La NATO, il Mediterraneo e la difficile ricerca di un ruolo

Download Report

Transcript La NATO, il Mediterraneo e la difficile ricerca di un ruolo

L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > Opinioni
NATO, il Mediterraneo e la difficile ricerca di un ruolo collettivo | 1
venerdì 28 ottobre 2016, 16:30
NATO, il Mediterraneo e la difficile ricerca di un ruolo
collettivo
Oggi la Nato si configura come un’organizzazione ‘a trazione orientale’
di Gianluca Pastori
La recente notizia dell’invio di un contingente militare italiano in Lettonia, nel quadro delle attività di reassurance
condotte dalla NATO in favore dei suoi alleati orientali, ha sollevato un acceso dibattito intorno alle priorità della
politica nazionale e del ruolo che l’Alleanza Atlantica può svolgere rispetto a queste. In tale contesto, alcune voci
critiche hanno rilevato come -ancora una volta- la decisione di Roma risponda a una logica di sostanziale
subalternità alle scelte di un’organizzazione sempre più rivolta verso Est e sempre meno attenta agli interessi politici e di
sicurezza dei suoi partner meridionali. Il dibattito rispecchia una tensione sempre più sentita in seno alla NATO e che il
recente vertice di Varsavia non sembra essere riuscito a sanare. Con l’incancrenirsi della crisi ucraina e il deteriorarsi delle
relazioni con la Russia, al contrario, le divergenze fra la ‘vecchia Europa’ dei Paesi fondatori e la ‘nuova Europa’,
confluita nell’Alleanza dopo il termine della guerra fredda, si sono fatte più evidenti, mentre le decisioni assunte in fatto
di assetti e dispiegamento sembrano sottintendere il peso crescente che -al di là del principio del consenso formalmente
sotteso alle decisioni della NATO- il blocco dei membri centro-orientali ha assunto nella definizione dell’agenda comune. Il
consolidamento dell’attuale NATO ‘a trazione orientale’ ha indubbiamente influito sul peso geopolitico
dell’Italia. Questo fatto si innesta, tuttavia, su un processo di più lungo periodo, che affonda le sue radici negli anni
immediatamente successivi al termine della guerra fredda. E’ in tale contesto che la rilevanza strategica del Mediterraneo
subisce un primo ridimensionamento. Lo scarso successo riscosso dal c.d. ‘Dialogo mediterraneo’, soprattutto in confronto
alla coeva Partnership for Peace, è forse il primo elemento che -insieme al venire meno di una concreta minaccia militare
contro il suo ‘fianco sud’- spinge l’Alleanza a spostare progressivamente la propria attenzione da un teatro ormai
considerato stabile. Gli impegni nei Balcani della seconda metà del decennio da un lato consolidano questa
convinzione (anche sulla scorta dei risultati derivanti dall’attività di pattugliamento marittimo condotte in applicazione
delle varie risoluzioni ONU sulla
ex Jugoslavia), dall’altra concorrono a spostare l’attenzione verso altre aree
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/la-nato-il-mediterraneo-e-la-difficile-ricerca-di-un-ruolo-collettivo/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > Opinioni
NATO, il Mediterraneo e la difficile ricerca di un ruolo collettivo | 2
geografiche e tipologie di impegno; una tendenza, questa, rafforzata con l’inizio -nel corso del 2003- del coinvolgimento
in Afghanistan, destinato a fornire per più di dieci anni il ‘focus’ dell’organizzazione e il principale banco di prova della sua
capacità operativa. Su questo sfondo ha senso pensare che le recenti iniziative italiane -in primo luogo, la proposta del
Ministro della Difesa di localizzare presso il Comando Congiunto Alleato di Giugliano (Allied Joint Force Command Naples) la
sede di un hub per le missioni nel Mediterraneo di NATO e UE- possano tradursi in una effettiva inversione di
tendenza? Negli ultimi anni, il bacino del Mediterraneo è tornato sempre più chiaramente ad essere una sorta di ‘ventre
molle’ Alleanza. La crisi libica in particolare ha accelerato una serie di processi disgregativi che hanno ricadute
potenzialmente profonde sulla sicurezza dei suoi membri. D’altro canto, di fronte al proliferare di queste minacce, l’Alleanza
sembra faticare a trovare una strategia di risposta condivisa. La questione travalica la ‘semplice’ frattura fra ‘vecchia’ e
‘nuova’ Europa. Al di là di questa, è proprio fra i membri ‘storici’ dell’Alleanza che esistono le divisioni maggiori,
come attestano, ad esempio, le vicende che, nel 2011, hanno preceduto l’avvio dell’operazione Unified Protector. In assenza
del ruolo-guida tradizionalmente esercitato da Washington (o davanti al suo indebolimento), è la ‘vecchia Europa’ a cercare
per prima una libertà d’azione individuale che, sul piano internazionale, ne ostacola l’assunzione di un efficace ruolo
collettivo. Dietro a questo punto si cela quella che è una delle ambiguità profonde del processo di trasformazione che
l’Alleanza Atlantica ha sperimentato dall’inizio degli anni Novanta. In questo periodo, essa si è progressivamente
allontanata dal suo ‘tradizionale’ ruolo di strumento difensivo per assumere sempre più chiaramente i tratti di
un’organizzazione di sicurezza. In altre parole, l’obiettivo di ‘proiettare stabilità’ è diventato gradualmente più
importante rispetto al casus foederis di proteggere il territorio degli Stati membri da un attacco armato prefigurato
nell’articolo 5 del trattato di Washington (1949). A questa evoluzione non sembra, tuttavia, essersi accompagnata un
evoluzione comparabile delle politiche nazionali. Piuttosto, il venire meno di una minaccia condivisa e identificabile si è
tradotta nella proliferazione di visioni di sicurezza alternative, che faticano a trovare il punto di convergenza in una strategia
condivisa. E’ questa, forse, la ragione per cui la NATO, con sempre più evidenza, si configura oggi come
un’organizzazione ‘a trazione orientale’: ai Paesi della ‘nuova Europa’, la visione compatta di una Russia minacciosa ed
espansionista fornisce un collante che il bouquet multiforme e sfaccettato di minacce che caratterizza il Mediterraneo non
riesce a fornire a quelli della ‘vecchia Europa’.
di Gianluca Pastori
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/la-nato-il-mediterraneo-e-la-difficile-ricerca-di-un-ruolo-collettivo/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.