13.102016-saluto presidente

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Saluto del Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la
Regione Piemonte Cinthia Pinotti, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede
regionale. Torino, 13 ottobre 2016.
Saluto e ringrazio gli illustri rappresentanti delle Autorità, civili, militari,
religiose, esponenti del mondo accademico, rappresentanti del Foro libero ed
erariale, colleghi di questa ed altre magistrature, personale amministrativo, e tutti
i gentilissimi Ospiti.
Abbiamo pensato di trasformare il momento del cambiamento, che spesso è
accompagnato da paure, incertezze, rimpianti per ciò che, di ormai noto e
conosciuto si lascia, in una occasione di "festa", per sottolineare il valore
fortemente simbolico che assume oggi l'inaugurazione della nuova sede regionale
che, nel solco della sua storica e qualificata tradizione -che ha visto proprio a
Torino il 1 ottobre 1862 insediarsi la neo istituita Corte dei conti del Regno
d'Italia- viene oggi ad inserirsi in modo centrale, grazie alla nuova collocazione
urbana, nel tessuto sociale della città e della Regione come entità viva e pulsante, al
servizio delle Istituzioni, delle Pubbliche Amministrazioni, della Comunità
territoriale, e dei cittadini che dovranno poter trovare nella sede della Corte una
sorta di "casa comune della legalità". Uno spazio aperto dove non solo si
amministra la Giustizia ma si assicura un' informazione istituzionale
comprensibile e trasparente, una conoscenza delle attività delle pubbliche
amministrazioni e dei loro risultati, nonché della stessa Corte dei conti; insomma
la sede/casa di una Istituzione non arroccata in una turris eburnea, ma capace di
dialogare con i naturali interlocutori istituzionali e l'intera comunità sociale, di
aprire varchi di oscurità conoscitive, di garantire nelle diverse funzioni, la legalità
dell'amministrazione e nell'amministrazione, come la sua collocazione nella nostra
Carta costituzionale (artt. 100 e 103) del resto, impone.
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A questa "festa" Voi, siete stati invitati a partecipare perché questo
momento di passaggio e cambiamento in cui si chiude una fase e se ne apre una
nuova è evento che oltre alla magistratura contabile, riguarda tutti: le Istituzioni
locali, le Pubbliche amministrazioni, le Magistrature ordinaria ed amministrativa
con le quali la Corte si raccorda, le Forze Armate e di Polizia nelle loro diverse
componenti, l'Accademia, il Foro libero ed erariale, e soprattutto i cittadini e
l'intera comunità sociale, nell'interesse della quale la Corte svolge il proprio
servizio ed alla quale, attraverso l'informazione sui risultati dell'attività
amministrativa oggetto del controllo, contribuisce a garantire un corretto
esercizio degli istituti della democrazia.
Grande è perciò il senso di responsabilità che avverto al pensiero che, per
singolare coincidenza, il mio insediamento nella direzione della prestigiosa Sezione
giurisdizionale piemontese, che oggi inaugura la propria sede, avviene in una fase
di così vorticose e, per certi versi, epocali trasformazioni normative che si
riflettono in modo diretto ed indiretto sulle funzioni dell'Istituto e più in generale
di tutto il Paese, in particolare per quel che attiene ai principi che regolano
l'azione amministrativa.
Sapersi
orientare,
nel
cambiamento
giuridico,
sociale,
economico,
politico/istituzionale che è in atto a livello nazionale, europeo, internazionale,
coglierne le opportunità senza perdere la propria identità costituzionale e la
propria indipendenza, questo credo sia il compito più arduo, l'impegno più
difficoltoso, ma al tempo stesso appassionante di una Istituzione di garanzia la cui
evoluzione si è da sempre intrecciata con l'evoluzione dell'Amministrazione
pubblica, della Politica, dell'Economia con percorsi non sempre coincidenti.
Alle profonde trasformazioni ordinamentali comprese quelle di rango
costituzionale, la Corte ha reagito, sin dalla sua origine, rendendosi garante ed
interprete non (solo) dell'interesse statale, ma degli interessi pubblici dislocati ai
vari livelli di governo; esaltando la propria dimensione ausiliaria anche nei
confronti dello Stato-comunità e non solo dello Stato-persona; interpretando la
Pubblica Amministrazione non come "figlia del potere politico" ma come
amministrazione che simboleggia lo stare insieme per utilizzare i beni per il
beneficio comune; incoraggiando, ben prima della riforma del Titolo V della
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Costituzione, un decentramento inteso come assunzione forte di responsabilità
degli amministratori verso gli amministrati; disvelando i rischi connessi ad una
aziendalizzazione
dell'azione
amministrativa
(società
partecipate)
non
accompagnata da un sistema di controlli volti a sottrarla al dominio esclusivo
degli esecutivi centrali e periferici con conseguente semi-esenzione di forme
effettive di responsabilità.
Questa interazione continua tra evoluzione ordinamentale ed evoluzione
dell'Istituto ha sempre impegnato la Corte in tutte le sue funzioni di
controllo/referto e giurisdizionali/requirenti, a livello centrale e periferico, sicché
sarebbe a mio avviso riduttivo considerare l'evento normativo più saliente,
rappresentato dal recentissimo codice della giustizia contabile di cui al D.Lgs.
n.174 del 26 agosto 2016, entrato in vigore il 7 ottobre 2016, come vicenda
riguardante esclusivamente il processo, ovvero, più in generale, l'area della
giurisdizione, essendo invece il nuovo corpus normativo la proiezione processuale
o meglio la positivizzazione a posteriori di istituti (anche) di diritto sostanziale,
prassi, orientamenti giurisprudenziali e del controllo, sedimentatisi nel tempo,
ovvero del tutto nuovi, formatisi negli anni in un quadro di forte frammentazione
normativa, che già, peraltro, aveva fortemente esteso gli ambiti della giurisdizione
contabile (si pensi alla devoluzione alle Sezioni Riunite in sede giurisdizionale, tra
le altre, della materia dei piani di riequilibrio degli enti territoriali e ammissione al
Fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti territoriali e dei
rendiconti dei gruppi consiliari dei Consigli Regionali e delle delibere delle Sezioni
regionali di controllo).
