America Latina, continua l`espansione cinese

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giovedì 13 ottobre 2016, 17:30
Viaggio del Ministro degli Esteri cinese
America Latina, continua l’espansione cinese
Wang Yi in Ecuador, Perù, Bolivia e Colombia per ribadire il sostegno cinese per lo sviluppo economico
di Mattia Baldini
ll Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha intrapreso la settimana scorsa un inedito viaggio diplomatico nel Continente
Sudamericano. Ecuador, Perù, Bolivia e Colombia sono i Paesi che Wang Yi ha visitato nell’arco di sei giorni. Un tempo
breve ma comunque sufficiente a riaffermare, se mai ce ne fosse bisogno, l’importanza degli interessi di Pechino verso
l’America Latina. È da tempo evidente, infatti, come l'interesse economico cinese per quest'area del globo sia in forte
ascesa, spinto soprattutto dalle opportunità di importazione di materie prime indispensabili per lo sviluppo dell'industria
cinese, oltre alle possibilità di espansione commerciale per alcuni settori destinati all’esportazione, uno su tutti quello
riguardante le forniture militari. Già da diversi anni gli investimenti cinesi nei Paesi Latinoamericani hanno raggiunto cifre
considerevoli. Secondo i dati elaborati dal GEGI (Global Economic Governance Initiative) dell’Università di Boston e
riportati dal Sole 24 Ore, la Cina avrebbe investito in America Latina ben 102 miliardi di dollari in 8 anni, dal 2005
al 2013. Il settore preferito dai cinesi è stato tradizionalmente quello dell'energia: Sinopec, Cnpc e Cnooc sono i colossi
cinesi che si sono resi protagonisti delle acquisizioni, mentre Venezuela, Brasile, Argentina e Perù sono i Paesi che negli anni
scorsi hanno maggiormente beneficiato degli ingenti flussi di denaro provenienti dall’Asia. Il GEGI ricollega l’inizio del
massiccio flusso di investimenti all’ingresso della Cina nella WTO (World Trade Organization) nel 2001. Da allora il
commercio internazionale del gigante asiatico è cresciuto in modo esponenziale, portando con sé un boom di investimenti. I
maggiori investimenti cinesi nell’area del Centro e Sud Americana si sono finora concentrati in Venezuela,
Brasile e Argentina. In Venezuela infatti la CNPC (China National Petroleum Corporation) ha investito circa 28 miliardi di
dollari per l'estrazione di petrolio nella fascia dell'Orinoco, mentre in Brasile le imprese cinesi hanno acquisito nel 2010 il
40% della società spagnola Repsol in un affare da oltre 7 miliardi di dollari ed il 30% delle attività operative di Galp, colosso
energetico portoghese, per più di 5 miliardi di dollari. In Argentina invece la Cnooc (China National Offshore Oil Corporation)
ha acquisto il 50% della società argentina di idrocarburi Bridas Corporation per oltre 3 miliardi di dollari e il 60% della Pan
American Energy, anch’essa un’impresa di estrazione di idrocarburi, sborsando oltre 7 miliardi di dollari. Ma gli investimenti
cinesi più impressionanti riguardano senza dubbio i grandi progetti d’ingegneria civile come il Canale del Nicaragua, per il
quale il consorzio cinese HKND (Hong Kong Nicaragua Canal Development Investment) si è già assicurato la
futura gestione per i prossimi 100 anni, e il Corredor Ferroviario Bioceánico Central (Corridoio Ferroviario
Transoceanico Centrale), che collegherà la costa atlantica del Brasile a quella pacifica del Perù. Oltre che per la loro
indubbia consistenza economica (40 miliardi di dollari stimati per il canale, 30 per la ferrovia) questi progetti sono meritevoli
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/america-latina-continua-lespansione-cinese/
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di particolare attenzione per la loro stessa capacità di creare una valida alternativa alle vie commerciali già esistenti, come
ad esempio il Canale di Panama, recentemente ampliato e inaugurato proprio dal passaggio di un mercantile cinese,
modificando quindi l’equilibrio commerciale tradizionale del continente sudamericano. Proprio il progetto della ferrovia
interoceanica è da tempo al centro delle relazioni tra Cina e Bolivia. Nel 2013, durante una visita ufficiale in Cina, il
Presidente boliviano Evo Morales chiese ed ottenne dal suo omologo cinese Xi Jinping di effettuare uno studio di fattibilità
riguardo alla possibilità di deviare il percorso previsto per la ferrovia in modo da includere anche la capitale boliviana La Paz.
