Muore anche il Pala Vesuvio, lettera aperta al Comune di Napoli

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Transcript Muore anche il Pala Vesuvio, lettera aperta al Comune di Napoli

Muore anche il Pala Vesuvio,
lettera aperta al Comune di
Napoli
​”Anche il PalaVesuvio viene chiuso dall’Asl. Un’occulta macchinazione
contro lo sport, contro quelle pochissime strutture che, a stento,
riuscivano ancora ad accogliere attività ed atleti. Contro gli sportivi
napoletani,
ma
non
solo.
Dopo
il
PalaBarbuto,
il
Collana,
il
PalaVesuvio. A Napoli gli impianti vengono chiusi per beghe politicoburocratiche, ad Aversa hanno scoperto un giacimento di petrolio sotto
il PalaJacazzi, a Nola ci s’incatena per avere il diritto allo sport,
in tante, tantissime, altre città della Campania lo sport al coperto
diventa un compromesso, una sottomissione, una violenza, un’utopia.
Siamo stanchi e disgustati! Basta! Siamo seri. Noi non vogliamo
testimoniare il fallimento della politica con la mancata soluzione
delle
problematiche
legate
all’impiantistica
sportiva.
Basta
chiacchiere. Basta guardare lo sport come un passatempo per pochi. Lo
sport è vita, lo sport è cultura, lo sport è educazione, lo sport è
rispetto delle regole.
Voi state ammazzando lo sport, voi rendete i giovani più ignoranti,
maleducati e arroganti. Voi dovete soltanto vergognarvi perché non
partecipate alla costruzione di un mondo migliore, più giusto, di città
modulate ai bisogni dei giovani, di giovani appagati da una giusta
attenzione nei loro confronti. Non lasciate alle generazioni future il
ricordo di una politica becera, inconcludente e inefficiente. Concedete
un po’ della vostra preziosa attenzione allo sport e a quei “pazzi”
che credono ancora nello sport, aiutate lo sport a vivere e non a farlo
morire”.
Presidente C.R. Fipav Campania
Avv. Ernesto Boccia
“Lentamente muore chi evita una passione,
chi vuole solo nero su bianco,
E i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni.
Chi non rischia la certezza per l’incertezza, chi rinuncia ad inseguire
un sogno.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede di gran lunga uno sforzo maggiore del semplice fatto di
respirare”.
(Pablo Neruda)