Guida metodologica e strumenti

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Transcript Guida metodologica e strumenti

This project has been funded with support from the European Commission. This
communication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be
held responsible for any use which may be made of the information contained therein.
Guida metodologica e
strumenti
www.motiveproject.eu
Guida metodologica e strumenti
INTRODUZIONE E PREMESSA
I.
2
ESSERE FACILITATORE SIGNIFICA ESSERE RESPONSABILI DELLA SESSIONE FORMATIVA
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
A.
B.
IL FACILITATORE E L’APPROCCIO CENTRATO SULLA PERSONA
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
IL FACILITATORE E L’APPROCCIO CENTRATO SULLA PERSONA ALL’INTERNO DEL GRUPPO ERROR! BOOKMARK
NOT DEFINED.
C.
IL FACILITATORE E IL GRUPPO DI APPRENDIMENTO
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
II.
ESSERE FACILITATORE: LAVORARE SULLA QUALITA DELLA RELAZIONE EDUCATIVA CON GLI
ALLIEVI
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
A. CIASCUN ALLIEVO È PARTE ATTIVA DELLA SESSIONE FORMATIVA
B.
L’ATTEGGIAMENTO DEL FACILITATORE
C.
CONDIZIONAMENTO OPERANTE
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
III.
STUDI DI CASO: METODI E STRUMENTI
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
IV.
CONCLUSIONI
ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED.
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MOTIVE - KA2 Strategic Partnership in Adult Education
Agreement number: 2014-1-UK01-KA204-000064
Introduzione e premessa
Questa Guida metodologica è parte del progetto Motive, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito
del programma Erasmus +. Il progetto riunisce cinque enti di formazione europei (da Austria,
Francia, Italia, Lituania e Regno Unito) con lo scopo comune di sviluppare una metodologia che aiuti
gli individui a trovare una via per la propria crescita personale e professionale.
Questa Guida è rivolta ad educatori, formatori, facilitatori o persone impegnate nelle comunità
locali. L’obiettivo a lungo termine della partnership è che le risorse prodotte da questo progetto,
come la Guida metodologica e la raccolta di strumenti, siano usati per lo sviluppo delle comunità
dopo conclusione del progetto.
Gli enti di formazione professionale /erogatori di percorsi formativi possono utilizzare questo
strumento: per sostenere lo sviluppo e l’impegno in comunità degli individui. Il suo obiettivo è di
fornire uno sguardo generale sul procedimento che è stato - e che dovrebbe essere - messo in campo
per coinvolgere e lavorare con gli individui. In aggiunta al “procedimento”, gli erogatori di formazione
professionale possono beneficiare anche della descrizione del corso di formazione che è stato
realizzato durante il progetto nonché degli strumenti per la validazione; a questo proposito vi
invitiamo a controllare la sezione “risorse” del sito web del progetto.
La questione che questa Guida affronta è “come accompagnare qualcuno nel suo ruolo di
facilitatore? Come guidare qualcuno a riflettere e a lavorare su questo ruolo all’interno di una
comunità”?
Il modello “3-Thinking” costituisce la base della metodologia formativa MOTIVE. Tre dimensioni ME
(Io),WE (noi) e THEM (loro) vanno a sovrapporsi per creare un’area comune a tutte, US (nostro). Per
essere più chiari:




ME –la dimensione individuale, il singolo individuo/allievo
WE – la dimesione di gruppo, le persone/i gruppo con cui l’allievo si metterà in contatto
THEM – la dimensione sociale/della comunità, la comunità locale più ampia e i bisogni che
esprime
US – La dimesione del “collettivo” – lavorare insieme per impegnarsi nella comunità locale
per affrontare un bisogno utilizzando le abilità e i talenti degli individui – un CREDO.
Il termine CREDO può essere definito come: “Un’opportunità di apprendimento informale che
sviluppa le abilità di un allievo (ME), affronta un bisogno della comunità locale (THEM) e mette in
connessione/relazione persone (WE) per avere un impatto più maggiore (US)”. .
Esempi di CREDO si possono trovare in altri strumenti elaborati dal progetto. Per trovarli si faccia
riferimento alla sezione “risorse” del sito web del progetto.
