19 10 16 La.Tribuna.di.Treviso assalto portavalori Civis

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LE FIERE » Una giornata record in Prato nel giorno di San Luca
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■ A PAGINA 39
284
POSTE ITALIANE S.p.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE
D.L. 353 / 2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, TV
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MERCOLEDÌ 19 OTTOBRE 2016
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l’incontro alla casa bianca
progetto della regione
Obama con Renzi e le riforme
«Il Sì al referendum aiuterà l’Italia»
La celebrazione degli “eroi veneti”
polemica sui sette murales giganti
■ VISCONTI A PAGINA 6
■ TOSATTO A PAGINA 13
Scene di guerra in autostrada
Treviso Sud, fallito assalto a colpi di mitra a due blindati: trasportavano tre milioni di euro
LE CRONACHE
i crolli in aula
■ A PAGINA 19
Scuole, scontro
governo-Zaia
«I fondi ci sono»
le indagini
■ A PAGINA 21
Anziane pestate
il mistero
dei 50 mila euro
Mezzi di polizia e carabinieri sulla scena dell’assalto ai furgoni blindati della Civis tra i caselli di Treviso Nord e Treviso Sud
Scene di guerriglia in autostrada. Nell’assalto a
due furgoni portavalori una banda di rapinatori
non ha esitato a bloccare i mezzi a colpi di raffiche
di mitra dopo aver bloccato la A27 alle loro spalle
con un Tir, rapinato poco prima e messo di traverso. Due vigilanti feriti, una donna incinta sotto
choc. L’attacco è scattato alle 18,40 tra i caselli Treviso Sud e Treviso Nord. Ma il colpo sarebbe fallito. Secondo la ricostruzione della Civis, nel mezzo
che trasportava più di tre milioni di euro sarebbe
infatti scattato il sistema di protezione.
La banda è fuggita attraverso un taglio della rete a
bordo di una Porsche e di un furgone, trovato più
tardi nelle campagne di Meolo. Per coprirsi la fuga
i banditi hanno sparso la carreggiata di chiodi.
L’autostrada è rimasta paralizzata con moltissime
auto bloccate fino a tarda notte.
L’abitazione delle due anziane a Treviso
le categorie
l’attacco
il traffico
Chiodi e il tir rapinato L’A27 paralizzata
messo di traverso
migliaia di auto
per fermare la corsia in coda nella notte
Benetton made in Treviso
«Con la nuova tecnologia non ha più senso delocalizzare»
■ POLONI ALLEPAGINE 16E17
I NOSTRI LIBRI
“PANEALPANE”
CUCINARLOINCASA
USARLOPERSFIZIOSERICETTE
INEDICOLAAEURO8,80
«Li sentivo urlare
abbassate la testa»
Feriti due vigilantes
■ ALLEGRANZI, BARBIERI, DE WOLANSKI, GUERRETTA E SOSSO ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 5
la nuova linea automatizzata
Un ritorno alle origini della
maglieria made in Treviso.
Benetton Group ha aperto
a Villorba la nuova area per
una realizzazione di capi in
maglia senza cuciture. L’ad
Airoldi: con la nuova tecnologia non ha più senso delocalizzare. Assente il ministro Calenda, dal presidente Gori l’apprezzamento
delle misure del governo.
i testimoni
la visita
Bebe Vio
«Ho stretto
la mano
a Obama»
■ A PAGINA 6
■ A PAGINA 20
Effetto Goldin
Treviso apre
all’ospitalità
2
Primo piano
LA TRIBUNA MERCOLEDÌ 19 OTTOBRE 2016
GUERRIGLIA IN AUTOSTRADA
Hanno fermato
due camion
e li hanno messi
di traverso
Puntavano a un
tesoro da oltre
3 milioni di euro
La Civis: i mezzi
hanno resistito
di Federico de Wolanski
◗ TREVISO
Incredibile assalto armato a due
portavalori della Civis ieri sera
alle 18.40 lungo la A27 nei pressi
del casello di Treviso Sud. In
azione un commando organizzatissimo e preparato, formato
da diverse persone con il volto
incappucciato da passamontagna, armate di mitragliatori che
hanno bloccato l’autostrada
con due Tir, inseguito i portavalori seminando chiodi e sparando con i mitra. Puntavano ad un
bottino di oltre 3 milioni di euro: ma secondo la Civis il colpo
non sarebbe riuscito e il denaro
si sarebbe «salvato» grazie a un
sistema a schiuma. Ferite due
delle cinque guardie armate che
viaggiavano nei mezzi portavalori. Si tratta di due dipendenti
Civis, residenti nel Veneziano.
