Quando il concerto da camera si tramuta in rock

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- FUORI PARQUET
Quando
il concerto
da camera
si tramuta
in rock
Si chiama Champions League ma in campo non ci sono né Leo Messi, né Cristiano Ronaldo Trattasi della neonata competizione europea coniata dalla Fiba per
iniziare a fare concorrenza all'Eurolega.
Dell'omonima coppa dello sport della pedata non ha ereditato nemmeno il "motivetto" scritto da Tony Britten e trasposto in
note dall'AcademyofSt. Martin in the Fields
e dalla Royal Philharmonic Orchestra di
Londra. Nonostante si tratti del "game of
the week" scelto dalla massima federazione europea, l'appeal non è quello della partita della domenica e lo si capisce dagli
spalti non particolarmente colmi: una leggera inversione di tendenza rispetto allo
spareggio con il Benfica, forbice ancora
più alta se paragonata all'esordio in campionato con Caserta.
In parterre c'è anche chi sfoggia la maglia
rossonera di Demetrio Albertini, numero
4, come Aleksa Avramovic. Forse per rievocare quella propensione europea che il
Milan ha sempre dimostrato di avere
quando in palio e 'era la coppa dalle grandi orecchie.
L'avvìo è però tutt'altro che "magico",
quasi sonnolento, e nemmeno gli applausi di Moretti per le cose belle proposte
dai suoi riescono a produrre gli effetti sperati. C'è però una reputazione europea da
mantenere, costruita ai tempi delle dieci
finali consecutive ma anche con il trofeo
sfuggito l'anno scorso solo all'ultimo atto.
Tocca così ad Avramovic svegliare il pubblico dopo un avvio da "divano, copertina
e tisana ". Una tripla, una rubata, un libero,
un "cocktail" che fa balzare in piedi (o almeno alzare le voci) il pubblico presente.
Quello che fino a poco prima sembrava
un "concerto da camera", si trasforma
quasi in un festival rock. Sul "palco", tra
l'altro, è entrato anche il chitarrista Peiie
che, con un paio di assoli dei suoi - leggasi stoppate - accende ulteriormente la
platea. Il 5 biancorosso "para" tutto, proprio come il Gigione nazionale ha fatto
martedì sera: stessa competizione, stessa provenienza dell'avversario.
Varese prova a fare sentire a proprio agio
gli ospiti della serata, trasmettendo in tutti
ì "tempi morti" della gara brani di provenienza transalpina. C'è anche quel "Moi
lolita" reso famoso da Alizee, ma a infiammare il pubblico di Masnago non è
tanto il pensiero dell'avvenenza candida
della cantante francese, quanto piuttosto
i giochi di prestigio di Avramovic ed Eyenga, l'asse che costruisce un alley-oop da
stropicciarsi gli occhi e spellarsi le mani.
E forse anche viceversa. Si arriva all'ultimo minuto: la lacrima di Maynor non va,
poi ci pensa il "miracolo" di Kangur a far
scendere gocce amare dal viso dei francesi e far esplodere il Lino Oldrini.
Giovanni Ferrano