Questo strumento è stato elaborato e sperimentato con i facilitatori delle cinque organizzazioni
europee coinvolte. Nell’impianto del progetto, i Community Learning Managers (formatori con più o
meno esperienza, d’ora in poi denominati facilitatori) hanno usato le idee, la metodologia e gli
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strumenti del progetto per supportare i Community Learning Champions (individui con necessità di
formazione o facilitatori con poca esperienza, d’ora in poi allievi)
La scelta di riferirsi ai CLMs come facilitatori e ai CLCs come allievi fa riferimento all’obiettivo di
migliorare la sostenibilità e la fruibilità dei risultati del progetto e rendere più facile, a chi non ne ha
familiarità, l’utilizzo della sua metodologia anche dopo la conclusione del progetto stesso.
Due facilitatori per ogni ente partner hanno partecipato ad un corso che ha avuto luogo a Liverpool
nel maggio del 2015; questo corso aveva lo scopo di aiutare gli allievi a diventare facilitatori. Dopo
questo primo momento di formazione internazionale ogni partecipante ha condiviso la metodologia
MOTIVE con cinque allievi presso la sua organizzazione. Il loro lavoro con gli allievi è consistito da una
parte nel facilitare i CREDO degli allievi, e dall'altra nel favorire lo sviluppo delle competenze
necessarie a diventare facilitatori.
Questo documento è strutturato in diverse sezioni e rispecchia il lavoro realizzato durante il progetto
Inoltre mette in luce le questioni affrontate dai Community Learning Managers nel gestire il ruolo di
supporto alla crescita personale degli studenti. E' diviso in due sezioni: la prima concerne la relazione
tra il CLM, il facilitatore, e il CLC, l'allievo; la seconda è centrata sul ruolo dei facilitatori. In più, questa
guida metodologica mira a fornire approfondimenti circa il contesto in cui la metodologia è stata
usata, studio di casi sulle azioni di sostegno realizzate nei vari paesi e relativi strumenti. L'obiettivo
per cui viene presentato lo studio di casi è duplice: fornisce informazioni sul contesto, su come il
metodo è stato usato, con quali strumenti, e anche per sostanziare le prime due sezioni di questa
guida con esperienze concrete.
I dati usati per costruire questa guida sono stati ricavati dalla valutazione del corso di formazione
che ha avuto luogo a Liverpool e delle attività svolte in ogni paese partner nel corso del progetto e
sono stati raccolti da CEMEA attraverso interviste qualitative condotte con ciascuna organizzazione
partecipante.
I.
Essere facilitatore significa essere responsabili della sessione
formativa
Durante ogni sessione formativa svoltasi nell'ambito del progetto MOTIVE, il facilatatore ha
supportato l'allievo nel lavoro su se stesso, sul gruppo e sulla comunità: questi tre elementi
costituiscono la base dell'approccio 3-way thinking di MOTIVE: il “me”, il “noi” e il “loro”. L'obiettivo
di questa prima sezione è discutere il lavoro che deve essere fatto con I CLC come allievi prima che
diventino loro stessi in primo luogo CLC e poi CLM. Questa sezione chiarisce tre aspetti del lavoro che
dovrebbe essere fatto per costruire la relazione con gli allievi: l'approccio centrato sulla persona,
l'approccio centrato sulla persona all'interno del gruppo di allievi e le dinamiche di gruppo.
A. Il facilitatore e l’approccio centrato sulla persona
 Sviluppo personale
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Essere pronti a partecipare a un corso di formazione, a una sessione di mentoring o di coaching
significa essere pronti a fare degli sforzi per il cambiamento e lo sviluppo personale. Perciò è
fondamentale che chi si trova ad aver il ruolo di facilitatore in una situazione formativa tenga conto
di ogni storia individuale (o della storia di ciascun individuo). Ogni sessione di formazione, mentoring
o coaching significa cambiamento, poiché ogni individuo inizia un processo di crescita/sviluppo
personale. Sviluppo vuol dire acquisire nuove abilità così come riorganizzare capacità già acquisite e
rinfrescarle. Imparare significa assumere dei rischi e uscire dalla zona di comfort, pertanto mentre si
lavora con gli allievi questi aspetti dovrebbero essere sempre considerati.