Si sono finti agenti. Nulla è stato
lasciato al caso. L’assalto è iniziato ben prima degli spari e dei
chiodi. A bordo di una Fiat 500 L
nera con tettuccio bianco con
un lampeggiante il commando
è entrato in azione fermando un
camion intestato ad una ditta di
Padova che viaggiava da Venezia per Conegliano prima della
barriera di Treviso Sud. I banditi
hanno obbligato il conducente
ad accostare fingendosi agenti
delle forze dell’ordine poi sono
scesi, armati; quando hanno visto passare la colonna della Civis composta da due portavalori
- obbligatoria nel caso di trasporti superiori a una certa cifra
- hanno messo il mezzo pesante
di traverso per bloccare la strada alle sue spalle. Da lì sono ripartiti seminandosi alle spalle
chiodi a tre punte mentre una
identica operazione veniva effettuata all’altezza di Treviso
nord, in direzione Venezia, per
bloccare anche l’altra parte
dell’autostrada.
L’assalto a mitragliate. Bloccata
l’A27, è scattata la fase più violenta del colpo. Una seconda
parte del commando aspettava
la colonna della Civis a bordo
Assalto a due blindati
raffiche di mitra in A27
Commando in azione ieri alle 18.40, tra Treviso Sud e Treviso Nord
Spari per bloccare i furgoni: ma il colpo fallisce. Fuga attraverso la rete
strada su un Range Rover Evoque e un Porsche Panamera,
quando l’ha vista sfilare (e qui
arriviamo quasi all’altezza di
Treviso Sud) è partita a tutto gas
sfoderando i mitra. Una delle
due macchine ha raggiunto il
furgone più arretrato con due vigilantes a bordo, ha mitragliato
le ruote e l’ha preso a sportellate
facendolo finire fuori strada;
l’altra ha accelerato raggiungendo il primo mezzo con all’interno tre guardie e valori per oltre 3
milioni di euro. L’hanno mitra-
gliato, costretto a fermarsi nel
tratto di autostrada oltre la zona
industriale di Olmi. Lì hanno
tentato l’assalto al bottino urlando frasi che alcuni residenti della zona hanno avvertito in italiano e (forse) in albanese. «Abbassate la testa» hanno urlato più
volte ai vigilates della Civis sparando in aria varie sventolate di
mitra. Poi, dopo aver inutilmente cercato di forzare anche il soffitto del furgone blindato, sono
fuggiti in auto contromano fino
all’altezza della zona artigianale
di via Risorgive a Olmi dove hanno sfondato la rete e sono usciti.
La fuga in furgone. Abbandonate le macchine sono saliti a bordo di un altro mezzo, forse un
furgone bianco. E forse non solo
di quello. Stessa cosa pare abbia
fatto la parte del commando
che si era occupata di bloccare e
paralizzare la corsia diretta a Venezia la cui auto, ancora piena
di chiodi, è stata rinvenuta a lato dell’autostrada ben oltre il
punto in cui aveva mandato in
panne un altro camion bloccan-
do l’accesso di Treviso Nord.
Il caos in A27. Il commando in
fuga, si è lasciato alle spalle un
disastro fatto di centinaia di auto con le gomme a pezzi, incidenti causati dalle forature in
corsa, malori, posti di blocco
che scattavano a tutti i caselli
della A27 e della A4 con decine
di pattuglie di polizia, polstrada
e carabinieri posizionate con
mitra spianati nei principali
snodi della viabilità mentre le
sale operative visionavano filmati di telecamere ai caselli e
il procuratore pavone ripercorre gli anni della malavita veneta
Il pm che fece condannare Maniero: «Metodi da Mala del Brenta»
di Gigi Sosso
◗ TREVISO
Il procuratore Francesco Pavone
Metodi da mala del Brenta.
