
succedute. Da oltre atlantico
hanno cercato di attutire sbandamenti nostrani, a volta a volta impersonati da Enrico Mattei, da Giovanni Gronchi, da
Giulio Andreotti, fino al caso
davvero unico dell’incidente di
Sigonella incarnato da Bettino Craxi. I loro ambasciatori
hanno talora svolto una politica
presenzialista, come fece Clara
Luce, talaltra si sono limitati
a interventi estemporanei e,
diciamolo, tanto inopportuni
quanto improduttivi: è il caso
del sostegno al sì referendario
espresso qualche settimana ad-
FILO DI NOTA
I passi falsi in politica estera
DI
ROBERTO GIARDINA
A
proposito di Trump e delle previsioni
sbagliate, molti anni fa, in una capitale
europea nella sede dell’Ansa, un giovane collega, con la tessera del Pci, mi
confidò che buttava via le notizie che secondo
lui non erano gradite al suo partito. Erano i
tempi dell´eurocomunismo, a cui credevamo
solo noi. Lo assunsero in un giornale, fece una
bella carriera, per chi crede alle carriere. Non
posso rivelare neanche in che capitale lavorasse
perché sarebbe facile capire chi era.
Non ho visto da Berlino le corrispondenze della nostra tv dagli Usa. Ovviamente i
colleghi avranno fatto il tifo per Hillary, anche
per imitare Matteo Renzi, unico leader europeo a essersi esposto prima del voto. Semplicemente, un leader evita di farlo. Frau Angela
era per Hillary ma non si è lasciata scappare
nemmeno una parola in anticipo. La signora
dietro dall’ambasciatore John
Phillips. Possiamo ricordare
l’appoggio fornito dall’amministrazione Kennedy all’apertura
a sinistra in favore del Psi e la
contrarietà espressa dalla presidenza Carter all’ingresso del
Pci nel governo.
conosce il suo mestiere. E il nostro.
Arriviamo a manipolare quel che dice.
In visita all´Expo, le hanno fatto dire che le
piaceva Renzi. Ho visto un breve filmato alla
Tv tedesca. Qualcuno le chiese se le piacesse
l´Italia, e lei rispose «ja». Che cosa avrebbe dovuto dire? Ma avrebbe detto «ja» anche se le
avessero chiesto se le piaceva Renzi. Per elementare cortesia. La Merkel è una pragmatica
che trova un accordo perfino con Erdogan, se
le fa comodo.
Le hanno fatto dire (al suo portavoce
per essere precisi) anche che è favore del «sì»
al referendum. La Merkel ha precisato che non
s´immischia nelle questioni interne degli altri paesi. Lei spera di avere partner stabili, e
quindi teme una crisi in Italia. Domani sarebbe
pronta a collaborare con chiunque, perfino con
Grillo se fosse necessario, le piaccia oppure no.
Questo non c´entra con Donald, o forse sì.
Solo i concreti sviluppi
della futura amministrazione Trump consentiranno
di comprendere che cosa sarà
richiesto al nostro paese. Potremmo pensare ad aperture
verso la Russia o a interventi
mirati sia in Libia sia nel Vicino
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Oriente. È indubbio che Trump
non esternerà verso Matteo
Renzi l’amicizia espressa da
Obama. Sempre ammesso, va
da sé, che sotto la presidenza di
Trump sieda ancora a palazzo
Chigi l’attuale ospite.
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IN CONTROLUCE
Brunetta parla a nome di tutti gli elettori (di destra, centrodestra, di
sinistra estrema, moderatamente estrema e anche di fede mezzapippa)
DIEGO GABUTTI
scherzo di natura. Non dovrebbe stare
lì dove sta, a Palazzo Chigi, dove un
enato Brunetta, uno dei tempo aveva casa Silvio Berluscopolitici più singolari del ni buonanima. Anche se ce lo hanno
nuovo millennio, ha chie- messo (qualunque cosa se ne dica) gli
sto le dimissioni di Matteo elettori del Pd, il boyscout non ha il
Renzi perché colpevole d’aver pub- diritto (a Brunetta verrebbe forse da
blicamente tifato per Hillary Clin- dire «la statura», ma va bene, anzi
ton: giubilata lei dai grandi elettori meglio, anche «il diritto») di stare a
americani, giubilato lui dal capogrup- capotavola. Finché ci stava su licenza
po del partito di plastica alla camera. del Caimano, okay, niente da dire, ma
C’est la guerre. Anima prava del cen- una volta rotto il Patto del Nazareno
se ne doveva
trodestra, falco
andare. Adesberlusconiano,
Renzi,
che
agli
occhi
di
Pierluigi
Berso, poi, sconBrunetta parla
sani
e
Massimo
D’Alema
è
un
usurfitti Hillary e
a nome di tutti
patore
e
un
rinnegato,
agli
occhi
del
Obama, non
gli elettori (di
ci sono più
destra e cencapogruppo di plastica è uno scherzo
scuse: Renzi
trodestra, di
di natura. Non dovrebbe stare lì dove
ha perso le
sinistra estresta,
a
Palazzo
Chigi,
dove
un
tempo
elezioni amema, moderaaveva
casa
Silvio
Berlusconi
buonaniricane, quintamente estrema.Per lui il boyscout non ha il diritto
di presenti
ma, e anche di
(a Brunetta verrebbe forse da dire
le dimissioni
fede mezzopipe (prendenpica). Chi l’ha
«la statura») di stare a capotavola
do esempio
autorizzato?