 Obiettivi dell’allievo e sessioni formative
Ogni sessione formativa dovrebbe essere strutturata partendo dagli obiettivi dell'allievo. La prima
responsabilità di un facilitatore è aiutare l'allievo a rivelare, riconoscere ed essere consapevole dei
propri obiettivi. Sulla base di questi, il facilitatore deve sostenere gli studenti nel loro
raggiungimento.
Lavorare sugli obiettivi dell’allievo può significare anche soltanto supportare l’individuo a identificare
i propri interessi, in quanto per alcuni allievi definire degli obiettivi può essere un passaggio che
avviene in una fase più avanzata del lavoro.
Ogni allievo dovrebbe essere protagonista della sua crescita. Poiché ogni allievo ha sperimentato la
metodologia MOTIVE all'interno di un gruppo, è già nelle sessioni formative del progetto che
comincia a lavorare sul concetto di “NOI”, così come viene identificato dal
3-way thinking.
L'apprendimento tra pari è quindi inteso come un processo bilaterale tra il ME e il NOI, l'individuo e il
gruppo.
Il CLM deve quindi mettere in atto un processo e organizzare strumenti per permettere a ogni
partecipante di costruire la sua stessa comprensione degli obiettivi, del processo di apprendimento,
dei suoi progressi e identificare le sue abilità. Lo sviluppo di questo atteggiamento proattivo condurrà
così ad una cittadinanza più attiva
B. Il facilitatore e l’approccio centrato sulla persona all’interno del gruppo
 Arricchire la formazione con le conoscenze di ciascuno
Il gruppo arricchisce l'apprendimento individuale. Imparare dagli altri e sviluppare nuovi modi di
relazionarsi l'uno all'altro è un piccolo cambiamento sociale con un potenziale impatto a lungo
termine. Questo fornisce ai partecipanti una nuova prospettiva (io cresco, io contribuisco alla
crescita degli altri, io cresco grazie agli altri).
Le singole attività di apprendimento devono quindi consentire e valorizzare lo scambio di
competenze tra I partecipanti. Ognuno deve essere capace di arricchire l'esperienza di
apprendimento degli altri e la sua stessa esperienza (individuo vs attività di gruppo).
Il facilitatore deve quindi essere consapevole delle dinamiche di gruppo e dell'autopercezione di ogni
individuo all'interno del gruppo.
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 Organizzazione del gruppo
Il facilitatore dovrebbe assicurarsi che ogni allievo sia in grado di trovare un suo posto nel gruppo,
tale da poter esprimere se stesso.
E' quindi necessario creare un ambiente sicuro e rafforzare la fiducia per facilitare la partecipazione
di ognuno. E' fondamentale stabilire regole affinché sia rispettata l'opinione di ognuno, gli interessi e
le emozioni durante le attività. Essere in un ambiente sicuro permette ai partecipanti di uscire dalla
loro zona di comfort in un modo che può consentire loro la costruzione di un CREDO in modo libero.
Per il facilitatore questo è qualcosa che è necessario mettere in atto con ogni allievo e che può essere
trasmesso ai futuri facilitatori che gestiscono gruppi.
C. Il facilitatore e il gruppo di apprendimento
Il facilitatore deve spiegare le metodologie e gli obiettivi di ogni sessione formativa e fornire le
informazioni e le risorse necessarie per rendere la sessione utile e significativa per i partecipanti.
Presentando gli obiettivi e le attività il facilitatore dovrebbe formularli in modo chiaro e preciso per
garantire che si possano adattare ai differenti allievi ed evitare che un’attività escluda qualcuno che
si sente a disagio con un determinato strumento o attività.
La metodologia usata dovrebbe anche garantire che l'allievo sia focalizzato sull'atto dell'imparare ed
evitare che relazioni personali, sentimenti e affetti interferiscano con il processo di apprendimento.
Il facilitatore dovrebbe rispettare le regole stabilite per creare l”ambiente sicuro” ed evitare
qualsiasi giudizio relativo al processo di apprendimento dei partecipanti o alle loro opinioni e
sentimenti.
II.
