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Oct 2016 - Serie A: Orsato arbitra Napoli-Roma
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Messina,
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“Indire
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pubbliche”
A scuola nel Regno Unito dove siciliani e napoletani non
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sono italiani
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2016
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A scuola nel
BY LA REDAZIONE | 13 OTTOBRE 2016
IN EVIDENZA
Regno Unito
dove siciliani
e napoletani
C’è differenza tra italiani, siciliani e napoletani. Almeno secondo alcune
circoscrizioni scolastiche dell’Inghilterra e del Galles, che sui moduli di iscrizione
non sono
italiani
online a scuola hanno chiesto di specificare se i bambini fossero “Italiani”, “ItalianiSiciliani” o “Italiani-Napoletani”. Un’altra storia di espatriati, nella quale si prova sulla
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2016
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propria pelle l’accoglienza talvolta negata agli immigrati nello Stivale, denunciata da
diverse famiglie e confermata all’Ansa dall’ambasciatore nel Regno Unito, Pasquale
Addio a Dario
Fo, Nobel per
Terracciano, il quale, in una nota di protesta rivolta al Foreign Office, il ministero
la Letteratura
degli Esteri della Gran Bretagna, ha chiesto “l’immediata rimozione” della
[VIDEO]
discriminazione, ricordando che “siamo uniti dal 17 marzo 1861”.
“Si tratta di iniziative locali – spiega il diplomatico – motivate probabilmente
dall’intenzione di identificare inesistenti esigenze linguistiche particolari. Ma di buone
intenzioni è lastricata la strada dell’inferno”. Come quelle “involontariamente
discriminatorie, oltre che offensive per i meridionali”, che hanno suscitato talmente tante
polemiche da indurre il ministero dell’Istruzione britannico a modificare i codici che
distinguevano tra italiani, siciliani e napoletani (senza nemmeno tenere conto del fatto
che la Sicilia è una regione mentre Napoli una città), introducendone uno uguale per
L’episodio va ricondotto alla Brexit e alle sue conseguenze sociali e politiche. Come il
tentativo, poi fallito, di inquadrare tutti i lavoratori stranieri in liste che facessero in
modo che fossero loro destinati solo i posti lasciati liberi dai cittadini britannici. Ma ci
sarebbe pure dell’altro. Secondo Terracciano è anche colpa della “grave carenza di
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conoscenza della realtà italiana, una visione tardo ottocentesca della nostra
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Salvatore su Ponte sullo Stretto e la
disinformazione promossa da chi teme la
ripresa del sud
immigrazione”.
Pure Marcello Pacifico, presidente di Anief e docente di storia medievale, lascia
intendere si tratti di mera ignoranza: “Non si comprende perché nel Regno Unito gli
studenti del meridione d’Italia devono dichiarare la loro residenza, quando tra il 1061 e il
1065 dalla Normandia lo stesso popolo dei normanni prima di insediò nel Sud Italia e poi
nella Gran Bretagna”.
Peppino su Taormina Film Festival
“autoprodotto”? Sì… con oltre 350mila euro di
fondi pubblici
nonnalu su Dietro i “no” a Olimpiadi e Ponte
sullo Stretto il fallimento di tutta l’Italia
“Ma lo sanno in Britannia che a partire dal 1061 i normanni, con a capo Ruggero
d’Altavilla, prima di conquistare l’Inghilterra furono artefici della creazione del Regno di
Sicilia, sottraendolo agli Arabi?”, prosegue l’insegnante, che ha seguito fin dall’inizio il
percorso che ha portato le opere arabo-normanne a essere dichiarate patrimonio
dell’umanità, partecipando a diverse conferenze in Italia e all’estero fin dalla
presentazione della sua candidatura nel 2009 accolta dal Parlamento.
Pacifico reputa l’accaduto “irriguardoso” e “frutto della mancata conoscenza della storia
nazionale e d’Europa”: “Evidentemente, in Inghilterra ignorano la storia del nostro
meridione, di cui anche i loro avi sono stati artefici. Catalogare gli italiani in questo modo
dimostra prima di tutto la mancanza di conoscenza sulle proprie origini: le nostre, come
le loro. Perché gli stessi popoli conquistatori provenienti della Normandia,
successivamente si recarono nel Regno Unito: in entrambe le terre portarono cultura e
nuove leggi. Quelle stesse leggi, che diedero luogo allo stato moderno, nacquero con le
assise di Ariano Irpino, prima delle provvisioni di Oxford e le costituzioni di Clarendon.
Per non parlare del fatto che più di una principessa inglese fu anche regina di Sicilia tra
il XII e il XIII secolo. Basterebbero studiare un po’ di storia per comprendere le radici
medievali della storia europea: in tal modo, sarebbe a tutti chiaro che così facendo oggi
in Inghilterra e Galles, discriminando il Sud Italia, calpestano pure le loro origini”.
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