L’ex sostituto procuratore generale di Venezia, Francesco
Saverio Pavone si è fatto una
cultura sugli assalti ai furgoni
portavalori, quando lavorava
in laguna e aveva sgominato la
banda criminale di stampo
mafioso capitanata da Felice
Maniero. Nel suo ufficio attuale, alla procura della Repubblica di Belluno, ieri ha avuto la
sensazione di essere salito su
una macchina del tempo e tornato a una ventina d’anni fa,
quando queste rapine a mano
armata erano abbastanza fre-
quenti, anche sulle corsie autostradali dell’A27.
Chiodi, kalashnikov e altri
convincenti mezzi di persuasione: «Visto da Belluno, l’assalto al furgone blindato della
Civis mi ha ricordato davvero
quelli che venivano consumati nella prima metà degli anni
Novanta ad opera dei malavitosi della riviera del Brenta.
Spesso disseminavano di chiodi l’asfalto, per fare in modo
che il veicolo si fermasse e, in
seconda battuta, entravano in
azione con i mitra, cercando di
avere ragione della blindatura.
In alternativa, potevano bloccarlo con una ruspa messa di
traverso oppure con due auto-
vetture, la prima davanti e la
seconda dietro. I sistemi più
utilizzati dalla mala erano essenzialmente questi».
Ma ci sono stati anche casi
più cruenti e non dipendeva
soltanto dagli scrupoli che avevano i malviventi: «È capitato
di sentirsi riferire situazioni
anche più preoccupanti», ammette Pavone, «per esempio,
quando le munizioni dei mitra
non bastavano a consumare la
rapina e scattava la concreta
minaccia di incendiare l’autoveicolo. Questo costringeva
inevitabilmente gli occupanti
a scendere dall’abitacolo e
consegnare tutti i valori che
trasportavano. Tutte le volte
sparivano parecchi soldi».
Pavone è il pubblico ministero che ha fatto condannare
Felice Maniero a 33 anni di reclusione, dopo che Faccia
d’angelo aveva programmato
di ucciderlo: «In quegli anni,
eravamo riusciti a venire a caso di una sessantina di rapine,
sul tipo di quella di ieri. Sto
parlando del periodo tra il
1994 e il 1995. Avevamo provveduto ad arrestare più di 50
persone e mi ricordo un processo con qualcosa come 200
capi d’imputazione. Avevamo
fatto senz’altro un buon lavoro in questi anni, tanto è vero
che nel periodo successivo a
condanne anche molto lun-
snodi della viabilità.
Un furgone circondato a Meolo.
Verso le otto di sera, all’altezza
del casello dell’A4 di Meolo, i carabinieri e la polizia hanno circondato un furgone bianco trovato parcheggiato a lato del
grande piazzale antistante l’ingresso dell’autostrada. Sul posto le fotoelettriche, la scientifica, decine di agenti armati e con
i giubbotti antiproiettile che
hanno passato in rassegna anche i campi della zona.
Indagini e emergenza in auto-
ghe il fenomeno era drasticamente calato, fino ad annullarsi».
Difficile ipotizzare che matrice possa avere l’assalto più
recente, a maggior ragione
perché l’osservatorio attuale
in montagna non permette di
fare chissà quali ipotesi. Potrebbe essere stato chiunque:
«L’unica cosa obiettivamente
impossibile è che sia ancora
qualcuno dei tempi passati»,
osserva Pavone, «il tribunale
di allora aveva emesso sentenze anche molto pesanti e gli
anni sono passati. Sono sicuro
che gli inquirenti impegnati
nel caso sapranno lavorare bene, sulla base degli elementi
che hanno sicuramente già
raccolto e arriveranno a una
soluzione positiva. Li conosco
e so come si muovono e come
lavorano».
Primo piano
MERCOLEDÌ 19 OTTOBRE 2016 LA TRIBUNA
3
Due vigilantes feriti e una donna incinta sotto choc
Colpito al ginocchio dai proiettili
«In 20 anni mai un inferno così»
◗ TREVISO
«Oltre 20 anni di lavoro a vigilare
sulle strade e mai una rapina del
genere». Quarantacinque anni,
veneziano, il vigilantes della Civis ferito al ginocchio sinistro
dai colpi sparati dal commando
è steso sulla barella del pronto
soccorso in attesa della radiografia. «Non posso raccontare nulla, ho già detto tutto alla polizia»
ripete accennando un sorriso.
