Repubblica Centrafricana si rivolta contro l`ONU

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Repubblica Centrafricana si rivolta contro l’ONU | 1
mercoledì 26 ottobre 2016, 18:00
Situazione incandescente
Repubblica Centrafricana si rivolta contro l’ONU
A Bangui manifestazione davanti al quartier generale della MINUSCA. I Caschi Blu uccidono tre civili
di Fulvio Beltrami
Kampala - Era solo questione di tempo prima che la popolazione del Centrafrica si ribellasse ai caschi blu della
missione di pace delle Nazioni Unite: MINUSCA. La rabbia popolare è esplosa lunedì 24 ottobre presso la capitale:
Bangui. Migliaia di manifestanti si sono radunati davanti al quartier generale della MINUSCA chiedendo di
abbandonare immediatamente il Paese. I Caschi Blu sono accusati di non aver rispettato il loro mandato di
protezione dei civili dall’inizio della guerra civile, il 2013, quando il presidente Francois Bozize fu destituito armi alla
mano dalle milizie musulmane Seleka, finanziate dalla Francia. I numerosi scandali sessuali e crimini di pedofilia registrati
dal 2015 in poi e rimasti impuniti hanno aumentato l’odio popolare verso la missione di pace ONU. La manifestazione è stata
organizzata da un cartello di associazioni della società civile che accusa la MINUSCA di criminale passività dinnanzi ai
massacri e alle pulizie etniche perpetuate dai Seleka e le milizie cristiane Anti Balaka. «Ovunque vanno le forze ONU i
conflitti aumentano di intensità. I Caschi Blu sono un riconosciuto fattore di instabilità per il Continente. Ogni Paese ospitante
deve rifiutare la loro presenza per salvaguardare la propria sovranità nazionale» afferma uno dei leader della
protesta Gervais Lakosso. La situazione è degenerata in un massacro quando tre manifestanti sono stati abbattuti da
numerosi proietti sparati da armi automatiche. La folla, in preda al panico, è fuggita in tutte le direzioni lasciando sul selciato
i tre copri privi di vita. L’eccidio è avvenuto quando i manifestanti hanno tentato di sfondare il cordone di sicurezza eretto
per impedire che si avvicinassero al quartiere generale MINUSCA. Testimonianze oculari accusano i Caschi Blu di aver
sparato sulla folla disarmata. Le testimonianze oculari sono supportate dalla testimonianza dell’inviato speciale della BBC
«i Caschi Blu hanno aperto il fuoco quando i dimostranti hanno tentato con la forza di dirigersi verso il quartiere generale
della MINUSCA» afferma Max Allaroum sul sito dello storico media britannico. Versione confermata anche da un ufficiale
militare ONU alla Reuters. La società civile ha deplorato la morte dei tre dimostranti e richiesta l’apertura di una indagine
indipendente. Rinnovata la richiesta alla MINUSCA di lasciare la Repubblica Centrafricana. Le Nazioni Unite, tramite il
portavoce MINUSCA Vladimir Monteiro, negano le accuse affermando che sono stati sparati solo gas lacrimogeni. Secondo
la versione ufficiale a sparare sarebbero stati dei soldati dell’esercito centrafricano. La protesta prende origine dalle
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recenti violenze che hanno investito il martoriato Paese africano a seguito dell’assassinio del Colonnello
Marcle Mombèka, comandante delle forze armate centrafricane, ucciso martedì 4 ottobre nel quartiere
musulmano PK5 a Bangui. Gli inquirenti suppongono che si sia trattato di un regolamento di conti all’interno dell’esercito.
L’assassinio ha scatenato violenze inaudite in vari quartieri della capitale. Gli abitanti del quartiere PK5 hanno eretto
barricate per respingere i tentativi di linciaggio organizzati dalle milizie cristiane Anti Balaka. Nonostante l’interposizione dei
Caschi Blu il conflitto tra le opposte fazioni è continuato dalla mattina fino al tardo pomeriggio. Sul terreno almeno 50 morti.