Essere facilitatore: lavorare sulla qualità della relazione
educativa con gli allievi
Lo scopo di questa sezione è discutere il ruolo dei CLM come facilitatori. La relazione educativa, che
qui fa riferimento all'interdipendenza e reciproca influenza del gruppo di allievi e del facilitatore, è un
concetto utile per discutere il ruolo dei CLM. Poiché il progetto Motive ha al centro l'autonomia
dell'individuo, questo tipo di relazione è considerata la via d'accesso per raggiungerla.
A. Ciascun allievo è parte attiva della sessione formativa
L'idea che il facilitatore dovrebbe trasmettere è che l'allievo è soggetto attivo della sessione di
apprendimento, non riceve passivamente un’attività ma partecipa al successo della sessione creando
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il suo personale CREDO.
Il facilitatore dovrebbe:
-
considerare ogni allievo nel suo personale percorso, nel suo processo di apprendimento,
nelle sue competenze, interessi, valori
-
dare a ogni allievo l'opportunità di esplorare e scoprire ciò che desidera essere
-
essere convinto che tutti possono avere successo
-
sapere come individuare e valorizzare le competenze degli allievi attraverso attività, esercizi,
giochi , aiutarli a identificare I loro personali obiettivi di apprendimento così come I risultati
raggiunti
-
stimolare gli allievi a riflettere sul loro percorso
-
fare attenzione a non escludere o imbarazzare gli studenti e aiutarli ad accettare possibili
fallimenti
-
essere gentili e incentivare la loro voglia di crescere e migliorare
-
rispettare e far rispettare ogni singola persona
D. L’atteggiamento del facilitatore
Ogni facilitatore ha una responsabilità poiché , consciamente o inconsciamente, è quello che
stabilisce il tipo relazione all'interno del gruppo o tra lui e il singolo allievo.
In media il 70% della comunicazione tra due persone è non verbale. E' fondamentale essere
consapevoli di questo. Il modo in cui si agisce o quello che si indossa sono estremamente importanti
e hanno un impatto diretto sugli altri. Il rispetto per gli altri (gruppo o allievi che siano) passa anche
attraverso questi codici sociali e culturali. Essere un facilitatore significa essere presente
mentalmente e fisicamente. E' anche importante capire e spiegare al gruppo da dove viene la
legittimazione a ricoprire questo ruolo, così come chiarire, mentre si realizza una sessione formativa,
se si stanno trasmettendo le proprie idee come individuo o come parte di un'organizzazione o di un
gruppo.
E. Condizionamento operante
Nel progetto ogni organizzazione ha lavorato con differenti tipologie di partecipanti; uno degli
elementi più importanti considerati dai facilitatori è stato il rinforzo degli atteggiamenti positivi, dei
progressi per quanto piccoli, dei piccoli passi compiuti dagli allievi.
Perciò accanto all'individuazione degli interessi, dei valori, delle passioni, è stato fondamentale
valutare i progressi e validare le competenze. Durante il progetto, i facilitatori hanno valutato i
percorsi individuali piuttosto che i punti di arrivo.
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III.
Studi di caso: metodi e strumenti
Questo documento è il risultato di un lavoro cooperativo tra i partner di progetto e i partecipanti che
nel progetto hanno avuto il ruolo di CLMs.
Lo scopo di questa sezione è presentare il modo in cui la metodologia è stata applicata nella pratica,
quali sono stati gli strumenti usati e quali gli obiettivi raggiunti. Questa sezione fornisce
approfondimenti su come la medesima metodologia (l'approccio 3-way thinking) è stata usata per
lavorare con differenti CLC. Questi strumenti permettono di sviluppare competenze trasversali
fondamentali: avere una disposizione mentale positiva, saper individuare obiettivi a lungo termine,
riconoscere gli interessi e le passioni di una persona, sviluppare competenze per metterle in pratica.
Ogni studio di caso fornisce le seguenti informazioni: I profili dei facilitatori, come il facilitatore si è
impegnato con gli allievi, come li ha supportati nello sviluppo del loro CREDO, come li ha aiutati a
diventare essi stessi facilitatori, quali strumenti sono stati usati.