Quella stessa polizia che in quei
minuti è ancora lungo l’A27 a interrogare i suoi colleghi per ricostruire l’accaduto. Ne ha viste di
tutti i colori in tanti anni di onorato servizio. Straordinari stasera? «Come sempre, ci sono abituato» dice rivolto alla porta
dell’ambulatorio dove è sotto osservazione anche il collega. Anche lui è di origini veneziane, è
in osservazione in una stanza
dell’astanteria del pronto soccorso del Ca’Foncello. La loro
trasferta con il portavalori era
iniziata ieri nel tardo pomeriggio di ieri come tante altre volte.
Sopra, la scena dell’assalto. Sotto, Alice Lollo, la donna incinta sotto
shock. In basso, il furgone della Civis crivellato dai colpi
Il vigilante della Civis ferito a un ginocchio
Stavano tornando indietro
quando è scattato il fuori programma. Nessuno si aspettava il
fuori programma nemmeno Alice Lollo una giovane trevigiana
in dolce attesa anche lei ieri sera
si trovava sull’A27. Anche lei è finita al pronto soccorso del
Ca’Foncello sotto choc. Ha visto
i banditi pararlesi davanti armati dopo aver bloccato il Tir di traverso sull’A27 prima di Treviso
Sud. Al telefono, in attesa degli
accertamenti dei medici che
l’avevano visitata al suo arrivo in
ambulanza, raccontava i dram-
matici momenti da poco vissuti.
Bionda, esile, riferiva dell’assalto di cui era stata testimone e
che l’aveva lasciata sotto choc, a
fianco a lei un ragazzo: «Ho avuto paura» spiegava al cellulare,
«è stato dvvero immediato, assurdo».
(a.d.m. e g.d.)
Chiodi sulle carreggiate
odissea in auto nella notte
Centinaia le vetture rimaste imprigionate. L’intervento della Protezione civile
per soccorrere con acqua e coperte gli automobilisti fermi in coda
di Massimo Guerretta
◗ TREVISO
strada. Difficilissime le operazioni per raggiungere i vigilantes feriti (due veneziani) e i due
furgoni portavalori. Difficilissimo transitare nella marea di
chiodi che avevano già falciato
il traffico lungo l’autostrada. Le
operazioni di recupero dei feriti
sono durate un’ora, fino a notte
fonda invece quelle per fornire
assistenza alle macchine rimaste in panne. Agli automobilisti,
gente di ogni età e provenienza,
è stato necessario distribuire coperte e acqua nell’atmosfera
drammatica di un’autostrada illuminata solo da fari, lampeggianti e torce.
La banda e il bottino. Metodi paramilitari, armamento da guerra, un’azione studiata a tavolino
e al cronometro, pianificata nel
tempo ma ancora segnata da un
grande punto interrogativo. Civis in serata ha escluso che il colpo sia andato a segno per effetto
del sistema autobloccante a
schiuma dei furgoni portavalore.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
L’inseguimento. Le mitragliate. I chiodi sull’asfalto. Il terrore. La striscia d’asfalto tra i cavalcavia della Treviso mare e
quello di Nerbon, a Silea, si è
trasformata nella scena di una
delle più spettacolari rapine
che la Marca abbia mai vissuto. Pochi chilometri più avanti
altra scena simile, ma con solo
tre veicoli coinvolti: un portavalori e le auto dei banditi. Tutto calcolato al millimetro, al secondo, un piano organizzato
nel dettaglio. Che ha mandato
il tilt la viabilità - l’A27 chiusa
in entrambi i sensi di marcia costringendo migliaia di automobilisti a restare in coda fino
a tarda notte o, scendere a
guardare gli pneumatici dilaniati, o venir soccorsi dopo lo
shock della rapina.
L’A/27. L’odissea, quella vera,è
stata vissuta da chi si trovava
in autostrada proprio negli
istanti della rapina. Inevitabili,
a quel punto, le lunghissime
code che si sono sviluppate
sull’A27: chi era già in autostrrada, entrato a Mogliano dal
Passante o a Venezia Nord, si è
ritrovato paralizzato. Fermo.
