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Legge di Stabilità e sostegno, ANIEF: spariscono pure le 5mila
assunzioni annunciate
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comunicato ANIEF – Si sta trasformando in una
farsa la trattativa Miur-Mef sulle 25mila cattedre
da spostare dall’organico di fatto a quello di
diritto: ai dubbi posti dal sindacato sull’inutilità
di raggiungere un accordo tra i due ministeri, per
la risoluzione del precariato scolastico, che
necessita di ben altri provvedimenti, si stanno
aggiungendo in queste ultime ore le notizie sia del ridimensionamento dei numeri sia
dell’esclusione dall’operazione dei docenti di sostegno.
Nel primo caso, si tratterebbe di una forte riduzione delle cattedre: quest’ultime
passerebbero, infatti, da 25mila ad appena 11mila, per via dello stanziamento
inadeguato previsto dall’articolo 52 della Legge di Stabilità 2017 (140 milioni di euro
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per il 2017 e 400 milioni a partire dal 2018). Secondo Orizzonte Scuola, il Ministero
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dell’Economia ha risposto a quello di Viale Trastevere che “questi soldi coprirebbero
le spese complessive delle cattedre e non soltanto quelle aggiuntive che derivano
dalla trasformazione in organico di diritto”.
La beffa potrebbe, però, diventare cosmica dal momento in cui Tuttoscuola ha
appreso che tra queste cattedre, che si dovrebbero rendere utili nel prossimo anno
scolastico ai ni delle immissioni in ruolo e dei trasferimenti, non ne risulta neanche
più una delle 5mila inizialmente previste per il sostegno agli alunni disabili. Eppure,
osserva la rivista specializzata, “sono circa 129 mila i posti di sostegno per alunni con
disabilità previsti nelle scuole statali in questo anno scolastico. Di questi, però,
soltanto 96.500 sono stabili, mentre gli altri 32.500 sono in deroga, attivati di anno
in anno. Questo signi ca che un posto di sostegno ogni quattro è precario, non sso,
non stabile”.
“Proprio a causa della loro natura provvisoria – continua Tuttoscuola – , su quei
32.500 posti non possono essere assegnati docenti di ruolo, ma soltanto insegnanti
di sostegno con contratto a tempo determinato con nomina no al termine delle
lezioni al 30 giugno. Sono dunque posti precari per legge. Si tratta di una precarietà
che coinvolge quasi 60 mila ragazzi disabili che ogni anno vengono af dati a docenti
precari che, per gli effetti delle graduatorie, non sono quasi mai sempre gli stessi. La
mancata conferma degli insegnanti produce l’effetto negativo della mancata
continuità didattica nei confronti dei ragazzi disabili che, certamente molto più degli
altri, hanno diritto ad avere lo stesso insegnante possibilmente stabile. Si tratta di
una continuità negata che spesso compromette il diritto allo studio di quei ragazzi
che, proprio a causa della loro disabilità, dovrebbero essere più tutelati”.
“Per corrispondere alle legittime aspettative dei ragazzi disabili – dice la stampa
specializzata – è necessario stabilizzare il maggior numero di posti di sostegno
riducendo al massimo il numero dei posti in deroga. Il Miur negli ultimi anni è
riuscito a fronteggiare il crescente numero di ragazzi disabili inseriti – che quest’anno
s ora le 225 mila unità – istituendo un consistente numero di posti in deroga. Con la
legge 107/15 ha anche istituito circa 6 mila nuovi posti stabili in organico potenziato.
Ma tutto questo non basta per stabilizzare il sistema”. Né sarebbe bastato ridurre del
15% il numero dei posti in deroga: “poca cosa rispetto all’obiettivo massimo, ma,
comunque, sarebbe andato a bene cio di altri 9 mila ragazzi disabili”.
“Anche questa speranza di tante famiglie, però, è andata delusa in quanto,
contrariamente alle aspettative, nel testo della Legge di stabilità presentato alla
Camera, negli articoli 52 e 53, a proposito di stabilizzazione di posti, si parla soltanto
di accorpamento degli spezzoni di cattedra che prevede, quindi, una vera e propria
‘aggregazione’ degli spezzoni di orario, anche tra più scuole, no a formare una
cattedra o un posto intero. Non c’è traccia, invece, della stabilizzazione dei posti di
sostegno: 9 mila alunni disabili e le loro famiglie non avranno la stabilizzazione
sperata”. Alle cattedre di sostegno, vacanti a tutti gli effetti, sono state dunque
preferite quelle ‘a orario’: si tratta di posti, in realtà, che non si riconducono a un
titolare assente ma alla somma di ore che, insieme, vanno a costituire una cattedra
nuovi posti da destinare in prevalenza alle assunzioni a tempo indeterminato, non
comprende per quale motivo si siano messe per l’ennesima volta in disparte le
esigenze del sostegno: questa notizia contraddice, infatti, in pieno quella emessa
pochi giorni fa e relativa alle dichiarazioni del sottosegretario all’istruzione Davide
Faraone, secondo cui “gli insegnanti di sostegno in servizio, a pieno titolo, nella
Codice abbonamento:
Il sindacato, pur comprendendo lo sforzo dell’amministrazione nel determinare
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(anche su scuole a volte distanti diversi chilometri una dall’altra).
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scuola italiana sono insuf cienti”, aggiungendo che “è necessario aumentarne il
numero e lo faremo una volta approvata (verso febbraio) in Parlamento, la legge in
discussione che prevede una nuova formazione per questa categoria di docenti”.
“Sul sostegno non accettiamo alcun ‘tira e molla’ – dice Marcello Paci co, presidente
nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché i 32mila posti di sostegno in
deroga uf ciali, quasi 40mila reali, costituiscono un’emergenza formativa nazionale.
Se si vuole uscire dalla “babele” sul sostegno, cui pure quest’anno abbiamo assistito,
con tanti supplenti annuali ancora da nominare a novembre inoltrato, occorre dare
seguito alla sentenza pilota n. 80/10 della Corte Costituzionale e superare i laccioli
messi sull’art. 40, comma 1, della legge 27 dicembre 1997 n. 449, in base al quale è
possibile assumere insegnanti di sostegno, in deroga al rapporto docenti-alunni. Solo
in questo modo, potremo nalmente superare l’attuale stato di cose, che vede un
docente specializzato su tre precario, e avere nalmente un organico adeguato per le
esigenze formative di oltre 240mila alunni disabili o con limiti di apprendimento
cognitivo”.
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4 novembre 2016 - 16:38 - redazione
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