Durante il progetto I partner hanno elaborato uno strumento visivo che può consentire ai
partecipanti di identificare un insieme di competenze (vedi “Le parti del corpo” nella pagina delle
“risorse” sul sito web), facilitando l'identificazione e la realizzazione di un CREDO. Gli strumenti che
saranno presentati negli studi di caso si riferiscono a una delle competenze identificate ne “le parti
del corpo”.
Verein Multikulturell, Austria
Nell'organizzazione partner austriaca, dei primi due facilitatori solo uno era un formatore esperto.
Hanno lavorato con un gruppo composto di persone laureate in cerca di lavoro e di stranieri/origine
straniera.
Poiché i partecipanti erano in cerca di lavoro, il loro interesse alla metodologia MOTIVE era connesso
alla possibilità di identificare interessi e passioni per accedere al mercato del lavoro. Gli strumenti
usati dai partecipanti sono state perciò carte delle competenze (vedi nella sezione delle “risorse” sul
sito web), allo scopo di individuare quali competenze I partecipanti possedevano o avevano bisogno
di sviluppare e quali amavano o non amavano usare. Poiché il progetto doveva aiutarli a sviluppare
un CREDO professionale, i facilitatori hanno usato un set di carte per identificare passioni e interessi.
Un altro strumento usato consisteva nel disegnare quattro cerchi riferiti al lavoro, alla formazione, al
tempo libero, all'impegno sociale per identificare l'ammontare del tempo investito in ciascuna
tipologia di attività. Questo strumento nel caso austriaco è stato utilizzato con persone che dovevano
accedere al mercato del lavoro per la prima volta, tuttavia può essere adattato ad altre situazioni. Ad
esempio, questo stesso strumento è stato usato durante la formazione a Liverpool come
un'opportunità per riflettere sulla distribuzione del proprio tempo nelle varie categorie di attività.
In relazione/nel rapporto con gli allievi, hanno avuto luogo sessioni bilaterali e il gruppo di allievi ha
lavorato su CREDO piuttosto diversi; perciò il facilitatore nel suo ruolo ha dovuto fornire supporto
individuale per lo sviluppo e la realizzazione dei progetti. Ogni allievo poi si è impegnato in modo
abbastanza autonomo a lavorare con altri allievi.
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CEMEA Rhône-Alpes, Francia
Nel caso del partner francese, I due facilitatori erano formatori con qualche esperienza professionale
di lavoro con bambini, adolescenti e adulti. Hanno lavorato con altri formatori, sia disoccupati che
occupati. Oltre a perseguire il proprio CREDO personale, ogni partecipante ha concordato su un
CREDO comune: come differenziare le attività proposte all'interno di ogni sessione formativa in
modo da includere tutti i partecipanti, adattandole alle differenti intelligenze e stili di
apprendimento.
Perciò gli strumenti usati sono stati finalizzati alla realizzazione del CREDO condiviso. Ogni allievo è
molto coinvolto nelle comunità e in contatto (come volontario o come professionista) con persone
svantaggiate o marginalizzate. Perciò il ruolo moltiplicatore di questi allievi è stato piuttosto
importante e continuerà anche dopo la fine del progetto. Diversamente dal partner austriaco, quello
francese ha lavorato più col gruppo che con gli individui. Gli strumenti più utilizzati sono stati il 3way thinking (vedi nella sezione delle “risorse” sul sito web) per lavorare sugli individui, il gruppo e la
comunità, ma sono stati usati anche strumenti per sviluppare le competenze trasversali. Questi
strumenti includono attività per sciogliere il ghiaccio e creare il gruppo, abilità di autovalutazione
attraverso attività basate su specifiche competenze, ma anche discussioni informali
Associazione Formazione 80, Italia
Entrambi I facilitatori italiani hanno esperienza di lavoro con allievi adulti. Come nel caso francese, il
gruppo di allievi ha sviluppato un CREDO comune e lo ha realizzato come gruppo. Uno degli
strumenti usati per creare il gruppo è stato quello delle tribù (vedi nella sezione delle “risorse” sul
sito web), utilizzato per rompere il ghiaccio. E' un'attività in cui alle persone viene richiesto di
camminare attorno alla stanza e scegliere una tribù con cui identificarsi, poi si confrontano con gli
altri che stanno scegliendo la stessa tribù e discutono le caratteristiche che li accomunano.
