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Giovedì 13 Ottobre 2016
PRIMO PIANO
L’ex premier con Fini, Dini, Pomicino, Rodotà, infuoca il clima pre-referendario: i poteri forti per il Sì
D’Alema raduna la vecchia guardia
Manovra da 24.5 mld con tanti bonus. Usa-Russia a alta tensione
DI FRANCO ADRIANO
E EMILIO GIOVENTÙ
A
sostegno del sì al referendum c’è un «blocco
di potere», compresa
buona parte del «sistema dell’informazione», ha
detto Massimo D’Alema
parlando ad una iniziativa
pubblica dei comitati per il
«No» al referendum costituzionale, alla quale hanno
partecipato molti ex: l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, l’ex presidente
del consiglio Lamberto Dini,
l’ex ministro del Bilancio, Paolo Cirino Pomicino, l’ex
ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, gli ex
ministri berlusconiani come
Maurizio Gasparri, Anna
Maria Bernini, Paolo Romani, l’ex garante della Privacy, Stefano Rodotà, l’ex
magistrato Antonio Ingroia
e tanti altri. L’ex premier ha
spiegato: «Certo, c’è un blocco
di potere, la forza di molto denaro, il condizionamento del
sistema dell’informazione
spesso schierato dalla parte
del potere, talvolta in modo
persino provocatorio. C’è
Confindustria che sdottoreggia sui costi della
politica... Spero che si
occupino per un po’ dei
costi del Sole24ore». Poi
D’Alema ha aggiunto:
«Chiediamo scusa alle
società di rating, a Jp
Morgan, se gli italiani vogliono scriversela
loro la loro Costituzione.
Siamo ancora un Paese
sovrano. Il giorno in cui
venisse il dubbio che le
nostre leggi fondamentali le scrive la finanza
internazionale penso
ci troveremmo di fronte a reazioni, quelle sì,
veramente pericolose».
Ma l’affondo vero è riservato a Matteo Renzi: «Cacciamo i politici:
come slogan del capo dei
politici è inquietante. Il
populismo dall’alto è
molto più pericoloso del populismo del cittadino comune».
Quindi «se si pensa di fermare i populisti con gli argomenti dei populisti, si finisce
per aprire loro la strada», ha
concluso D’Alema. Le reazioni non si sono fatte attendere.
Scontate quelle provenienti
dal fronte per il «Sì», su tutte
spicca quella dell’esponente
della minoranza pd, Gianni
Cuperlo: «D’Alema ha un carattere combattivo, lo sappiamo, e ha assunto una posizione molto netta contro questa
riforma, io, tuttavia, non condivido il senso, la natura e lo
stile di queste dichiarazioni.
Non possiamo stressare così
il Paese per due mesi, sarebbe
come far correre la maratona
ad un cardiopatico. Ed è un
problema», ha aggiunto, «che
riguarda tutti, in primo luogo chi ha la responsabilità di
guidare il Paese e la sinistra,
a cui voglio fare appello affinché riconduca la discussione
ad una compostezza che è il
bene dell’Italia». È lo spirito
cui si era appellato poche ore
prima il presidente della repubblica Sergio Mattarella.
Inascoltato dal presidente del
consiglio e dal capogruppo di
Forza Italia, Renato Brunetta, che ieri in Aula alla
Camera hanno dato un brutto
spettacolo durante il dibattito
sulla risoluzione al Consiglio
d’Europa.
Una manovra tutta Bonus
Via libera della Camera
e del Senato alla possibilità
per il governo di alzare nel
2017 il deficit-Pil fino al 2,4%
(dal 2% previsto al momento
nella Nota di aggiornamento
al Def). L’esecutivo è dunque
autorizzato a utilizzare, ove
necessario, ulteriori margini
di bilancio sino a un massimo dello 0,4% del Pil. Nella
richiesta al parlamento il governo ha assicurato la ripresa
potrebbe arrivare sottoforma
di bonus o sgravio fiscale. A
ciò si aggiunga la richiesta di
proroga dell’ecobonus per le
ristrutturazioni e l’efficientamento energetico, rendendolo
effettivamente fruibile anche
per i grandi condomini, «al fine
di tutelare l’ambiente, consentire la ripresa dell’occupazione
nell’edilizia e favorire l’innovazione tecnologica nel settore»,
si legge nella nota della maggioranza approvata.
I contorni della manovra
Una manovra da 24,5 miliardi di euro, 8,5 miliardi
di nuove entrate tra lotta
all’evasione, voluntary disclosure e rimodulazione di
meccanismi di altre imposte
a partire dall’Ace sulla ricapitalizzazione delle imprese.
Sono questi i contorni tracciati dal ministro dell’Economia,
Pier Carlo Padoan, relativi
alla legge di bilancio che il
governo si appresta a varare
questo fine settimana. Padoan ha confermato una crescita
dell’1% per il 2017, anche sulla scorta del trascinamento di
Vignetta di Claudio Cadei
del percorso di avvicinamento
all’obiettivo di medio termine
dal 2018, prevedendo una riduzione del deficit strutturale
di 0,5 punti percentuali di pil.
Bonus è la parola chiave per
capire la manovra che sta per
arrivare in parlamento. Un
po’ li ha annunciati il governo,
altri sono richiesti dalla maggioranza in parlamento nella
risoluzione di maggioranza
alla Nota di aggiornamento
del Def. Quello più originale
riguarda una misura di sostegno per le famiglie con più
di due figli a carico, che non
sono sotto la soglia di povertà
indicata dall’Istat, ma in una
situazione economica critica.
