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N. 29bis 13 ottobre 2016 I ATTUALITÀ
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EDITORIALE
Il Movimento
Cinque Viaggi
Oddio le fideiussioni. Ci mancava solo il fondo di garanzia.
Al bando gli abusivi. Il preventivo – che diamine – si paga. Una pernacchia alle compagnie aeree con quelle commissioni striminzite. Un pernacchione ai clienti che confondono Capo Passero con
Cape Town e per cinquecento
euro pretendono le Maldive
in formato “ollinclusiv”(ben
noto arcipelago al largo di
Piombino).
L’agente di viaggi che guarda
se stesso è tartassato, vessato,
e per questo incazzato nero.
Lo urla su Facebook, alle convention, scrive lettere-fiume,
sporge denunce. Si prepara,
perché no, a scendere in piazza sotto il vessillo del Movimento Cinque Viaggi per conquistare finalmente i palazzi
del potere (Quello del Mibact? O forse di Fiavet).
Fatto sta che ragione ne ha da
vendere. Finché la rabbia, però, non gli sottrae il sorriso.
Magari l’entusiamo. A quel
punto il piano si ribalta.
Distribuire viaggi – che poi si
tratta di emozioni, ricordi –
resta e deve restare il lavoro
più bello del mondo (pensiamo ad altri mestieri, l’esattore per dirne una: non c’è paragone). C’è qualcuno che, in
questa spirale di legittima bile, perde quella leggerezza
che è linfa per la consulenza
turistica. E mica solo per
quella.
Sorvolando sul fatto che, in
Italia, le altre categorie professionali non è che se la passino poi così bene. Le tasse le
pagano tutti, compreso chi
(povero lui) le riscuote, e chi
(poveri noi) ha il compito di
scriverne.
Perciò, va bene incazzarsi, ma
senza perdere il gusto e l’allegria di vendere viaggi.
Roberta Rianna
Sicurezza: code e ritardi
negli aeroporti blindati
INCHIESTA I gestori
degli scali consigliano
ad adv e operatori
di informare i propri
passeggeri: meglio
arrivare tre ore prima
___________________
ANDREA LOVELOCK
A distanza di pochi mesi dall’attentato a Bruxelles-Zaventem, i
maggiori aeroporti nel mondo
hanno alzato il livello di guardia,
sia all’interno, che all’esterno degli
scali. Nelle aree sensibili, come i
varchi interni e di collegamento
con stazioni ferroviarie e bus stop,
sono stati allestiti “filtri” di controllo a persone e bagagli spesso
vigilati dall’esercito, come nel
caso di Bruxelles dove è stato allestito un body scanner per i passeggeri che scendono dal treno
proveniente dal centro-città.
Lo sforzo per innalzare le
misure di sicurezza, però, non
sempre va di pari passo con una
corretta comunicazione delle procedure. Proprio nel caso di Zaventem non tutte le agenzie di
viaggi, né tantomeno i passeggeri,
sono al corrente di questo doppio
filtro; tra l’altro i controlli sono
affidati a un esiguo numero di
soldati e addetti. Questo vuol dire
disagi per code che durano anche
30-40 minuti che si vanno a sommare ai 30 minuti di attesa media
ai tradizionali varchi prima di accedere ai gate.
L’Airports Council International
spiega che introdurre controlli
sulle persone che cercano di accedere alle zone “di terra” degli
aeroporti «potrebbe creare problemi e causare nuove falle nella
loro sicurezza». Secondo l’associazione queste aree oggi non
sono più controllate di quanto lo
siano teatri, grandi magazzini e
musei. Negli aeroporti americani
le aree antistanti ai controlli di
sicurezza sono già sorvegliate da
software che esaminano le persone che si attardano in maniera
sospetta. In Gran Bretagna sono
stati adottati i “detective profiler”
che effettuano uno screening dei
passeggeri in tempo reale per valutare eventuali comportamenti
anomali e, tramite un database
collegato con l’Interpol, vengono
analizzati tempestivamente passeggeri sospetti.
Ci sono poi le telecamere hi-tech,
in uso nei principali scali europei,
con sistema di riconoscimento e
presidi improvvisati sulle vie d’accesso ai terminal, con impiego di
cani anti-esplosivo. Al Charles De
Gaulle di Parigi sono state installate
speciali telecamere e impiegati
alcuni detective ai quali è affidato
il monitoraggio di persone e bagagli nelle aree antistanti i gate.
Ma anche in questo caso l’effetto-sorpresa entra in conflitto con
le tempistiche operative degli scali
e con i tempi dei passeggeri.
Oggi i gestori aeroportuali consigliano di predisporre anche attraverso t.o. e agenzie di viaggi
un’informativa dove vengano suggeriti margini temporali più lunghi
per l’accesso in aeroporto. Di fatto
si è ormai passati dalle due ore
prima del decollo alle tre ore per
fronteggiare lungaggini e code ai
vari varchi di controllo. Ma il problema vero è dotare questi passaggi-sicurezza di un maggior numero di personale e di militari.
In Germania, ad esempio,
è stato già deciso un aumento
dei poliziotti negli aeroporti con
l’assunzione da qui al 2020 di oltre
15mila nuove unità e l’installazione
di un maggior numero di videocamere in tutti gli hub di trasporto
(stazioni e scali). In Francia sono
stati dislocati 1.600 agenti di polizia
per il rafforzamento della sicurezza
alle frontiere e nelle infrastrutture,
compresi gli aeroporti.
Si torna, poi, a parlare del sistema
in uso in Israele che è stato indicato come modello. Qui gli aeroporti hanno cinque livelli di sicurezza, a partire dal momento
in cui agenti armati interrogano
i viaggiatori all’esterno dell’aeroporto. In Italia sono aumentati i
livelli di security all’esterno degli
scali anche con l’impiego di militari. Ma c’è chi come l’esperto
Simon Bennet, direttore dell’Unità
per la sicurezza civile dell’università di Leicester, in Gran Bretagna
tiene a ricordare che «il punto di
vulnerabilità non viene eliminato,
ma solo spostato».