Il referendum blocca pure la Bce

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Venerdì 21 Ottobre 2016
PRIMO PIANO
DRAGHI LASCIA I TASSI D’INTERESSE INVARIATI. CARTE COPERTE SUL FUTURO DEL QE
Il referendum blocca pure la Bce
La prossima riunione dell’Eurotower quattro giorni dopo il voto italiano. Se vincerà il No potrebbe
cambiare le regole dell’allentamento quantitativo per concentrare gli acquisti sui bond tricolore
restando il pieno rispetto del
Patto di stabilità e di crescita,
Draghi ha invitato ancora una
volta a varare leggi di Bilancio (ora all’esame dell’Ue)
modulate in modo da aiutare
la ripresa e, se non ci sono
margini di espansione della
spesa, facendo leva sulla loro
composizione.
di Marcello Bussi
T
utto come previsto.
Tassi d’interesse invariati a zero, quelli sui
depositi inchiodati a
-0,40%, ritmo del Qe invariato con acquisti di bond per
80 miliardi di euro al mese. Il
Consiglio direttivo della Bce
non ha discusso del tapering,
il ritiro graduale del Qe, e
neanche di una sua possibile estensione oltre il marzo
2017. Ieri il presidente Mario
Draghi ha dichiarato che lo
scenario dei prossimi mesi
verrà delineato a dicembre,
quando l’Eurotower, nel suo
ultimo vertice del 2016, potrà disporre delle nuove previsioni economiche dei suoi
tecnici, che copriranno anche
il 2019. L’esito del direttivo
di ieri era talmente scontato
che la conferenza stampa è
stata più breve del solito. E i
mercati non hanno registrato
movimenti importanti. Piazza
Affari ha comunque chiuso in
rialzo dello 0,6%, Francoforte dello 0,5%, Parigi dello
0,4%, mentre Londra è rimasta quasi invariata (+0,1%).
Il fronte valutario è stato un
po’ più movimentato e alla
fine l’euro ha ceduto lo 0,3%
a 1,0942 dollari. In lievissimo
calo il rendimento del Bund
decennale tedesco a +0,003%,
mentre quello del Btp è salito
dello 0,2% all’1,44%.
Draghi è stato quindi particolarmente neutrale riguardo
al Qe, pur evidenziando che
una «brusca fine» del programma è «improbabile». Il
motivo di tanta prudenza lo
si può scoprire analizzando
il calendario: la prossima
riunione della Bce si terrà
l’8 dicembre, precedendo
così il primo meeting della Federal Reserve dopo le
elezioni presidenziali Usa,
in programma per il 14 dicembre. Draghi tiene quindi
le carte coperte non in attesa
delle mosse della sua collega americana, Janet Yellen,
bensì dell’esito del referendum costituzionale in Italia
del 4 dicembre. Se vincesse
il no, infatti, la Bce dovrebbe
decidere se cambiare le regole sulla composizione degli
acquisti di bond, in modo da
concentrarli sui titoli di Stato italiani, mentre in caso di
vittoria del Sì (auspicata dai
mercati) una mossa del genere non sarebbe necessaria. In
conferenza stampa del tema
Italia si è comunque parlato,
ma in relazione al sistema
bancario. Riguardo al bail-in,
le regole europee per il salvataggio delle banche, Draghi
Mario
Draghi
EURO/DOLLARO
INFLAZIONE EUROZONA
Variazione %
%
1,2%
1,14
%
1,0%
1,133
%
0,8%
0,6%
%
1,122
0,4%
%
%
0,2%
1,111
0
%
-0,2%
1,100
%
-0,4%
-1,6%
%
1,09
09
20 lug ’16
20 ott ’16
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
ha detto che nelle procedure
«c’è abbastanza flessibilità
per adattarsi a una larga varietà di casi». Il banchiere
centrale ha inoltre assicurato che l’Eurotower non nutre particolari preoccupazioni
per il calo della domanda di
prestiti in Italia. Per quanto
riguarda l’economia reale,
Draghi ha sottolineato che
continua a procedere a un
«passo moderato ma stabile,
30 set ’13
30 set ’16
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
ha continuato a mostrare resistenza agli effetti avversi,
come l’incertezza politica»
anche grazie alle misure della Bce «che assicurano condizioni molto favorevoli per
imprese e famiglie». Tuttavia «lo scenario di base resta
soggetto a rischi al ribasso».
Resta comunque irrisolto un
altro problema chiave, quello
ripetuto da mesi e mesi dalla
Bce stessa ma anche da al-
tre istituzioni internazionali,
come Fmi e Ocse: la politica
monetaria da sola non può riuscire a ricreare una crescita
sostenuta e sostenibile. Serve
la sponda politica e su questo
Draghi ha rilanciato gli appelli sulle riforme strutturali.
