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Venerdì 28 Ottobre 2016
11
Jean-Paul Fitoussi, economista: l’unica preoccupazione Ue è la riduzione del debito pubblico
Europa isterica, modello tedesco
Non è interessata alla disoccupazione, ad esempio
DI
MARCELLO BUSSI
G
rande conoscitore
dell’Italia (insegna
anche alla Luiss di
Roma ed è consigliere
d’amministrazione di Telecom
Italia ), l’economista francese
Jean-Paul Fitoussi da tempo ha un atteggiamento critico
nei confronti dell’Ue. Nei giorni scorsi è stato protagonista,
insieme a Romano Prodi e al
premio Nobel per l’Economia
Joseph Stiglitz, del dibattito
più atteso alla Prima Biennale dell’Economia Cooperativa,
organizzata a Bologna dalla
LegaCoop guidata da Mauro
Lusetti.
Domanda. Con la vittoria
inaspettata della Brexit al
referendum, l’Ue è entrata
in crisi conclamata. Può resistere all’impatto dell’uscita di Londra?
Risposta. In Europa sono
state fatte grandi promesse.
Ai cittadini è stato detto: facciamo la globalizzazione e vedrete come sarete felici. Stesso
discorso per il progresso tecnologico e per l’Unione europea.
Nessuna di queste promesse
ha dato frutt, al contrario. Il
Regno Unito è il Paese europeo dove la disuguaglianza è
più forte, mentre la Germania
è il Paese dove è aumentata
di più dall’inizio degli anni
2000. Di fronte a questi risultati, gli elettori reagiscono con
il seguente ragionamento: ci
prendono in giro, dunque votiamo per i partiti estremisti,
che hanno sempre detto che
la globalizzazione, l’Europa
e la tecnologia non danno la
felicità. Il successo di questi
partiti costringe i governi
normali a fare propri alcuni
dei loro atteggiamenti. Il referendum sulla Brexit è stato
indetto perché è comparso un
partito estremista, l’Ukip, che
ha minacciato la supremazia
dei Conservatori.
D. Quindi lei è convinto
che le attuali politiche europee aumentino le diseguaglianze?
R. Direi che l’Europa è stata concepita per non risolvere
i problemi dei popoli.
D. Allora con quale obiettivo è stata concepita l’Europa?
R. Con un solo obiettivo:
diminuire il debito pubblico.
Del resto non importa. Disoccupazione, precarietà, diseguaglianza non importano.
Non ci sono politiche disegnate
per combatterle. L’Europa ha
solo politiche per abbassare
il debito pubblico e non riesce
nemmeno a fare quello.
D. Perché l’Europa si è posta quest’unico obiettivo?
R. Per l’atteggiamento della
Germania, che aveva paura del
contatto con i Paesi del Club
Med. Paesi che non considera
seri e quindi devono avere i
conti puliti a casa. E così sono
arrivati il Patto di Stabilità,
il six pack e altri pack. Abbiamo firmato tutto questo e
adesso abbiamo le mani legate. In Europa il solo diritto
consentito alla popolazione è
quello di cambiare il governo,
ma non di cambiare politica.
La caricatura di questa situazione è quello che succede in
Jean Paul Fitoussi
Grecia. È stato eletto Alexis
Tsipras, che prometteva di
cambiare le cose, ma poi ha
fatto come gli altri. È terribile. Questo comportamento fa
arrabbiare gli elettori.
D. Ma è colpa di Tsipras,
che non è abbastanza deciso, oppure non poteva fare
altrimenti?
R. Tsipras non ha la possibilità di fare altro perché hanno
cambiato le istituzioni. Anche
Romano Prodi aveva detto che
il Patto di Stabilità è stupido.
Ma quando è diventato presidente del Consiglio che cosa
ha fatto? Ha applicato il Patto
di Stabilità. L’attuale quadro
costringe i governi a fare una
politica che non coincide con le
loro convinzioni.