Impossibile uscire a Silea, tanto che la protezione civile ha
mandato panini caldi e bibite
per gli automobilisti in coda.
Impossibile muoversi da Treviso Nord. Entrambi i sensi di
marcia sono stati chiusi per
consentire alla scientifica di
compiere ogni tipo di rilievo
utile sui furgoni usati a mo’ di
“scudo” e sulle auto cariche di
chiodi. Autostrada chiusa funo a tarda notte, le auto sono
state fatte defluire lentamente
L’autostrada completamente bloccata dopo l’assalto
attraverso le corsie d’emergenza.
La rotatoria di Silea. Alle 19 i
carabinieri erano già arrivati al
casello di Treviso Sud. La tempistica è stata decisiva per evitare un ingorgo di carattere
monumentale: le forze dell’ordine hanno deciso, inizialmente, di tenere aperto l’ingresso
dell’autostrada, bloccando ovviamente il tratto in direzione
Belluno - tra l’altro tempestato
di chiodi, appena dopo la rampa di innesto - dove era stata
tentata la rapina, ma facendo
scorrere il traffico entrante in
direzione Venezia. Questo per
evitare di bloccare ulteriormente il traffico (era il probabile piano dei banditi, per garan-
tirsi un’ulteriore ostacolo al
proprio inseguimento) e organizzare le ricerche. Una decina di minuti dopo veniva chiuso il raccordo verso il casello
da una striscia di plastica bianca e rossa: autostrada chiusa.
Inevitabile, a quel punto, che
la rotatoria di Silea si trasformasse in una sorta di rodeo,
con slalom per evitare schianti
e poliziotti.
Via Risorgive. Sono scappati
da qui, una strada che ancora
oggi dev’essere ultimata, nella
zona artigianale di Olmi: via Risorgive. Perfetta per appostarsi con un’auto pronta all’uso
perchè vicinissima - meno di
un centinaio di metri - dall’autostrada. Facilissima da rag-
giungere a piedi - passando da
un varco magari realizzato per
tempo - o addirittura grazie a
un fuori strada. Da qui i rapinatori sono scappati, dirigendosi verso la rotatoria di Olmi.
Qui il traffico non ha subito
grosse ripercussioni: le forze
dell’ordine impiegate sono riuscite rendere scorrevole il traffico.
La Treviso mare. Prima delle 20
una segnalazione fa scattare
tre volanti della Polstrada che
erano schierate lungo la rotatoria di Silea: le tre pattuglie, a
sirene spiegate, hanno imboccato la Treviso mare in direzione Meolo, una strada che era
comunque di difficile percorrenza a causa dei tantissimi curiosi che rallentavano - fino a
fermarsi - sul cavalcavia che
passa proprio sopra l’autostrada da dove si vedeva la scena
del primo assalto dei banditi.
Caos, ovviamente, per quanti
arrivavano da Roncade: dopo
le 19 la rotatoria di Silea ha iniziato a singhiozzare, e fino al
rondò di via Pantiera c’era un
lungo serpentone.
L’A4. Un piano all’apparenza
perfetto (il bottino infatti è rimasto una chimera), che potrebbe aver trovato conclusione lungo la Venezia-Trieste: a
Meolo, infatti, è stato ritrovato
un furgone probabilmente
usato dai ladri per la fuga. Potrebbero quindi aver ancora
cambiato veicolo e aver poi imboccato il casello dell’A/4 a
Roncade. La zona è stata controllata palmo a palmo dai carabinieri e della polizia a caccia di ogni tipo di indizio in
grado di ricondurre all’identità dei banditi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
4
Primo piano
LA TRIBUNA MERCOLEDÌ 19 OTTOBRE 2016
GUERRIGLIA IN AUTOSTRADA » I TESTIMONI
◗ TREVISO
Chi abita in via Postumia a Olmi ed ha i balconi che si affacciano sull’autostrada, carreggiata sud, ha visto tutto in diretta. L’assalto che si stava
consumando sulla carreggiata
opposta, lato nord, e che è durato pochi istanti. «Secondo
me erano le 18.40 circa, mi sono accorta che stava succedendo qualcosa di strano in autostrada perché ho sentito dei
colpi, all’inizio in realtà pensavo a dei petardi» spiega Rita
Mazzuggia, «poi ho visto che
sulla carreggiata nord c’era
un’auto ferma vicino ad un furgone, e una persona armata
che sparava. Ho sentito tanti
colpi, più di una decina, anche
se questa sagoma era del tutto
indistinta, nel buio, per cui
non saprei riconoscerla. E poi
il camion messo di traverso
che bloccava il traffico». Sono
stati momenti di paura anche
per chi ha assistito alla scena.