Il 6 ottobre scorso Wang Yi, durante l’incontro ufficiale con Morales, ha ribadito l’intenzione di includere il territorio boliviano
nel percorso della ferrovia. Morales dal canto suo ha elogiato pubblicamente gli investimenti cinesi in Bolivia, aggiungendo
che Wang Yi «non è venuto a mani vuote» e annunciando quindi nuovi investimenti da parte delle aziende cinesi in Bolivia,
probabilmente nel settore minerario. Anche per ciò che riguarda l’indebitamento estero del Paese andino la Cina ricopre un
ruolo importante: l’8,84 per cento (ovvero 606,4 milioni di dollari) del debito pubblico totale boliviano (che
ammonta a 6.853,8 milioni) è in mani cinesi. Una percentuale destinata ad aumentare considerando che nell’ottobre
del 2015 il Governo boliviano e quello cinese hanno firmato un accordo per la concessione di un credito pari a 7 miliardi di
dollari, destinati principalmente alla costruzione di infrastrutture ferroviarie e stradali. Condizione chiave del progetto voluta
da Pechino è quella secondo cui le imprese cinesi avranno la precedenza negli appalti banditi dal Governo di La Paz. Il
rapporto tra Cina e Bolivia sembra dunque essere davvero consistente sia politicamente che economicamente e,
considerando anche la cooperazione militare tra i due paesi che prevede forniture cinesi all’esercito boliviano per circa 30
milioni di dollari nei prossimi anni, è lecito supporre che questo clima di amichevole cooperazione sia destinato a proseguire.
Con buona pace del Dipartimento di Stato di Washington, che vede gran parte dell’ormai ex 'giardino di casa degli Stati
Uniti' rivolgersi sempre più verso oriente. L'interessamento cinese non poteva poi trascurare il Perù, dove Wang Yi si
è recato il 5 ottobre con la missione, tra le altre, di preparare la visita ufficiale del Presidente Xi Jinping a Lima, prevista per il
prossimo novembre. Quello con il Perù è certamente un rapporto fondamentale per Pechino, come ha ribadito anche Wang
Yi nell’incontro con il Presidente peruviano Pedro Pablo Kucyznski. Le aziende cinesi hanno infatti investito circa 19
miliardi di dollari nel settore minerario peruviano, in particolare per quello che riguarda l’estrazione del rame, senza
contare che proprio i porti peruviani sarebbero i punti di arrivo del Corridoio Ferroviario Transoceanico Centrale. La relazione
bilaterale tra Cina e Perù non si limita solamente all’acquisto di materie prime, ma anzi coinvolge vari settori anche non
strettamente commerciali. Il Ministero dell’Istruzione cinese offre infatti cinquanta borse di studio annuali riservate a
studenti peruviani, mentre il Governo di Lima da tempo concede ai cittadini cinesi l’ingresso nel Paese senza necessità del
visto e dal 31 agosto ha addirittura eliminato la restrizione dei canonici 180 giorni come termine massimo di permanenza
senza permesso di soggiorno. Una decisione non certo di scarsa rilevanza per il Governo peruviano, considerando anche la
vasta comunità cinese residente nel Paese, la cui consistenza si attesta intorno al milione e 300.000 persone. Nelle altre
visite ufficiali Wang Yi si è quindi incontrato con il Presidente ecuadoriano Rafael Correa, al quale ha confermato l’impegno
economico cinese nello sviluppo industriale del Paese, e con la Ministra degli Esteri colombiana María Ángela Holguín,
ribadendo ancora una volta l’appoggio di Pechino al Processo di Pace con le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de
Colombia).
di Mattia Baldini
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