D. Quindi l’Ue è irriformabile e l’unica alternativa
è fare come gli inglesi, che
se ne sono andati?
R. C’è una sola riforma possibile: creare un vero governo
europeo federale. Oggi nessuno è responsabile delle proprie
azioni. I governi nazionali dicono: se le cose vanno male non è colpa
mia, ma dell’Europa. Mentre l’Europa
replica: è colpa dei
vostri governi. Per
questo o nasce un
governo federale
oppure l’Europa si
spaccherà.
D. E la Francia
come si pone in
questa partita?
R. La Francia è
come l’Italia, anzi
un po’ peggio. Anche Prodi auspicava
un’alleanza Francia-Italia per rendere meno austera
questa Europa, ma
alla fine la Francia si è sempre schierata con la Germania. Nicolas Sarkozy veniva
chiamato il tutù di Angela
Merkel, adesso si dice lo stesso per François Hollande. Il
governo francese ha una paura
terribile dello spread, c’è il timore che se si allontana dalla
Germania finisca come l’Italia
nel 2011.
D. Ma ora c’è il rischio
che l’anno prossimo Marine Le Pen vinca le elezioni
presidenziali.
R. Non credo che vincerà.
Ma non so se non lo credo solo
perché mi sembra una cosa
terribile. Io me ne andrei dalla Francia.
D. Verrebbe in Italia,
allora?
R. Sì, ma se poi vince Beppe
Grillo dove vado? In Francia
non si accorgono, o fanno finta
di non accorgersi, che stanno
giocando con la democrazia.
Il rischio maggiore è perdere
la libertà. È una cosa forte da
dire, ma è vero.
D. In Germania ne sono
consapevoli?
R. Sì perché hanno avuto
una lezione dalla storia. Penso però che l’Europa non sia
più interessante per Berlino.
La Germania ha ritrovato la
Mitteleuropa, che gli conviene
perfettamente in termini di
dominio politico e di competitività economica.
D. La Germania preferirebbe quindi starsene per
proprio conto?
R. Ragionano così: o gli altri
fanno come diciamo noi oppure se ne vanno. Ma noi siamo
comunque tranquilli perché
abbiamo la Mitteleuropa.
D. I casi Volkswagen e
Deutsche Bank potrebbero far pensare che sia in
corso una guerra commerciale fra gli Stati Uniti e la
Germania.
R. Questa guerra verrà
persa da Berlino. Se si guarda
alla performance economica
della Germania nell’ultimo
decennio vediamo che è stata
molto bassa. In tempi normali
avremmo detto che la Germania è malata. Non si può dire
lo stesso degli Stati Uniti,
anche se la crisi è scoppiata proprio là. Gli Usa hanno
una capacità di crescita che
la Germania non ha dimostrato di avere. La Germania
ha la capacità di essere più
competitiva dell’Italia e della Francia quando questi due
Paesi vanno male, ma contro
un attore forte come gli Usa i
tedeschi non hanno dimostrato nessuna capacità.
D. Ma lei pensa che sia
possibile cambiare le politiche di austerità dell’Ue?
R. Si può cambiare qualche
cosa solo se Hollande e Renzi
diranno: adesso basta, noi facciamo le nostre politiche. Allora
la Germania replicherà: ma voi
non rispettate il Patto di Stabilità. E la risposta dovrà essere: non importa, perché conta
il benessere della popolazione,
non il Patto di Stabilità e tutte
le altre regole stupide.
D. La Francia dovrebbe
quindi allearsi con l’Italia?
R. Oggi la Francia è il Paese
dove la libertà è più a rischio:
da Marine Le Pen al terrorismo
alla disoccupazione. Se Parigi
non adotta politiche forti, che
corrispondano alle nostre condizioni di salute, la libertà è
a rischio. Non capisco perché
Hollande non sia andato a dire
a Renzi: io ti seguo per fare
cambiare rotta all’Europa.
D. Quindi Renzi può
cambiare l’Europa?
