storie di piastrinopenia

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Transcript storie di piastrinopenia

VIMARANGIU
DR. MAURO
TODISCO
STORIE
DI
PIASTRINOPENIA
LA MELATONINA
NELLA CURA
DEL MORBO
DI WERLHOF
DR. MAURO
TODISCO
STORIE
DI
PIASTRINOPENIA
LA MELATONINA NELLA CURA
DEL MORBO DI WERLHOF
VIMARANGIU
COLLANA VIMARANGIU
Editore Mauro Todisco
Via San Paolo, 54
63066 Grottammare (AP)
www.vimarangiu.it
Proprietà letteraria riservata
© 2016 Mauro Todisco
ISBN: 978-88-907992-2-8
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Dall'introduzione del Prof. Luigi Di Bella a “Non
morirai di questo male”: “… Quasi tutti hanno deriso
le proposte da tempo avanzate, prima ancora tuttavia di
degnarsi di sapere di cosa si trattava, dispregiando aprioristicamente le persone e le fonti, salvo a confondere melanina con melatonina, a ridurre la funzione della melatonina
a regolatore del ritmo circadiano, ad identificare l’azione
dell’ACTH con quella dei cortisonici in genere, a restringere l’azione della Somatostatina alla sola inibizione dell’increzione del GH. …”
Certo è una storia apprezzabile quella di chi, riconoscendo che segue una rotta sbagliata, la corregge.
Ma quando qualcuno, che ha validi motivi per ritenere giusta la sua rotta, continua a seguirla nonostante
i contrasti e perfino la derisione, certo è tutta un'altra
storia.
Questo libro è dedicato alla memoria del Professor
Luigi Di Bella, e alla rotta che ha seguito per tutta la
vita.
STORIE DI PIASTRINOPENIA
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Introduzione
Ho iniziato a fare il medico non ancora ventisettenne e ho, alle spalle, oltre trentatré anni di attività: sono
certamente di più di quelli che potrò ancora fare.
Nel mare magno della professione ho quasi sempre
navigato controcorrente: per gli incontri che ho fatto e
per convinzione, sicuramente, ma anche per temperamento. Nonostante questo, o forse proprio per questo,
il mio bilancio, nella maturità, è largamente positivo.
Quando penso al lavoro che faccio, mi viene sempre in mente, per contrasto, la frase finale del film di
Alexander Payne “A proposito di Schmidt”, in cui il
protagonista, interpretato da uno strepitoso Jack Nicholson, fa tristemente il punto sulla sua esistenza:
“Una volta morto, e con me anche tutti quelli che mi
hanno conosciuto, sarà come se non fossi neanche mai
esistito; ha mai fatto la differenza per qualcuno la mia
vita? Per nessuno che io ricordi, nessuna per nessuno!”
All’opposto di Mister Schmidt, e nonostante i limiti
della medicina e quelli propri, chi fa il medico ha, nella vita, l’incalcolabile fortuna di poter fare positivamente la differenza per molte persone. Anch’io, come
medico, ho avuto questa fortuna.
In più, in conseguenza di circostanze assolutamente particolari che mi sono capitate, ho avuto un
ulteriore privilegio: ho potuto curare pazienti affetti
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da patologie che mai avrei pensato di poter trattare
ambulatorialmente, e, fra questi, anche piastrinopenici con valori di piastrine bassissimi (1.000-2.000). Per
questi ultimi pazienti, che quando descrivono la loro
storia usano spesso il termine “calvario”, si può ben
comprendere quale sia l’attesa di una cura che possa
fare la differenza. Grazie alla scoperta del Prof. Luigi
Di Bella sui rapporti fra melatonina e piastrine, e a un
modus operandi che ho potuto perfezionare con l’esperienza e il coraggio, in particolare, della mamma di
una bambina all’epoca (2003) gravemente piastrinopenica, per alcuni di loro ho potuto fare la differenza
che aspettavano.
STORIE DI PIASTRINOPENIA
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Una premessa terminologica
Morbo di Werlhof: malattia da causa ignota caratterizzata da piastrinopenia isolata, che si realizza per
iperdistruzione piastrinica periferica su base autoimmune. Altri nomi del Werlhof: Malattia di Werlhof,
Piastrinopenia idiopatica, Piastrinopenia autoimmune, Porpora Trombocitopenica Autoimmune,
Porpora Trombocitopenica Idiopatica (PTI), ITP
(Idiopathic Thrombocytopenic Purpura), Trombocitopenia idiopatica, Trombocitopenia immune.