Non precisato il numero di feriti. Le violenze sono riprese il 17 ottobre quando un campo di sfollati è stato attaccato a
Ngakobo, 300 km nord est dalla capitale. Il tardivo intervento dei caschi blu ha provocato la morte di 11 civili. Tra il 18 e il 20
ottobre le violenze si estendono in varie località dei distretti centrali. I bollettini provvisori parlano di 30 morti e 57 feriti. Gli
autori dell’attacco sono questa volta le milizie musulmane Sèlèka. Dalla decisione presa di Parigi di ritirare il suo
contingente militare, la Repubblica Centrafricana è ritornata nel caos e la falce della morte ha ripreso a
mietere vittime innocenti in una violenza cieca senza precedenti di cui non si intravede la fine. Decine di bande
armate sono i veri padroni del territorio, mentre le agenzie umanitarie internazionali si stanno ritirando e i caschi blu ONU
rifiutano di uscire dalle loro caserme per proteggere i civili. Tra il 30 e il 31 ottobre è prevista a Bangui la visita del Ministro
francese della Difesa Jean-Yves Le Drian per ufficializzare il ritiro dei soldati francesi della Operazione Sangaris. In
Repubblica Centrafricana la Francia registra la prima sconfitta militare nei territori d’oltremare. L’Operazione
Sangaris, autorizzata dalla Risoluzione 2127 delle Nazioni Unite inizia il 8 dicembre 2013. Il contingente di 1.200 soldati va a
rinforzare i 600 soldati francesi di stanza a Bangui. Dopo pochi mesi il Presidente Hollande aumenterà le forze nel Paese
africano arrivando a 1600 unità oltre ai 600 soldati di stanza regolare. L’operazione Sangaris è rivolta contro i ribelli
mussulmani Seleka. Dopo il sostegno ricevuto il leader mussulmano Michel Djododia, divenuto presidente, viene
considerato da Parigi come un alleato scomodo. Sarà sostituto da una imprenditrice: Catherine Samba-Panza. L’intervento
militare di Hollande è in esclusiva difesa degli interessi economici della Francia (Le miniere di uranio centrafricane
rappresenterebbero il 40% dell’energia prodotta dagli impianti nucleari francesi). L’intervento segue anche le strategie geopolitiche della France-Afrique abbinate alle crisi della Repubblica Democratica del Congo, del Burundi e alla eterna guerra
fredda tra Eliseo e Governo Ruandese. La Missione Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione in
Centraafrica (MINUSCA) nasce il 10 aprile 2014, quando i reparti francesi hanno ripulito la capitale e le principali città dalle
milizie Seleka. Il contingente iniziale (6.000 uomini) è stato raddoppiato ma nessun risultato tangibile per una pace duratura
è stato raggiunto i tre anni. I soldati francesi hanno subito preso il controllo dei Caschi Blu, abbandonandoli ora dopo il
clamoroso fallimento militare. Dinnanzi alle difficoltà nel neutralizzare le milizie Seleka, Parigi finanzia e organizza
apparati paramilitari da contrapporre alle forze armate musulmane, le milizie cristiane Anti Balaka, di cui
occorre sottolineare l’assenza assoluta di legami politici con la Chiesa Cattolica e la Chiesa Protestante. Le
milizie Anti Balaka inizieranno un ciclo infinito di violenze contro la minoranza musulmana che giungono a
pulizie etniche e a conversioni obbligatorie alla fede cristiana, come denuncia il rapporto di Amnesty International
‘Erased identity: Muslims in ethnically cleansed areas of the Central African Republic’, pubblicato il 30 luglio 2015. Il
mandato dell’imprenditrice Catherine Samba-Panza risulta disastroso mentre le forze internazionali non fermano le pulizie
etniche e si abbandonano a violenze sessuali generalizzate che giungono a veri e propri episodi di pedofilia e sesso forzato
con animali. Sotto Samba-Panza il caos e la corruzione aumentano a dismisura allontanando ogni speranza di pace e
normalizzazione del Paese. A Panza succederà Faustin-Archange Touadéra eletto presidente il 30 marzo 2016. L’autorità
di Touadera è pressoché nulla avendo ottenuto la vittoria in elezioni assai dubbie e annullate la prima volta il 30 dicembre
per totale caos elettorale. La Francia abbandona la colonia africana dopo aver creato una tragedia senza precedenti che
supera in numero di vittime i tredici anni dell’orribile regime di Jean-Bédel Bokassa. Il professore universitario Touadera
ora presidente si trova di fatto senza un esercito e senza autorità. Protetto da Caschi Blu rimasti nel Paese per tutelare gli
interessi francesi e odiati dalla popolazione. Nel Paese infuria la guerra civile tra Seleka e Anti Balaka. L’uccisione di tre
manifestanti è l’ennesimo crimine commesso dai contingenti di pace ONU composti da indisciplinate truppe del Terzo
Mondo. Crimine che si aggiunge alla lunga lista tra i quali ricordiamo la mancata difesa della etnia Nande in Congo e l’eccidio
di civili sud sudanesi avvenuto a Juba il 1° luglio 2016. La degenerazione delle missioni di pace ONU ha raggiunto una svolta
inaspettata. Dal rifiuto di rispettare il mandato di protezione delle popolazioni in aree di conflitto ora i Caschi Blu sparano e
uccidono i civili.
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