Del resto non è privo di significato il sottolineare come la "giustizia
contabile" così come la "giustizia amministrativa" è concetto che ricomprende in sé
istituti sostanziali e processuali, sicché oggi accanto ai tradizionali codici di
procedura civile, penale, e, più di recente, del processo amministrativo si affianca,
per la prima volta, non un codice del processo contabile ma un codice di "giustizia
contabile", espressione che plasticamente disvela come detta giustizia sia
assicurata non solo nel processo ed attraverso il processo, ma anche, ed a pieno
titolo, al di fuori di esso attraverso nuove forme dell'azione amministrativa nella
corretta dialettica interistituzionale volta ad eliminare inevitabili incertezze ed
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oscurità normative (si pensi ai pareri resi agli enti locali dalle Sezioni regionali di
controllo come fattore di orientamento dell'azione amministrativa, eliminazione
delle incertezze interpretative, elemento di possibile esenzione della colpa grave di
cui agli artt.69, 2 comma, 95, 4 comma CGC).
Se ciò è vero, la domanda forte e cruciale che oggi ci si deve porre da parte
di tutti è la seguente: cos'è la c.d. giustizia contabile?
Il P.G. della Corte dei conti Mario Sinopoli nel lontano 1983, con grande
lucidità, affermava che latu sensu la giustizia contabile (di cui a suo giudizio
facevano parte anche i controlli) rientra nella giustizia amministrativa, e che il
vero problema consiste(va) nella legittimazione processuale, e cioè nella difficoltà
di superare un sistema di tutela, di stampo liberale, basato sulla protezione degli
interessi individuali per affiancarlo ad un efficace sistema di tutela degli interessi
generali della collettività affidato all'iniziativa del PM. Il codice di giustizia
contabile sembra dar ragione a questa intuizione incidendo profondamente sui
vincoli conformativi che, nel rispetto del principio della separazione dei poteri,
normativamente vengono posti all'azione amministrativa a presidio della corretta
gestione delle risorse pubbliche per attuare interessi generali. Basti pensare alla
disposizione come quella di cui all'art. 52 comma 6 CGC nella parte in cui impone
all'amministrazione denunciante il danno erariale" di porre in essere tutte le
iniziative necessarie a evitare l'aggravamento del danno, intervento ove possibile, in
via di autotutela o comunque adottando gli atti amministrativi necessari a evitare la
continuazione dell'illecito e a determinarne la cessazione" per comprendere come
l'azione amministrativa non possa più essere considerata come genericamente
orientata alla realizzazione dell'interesse pubblico "primario" dell'amministrazione
decidente (di gianniniana memoria), ma debba tener conto accanto ad esso dell'
"interesse patrimoniale al contenimento del danno erariale" non più adespota, ma
intestato alla stessa amministrazione e poi, nella proiezione processuale al PM
contabile.
Gli esempi potrebbero continuare, ma non è questa l'occasione e la sede per
affrontare una disamina, seppur sintetica, circa l'impatto complessivo del nuovo
codice, disamina cui concorreranno nei prossimi mesi la dottrina, la
giurisprudenza, la prassi applicativa.
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Il messaggio che con questo breve saluto voglio affidare alla Vostra
attenzione, è un messaggio di ottimismo e di coraggio, che si pone, forse, in
controtendenza rispetto a sentimenti di sfiducia e rassegnazione che investono i
cittadini ed in specie le nuove generazioni rispetto alla tenuta e credibilità delle
Istituzioni pubbliche e dei pubblici funzionari e amministratori che all'interno di
esse, a diverso titolo operano; sfiducia cui ha, forse, concorso un'abitudine a
considerare notizie solo le "cattive" notizie e le vicende amministrative degne di
nota solo nella loro dimensione patologica e comunque conflittuale.
Ritengo che ogni Istituzione pubblica debba avvertire come prioritaria la
missione di riconquistare la fiducia della comunità sociale ed aprirsi ad una
stagione di confronto effettivo e leale e di cooperazione interistituzionale che
includa anche, ed a pieno titolo, attraverso gli istituti di partecipazione i cittadini,
la cui conoscenza dell'amministrazione pubblica e delle dinamiche "fisiologiche"
delle sue azioni dovrebbe essere favorita e diffusa per favorire la crescita di un
autentico senso civico, di identità ed appartenenza.
Per parte, mia, con l'aiuto prezioso dei magistrati e del personale
amministrativo tutto di questa Sezione, al quale va il mio ringraziamento, assumo
questo impegno, accanto a quello fondamentale di concorrere a far sì che
attraverso il "giusto processo contabile", il suo prodotto sia conforme a giustizia
sostanziale e verità.
Un grato saluto al Procuratore Generale Aggiunto, al Procuratore
Regionale del Piemonte, ed ai colleghi magistrati oggi presenti. Un grazie
particolare a coloro che mi hanno preceduta nell'incarico di Presidente cui si
devono gli eccellenti risultati raggiunti dalla Sezione piemontese, e un grazie
sincero a tutti gli Illustri ospiti che con la loro autorevole presenza hanno onorato
l'Istituto.
Rivolgo a Tutti Voi/Noi gli auguri di un buon inizio.
Cinthia Pinotti
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