Per i termini tecnici, da acetilazione a videoenteroscopia, vedi Glossario.
STORIE DI PIASTRINOPENIA
STORIE DI PIASTRINOPENIA
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La storia di E.C.
Un punto di svolta, una specie di re-inizio nella mia
esperienza di cura delle piastrinopenie: così considero il caso descritto nella “Relazione di Dimissione”
all’inizio di questo libro. Mai prima di allora, infatti,
e in modo così chiaro, lampante, ero stato testimone
dell’azione antiemorragica della melatonina, dell’effetto, cioè, più importante di cui questa sostanza può
essere responsabile quando le piastrine circolanti sono
scarse.
Non che non sapessi della possibilità di tale azione:
me ne aveva parlato personalmente lo scienziato che,
per primo al mondo, aveva utilizzato a fini terapeutici questa sostanza, il Prof. Luigi Di Bella, lo avevo
letto sui suoi lavori scientifici, lo avevo pure scritto,
quando, nella stesura di Non morirai di questo male, il
libro che ho pubblicato nel 1995 sul percorso umano
e scientifico del Professore, avevo riportato il contenuto della lettera del genitore di un bambino curato
dall’insigne studioso*, lo avevo osservato nei pazienti
che tenevo in cura.
Ma c’era un problema, evidentemente: non mi era
*da “Non morirai di questo male”: “… Cominciammo di nascosto la somministrazione a nostro figlio e i risultati non si fecero
attendere. In quel periodo il livello delle piastrine nel suo sangue era
talmente basso da far temere ai medici curanti l’inizio di emorragie diffuse e capillari, che sono l’anticamera della fine, tant’è che era stato iso-
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mai capitato di verificarlo in maniera così assolutamente sconcertante e indubitabile.
Nel 1997, all’esplosione nazionale del caso Di Bella,
avevo sì iniziato a trattare anche piastrinopenici, ma,
fino all’agosto del 2002, non avevo ancora maturato
un convincimento così pieno riguardo alle possibilità
terapeutiche di questa sostanza. Certo, avevo osservato che le petecchie potevano scomparire, le ecchimosi ridursi, come se la “tenuta” dei vasi diventasse migliore, ma accadeva con una certa frequenza - e
continua ad accadere, peraltro - che vi fossero oscillazioni anche ampie nel numero delle piastrine circolanti, oscillazioni che, verificandosi sotto trattamento,
allarmavano i pazienti, i quali me ne chiedevano la
ragione. E io non ero in grado di fornirla, quella ragione, perché non c’era alcun motivo apparente che
giustificasse quelle altalene numeriche.
Nel caso di E.C., però, era successo qualcosa di incredibile: dopo appena cinque giorni di assunzione
della melatonina si era arrestato un sanguinamento
importante, che aveva messo a rischio la vita della
paziente. E tutto era avvenuto senza che le piastrine
fossero aumentate di numero: meno di cinquemila
erano prima dell’inizio del trattamento, e meno di
lato in camera asettica. Mi colpì lo stupore del primario quando rilevò
che nessuna emorragia si registrava in quel corpicino smunto e sfinito
dai farmaci somministrati. Fu la prima volta che lo vidi perplesso con
un’ombra di incredulità sul volto… E una complice intesa con mio figlio che mi strizzava l’occhio mi riempì di gioia commossa…”
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cinquemila erano rimaste alla cessazione delle perdite
di sangue. Come se la melatonina si fosse sostituita
alle piastrine nella loro funzione.
Ma come era accaduto che avessi potuto assistere a
quel risultato, con una paziente ricoverata in Ospedale, per giunta?