«Ero spaventata per quegli spari, avevo paura che facessero
del male a quelli del furgone »
prosegue la testimone, «ho
usato lo smartphone per cercare di filmare la scena ma poi
mi sono accorta che il video
non mi era partito. Ero un po’
agitata... Temevo che trascinassero qualcuno fuori del furgone, che ci fossero degli
ostaggi». Tra spari e urla, l’assalto dura pochi istanti. Poi i
rapinatori ripartono. «Ma non
verso Conegliano, in direzione
opposta, ho visto un’auto
sfrecciare verso sud, contromano» spiega la testimone , «a
quel punto ho provato a telefonare al 113 ma dava sempre
occupato». Nei pressi dell’autostrada abita anche Silvia Cadamuro: «Stavamo facendo
dei lavori in casa e ho sentito
all’improvviso degli spari, prima distanti, poi sempre più vicini, abbiamo visto che stava
succedendo qualcosa in autostrada. Nel corso della rapina
ho sentito gridare sia in italiano sia in un’altra lingua, credo
albanese, anche se non ne sono certa. In italiano urlavano:
“Abbassa la testa, abbassa la
testa”, e poi ho sentito altri
spari, e infine un’auto ripartire
ad alta velocità. Quando è finito tutto istintivamente volevo
raggiungere l’autostrada per
prestare aiuto a quelli del furgone, ma c’era la recinzione
ad impedirmelo. Ho usato la
luce dello smarthpone per segnalare la mia posizione a
quelli del furgone e cercare risposta. Ho chiamato la polizia,
mi hanno detto che stavano
già intervenendo. Ho aspettato qualche minuto prima di an-
«Urlavano in albanese
abbassate la testa»
Grida, spari, sgommate: i residenti di via Postumia a Olmi hanno visto tutto
«Volevamo soccorrere quelli del portavalori». Il video con la 500 L nera
dare a vedere più da vicino
quello che era successo. Sì, è
stata una situazione che faceva davvero paura».
Chi invece si trovava in autostrada, pur essendo più vicino
all’assalto armato che si stava
consumando, all’inizio ha avuto una sensazione diversa. La
sensazione di una bravata, di
uno scherzo, o di uno screzio
tra conducenti: hanno visto il
sorpasso a tutta velocità di una
500 su un furgone, poi l’utilitaria che si fermava all’improvviso. Qualcuno, come Massimo
Barbieri, è rimasto bloccato
una decina di auto indietro rispetto al camion messo di traverso, ma poi ha visto un video
raccolto dagli inquirenti (uno
lo ha girato il camionista della
Plotegher trasporti di Padova,
il cui tir è stato sequestrato dai
rapinatori e usato come
“scudo” alla rapina) e allora si
è reso conto della dinamica:
«Nel video si vede una Fiat 500
L nera con tettuccio bianco e
lampeggiante che arriva a tut-
ta velocità, poi sorpassa.
Dall’auto scende uno armato e
incappucciato, sembra abbia
un passamontagna nero, l’individuo ferma il portavalori
puntando l’arma. Poi non si
vede più nulla. Prima di quel
video sinceramente non si era
capito molto». Ma la sensazione che qualcosa di strano stes-
se accadendo si era diffusa già
prima. Pochi gli automobilisti
che hanno avuto il coraggio di
scendere dalla vettura imprigionata nell’imbuto delle auto
in coda con gli stop accesi. Intanti segnalavano in diretta
sui social code lunghissime in
autostrada.
