Monastero di Bose - Nessun servitore può servire due padroni

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Nessun servitore può servire due padroni
Mednyanszky, volto di Cristo
Lc 16,9-18
In quel tempo Gesù diceva ai discepoli:« fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa
verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in
cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non
siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza
altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro,
oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro:
«Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini
viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole. La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene
annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi. È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada
un solo trattino della Legge. Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi
sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.
Ad un primo impatto il testo di oggi produce sconcerto e non è immediato arrivare a comprendere in profondità il
messaggio di Gesù. Ci aspetteremmo da lui una messa in guardia dal farci amici con la ricchezza disonesta, ma Gesù ci
spiazza, ci insegna a vedere le cose in altro modo, da un’altra prospettiva. Gesù sa che la ricchezza è ingiusta e
disonesta in sé (lo dice due volte: vv. 9 e 11), ma ci insegna a utilizzarla in modo scaltro, furbo, come fanno "i figli di
questo mondo", perché noi non siamo al di fuori della dinamica vitale comune a tutti gli esseri umani. Quello che fa la
differenza è l’orientare questa scaltrezza per poter riconoscere e conformarci a quello che il regno di Dio ci
richiede.
Ancora una volta quello che ci viene chiesto è qualcosa di estremamente semplice, in quanto possibile, e non facile.
Ci viene chiesto di essere fedeli nel poco. Ovvero di rispondere a quanto la vita ci propone, e, per la maggior parte
delle volte non sono cose eclatanti, ma ci richiede una fedeltà a costruirci e a formarci minuto dopo minuto per scorgere
dove e quando possiamo vivere il Vangelo. Gesù ce ne ha dato un esempio chiaro.
Nelle pagine del Vangelo non lo vediamo alla ricerca di occasioni fuori dalla vita quotidiana. Ma è il modo in cui ha
vissuto incontri ordinari, o il modo in cui ha interpretato gesti di estrema semplicità che gli hanno permesso di rendersi
degno di fiducia e capace di portare a termine il disegno del Padre. Dunque quello che chiede nel brano di oggi ai suoi
discepoli è di non fuggire dalla nostra realtà quotidiana in attesa di un'altra dove potremo vivere il Vangelo in modo più
sensazionale.
Ma è a partire dalla nostra umanità e quindi anche dall'uso di mezzi che fanno parte della nostra condizione, quali la
ricchezza, che noi possiamo avere l'occasione di vivere la nostra fedeltà. La differenza sta nel sapere dove riporre la
nostra fiducia. E nei versetti seguenti i farisei rappresentano, pur non riconoscendolo, chi ha posto la fiducia nella
ricchezza e non in Dio.
Rappresentano chi ha deriso Gesù, perché compiva gesti troppo ordinari, per essere il figlio di Dio. Rappresentano chi
ha soffocato la Legge e i Profeti in pratiche e osservanze disoneste perché mosse da un cuore indurito. Rappresentano
quanti non hanno cambiato sguardo per scorgere la presenza del regno di Dio già in mezzo a loro e dunque per non
convertirsi al Dio vivente, ma per continuare a servire due padroni.
sorella Beatrice
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