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Flp Affari Esteri Tratto da: ROMA DAILY NEWS NELLE AMBASCIATE ITALIANE NESSUNO TIMBRA IL CARTELLINO

Anche il personale diplomatico non dirigente dimentica di timbrare il cartellino che attesta la presenza nelle ambasciate italiane all’estero.

Che sia un bluff anche il recente decreto legislativo, approvato a giugno scorso e già in vigore, contro la falsa attestazione della presenza in servizio per tutti i dipendenti pubblici? Ci sorge il dubbio. Che il personale diplomatico non dirigente, che lavora all’estero, nelle nostre ambasciate, non sia un dipendente pubblico ed in funzione del suo status di diplomatico non sia assoggettabile alla recente normativa contro la falsa o inesistente attestazione della presenza in sede? Certamente deve essere così, altrimenti non si spiegherebbe, come per il nostro già dovizioso personale diplomatico non dirigente, al lavoro nelle ambasciate italiane all’estero, si pratichino due pesi e due misure. Ma nel dubbio consiglieremmo il responsabile della sede all’estero, ovvero l’ambasciatore, chiaramente solo in via cautelativa ed in modo sommesso senza toni eclatanti, di predisporre al riguardo una apposita circolare interna, con la quale far tornare a timbrare, in entrata ed in uscita, il proprio personale diplomatico ancora non dirigente, a scanso di incriminazioni penali di omissioni di atti di ufficio (reato peraltro sapientemente omesso nel testo del decreto legislativo testé approvato contro i furbetti del cartellino). Ma ritorniamo all’oggetto della nostra denuncia. Di fatto, ed è cosa acclarata e ricorrente da molto tempo, in quasi tutte le sedi all’estero, Ambasciate e Consolati, che tutti i diplomatici non dirigenti non timbrano il cartellino orario. Si precisa e si rammenta, al riguardo, che dal grado iniziale di Segretario di legazione, appena assunti, fino a Consigliere d’Ambasciata, grado conseguito per anzianità, tali diplomatici non sono giuridicamente dirigenti, ma hanno solo il trattamento economico da dirigenti, con in più la ragguardevole e consistente indennità di missione estero. Eppure, tale personale con l’importante status di diplomatico si comporta come i travet comunali o come quelli degli uffici delle barzellette sui fannulloni, senza che i dirigenti loro superiori in Ambasciata all’estero vigilino sul loro operato e se ne assumano le giuste responsabilità. Senza una seria e sana equità di comportamenti su casi analoghi nel comparto del pubblico impiego, con quanto rilevato nelle ambasciate e legazioni all’estero, come si potranno irrogare sanzioni ai pubblici dipendenti che possano arrivare addirittura sino al licenziamento, consentendo invece a personale pubblico all’estero, già di per sé beneficiato economicamente e come status, di godere di assurdi privilegi, peraltro contrari alla legge, rispetto a tutti gli altri dipendenti pubblici in Italia? Giriamo il quesito al Mae-Ministero degli Affari Esteri ed al Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, poco fiduciosi di una pronta risposta e di altrettanto pronte misure da adottare. 12 ottobre 2016

Pier Francesco Corso

Come FLP Affari Esteri ci associamo allo scetticismo espresso dall’autore dell’articolo, circa la risposta e i provvedimenti che verranno adottati! UFFICIO STAMPA Pag. 1