Franco Allegranzi
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Primo piano
MERCOLEDÌ 19 OTTOBRE 2016 LA TRIBUNA
L’intervento del Suem, le ambulanze sono arrivate pochi minuti dopo l’assalto
Gli inquirenti hanno transennato il tratto dell’autostrada teatro dell’attentato
La firma di “Felicetto”
nei grandi colpi in Veneto
Assalti, sparatorie e sangue: dal treno allo schianto del furgone con tre vittime
La tragedia nel 1993 a Silea quando morì a 22 anni la guardia giurata Antonazzi
di Giorgio Barbieri
◗ TREVISO
Nelle foto la testimone
Rita Mazzuggia che abita
in via Postumia e altre
immagini dell’assalto armato
avvenuto ieri sera lungo l’A27
Nelle foto in alto i soccorsi
prestati ad alcuni automobilisti
rimasti bloccati con le loro auto
a poche decine di metri
dal luogo dell’attentato
Tre giorni dopo il colpo milionario messo a segno sulla strada che collega Rho a Monza,
nel Milanese, che ha fruttato
un bottino di quasi 2 milioni
tra gioielli, pietre preziose e
oro, un altro portavalori viene
preso di mira, questa volta nella Marca, con un colpo messo
a segno da professionisti. Una
rapina che ricorda da vicino
quelle messe a segno negli anni Ottanta e Novanta dagli uomini di Felice Maniero. Cariche di tritolo contro il treno
dell’oro, raffiche di mitra per
sventrare i furgoni portavalori
in autostrada. Questo era il
“biglietto da visita” dei rapinatori della Mala del Brenta,
mentre oggi è la firma per giostrai e vecchi delinquenti. Il
colpo più clamoroso messo a
segno nella Marca risale al
2001 a Casale e fruttò ai rapinatori ben tre milioni di euro. Ma
i precedenti non mancano:
trent’anni fa a Faè di Oderzo,
nel 1993 a Silea, nel 2008 in A4
a Meolo. Tutti colpi tanto scenografici quanto sanguinosi.
Il primo febbraio 2001 un
commando di banditi composto da 10 persone rapina due
furgoni della «Radar vigilanza»
L’assalto al portavalori della Radar a Casale sul Sile del primo febbraio 2001
di Udine. Bottino dieci miliardi. L’assalto comincia poco dopo le 20, lungo la strada provinciale che da Casale porta a
Roncade. Il commando dei
banditi è organizzato al punto
di bloccare il traffico in ambo
le direzioni. «È crollato il ponte» spiegano agli ignari automobilisti che vengono fermati. I banditi, una decina, armati
fino ai denti impugnano kalashnikov, pistole, bazooka e
mazze. Esplodono 4-5 colpi di
mitra che si conficcano nella
carrozzeria del blindato. Puntano il bazooka contro il finestrino e a quel punto i tre agenti si arrendono. L'operazione
dura circa un quarto d'ora dopodiché i malviventi si dileguano in direzione opposte: con
una Bmw verso Roncade, con
un'Audi A6 verso Casale sul Sile.
Tragico agguato anche a Si-
lea il 12 marzo 1993. Il furgone
corazzato della «Metronotte»
finì sotto una pioggia infernale
di colpi, uno dei quali centrò
in pieno al petto Mino Cosimo
Antonazzi, guardia giurata bellunese di soli 22 anni.
Ancora in autostrada, la tragica fine di tre vigilanti nel furgone che si era schiantato contro una benna messa di traverso per bloccarlo. La “rapina
impossibile”venne realizzata
Furgoni crivellati di colpi: mezzi distrutti
La Civis: «Non sono riusciti a portar via nulla». Il sistema Spuma Block avrebbe impedito il colpo
◗ TREVISO
L’ambulanza e il portavalori
Furgoni crivellati di colpi.
Mezzi distrutti, guardie ferite.
Mail bottino, per i rapinatori,
è diventato una chimera. «Da
quanto ci risulta non sono riusciti a portar via nulla», è l’unico commento che filtra dalla
sede milanese di Civis. Hanno
tentato l’impossibile, ma il sistema Spuma Block avrebbe
impedito il colpo. L’estremo
tentativo dei banditi è stato
quello di scardinare il tetto
del furgone portavalori. Impresa titanica, risultata a
quanto sembra inutile.
