Il Tibet e il suo strategico piano ecologico

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venerdì 28 ottobre 2016, 08:15
Il Tibet e il suo strategico piano ecologico
Il Tibet sta diventando lo scudo ecologico del Sud-Est asiatico. Ma, per la Cina, è qualcosa di più
di Redazione Video / d.r.
Il Tibet si appresta a diventare un vero e proprio scudo protettivo ecologico per il Sud-Est asiatico. Questo il destino
del ‘Terzo Polo del mondo’, sede di imponenti sorgenti, di grandi fiumi e sconfinate terre incontaminate. Un destino che
affonda le sue radici nel 2007, quando fu avviato di un piano costosissimo per la protezione delle sorgenti, dei fiumi
e dei laghi tibetani, con l’obbiettivo di mantenere le funzioni ecologiche della regione. Al centro del piano, la
conservazione delle fonti idriche, la tutela della biodiversità e la conservazione del suolo, per migliorare la capacità di
sviluppo sostenibile dell'economia e garantire la sicurezza ecologica regionale. In linea con questo piano, il Tibet ha puntato
sul rafforzamento della vigilanza e sullo sviluppo di importanti risorse naturali, nell’assoluta priorità di proteggere
l’ambiente, puntando sulle energie rinnovabili, come l'energia solare, l'energia geotermica e delle biomasse.
Insomma, un piano ambizioso e importante che, oggi, fa del Tibet un tassello importante per la sicurezza ecologica del SudEst asiatico. Un piano fortemente sostenuto dalla Cina, che si impegna dal 2012 a sostenere e costruire barriere
ecologiche per proteggere il Paese. Una decisione discussa nel Piano strategico formulato al 18° Congresso Nazionale
del Partito Comunista Cinese, nel novembre del 2012, nell’interesse patriottico di tutela ambientale. Un impegno forte, che si
estende fino al 2030 e che ha tutta l’aria di essere una strategia geopolitica per la Cina. Il Governo di Pechino,
infatti, vuole promuovere una serie di 'corridoi' economici ed energetici: Cina-Mongolia-Russia, Cina-Asia centraleAsia occidentale, Cina-Penisola meridionale e centrale, il nuovo Ponte Eurasiatico Continentale, Cina-Pakistan e il
Bangladesh-Cina-India-Myanmar (BCIM Corridor) per facilitare la connessione infrastrutturale tra la Cina e le nazioni vicine e
la connettività tra Asia meridionale, Europa e Africa. Un passo importante per il piano di protezione del Tibet, che
sembra raggiungere ottimi risultati grazie a trattati, incentivi economici (investimenti che ammontano a un totale
di 38,7 miliardi di Yuan) e barriere, che godono di un solido appoggio internazionale. La pianificazione del piano è una mossa
cruciale per proteggere il sistema ecologico fragile del Tibet e il prossimo passo cruciale è quello di coordinare e attuare
tante forze, per realizzarlo e raggiungere sempre più benefici. In vista di ciò, il vice direttore di Environmental Protection
Bureau del Tibet, Zhang Tianhua, ha dichiarato: «La crescita economica di un Paese dovrebbe essere basata sulla tutela
dell'ambiente. In Tibet, abbiamo la priorità sviluppare le industrie che procurino un vantaggio economico nel rispetto
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/il-tibet-e-il-suo-strategico-piano-ecologico/
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dell’ambiente, per esempio la produzione di acqua minerale. Ci rifiutiamo di promuovere industrie inquinanti
provenienti da altre parti del Paese e all'estero. Finora, non c'è nessuna azienda inquinante che opera in Tibet.
Dopotutto, ci sono più di tre milioni di persone di diverse etnie che vivono qui ed è un loro diritto godere di una vita migliore,
perciò dobbiamo garantirgliela». Insomma, un approccio, quello del Tibet, da cui il mondo potrebbe imparare molto, se
calcoliamo l’immensa vastità delle terre selvagge e incontaminate che la regione si trova a dover gestire e
proteggere. Il Tibet, infatti, possiede oggi 47 riserve naturali su una superficie di 412.200 chilometri quadrati, il 34,35%
dell’intera regione; è dotato anche di 22 riserve ecologiche, 9 parchi forestali di livello nazionale, 10 parchi delle zone umide
e 4 parchi geologici (Video tratto dal canale Youtube: CCTV news)
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