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13 ottobre 2016 delle ore 14:11
Fino al 22.X.2016
Vera Lutter, Paestum
Galleria Alfonso Artiaco, Napoli
Nella totalità di uno spazio, c’è qualcosa che va
oltre l’integrazione tra superfici, angoli,
sagome, profili, ombre e luci, pieni e vuoti, una
sorta di dilatazione sfuggente dai parametri
dell’architettura e dell’ingegneria, laterale
rispetto alle parole, a ogni tentativo di
codificazione. Tale residuo percettivo emerge
con più intensità in prossimità di alcuni luoghi,
percorrendo le regioni sacre delle antiche
acropoli oppure i quartieri più caratterizzati di
certe aree metropolitane. Zone di alta
permeabilità del significato e del significante,
della forma e del concetto, che sono l’epicentro
della camera oscura di Vera Lutter
(Kaiserslautern, 1960). L’artista tedesca ha
studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di
Monaco, prima di frequentare il corso di
fotografia alla School of Visual Arts di New
York, città diventata la sua seconda casa e
campo di indagine privilegiato. Questa
dialettica tra scultura e fotografia, cultura
mitteleuropea e americana, tensione all’arcaico
e linguaggio della postmodernità, torna come
una matrice evidente nelle sue opere, immagini
dalla composizione rigorosamente bilanciata
tra ricerca poetica e sperimentazione sul
medium fotografico. Lutter interviene nel
discorso iperesteso e in continuo mutamento del
paesaggio urbano, ritagliandovi una prospettiva
appartata, trasformando un container in un
dispositivo fotografico ambientale, una camera
oscura nomade nella quale mettere in
incubazione i processi fisici e chimici
dell’impressione della luce, del passaggio del
tempo sulle materie. L’obbiettivo rimane aperto
per giorni, anche per settimane, l’immagine
viene impressa direttamente sulla carta,
permettendo una stampa unica, preziosa e in
grandi dimensioni.
giocando sull’estroflessione delle forme e sulla
coincidenza degli opposti. Il vuoto tra i fusti
delle colonne che si succedono e acuiscono il
punto di fuga dell’immagine, il pieno assoluto
del momento di congiunzione tra i capitelli e
l’architrave, l’incombente massa del cielo che
rientra come parte integrante, strutturale, delle
costruzioni sacre, sono gli elementi che
orientano tutta la composizione verso un’unica
plastica, misteriosa e cosciente della propria
presenza, come un monolite visivo segnato da
complesse venature di luce e oscurità.
Mario Francesco Simeone Mostra visitata l’8
settembre
Dall’8 settembre al 22 ottobre 2016 Vera Lutter,
Paestum Galleria Alfonso Artiaco Piazzetta
Nilo, 7 – 80134, Napoli Orari: dal martedì al
sabato, dalle 10 alle 20 Info: info@alfonsoartiaco.
com
Per la mostra da Alfonso Artiaco, la seconda
negli spazi espositivi napoletani, dopo quella
del 2011, Lutter ha presentato il suo ultimo
progetto, una serie realizzata in collaborazione
con la galleria e dedicata ai reperti archeologici
di Paestum. Per un mese, l’artista ha osservato
i templi di Atena ed Era da questa peculiare
camera oscura effimera, affrontando uno spazio
parallelo a quello, solitamente esplorato, della
città, proponendo un’inquieta interpretazione
della rilettura nietzschiana dell’ordine apollineo
del tempio dorico, lo stile nel quale i due templi
sono realizzati. La perfezione geometrica
dell’architettura classica viene messa a nudo,
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