Sul posto, per tutta la serata
di ieri, c’era l’amministratore
delegato della Civis Cesarina
Giani. Troppo repentine e
frammentate le informazioni
che giungono in serata dai colleghi che si trovavano nei portavalori assaltati nell’autostrada A27. Si tratta di cinque
guardie della Civis: tre guardie si trovavano sul primo furgone, due su quello di scorta.
La coppia di portavalori è obbligatoria quando si tratta di
trasporti superiori ai tre milioni di euro. In ogni trasporto di
quantità di denaro così consistente il secondo furgone è ne-
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cessario, ma non trasporta alcun tipo di valore.
Secondo una prima ricostruzione, il colpo in autostrada avrebbe potuto fruttare diversi milioni. Abitualmente i
furgoni adibiti al trasporto valori, blindati e sempre scortati
da agenti armati e professionisti, trasportano da alcune centinaia di migliaia di euro a milioni di euro. Decisivo, per evitare che la rapina andasse
davvero in porto, è stato il sistema Spuma Block, realizzato per l'impiego esclusivo su
furgoni blindati adibiti al trasporto di valori: quando i fur-
goni sono stati crivellati di colpi, esplosi con ogni probabilità da un mitragliatori, il sistema ha generato schiuma poliuretanica per il bloccaggio
dei valori, com’è programmato di fare durante un tentativo
di rapina. Nel contempo lo
stesso sistema ha generato fumi e calore dal vano portavalori durante la generazione
della schiuma e negli istanti
immediatamente successivi.
Lo stesso sistema ha registrato il tentativo di rapina, mandando un segnale gps alla sede centrale, per segnalare l’assalto.
invece a Faè di Oderzo nel
1986. Il tribunale di Treviso
aveva assolto dall'accusa di rapina i partecipanti all’assalto
al «portavalori». Il colpo era
stato «concordato» con un
agente provocatore che si finse un vigilante-complice.
Quando i banditi avevano
bloccato il furgone, uno dei
malviventi fu ucciso dai carabinieri. Tuttavia secondo i giudici l’azione era inidonea perché
il reato era impossibile: si trattava di una messa in scena.
Più di recente un altro assalto in autostrada è avvenuto in
A4 a Meolo, a pochi chilometri
da Roncade, il 18 febbraio
2008. Una decina di uomini armati di kalashnikov ed esplosivo avevano assaltato un furgone portavalori. Nell’assalto
una guardia giurata era rimasta ferita alla schiena. I banditi
erano entrati in azione utilizzando un suv, una Volvo XC90
e un’auto di grossa cilindrata.
Una delle due potenti auto
aveva sorpassato il furgone,
aveva rallentato e si era fatta
tamponare. Il colpo era stato
messo a segno a circa quattro
chilometri dopo il casello di
Roncade. Un’azione fulminea.
In otto avevano circondato il
blindato e, dopo aver gridato
alle guardie di scendere, avevano iniziato a sparare contro il
vetro anteriore del mezzo con
i kalashnikov. Questione di attimi e due banditi avevano poi
applicato del plastico sul portellone posteriore del furgone
e lo avevano fatto saltare.
Ma c’è anche spazio per una
finta rapina, come quella del
15 luglio 2015 a Preganziol.
L’autista, che in realtà era un
complice, riferì agli agenti che
i malviventi avevano messo
dei candelotti di dinamite (poi
risultati falsi) sul parabrezza
del furgone.
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Ciò è accaduto, con ogni
probabilità, per entrambi i
furgoni, anche se il secondo
non trasportava denaro. I rapinatori, a ogni modo, hanno
tentato di forzare il furgone fino alla fine. Sapevano che
all’interno c’erano diversi milioni di euro e hanno quindi
evitato dinamite e dintorni:
l’estremo tentativo di scardinare il tettuccio è comunque
risultato vano, sarebbe servito troppo tempo e il piano
non avrebbe avuto seguito.
Soltanto oggi, comunque,
la ricostruzione di quanto accaduto finirà nei rapporti della Civis, per calcolare esattamente se il colpo è andato a
segno o se, come sembra da
una prima ricostruzione, i rapinatori sono stati costretti a
desistere.
(m.g.)
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