Avevo conosciuto E. C., affetta da sindrome da anticorpi antifosfolipidi con severa piastrinopenia, nella
seconda metà del 1997, all’epoca del boom del Metodo
Di Bella (MDB). Con il Professore praticamente irraggiungibile a causa dell’enorme richiesta, si era rivolta
a me per una visita; lavorava per un noto ginecologo, e voleva sapere quali possibilità di cura ci fossero,
nel suo caso. L’avevo visitata e le avevo prescritto la
melatonina, fra le altre cose, e qualche mese più tardi, quando mia moglie Viviana aveva avuto problemi
nella terza gravidanza, l’avevo cercata per chiederle la
cortesia di un appuntamento urgente col suo datore di
lavoro. Successivamente alla visita c’era stato il ricovero di Viviana fino al parto, oltre due mesi, e in quel
periodo di lontananza dagli affetti (l’ospedale in cui
era ricoverata distava da casa un centinaio di chilometri), mia moglie aveva potuto resistere soltanto grazie
alla vicinanza di E.C. e di Rossana, un’altra collaboratrice del ginecologo, che andavano a farle visita ogni
giorno. Così, quando Rossana aveva avvisato Viviana
che E.C. era gravissima, per una condizione emorragica che in ospedale non riuscivano a risolvere, avevamo deciso di andare a trovarla.
La incontrammo in ospedale una domenica matSTORIE DI PIASTRINOPENIA
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tina, l’aspetto devastato dai ripetuti sanguinamenti.
Dopo gli scambi di affettuosità con mia moglie, chiesi
a E.C. se stesse ancora prendendo la melatonina; sapevo, infatti, che non era costante nell’esecuzione della
cura.
Lei, mentendo (me lo avrebbe confessato di lì a
qualche giorno), mi rispose di sì. Pensai, allora, che
forse poteva esserci un problema di assorbimento della sostanza, con le comprese che assumeva, e siccome
all’epoca erano ancora disponibili le fiale di melatonina galenica da 20 mg, gliene prescrissi due al giorno.
Erano per uso intramuscolare, quindi, in quel caso,
improponibili per tale via di somministrazione; dissi
a E.C. che avrebbe dovuto sciogliere con acqua il liofilizzato della fiala e berlo dopo pranzo e dopo cena. In
precedenza non avevo mai superato i 20 mg giornalieri di melatonina, il dosaggio consigliato dal Professore; era la prima volta che proponevo un quantitativo
doppio. Dopo cinque giorni di terapia accade ciò in
cui nessuno sperava più: cessò il sanguinamento.
Lo stupore dei sanitari, i quali, tenuti all’oscuro da
E.C., avevano già eseguito due esofagogastroduodenoscopie e una pancolonscopia per la ricerca della
possibile sede del sanguinamento, e avevano in programma un clisma del tenue e una eventuale videoenteroscopia, si intuisce dalla lettera di dimissioni, quando si legge: “… il sanguinamento sembra essersi arrestato
spontaneamente per cui si è soprasseduto all’esame.”
Uno stupore accentuato dal fatto che tutto questo
era accaduto senza che le piastrine aumentassero. Il
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loro numero, infatti, si sarebbe portato a 17.000 soltanto qualche giorno più tardi, alla data delle dimissioni,
ma in quel momento, all’atto cioè della risoluzione del
sanguinamento - che aveva richiesto, senza alcun risultato, una prolungata e massiva terapia trasfusionale: 28 sacche di globuli rossi in una settimana, oltre a
trasfusioni di piastrine e plasma - non si erano mosse
di una virgola. Meno di cinquemila prima dell’inizio
della melatonina, e meno di cinquemila anche dopo,
alla cessazione dell’emorragia.
Preparai subito un case report da sottoporre a una
rivista scientifica statunitense, l’American Journal of
Therapeutics, sulla quale avevo già pubblicato in precedenza. Il lavoro venne dato alle stampe nel numero
di marzo-aprile dell’anno successivo.
Verso la fine del 2003 accadde l’altro caso che formò
in maniera definitiva il mio approccio alla piastrinopenia idiopatica.
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La storia di Noemi
A novembre del 2003 visitai una bambina siciliana
della provincia di Messina. Era venuta in ambulatorio
accompagnata dalla mamma e da un amico di famiglia, un avvocato di Ascoli Piceno. Al termine della
visita, come peraltro facevo abitualmente, riferii di
ciò che avevo avuto modo di constatare con E.C. alla
mamma della piccola, e aggiunsi che, avendo lei avuto esperienza delle manifestazione emorragiche della
figliola in rapporto ai diversi valori di piastrine in circolo, avrebbe dovuto considerare utile la terapia proposta non soltanto se, come sperato, fosse aumentato
il numero di piastrine circolanti, ma anche se, a parità
di numero, non fossero comparse le manifestazioni
emorragiche presenti, invece, nel passato.
