Venticinque anni di arte alla Galleria Melesi, tra sfide e soddisfazioni

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Transcript Venticinque anni di arte alla Galleria Melesi, tra sfide e soddisfazioni

Venticinque anni di arte alla Galleria Melesi, tra sfide e soddisfazioni.
L’intervista a Sabina Melesi, titolare dello spazio di via Mascari
Venticinque anni di arte. Una storia iniziata da giovanissima. Un matrimonio per la vita. La
Galleria Melesi di Lecco compie un quarto di secolo: venticinque anni di incontri, difficoltà,
soddisfazioni e determinazione. Una vita dedicata all’arte e di cui oggi parliamo in compagnia proprio
di Sabina Melesi, appassionata e brillante titolare di questo spazio espositivo lecchese. Una bella
chiacchierata con una donna che ha saputo fare del suo amore per la creazione artistica un lavoro
sempre
nuovo
e
stimolante.
Nata e cresciuta a Lecco, Sabina Melesi ha incontrato l’arte quando era ancora una giovane donna e, pur
con le difficoltà del caso, ha scelto di intraprendere un percorso di cui oggi, a più di due decenni di
distanza, è ancora più convinta: «tante conoscenze, tanti incontri – racconta – che mi hanno cresciuta e
cambiata, tanta esperienza e oggi la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, quel lontano 1991 in
cui decisi di lanciarmi in questa avventura lasciando un impiego certo. Un bilancio positivo, un amore
per il mio lavoro che non è mai calato nemmeno nei periodi di grandi crisi che hanno messo tutti a dura
prova, la Guerra del Golfo coincisa con la mia apertura e seguita da Tangentopoli, la grande crisi
finanziaria del 2008… Cause esterne ma anche problemi personali e dure prove che ho dovuto
affrontare come tutti nel corso della vita».
Ma partiamo dall’inizio, Sabina. Come è nata questa avventura?
Sabina Melesi con Franco Fontana
Avevo alle spalle studi in tutt’altro settore: diplomata in ragioneria, giovanissima ho intrapreso un
percorso molto diverso da quello che in seguito ho scelto, prestando servizio per alcuni anni alla
Antonio Badoni di Lecco. Il progetto iniziale era infatti quello di lavorare in azienda da mio padre:
la scuola e la prima esperienza lavorativa erano tappe di un percorso che avrebbe dovuto condurmi lì, in
quella che era l’attività di famiglia. Se non fosse per una passione che avevo maturato sin da
bambina, circondata com’ero da opere d’arte e da artisti, e che stava diventando sempre più
evidente…
Padre collezionista. Madre diplomata all’Accademia di Brera. Verrebbe da definirti come una vera
“figlia d’arte”…
Ho sempre respirato l’arte e questo lo devo ai miei genitori. Mia madre si è diplomata all’Accademia
di Brera con professori del calibro di Guido Ballo e Achille Funi ed era sempre in compagnia di persone
che, come lei, amavano l’arte. Mio padre proveniva da un ambiente molto diverso: era un imprenditore,
inizialmente poco interessato all’arte. È stata mia madre a trasmettergli, un po’ alla volta, una passione
che è in seguito diventata predominante, una vera esigenza. È diventato un collezionista e molto di
quello che ho fatto in questi venticinque anni di attività lo devo a lui: è grazie a mio padre, infatti, se nel
1991 ho potuto aprire la mia galleria e se sono riuscita, pur alla giovanissima età di 24 anni, ad avere la
credibilità necessaria per iniziare.
Prima di aprire, però, serviva un’esperienza in galleria…
Giulio Boscagli, Sabina Melesi e Tino Stefanoni durante l’inaugurazione del ’91
Sì, e anche in questo caso sono riconoscente a mio padre. La sua sconfinata passione per l’arte l’aveva
portato ad aprire, insieme alla sua compagna di allora, Patrizia Frigerio, uno spazio espositivo a Lecco:
la Galleria Ariete di via Appiani. Sul finire degli anni Ottanta ho avuto la possibilità di imparare da
Patrizia cosa significhi lavorare come gallerista, mi sono messa alla prova e ho sentito che quella era
la mia strada. Una strada che inizialmente mi ha condotto all’interno de L’Isolago, dove nel 1991 ho
inaugurato il mio spazio espositivo.
