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I COMMENTI
Venerdì 8 Luglio 2016
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Mai stata così divisa
l’Europa detta unita
The so-called united Europe
has never been so divided
i fa presto a
governare. GermaDI CARLO VALENTINI
dire Europa
nia e Francia hane a perorare
no l’appuntamento
la causa di un continente elettorale il prossimo anno, eleziounito. In realtà, dal dopoguerra, ni difficili sia per Angela Merkel,
mai come in questo momento l’in- per colpa dell’immigrazione e delstabilità regna sovrana nei singoli la crisi dell’Ue, sia per François
paesi. Brexit ha spaccato in due l’In- Hollande, i cui indici nei sondaggi
ghilterra, stabile per antonomasia, sono verso il basso, a causa della ree sta provocando uno sconquasso cessione e nonostante abbia gestito
all’interno sia dei conservatori sia con fermezza l’emergenza del post
dei laburisti, tanto che nessuno si attentato. In questo mosaico, in cui
azzarda a fare pronostici, in una si- sono poche le caselle intonse, è intuazione così caotica, su eventuali vischiata pure l’Italia: ci attendono
elezioni politiche. In Austria si do- tre mesi di aspra disputa politica
vrà tornare a votare dopo la senten- (neppure Ferragosto, c’è da giurare,
za della Suprema corte e la destra darà tregua) poiché dal referendum
costituzionale d’ottoche aveva perso per
bre dipenderà l’esito
pochi voti si appresta
della legislatura.
a una lunga e dura
Tutti i paesi
Questo continencampagna elettorale,
sono investiti dalla
tale tourbillon eletcol paese semiparafebbre elettorale
torale è un ulteriore
lizzato a causa del
freno a un’economia
limbo politico in cui è
precipitato, con un governo in carica europea che non riesce a imboccare
delegittimato che deve organizzare la strada di una sostenuta ripresa
ma costituisce anche una remora,
le nuove elezioni.
Non meglio va in Spagna, dove da parte dei leader dei grandi paenonostante due tornate elettorali in si, a trovare una soluzione alla grapochi mesi, si fatica a trovare una vissima crisi dell’Ue. Così la Brexit
maggioranza in grado di votare un sembra già dimenticata, quasi tutti
esecutivo e neppure la monarchia i paesi guardano ai propri guai eletriesce a indicare una via d’uscita. torali interni e il tran tran sembra
Ancora: la Grecia è alle prese con avere preso il sopravvento a Bruxell’austerity imposta dall’Ue ed è dif- les, come se il malato agonizzante,
ficile ipotizzare fino a quando Ale- senza cure, non stesse andando verxis Tsipras, che si sta cimentando so il non ritorno.
in difficili equilibrismi, riuscirà a
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t’s easy to say Europe and to is walking a tightrope, is going to
plead the cause of a united last. Germany and France will go
continent. Actually, since the to the polls next year, a difficult
end of the war, instability is election for both Angela Merkel,
rife amongst individual countri- because of the immigration issue
es as never before. Brexit split and the EU crisis, and François
Britain - stable par excellence Hollande, with his approval ra- into two, and is causing uphe- ting falling because of the recesaval among both Conservatives sion, although he firmly manaand Labour party members, so ged the post-attack emergency. In
that no one dares to make predic- this mosaic, in which untouched
tions, in such a chaotic situation, pieces are very few, also Italy is
on any general election. Austria embroiled: three months of bitter
will have to go back to the polls political dispute lie ahead (even
after the judgment by the Su- in mid-August, you bet, there will
preme Court and the right wing, be no truce) as the future of parthat had lost for a few votes, is liament will depend on the conpreparing for a long
stitutional referendum in October.
and tough election
All countries
This continencampaign, with the
tal election whirl
country almost pahave been hit by
is a further curb
ralyzed after hathe election fever
on a European ecoving plunged into a
nomy that fails to
political limbo, and
the incumbent government dele- take the road to a sustained recogitimized that must organize new very but is also a hindrance, from
elections.
the leaders of the big countries, to
The situation isn’t better find a solution to the EU serious
in Spain, where despite two crisis. So Brexit seems to have
elections in a few months, it is been already forgotten, almost
hard to find a majority able to all countries look to their domevote a government and even the stic electoral troubles and groove
monarchy is unable to indicate seems to have gained the upper
a way out. In addition, Greece is hand in Brussels, as if the patient
struggling with the austerity im- dying, without treatment, wasn’t
posed by the EU and it is difficult passing the point of no return.
to imagine how long the gover© Riproduzione riservata
nment of Alexis Tsipras, who
Traduzione di Silvia De Prisco
S
I
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Dai tunnel ai tubi alle ciminiere
l’assurda incertezza dei periti
Viviamo una grande
tragedia tutta italiana
DI
SERGIO LUCIANO
D
u n q u e, a v e v a n o
ragione i No Tav?