Dopo circa un mese dall’inizio della terapia, le piastrine salirono a livelli più che soddisfacenti, ma agli
inizi del 2004, a un controllo routinario, in assenza di
qualsiasi sintomo emorragico, la sorpresa: 1.000 piastrine. Ricordo ancora l’allarme e la paura che mi presero quando ebbi fra le mani il fax con l’emocromo.
Poco dopo arrivò la telefonata dalla Sicilia.
Devo confessare che avrei voluto sottrarmi a quella responsabilità, che sentivo fortissima. Una paziente
piccola, poco più che una bambina, a più di 900 chilometri di distanza, tenuta a casa con 1.000 piastrine!
Nessuno avrebbe potuto darmi comprensione, giusti-
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ficazioni, se fosse accaduto qualcosa di grave. Valori
del genere comportano, di norma, l’immediata ospedalizzazione e l’adozione delle terapie previste in
questi casi: infusioni di immunoglobuline, cortisonici.
Ricordo che cercai di svincolarmi; volevo liberarmi
da una preoccupazione troppo grande, insostenibile.
All’altra parte del telefono, però, la voce della madre
era calmissima: “Noemi non ha niente, dottore, nemmeno una petecchia”, mi riferiva.
Glielo avevo detto io, d’altra parte, che avrebbe dovuto guardare a quell’aspetto, se i numeri delle piastrine non fossero stati confortanti; praticamente mi
sentii moralmente obbligato a continuare. Per mesi, a
ogni arrivo degli emocromo successivi, persi il sonno;
e fu lì che, come dico oggi, mi feci le ossa.
Riporto il contenuto di un paio di fax di quel periodo.
17/05/04
Gent. Dott. Todisco,
la aggiorno sul proseguimento di Noemi, abbiamo fatto
la dose di cortisone come lei ci ha consigliato (4 gg a 10
mg e 5 gg a 5 mg) visto che al 19/4 le piastrine erano scese
a 2.000 ma dopo la terapia di 10 mg x 4 gg e 5 mg x 5 gg
sono salite a 3.000 (26/4). I successivi 2 prelievi 7/5 e oggi
le confermano sempre a 2.000. Comunque non ci sono segni
o sintomi gravi e la bimba sta abbastanza bene ha qualche
piccola botta sulle gambe ma dovuta a contusioni e non particolarmente vistosa. Cosa pensa dottore?… È indubbio che
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la terapia con melatonina sta svolgendo i suoi effetti perché
i sintomi si sono ridotti quasi a zero, possibilmente il numero delle piastrine è irrilevante? Oppure si deve mantenere
entro dei limiti minimi? La chiamerò nei prossimi giorni,
intanto voglia gradire i nostri più cordiali saluti.
1/6/04
Gent. Dott. Todisco,
il prelievo di oggi risulta 2.000 plt, siamo stati a fare il
controllo dall’ortopedico, un bravo prof. che ci ha detto che
l’ematoma e il gonfiore è nella norma, vista la caduta e che
non c’è nessun segno di “emartro” per cui ci siamo tranquillizzati. Viste le due cose avremmo pensato di rimandare l’assunzione del cortisone al prossimo prelievo (tra una
settimana) se continuano ad essere al di sotto dei 2.000. Lei
cosa ne pensa? La salutiamo cordialmente
Qualche tempo fa, sul sito www.werlhof.net, della
cui nascita parlerò fra poco, la mamma di Noemi ha
reso pubblica la loro vicenda.
“Sono la mamma di una ragazza di 15 anni che all’età di
10 anni ha cominciato a combattere con una piastrinopenia
autoimmune. Non c’è bisogno di raccontare quello che abbiamo fatto perché sicuramente lo hanno fatto tutti coloro
che hanno avuto a che fare con questo tipo di malattia e che
hanno seguito “i protocolli medici” attualmente in uso negli ospedali italiani (naturalmente ne abbiamo visitati parecchi e tutti con lo stesso risultato).