Servono più produttività e un
contesto che aiuti l’attività di
impresa, anche a livello infrastrutturale. Quanto alle
politiche di bilancio, fermo
E dopo quattro anni il Brasile taglia i tassi d’interesse
di Talia Godino MF-DowJones
e graduali» da parte dei funzionari brasiliani
ha rivelato l’approccio adottato dalla banca
a banca centrale del Brasile ha tagliato ieri centrale, che appare piuttosto prudente proil Selic Rate (dal 14,25 al 14%) per la prima prio perché legato all’andamento dell’inflavolta da quattro anni a questa parte in seguito zione e alle potenziali riduzioni del deficit di
ai primi segnali di ripresa economica e di bilancio da parte del governo, ha sottolineato
rallentamento dell’inflazione. Il comitato di Alessandra Ribeiro, economista della società
politica monetaria dell’istituto
di consulenza Tendencias. Secondo Ribeiro, si tratta «di un
ha spiegato che proprio i più
TASSI
BRASILE
avvio cauto» e quanto dichiarecenti dati sui prezzi al conBZPIIPCY Index
rato dal comitato di politica
sumo, risultati migliori delle
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attese, sono apparsi compatimonetaria dell’istituto centrale «mira a ridimensionare
bili con riduzioni «moderate
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le aspettative del mercato». Il
e graduali» del Selic Rate.
taglio del Selic Rate arriva poi
Mentre gli indicatori econo7
dopo un ciclo di inasprimento
mici hanno suggerito un progressivo miglioramento della
monetario durato quattro anni
e in un momento di forte crisi
crescita, mettendo in evidenza
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politica che ha portato alla del’elevata capacità produttiva
30
set
’13
30
set
’16
stituzione dell’ex-presidente
del Paese sudamericano. In
del Brasile Dilma Rousseff.
sostanza, l’attuale situazione
economica del Brasile ha dunque messo in Secondo numerosi economisti interpellati
luce la necessità di operare un taglio dei tassi ieri, questa misura accomodante potrebbe
d’interesse. In un Paese in recessione non ha essere la prima di una serie. Tuttavia, se sul
alcun senso mantenere alto il costo del dena- fronte dell’inflazione le ultime stime indicano
ro, ha commentato José Francisco de Lima come sempre più probabile un rallentamento
Gonçalves, capo-economista del Banco Fator. al 4,4% entro la fine del 2017, dall’altro la«Con tassi elevati non è possibile mettere in to è difficile prevedere se il nuovo esecutivo
campo alcun investimento», ha aggiunto. Allo riuscirà davvero a ridimensionare il deficit
stesso tempo, il riferimento a tagli «moderati pubblico. (riproduzione riservata)
L
Per Morgan Stanley, nella
prossima riunione di dicembre la Bce varerà nuovo pacchetto di misure «incluso il
taglio sul tasso di deposito
di 10 punti base, l’estensione del Qe di sei mesi e
l’aggiunta di bond bancari»
nell’ambito degli strumenti
da acquistare. Anche Goldman Sachs prevede un prolungamento del Qe, mentre
James Athey, gestore obbligazionario di Aberdeen, ha criticato Draghi, dicendo che «voleva
evitare qualsiasi riferimento
al fatto che la Bce procederà col tapering nel prossimo
futuro ma in realtà ha detto
al pubblico di tornare a dicembre per vedere che cosa
ne penserà allora l’Eurotower».
Per Athey questa situazione «lascia abbastanza domande senza
risposta da mantenere volatile
il mercato obbligazionario. Un
mercato già nervoso non trarrà
grande conforto dalla confusione» di ieri. Michael Metcalfe,
responsabile globale macro
strategy di State Street Global
Markets, ha invece osservato
che «l’orientamento della politica monetaria della Bce sembra
sempre più neutrale. Il conto alla
rovescia per la fine del Qe si sta
avvicinando. Un prolungamento
del programma potrebbe essere
ancora possibile nel mese di dicembre ma, in assenza di un rallentamento della crescita o di
dati deludenti sull’inflazione,
non assume lo stesso significato che gli avevamo attribuito l’estate scorsa». Secondo
Metcalfe, «anche se passerà
molto tempo prima che venga
avviata una politica monetaria
restrittiva, come successo con
la Banca del Giappone a settembre, questo è l’inizio della
fine del sostegno della banca
centrale al mercato dei titoli di
Stato». Si tratta di «una circostanza che non lascerà indenni
i sottoscrittori di obbligazioni
governative dei Paesi periferici, caratterizzati da un maggior
livello di rischio, soprattutto
tenendo in considerazione le
turbolenze politiche che potrebbero verificarsi, o si sono
già verificate, in alcuni Stati»,
ha concluso Metcalfe. (riproduzione riservata)
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