Le lotte per combattere l`apolidia: #IBelong!

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venerdì 28 ottobre 2016, 12:15
Le lotte per combattere l’apolidia: #IBelong!
Ricorre il secondo anniversario della Campagna globale #IBelong per difendere i diritti dei rifugiati
di Redazione Video / a.p.
Sono stati compiuti notevoli progressi per porre fine all'apolidia nel mondo, ma i conflitti attualmente in corso li stanno
mettendo a rischio. In occasione del secondo anniversario della Campagna globale #IBelong, l'Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha rinnovato l'appello alla comunità internazionale affinché compia uno sforzo
congiunto per porre fine all'apolidia, un'ingiustizia che lede i diritti umani di almeno 10 milioni di persone nel mondo.
Da quando la campagna e' stata lanciata nel 2014 con l'obiettivo di risolvere il problema dell'apolidia entro il 2024,
dieci nuovi Stati hanno aderito alle Convenzioni delle Nazioni Unite contenenti misure per aiutare a prevenire e ridurre i casi
di apolidia e Paesi come la Costa d'Avorio, il Kirghizistan, la Malesia e la Thailandia hanno fatto significativi passi avanti nei
rispettivi territori. La Thailandia, ad esempio, ha riconosciuto la nazionalità thailandese a circa 23mila persone che
negli ultimi tre anni e mezzo avevano vissuto come apolidi. Il Governo keniota ha recentemente promesso di concedere la
cittadinanza ai Makonde, una minoranza etnica di circa 6.000 persone originarie del Mozambico, molte delle quali vivono in
Kenya da quando lo Stato ha ottenuto l'indipendenza più di mezzo secolo fa. Durante la manifestazione che si e' svolta oggi
presso la sede dell'UNHCR a Ginevra, l'Alto Commissario Grandi ha anche evidenziato lo stretto legame esistente tra la
rapida espansione dei conflitti e il rischio di apolidia, soprattutto per i bambini.
Il rapporto pubblicato dall'UNHCR dal titolo "In Search of Solutions: Addressing Statelessness in the Middle East and North
Africa" ("Alla ricerca di soluzioni: affrontare l'apolidia in Medio Oriente e in Nord Africa") pone in evidenza come i bambini
siriani siano particolarmente a rischio. La legge siriana nega infatti alle donne il diritto di trasferire la propria
cittadinanza ai figli e, dal momento che in una famiglia su quattro di rifugiati siriani non e' presente il padre, questo significa
che per alcuni dei 709mila bambini nati in esilio durante la guerra esiste il rischio concreto di diventare apolide. L'Alto
Commissario delle Nazioni Unite ha ricordato che l'apolidia porta con se' una serie di gravi conseguenze soprattutto per i
minori. «Invisibile e' il termine più comunemente usato per descrivere cosa si prova a vivere senza nazionalità» ha affermato
Grandi «Per i bambini e i giovani che vivono in situazioni di apolidia, essere 'invisibili' significa dover rinunciare a
un'istruzione, essere emarginati nel parco giochi, non poter ricevere cure mediche, essere privi di opportunita' di lavoro e
non poter far sentire la propria voce».
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/le-lotte-per-combattere-lapolidia-ibelong/
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Tra gli obiettivi chiave che la campagna #IBelong si propone di raggiungere il prossimo anno c'e' quello di incoraggiare gli
Stati a eliminare ogni forma di discriminazione, compresa la discriminazione di genere, dalle leggi sulla cittadinanza, per
evitare che situazioni analoghe si verifichino ancora in futuro.
(video tratto dal canale youtube dell'UNHCR)
di Redazione Video / a.p.
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