R. Renzi ha un atteggiamento molto forte su questi punti.
Si potrebbe obiettare: proprio
come Tsipras. Ecco perché c’è
bisogno di Hollande. Ci vogliono due Paesi grossi che dicano
alla Germania: ora basta.
D. Ma lei pensa che alla
fine Francia e Italia ce la
faranno a cambiare l’Europa?
R. Renzi e Hollande devono dire solo: noi andiamo
avanti con le nostre politiche,
voi prendete i vostri trattati
e tornate a scuola per capire
come si gestisce una società
moderna.
© Riproduzione riservata
LA MAUGERI POSSIEDE 18 ISTITUTI CLINICI IN SEI REGIONI. IN ARRIVO NUOVI CAPITALI
Riparte il colosso dalla medicina riabilitativa
DI
FRANCESCO STAMMATI
A
ddio scandali, ora si investe.
La Fondazione Maugeri di
Pavia, colosso della medicina
riabilitativa con 300 milioni di
fatturato, giunta a un passo dal crack
due anni fa, anche per le vicende giudiziarie che coinvolgono l’ex-presidente
regionale Roberto Formigoni, riparte
ora, verso concentrazioni e acquisizioni.
Ieri, infatti, a Milano, si è perfezionato
l’aumento di capitale della neonata IcsMaugeri Spa Società Benefit, la società a cui sono stati conferiti i 18 istituti
clinici in sei regioni italiane, con l’ingresso del fondo di investimento internazionale Trilantic che, con 55 milioni
di euro, è diventato socio di minoranza
col 30% mentre il restante 70 rimane
alla Fondazione pavese. Un investitore,
Trilantic, che potrebbe salire a quota
100 milioni, fino al 43%, prima della
quotazione in Borsa della nuova società, prevista nel 2019.
Protagonista della vicenda è Gual-
tiero Brugger, 72enne lecchese, professore della Bocconi e grande esperto
di crisi e ristrutturazioni aziendali,
avendo lavorato ai salvataggi di Rizzoli
e Bastogi negli anni ’80, e alla privatizzazioni dell’Iri negli anni ’90. Brugger,
chiamato al capezzale di Maugeri a fine
2014, l’ha fatta uscire dalla crisi con un
concordato in continuità che ripagherà
i creditori commerciali all’85% del dovuto e che rimodula i mutui contratti
con alcune banche. Quindi la mossa
di allearsi con un socio liquido e desideroso di investire nel settore sanitario come Trilantic, guidato in Europa
dall’italiano Vittorio Pignatti Morano, che ha già investito in Svizzera
nelle cliniche private Mediclinic e, in
Italia, nella farmaceutica Doppel di
Rozzano (Milano).
«Siamo il gruppo che ha meglio
interpretato l’indicazione del presidente Matteo Renzi di attrarre investimenti stranieri e migliorare i conti», ricorda orgogliosamente ai suoi il
bocconiano. A una nota affida invece
le prospettive future: «Con il nuovo assetto di Ics Maugeri Spa SB si chiude
definitivamente la fase concordataria
e si apre la fase di sviluppo, di interesse per l’intero settore della sanità
privata, ora penalizzato da un eccesso
di frammentazione». «L’investimento
in Maugeri», spiega invece Giacinto
d’Onofrio, partner di Trilantic Europe responsabile degli investimenti
Italiani, «non va letto in un’ottica finanziaria ma industriale, da sempre
il nostro approccio è infatti quello di
affiancare le aziende mettendo a disposizione le nostre competenze e la
nostra esperienza per accompagnarle
nel processo di crescita». Nel consiglio
di amministrazione della società per
azioni entrano nuovi consiglieri, alcuni dei quali noti come, designati dalla
Fondazione, Roberto Jarach, imprenditore, già presidente della Comunità
ebraica di Milano, e Francesco Longo, che in Bocconi insegna Economia
delle aziende sanitarie.
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