Immunoglobuline, cortisone, ricoveri continui, prelieSTORIE DI PIASTRINOPENIA
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vi che in certi periodi erano diventati quasi quotidiani…
tutto secondo protocollo. Il fatto più angosciante era che la
“cura” sembrava essere più deleteria della malattia stessa,
la bambina era diventata così gonfia con tutto quel cortisone, che non si poteva guardare, era assente, delle grosse
smagliature le avevano ricoperto tutti i fianchi e le cosce,
sembrava aver perso interesse per tutto, si isolava, gli amici
la isolavano e noi genitori eravamo veramente preoccupati e
non sapevamo come intervenire. I ricoveri continui cui era
sottoposta non aiutavano e neppure i grossi ematomi che
apparivano: violacei e inquietanti.
Alle mie timide proteste per queste cure palliative e dannose per altri versi, o quando sentivano che aveva 4.000
piastrine i medici non mi tranquillizzavano dicendomi che
sarebbero risalite ma mi atterrivano prospettandomi il rischio di un’emorragia interna, addirittura che era in pericolo di vita (e questo un medico primario di un grosso
ospedale di Roma dove era stata ricoverata) e mettevano a
tacere i miei dubbi, ricominciava la cura di cortisone e siamo andati avanti così per anni. Un giorno, curiosando in
internet ho trovato un sito sul Prof. Di Bella e dell’impiego
della melatonina e vitamine nella cura della leucemia e in
particolare come si sia dimostrata utile nei casi di piastrinopenia. È stata la prima volta che ne sentivo parlare e ho
trovato il nome del Dott. Todisco di Grottammare (AP) che
conosce bene questo tipo di terapia con il quale mi sono messa subito in contatto e dopo qualche giorno gli ho portato la
bimba per la visita. Era il 15 novembre 2003. Da allora la nostra situazione è cambiata completamente! Abbiamo iniziato la nuova
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terapia seguite dal Dott. Todisco e da 3 anni non siamo più
ricorsi al cortisone. All’inizio le piastrine sono aumentate
ma poi sono diminuite quasi subito e siamo rimasti sempre su una soglia molto bassa 5.000 / 3.000 anche 1.000 …
qualche volta salivano a 20.000, c’era però una cosa molto
importante che ci ha permesso di stare tranquilli lo stesso: non apparivano più i sintomi! Niente petecchie, niente
ematomi, anche se cadeva veniva una botta nera ma niente
di molto diverso da qualsiasi altra persona normale. Evidentemente la melatonina riusciva a svolgere la funzione
che non potevano fare le piastrine insufficienti.
Abbiamo cominciato a diradare anche i prelievi di controllo e pian piano siamo ritornati a vivere! La bimba è rientrata nella sua taglia e non siamo più andati all’ospedale eseguendo tuttavia regolari esami di controllo, anche a
livello generale. Ora sono passati quasi 3 anni, da marzo
2006, dopo un picco di 225.000 si sono assestate ad oggi 4
ottobre a 100.000, per noi è un risultato notevole anche se
avevamo smesso da un pezzo di rincorrere il numero delle
piastrine perché la ragazzina stava bene lo stesso. Forse la
cosa si sta risolvendo…
È certo la nostra più grande speranza.
Qualche volta mi chiedo e ce lo siamo chiesti anche con
il Dott. Todisco, che ha tutta la nostra stima: cosa sarebbe
successo se avessimo continuato a somministrare cortisone
a mia figlia? Come sarebbe diventata lei e la nostra vita?
Io non voglio creare certo nessuna falsa speranza, so benissimo quanto sia difficile vivere, anche da genitore, questo
tipo di malattia che colpisce il figlio, e so anche che nessun
medicinale agisce nella stessa maniera in tutte le persone,
STORIE DI PIASTRINOPENIA
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per alcuni funziona per altri no, ma vorrei sapere perché si
provano tante cose dannose, pur sapendo che sono palliative, mentre invece nei riguardi di questa cura, che è assolutamente innocua e senz’alcuna controindicazione, c’è
l’omertà più assoluta.
Chiunque voglia parlare con me mi può contattare a questa
e-mail: [email protected] o al mio cell. 338.8451320.
Oggi Noemi sta bene, è in procinto di laurearsi, ha
valori normali di piastrine già da diversi anni e ha
smesso da tempo la terapia.