Secondo quanto ha riferito il
capogruppo Pd alla commissione Bilancio del Senato,
Giorgio Santini, l’intervento
quest’anno che sulla base degli incoraggianti dati di agosto
della produzione industriale
si conferma allo 0,8%. Gli interventi «espansivi», quelli su
cui l’esecutivo punta per portare effettivamente la crescita
all’1% valgono poco più di 22
miliardi. A questi vanno aggiunti però gli «oneri» delle
politiche vigenti, pari ad altri
2 miliardi di euro. Il pacchetto
più sostanzioso è legato alla
disattivazione delle clausole sull’Iva per 15 miliardi di
euro e da cui deriverà una
spinta «prudenziale» di 0,3
punti. Allo «sviluppo», ovvero
alla messa in sicurezza delle
scuole, alle opere pubbliche,
ad ecobonus e sismabonus ma
anche alla conferma del bonus
mobili, alla nuova Sabatini e
al Fondo di Garanzia per le
Pmi, saranno destinati 3,8
miliardi, mentre per il sociale
(pensioni minime, famiglia e
rinnovo dei contratti pubblici)
saranno stanziati 3,15 miliardi. Per il piano Industria 4.0,
comprensivo dell’iperammortamento per l’innovazione, il
governo pensa invece a 350
milioni il primo anno (che lievitano a 4,5 miliardi nel 2018).
Le coperture arriveranno in
gran parte da «aumenti permanenti di gettito» ed entrate
Iva (oltre 8 miliardi e mezzo),
da spending review (2,6 miliardi). In tutto 18,4 miliardi.
Su questo il governo non svela
ancora i particolari, ma le indiscrezioni parlano, ad esempio, di vendita delle frequenze
e di anticipo di gare dei giochi.
Altri sei miliardi arriveranno
però dal deficit, che il governo
conferma, per il momento, al
2%.
Usa-Russia
ad alta tensione, sullo
sfondo la Siria
Vladimir Putin è preoccupato per le cattive relazioni,
«ma la scelta non è stata nostra». Mosca testa tre
missili balistici intercontinentali. Barack
Obama fa sapere che
gli Usa sono pronti a
misure proporzionate contro gli attacchi
hacker che secondo
Washington sarebbero stati messi in atto
dalla Russia per interferire nelle elezioni presidenziali dell’8
novembre. Sabato sono
in programma nuovi
colloqui sulla Siria
a Losanna; al tavolo
siederanno i ministri
degli Esteri russo a
statunitense Sergei
Lavrov e John Kerry, insieme ai rappresentanti di Iran, Turchia e Arabia Saudita.
Il ministro degli Esteri
francese Jean-Marc
Ayrault ha attaccato
il presidente russo sostenendo che ha cancellato la visita
a Parigi in programma per il
19 ottobre perché starebbe stato «imbarazzante» parlare di
Siria dal momento che i russi
stanno bombardando Aleppo.
«L’Italia ha sostenuto l’iniziativa della Francia al Consiglio
di sicurezza dell’Onu, che si
è scontrata con il veto della
Russia», gli ha dato manforte
il ministro degli Esteri, Paolo
Gentiloni. Putin ha accusato
i Paesi occidentali di utilizzare il veto posto dalla Russia al
Consiglio di sicurezza dell’Onu
su una risoluzione sulla Siria
proposta dalla Francia per attaccare ulteriormente il ruolo
di Mosca nel processo di pace.
Secondo Putin la Francia
era al corrente che la Russia
avrebbe posto il veto sul testo
della risoluzione, ma ha voluto
comunque far votare il Consiglio. «Lo hanno fatto per far
salire la tensione e alimentare l’isteria anti-russa nei loro
media», ha attaccato Putin. La
«priorità» della Francia e delle
cancellerie europee «non è entrare in un ciclo di sanzioni»
alla Russia per il suo sostegno
al regime siriano di Bashar al
Assad, «ma convincerla sulla
necessità che si smetta di bombardare Aleppo, si apra un corridoio umanitario e si riprenda
il processo politico», ha replicato il ministro degli Esteri francese al termine dell’incontro di
Roma con i colleghi Gentiloni
e Frank-Walter Steinmeier. «Il
mio appello è che finisca il massacro, si salvi la popolazione di
Aleppo: non è mai troppo tardi
per fare la pace», ha insistito il
ministro. «Una tregua almeno
per fare evacuare i bambini»,
ha implorato Papa Francesco a conclusione dell’udienza
generale in piazza San Pietro.
«Un cessate-il-fuoco immediato in Siria, che permetta di far
evacuare i civili, soprattutto
i più indifesi. Lo imploro con
tutta la mia forza», ha ocncluso il Pontefice.
PILLOLE
di Pierre de Nolac
D’Alema: “Il Pd ha
consegnato Roma a
Grillo”.
La solita truffa del pacco.
***
Renzi: “C’è chi dice no
a tutto”
Più di Vasco Rossi.
***
Scontro su Rai3 tra
Renzi e Berlinguer.
Benigni chi difenderà?
***
Renzi contro il
“frenetico
immobilismo”.
Non parlava di edilizia.
***
Fassino: “Ho letto
caricature
ingerenerose sul ruolo
dell’Anci”.
Quelle generose non sono
state mai scritte.
***
Corona controllato a
vista.
Come la pagabilità delle
banconote.