dall’uomo in
S’è autorizzato da sé. Brunetta si guarda intorno, frac) adieu, adieu, buonanotte.
Ma se stabiliamo che Renzi, per
fulminando con occhiatacce chi gli
vuol male, e non passa giorno senza aver puntato sul cavallo sbagliato
che trovi una nuova ragione, subito alle elezioni americane, deve dare
convertita in ferocissimi tweet, per le dimissioni da premier, che cosa
esigere le immediate dimissioni del dovrebbe fare lui, Brunetta, che ha
puntato sul leader di plastica? Dare
premier.
Renzi, che agli occhi di Pierlu- le dimissioni da capogruppo? Fare
igi Bersani e Massimo D’Alema è seppuku tipo samurai per aver porun usurpatore e un rinnegato, agli tato sfiga al centrodestra?
Beppe Grillo, tutto contento,
occhi del capogruppo di plastica è uno
DI
R
ha invece proclamato il neopresi- alla fine della corsa elettorale l’avrà
dente americano «vaffista» onorario. magari chiamato al telefono per auEvviva Donald Trump, il Beppe gurargli buon lavoro, come si usa tra
Grillo d’oltreoceano! Cos’è stato il persone educate, ma che rimane pur
suo – si chiede questo leader e nuo- sempre una burattina nelle mani
tatore provetto – se non un grande e delle banche, del complesso militaresonoro «vaffanculo» all’indirizzo dei industriale, delle agenzie di rating,
suoi (come dei nostri) nemici? Trump del «big pharma» e forse pure degli
ha trionfato sugli zombies, sui giorna- alieni, come in X-Files. Vero «vaffilisti infami e irrispettosi, sui politici smo», a pensarci, sarebbe «vaffare»
corrotti dal petrolio saudita, sulla sa- anche la famiglia, mogli e figli, franità alla vaccinara (nel senso dei vac- telli e sorelle, zie e cugini, mentre incini, che novece Trump li
toriamente
ha ringraziati
Beppe
Grillo,
tutto
contento,
ha
provocano
uno per uno
invece
proclamato
il
neopresidente
l’autismo nei
(in stile Miss
americano
«vaffi
sta»
onorario.
Evviva
bambini).
Ohio dopo la
«Vaffista»
premiazione,
Donald Trump, il Beppe Grillo d’oltree mezza pipcoroncina di
oceano! Cos’è stato il suo – si chiede
pa ad honolatta in testa
questo
leader
e
nuotatore
provetto
rem, il futuro
e tutto).
–
se
non
un
grande
e
sonoro
«vaffanpresidente ha
Posso sbaculo» all’indirizzo dei suoi (come dei
toppato solo
gliare, ma
nostri) nemici? Non è vero che Trump
in un punto,
anche Bepdeve pensare
pe Grillo, che
ha trionfato sugli zombies?
l’ex comico.
sta cercando
Nel suo did’arruffianarscorso della vittoria, mercoledì mat- si la Casa Bianca in vista della presa
tina, ha ringraziato, tra gli altri, an- (ferro toccando) di Palazzo Chigi, poche i servizi segreti americani, cioè trebbe fare la fine di Matteo Salvini,
le famigerate agenzie che, come «la che fu sonoramente e pubblicamente
rete, la rete» denuncia da tempo, non smentito da Trump quando ne vantò
fanno che inculcare microchip per il l’amicizia. Anche il boyscout, dopo il
controllo mentale nelle parti nobili suo sconsiderato e frivolo endorsedei civilizzati. Trump, invece di rin- ment pro Hillary Clinton, si prepari
graziarle, avrebbe dovuto «vaffarle» a ai «vaffa» della Casa Bianca. Occhio
sangue, senza pietà. Avrebbe dovuto ai «vaffa», vaffatori.
«vaffare» anche Hillary Clinton, che
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