STORIE DI PIASTRINOPENIA
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Indice
Introduzione.....................................................................................7
Una premessa terminologica..........................................................9
La storia di E.C...............................................................................12
La storia di Noemi.........................................................................17
La storia di Carlo............................................................................23
La storia di Aurora.........................................................................28
Altre storie raccontate con le parole dei protagonisti............... 39
La storia di Gianni.........................................................................40
La storia di Antonello....................................................................44
La storia di Martina.......................................................................47
La storia di Bruno...........................................................................49
La storia di Antonio.......................................................................52
La storia di Catia............................................................................53
La storia di Francesca....................................................................54
La storia di Ota...............................................................................56
La storia di Maria Pia....................................................................58
La storia di Sara..............................................................................60
La storia di Luca.............................................................................65
La nascita della cura, ovvero la scoperta del Prof. Di Bella.....72
Quando sembrò che la scoperta
del professor Di Bella dovesse affermarsi.................................. 80
Melatonina: qualcosa in più da sapere.......................................88
Un lavoro su Melatonina e piastrine (ed endotelio)
che non ha trovato editori.............................................................94
Melatonina: una chiave nella fisiologia piastrinica
e nelle interrelazioni piastrine-endotelio.................................... 98
La melatonina nella cura del Morbo di Werlhof:
sintesi e sviluppi...........................................................................104
Glossario........................................................................................108
STORIE DI PIASTRINOPENIA
Finito di stampare nell'ottobre 2016
dalla Media Print 2000 - Grottammare (AP)
1969 – Alghero, Congresso della Società Italiana di
Biologia Sperimentale. Il Professor Luigi Di Bella, docente di Fisiologia all'Università di Modena, comunica i
risultati di una sua scoperta: nei ratti, la stimolazione
elettrica delle Habenulae, due formazioni del cervello
in stretta relazione anatomica e funzionale con la
ghiandola pineale, determina un aumento del numero
di piastrine nel sangue. Di lì a poco il Professore dimostrerà che quell'aumento è dovuto, almeno in parte,
alla liberazione di un prodotto della ghiandola pineale:
la melatonina. Dopo averne verificato su sé stesso
l'innocuità, sarà il primo medico al mondo a utilizzare
questa sostanza a fini terapeutici.
Le storie di piastrinopenia raccolte in questo libro non
avrebbero mai potuto esserci, senza la storia che ho
appena raccontato.
L'autore
Mauro Todisco si laurea con lode in medicina e chirurgia a Roma nel
1982. Nel 1991, con l’editore milanese Tecniche Nuove, pubblica
La Cronodieta, primo manuale di cronodietetica rivolto ai medici, e,
nel 1993, Cronobiologia, depressione e obesità. Nell’agosto del 1993
conosce il Prof. Luigi Di Bella e inizia a frequentarne lo studio. Nel
1994, per i tipi della Rizzoli-BUR, pubblica, insieme con Paolo
Marconi, Dimagrire con la cronodieta, versione divulgativa del
metodo dimagrante già descritto nel 1991. Nel 1995, per l’editore
Sestante, dà alle stampe Non morirai di questo male, il primo libro sul
Prof. Luigi Di Bella (informazioni su www.vimarangiu.it), pubblicato
anche dalla Sonzogno, e nel 1998, per la Sonzogno, Cura Di Bella: la
nostra verità. Nel 2001, sulla rivista scientifica statunitense Cancer
Biotherapy and Radiopharmaceuticals, pubblica un lavoro sui
risultati da egli ottenuti con la cura Di Bella nei linfomi non Hodgkin
a basso grado in stadio avanzato. Successivamente pubblica su
riviste scientifiche internazionali altri lavori su piastrinopenie,
linfomi, leucemia linfatica cronica e sclerodermia. Nel 2003 la sua
biografia viene inserita in “Who’s Who in the World”, la raccolta
biografica di coloro che, a livello mondiale, si sono particolarmente
distinti nel proprio campo. Nel 2012, per la collana Vimarangiu,
pubblica Ti porto a vedere il mare, romanzo cui fa da sfondo la
ricerca del Dr. Domenico Fiore sui rapporti fra infezione da
bordetella pertussis e danno neurologico (invito alla lettura su
www.vimarangiu.it). Nel 2015, sempre per la collana Vimarangiu,
pubblica Cronodieta – Mangiare quando i cibi non fanno ingrassare,
che raccoglie in un unico volume le versioni divulgativa e scientifica
della cronodieta (invito alla lettura su www.vimarangiu.it).
€ 15,00