Un percorso che immaginiamo in salita…
Come anticipavo non è
semplice per una ragazza poco più che ventenne riuscire ad avere la credibilità che serve. Il salto
generazionale tra me e i collezionisti e gli artisti era evidente, ma anche qui mi sento di ringraziare mio
padre: il suo nome, i suoi rapporti in questo settore, il suo magazzino di opere hanno permesso a me di
addentrarmi in un mondo altrimenti troppo complicato. E poi il bel rapporto con Patrizia, che prima di
morire ha espresso il desiderio che io continuassi la mia attività in quello che nel frattempo era diventato
il suo nuovo spazio espositivo in via Mascari, oggi sede della mia Galleria. Naturalmente in seguito ho
proseguito con le mie gambe, ho saputo affermarmi e relazionarmi con artisti importanti come
Roman Opalka, Pino Pinelli e Grazia Varisco, ho individuato una nuova generazione di talenti,
più vicini a me per età e con cui ho dato vita a delle stimolanti, bellissime collaborazioni. Nel proporre
fotografia sono stata una pioniera in Italia, cito le mostre di Mario Giacomelli e Franco Fontana,
presentati nei primi anni ’90 con grande successo di pubblico! Vorrei citare anche i concittadini Tino
Stefanoni e Luigi Erba, amici artisti con cui collaboro dall’apertura della Galleria e che mi sono sempre
stati vicini.
Parliamo un po’ di loro: i tuoi artisti.
Come dicevo, all’inizio
si è trattato di lavorare con figure che erano state scelte dai miei genitori e con cui ho potuto dare il via
alla mia attività. Molti erano nomi di fama internazionale: mi vengono in mente Jiri Kolar, Dimitrij
Prigov, Julio Le Parc e Horacio Garcia Rossi. Alcuni di loro ci hanno lasciato ma continuano a essere
prezioso patrimonio per me e la Galleria. Poi ci sono gli artisti giovani, quelli incontrati lungo il mio
percorso e di cui mi sono innamorata. È bellissimo lavorare con loro, progettare delle personali,
partecipare a fiere di settore. A gennaio, ad esempio, ho un appuntamento di assoluto prestigio con uno
di loro: sarò ad Arte Fiera di Bologna con una personale di Mimmo Iacopino.
Com’è cambiato, in 25 anni, il modo di lavorare in questo settore?
La differenza principale è che prima non c’era Internet e questo significava faticare molto di più per
uscire dalla città. L’unico modo per avere un mercato vasto era partecipare alle fiere, anche se non era
per niente facile essere selezionati e prendervi parte. Nel ’95 sono riuscita a essere presente a Bologna
per la mia prima e memorabile Arte Fiera perché portavo con me una personale di un artista prestigioso
come Roman Opalka. Con Internet, che io ho da subito sfruttato creando sin dal 2000 il sito della
Galleria, ho superato queste difficoltà e ho potuto ampliare notevolmente i miei contatti, sia in tutta
Italia che all’estero. Le croci di Francesco Tuccio, ad esempio, le sto vendendo molto anche negli Stati
Uniti e in Germania.
In occasione di questo importante anniversario, in Galleria c’è una mostra speciale. Una sorta di
omaggio a 25 anni di storia, con opere di alcuni dei tuoi artisti…
Ho pensato che per
festeggiare non ci fosse modo migliore di una mostra “mobile”: fino al 23 novembre sono esposte
opere in rotazione e sempre diverse, per dire grazie agli artisti, essere meravigliosi, e per
raccontare un po’ della mia storia. Sono solo due le opere che resteranno fisse per il loro forte
significato: accanto a “Will kommen” di Eduard Habicher, che da quasi due anni dà il benvenuto
all’esterno della galleria, è visionabile la “Tazza d’argento” di Matilde Domestico, una tazza di carta
realizzata apposta per questo anniversario e simbolo di un rito, di calore, di conversazione e anche
questa di accoglienza. Qualche minuto di pausa per parlare di altro, per lasciare il terreno e parlare del
sublime, parlare di Arte. E poi, a rotazione, artisti che seguo da tempo e scelte più recenti: Corrado
Bonomi, Gianni Cella, Cracking Art, Nando Crippa, Fabrizio Dusi, Enzo Forese, Eduard Habicher,
Mimmo Iacopino, Kazumasa Mizokami, Jiri Kolar, Pino Pinelli, Michelangelo Pistoletto, Tino
Stefanoni, Simona Uberto, Grazia Varisco e Victor Vasarely.