Dopo tanto sgolarci, noi legittimisti, a
sostenere che l’alta velocità
ferroviaria in Val di Susa era
opera sacrosanta e necessaria allo sviluppo economico
italiano ed europeo, apprendiamo dal nuovo governo che
c’è un contrordine, compagni.
I tunnel ad alto impatto ambientale potranno essere di
tre quarti più corti. Restituiamo la stima a Erri De Luca,
ammesso che gliel’avessimo
tolta? Diamo la commenda
della Repubblica al teppista
che provocava il poliziotto
chiamandolo «pecorella»?
Forse: sicuramente, intanto,
destituiamo di ogni credibilità la lunga fila di periti e
pseudo tali che hanno, per
dieci anni, certificato l’inderogabile necessità e l’assoluta
appropriatezza dell’opera.
E l’Ilva? Ora che, pare,
tornerà a produrre barre,
lamiere e tubi a Taranto, si
può star certi che lo farà in
modalità ecologicamente
sicure? Chi l’ha periziato,
stavolta, dopo tanti pareri
anche opposti che si sono
susseguiti e scontrati anche
in sede giudiziaria? Si dirà:
le autorità nazionali. Bravi,
ingenui: e i periti di questa o
quella procura, dove li mettiamo? Siamo o non siamo
nel paese che per stabilire
La Tav in Val di
Susa, l’Ilva e le
marmitte catalitiche
quanto vanno indennizzati
i danni biologici degli incidentati stradali si riferisce
alle tabelle del tribunale di
Milano salvo preferenze per
quello di Vattelapesca, tanto
nessun criterio nazionale unico è stato mai adottato?
E che dire della grottesca vicenda che tra pochi
giorni vedrà il ministero dei
trasporti alla sbarra del Tar
per la bega del «Dukic Day
Dream»? Sarebbe lunga a
spiegarsi nei dettagli, ma in
due parole è un contenzioso
giudiziario nato dalla pretesa
di una piccola imprenditrice
di far omologare una propria
invenzione come marmitta
catalitica, nonostante il secco
e reiterato no del ministero,
in forza di un «ni» espresso
da una motorizzazione provinciale, quella di Bari. Ma
insomma, come può il no
del ministero sul tubo della
signora Anna Dukic, essere
bilanciato dal sì di Bari?
Come possono un Tar
(e una procura) indagare
su un tema così tecnologicamente controvertibile senza
rivolgersi a un’autorità superiore, semmai, al ministero,
e non inferiore per rango e
credibilità scientifica? Eppure
è per la mancanza di risposte
serie a queste domande che
sul caso Tav l’Italia si è coperta di ridicolo con i francesi e con l’Europa, che l’Ilva è
a bagnomaria nell’incertezza
ormai da anni, che il ministero dei trasporti e un paio di
suoi dirigenti sono nel frullatore delle inchieste, accusati
di aver voluto privilegiare
l’Iveco e la Pirelli rifiutando
l’omologazione al tubo Dukic
perché l’hanno detto un paio
di periti di provincia.
Non c’è che dire: è proprio
un paese del tubo.
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DI
MARCO BERTONCINI
Stavolta Matteo Renzi non si comporta come
con Maurizio Lupi e con
Federica Guidi. Non
invoca ragioni di «opportunità» per scaricare un
ministro. Con Lupi, esponente di primo piano del
Ncd, gli era stato meno
facile che con la Guidi, in
quota confindustriale (se
così vogliamo classificarla). Mandare a ramengo
il proprio ministro dell’interno provocherebbe la
crisi. Renzi è persuaso
che i sommovimenti nel
partito di Angelino Alfano finiscano col ridursi
nell’abbandono di qualche
senatore. Da quando siede
a palazzo Chigi, una convinzione se l’è fatta, finora
rispondente ai fatti: i suoi
alleati centristi o l’appoggiano o se ne vanno a casa.
Siccome di andarsene a
casa, lasciando potere e
poltrone, non hanno voglia, restano. Di quando in
quando gli recano fastidi,
più in funzione di limitare
progetti del Pd (unioni civili, prescrizione e simili)
che non di avanzare proposte poco accettabili dai
democratici.
Indubbiamente, se
non si fosse trattato di
Alfano, Renzi avrebbe
agito come capitò con altri esponenti occorsi in incidenti giudiziari privi di
rilievo penale ma mediaticamente sconvolgenti.
Deve tenersi il presidente
del Ncd, patendo l’offensiva del M5s (mai come
oggi si avverte l’identità
fra partito dei magistrati
e grillini) e della stampa
giustizialista, orgogliosamente appagata di poter
ancora una volta titolare
su qualche «cricca» dando
spazio alle accuse. Le difese si potranno esercitare
chissà quando e i giudizi
definitivi potrebbero essere ben lontani dalle odierne speranze dei forcaioli.
Una grande tragedia
nostrana, ossia la prevalenza delle procure accoppiate con organi d’informazione carnefici, conosce
dunque un nuovo atto. Ancora una volta, la politica
ne esce con le ossa rotte.
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