Poiché I facilitatori hanno usato una serie di attività per individuare le passioni, gli interessi e i valori,
è stato posto l'accento sull' autoriflessione; gli stessi allievi perciò hanno usato questi strumenti con i
loro rispettivi allievi e hanno lavorato sull'identificazione dei CREDO piuttosto che sulla loro
realizzazione. Come il partner francese, hanno rafforzato lo sviluppo delle competenze trasversali
con attività strutturate e discussioni informali.
Social Innovation Foundation, Lituania
Anche se i facilitatori lituani avevano esperienza nel mentoring di gruppo, il progetto ha dato loro
l'opportunità di sperimentare differenti tipi di sessione di formazione con incontri bilaterali faccia a
faccia. E' stata percepita come una grande opportunità per supportare gli allievi nello sviluppo di un
CREDO.
Il gruppo può essere usato per mettere insieme le idee e le esperienze dei suoi membri alla ricerca di
un risultato collettivo. I facilitatori sapevano che un team efficace dovrebbe essere in grado di
condividere esperienze e fornire feedback reciproci. Condividendo esperienze, gli allievi hanno
stimolato intuizioni e sono diventati efficaci solutori di problemi attraverso uno sforzo collaborativo.
Una buona relazione ha quattro aspetti che i facilitatori hanno tentato di realizzare: deve essere
costruttiva, produttiva, auto correttiva e deve esserci comprensione reciproca. Questi quattro aspetti
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sono le basi che hanno aiutato i facilitatori a creare buone relazioni tra gli allievi. Nel lavoro di
costruzione di buone relazioni un altro elemento molto importante per favorire buone dinamiche di
gruppo è l'identificazione dei punti di forza e di debolezza tra i CLC e i CLM e l'assegnazione di ruoli
nel gruppo. All'inizio c'era un nuovo team e per un nuovo team che non ha mai lavorato insieme ,
assegnare ruoli è stato anche d'aiuto a far emergere i punti di forza e di debolezza individuali. La
semplice assegnazione dei ruoli all'inizio del progetto ha prodotto l'immediata focalizzazione del
team sulle attività da svolgere.
Sono state tre le categorie di obiettivi di apprendimento: la conoscenza, le competenze e gli
atteggiamenti. Ciascuna sessione di formazione era suddivisa in tre parti principali – ciò che l'allievo
ha fatto prima, durante e avrebbe fatto dopo la sessione di lavoro, garantendo a ciascun
partecipante la possibilità di parlare e porre domande secondo le proprie esigenze. Alla fine del
percorso di formazione ai partecipanti è stato chiesto di dare una valutazione.
Uno degli strumenti di valutazione più apprezzati è stato quello intitolato “Un successo”; questo
esercizio propone la possibilità di un'autovalutazione delle competenze con lo scopo di identificare
quelle che possono essere elencate nel CV. Può aiutare nella compilazione del CV, specialmente di
quelle parti che normalmente sono trascurate o lasciate vuote. I trenta minuti dedicati alla riflessione
su di sé sono seguiti da un confronto con le esperienze degli altri e dallo scambio di osservazioni e
consigli. Questo strumento si trova all’interno del Set di strumenti per la Validazione sviluppato dal
progetto.
Merseyside Expanding Horizons, Regno Unito
I due facilitatori dell'organizzazione del Regno Unito sono qualificati e ricchi di esperienza; hanno
ampiamente lavorato con allievi adulti e sono impegnati in attività di comunità.
I loro allievi sono persone vulnerabili e disoccupati. Il gruppo è piuttosto eterogeneo e composto da
individui con background abbastanza diversi. La metodologia usata e le attività realizzate hanno
avuto lo scopo di potenziare le competenze trasversali, con l'obiettivo a lungo termine di rafforzare
l'inclusione socioprofessionale degli allievi e la loro autonomia.
Le sessioni di formazione si sono svolte in gruppi piuttosto piccoli e in incontri bilaterali. Questa
scelta ha riflettuto il bisogno di adattare la formazione ai bisogni dei partecipanti; questa necessità di
adattamento si è verificata anche durante le sessioni di gruppo poiché la stessa attività può essere
vissuta e percepita in modo diverso da ogni partecipante.
Gli esercizi maggiormente usati per supportare gli allievi sono stati “lavoro, tempo libero, impegno
sociale, formazione” (vedi sopra il caso relativo all'Austria per ulteriori chiarimenti su questa attività)
e lo strumento “le tribù” (vedi il caso dell'Italia). I facilitatori hanno osservato che questa attività si è
rivelata molto flessibile perché permette di superare alcune difficoltà (per esempio l'identificazione
delle competenze e degli interessi di una persona); però per alcuni partecipanti è stato difficile
individuare una “categoria” nella quale identificarsi.
I facilitatori hanno spiegato che per lavorare meglio con gli allievi è fondamentale tenere in
considerazione le esigenze e gli interessi individuali e aiutare a sviluppare fiducia in sé stessi. Una
difficoltà incontrata è stata l'organizzare un programma in grado di soddisfare tutti i partecipanti.
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Inoltre, è fondamentale evidenziare che alcuni individui fanno fatica a sviluppare il proprio CREDO a
causa del fatto che potrebbero avere bisogno di maggiore supporto per identificare i loro interessi e,
di conseguenza, i loro obiettivi. I facilitatori inglesi hanno fatto notare che è fondamentale
riconoscere gli sforzi degli individui e trovare altri modi per supportarli; per esempio provare
soluzioni differenti come lavorare con altri facilitatori o sperimentare attività che possano stimolare
gli interessi individuali
IV.
Conclusioni
Nel corso del progetto, i partecipanti hanno vissuto in prima persona molte delle questioni
identificate in questa guida. Sebbene vengano trattati in questo documento, sembra necessario
riassumere le raccomandazioni più importanti su ciò che ha funzionato meglio durante il progetto;
questa lista non vuole essere esauriente né implica che queste idee siano efficaci in tutti i contesti o
con qualsiasi individuo. Questa lista mira a condividere le esperienze e i risultati del progetto:
-
-
-
In qualità di facilitatore, incontrerai certamente individui con differenti bisogni e
backgrounds; per cui, proporre differenti tipi di attività per raggiungere lo stesso obiettivo
può essere la via migliore.
Considerate che individui differenti possono reagire in modo diverso svolgendo la stessa
attività, quindi per raggiungere gli obiettivi fissati potrebbe essere utile adattare gli strumenti
utilizzati
Riconoscere gli sforzi degli individui per fornire loro un supporto migliore per aiutare a
superarli
Considerate ciascun allievo nel suo percorso
Evitare supposizioni sui risultati che l’individuo dovrebbe ottenere sul lungo termine, ma
piuttosto sostenete piccoli progressi sul breve termine.
Apprendere significa assumersi dei rischi e uscire dalla zona di sicurezza (comfort zone),
quindi mentre si lavora con gli allievi questo aspetto deve essere preso in considerazione.
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Procedimento di supporto del Facilitatore
Sviluppo personale
Approccio centrato
sulla persona
Bisogni e obiettivi
dell'allievo
Apprendimento tra pari
Facilitatore
Approccio centrato
sulla persona all'interno
del gruppo
CREDO dell'allievo
Organizzazione del
gruppo
L'allievo è parte attiva
della sessione
formativa
Relazione con l'allievo
Atteggiamento del
facilitatore e
condizionamento
operante
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Coordinatore del Progetto
Merseyside Expanding Horizons (United Kingdom)
www.expandinghorizons.co.uk * [email protected] * Tel: 0151 330
0552
Organizzazioni Partner
Associazione Formazione 80 (Italy)
www.formazione80.it * [email protected] * Tel: +39 011 5069370
Socialiniu inovaciju fondas (Social Innovation Fund) (Lithuania)
www.lpf.lt * [email protected] * Tel: +370 37 206575
Windmills Limited (United Kingdom)
www.windmillsonline.co.uk * [email protected] * Tel: 0844 249 1990
Verein Multikulturell (Austria)
www.migration.cc * [email protected] * Tel: +43 512 56 29 29
CEMEA Rhone-Alpes (France)
www.cemearhonealpes.org * [email protected] * Tel: +33 4 76 26 85 40
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