Addio a Pryor, diede a Furlano chance mondiale

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MERCOLEDI 12 OTTOBRE 2016 � CORRIERE CANADESE
12
SPORT
IL 7 GIUGNO DEL 1984 AL VARSITY STADIUM DI TORONTO
Addio a Pryor, diede a Furlano chance mondiale
NICOLA
SPARANO
TORONTO - Tra la fine degli Anni 70 e metà degli 80, sul ring era
il Re dei superleggeri, un fenomeno con la dinamite nei pugni.
Aaron Pryor, deceduto domenica per infarto, aveva 60 anni ed
è stato campione del mondo in
quasi tutte le caterie dei leggeri e
anche dei welter.
Il titolo dei welter lo mise in
palio anche a Toronto, contro Nick Furlano al quale diede la chance che ebbe Rocky contro Apollo
Creed. Furlano, originario di San
Nicola Da Crissa (Vibo Valencia),
era un pugile bravino ma niente di eccezionale. La sua chance
di battersi per il titolo mondiale
venne per caso.
Pryor doveva incrociare i
guantoni con Boom Boom Mancini ed in palio c’erano milioni.
Ma Mancini di fece battere nel
match precedente e Pryor si trovò senza il previsto malloppo e
senza un avversario. Allora per
racimolare qualcosa venne a Toronto. Il ring in quel 7 giugno del
1984, fu posizionato al centro del
terreno di gioco del vecchi Varsity Arena, sul quale, di quei tempi,
dava spettacolo Penna Bianca Roberto Bettega. I circa 17.mila presenti assistettero ad un match a
senso unico. Troppa la differenza
di classe e di mestiere di Pryor.
Furlano provò a vincere gettando
nella mischia cuore e aggressività. Comunque alla fine delle 15
riprese era ancora in piedi, cosa
che con capitava spesso negli incontri dall’americano.
Per Furlano, che in quel match
aveva raggiunto l’apice della sua
carriera, poi imboccò il viale del
tramonto. Qualche anno dopo
Due poster per reclamizzare il match valido per il titolo mondaiel IBF dei pesi
welter che si disputò a Toronto il 7 giugno del 1984, tra l’americano Aaron
Pryor e l’italo-americano Nick Furlano.
scomparve del ring anche perché
travolto dal vortice della droga.
Ora ne è fuori. Furlano vive in un
paesino fuori Toronto, dove insegna boxe ai ragazzi.
Anche Pryor era caduto nella
trappola delle cocaina e per giustificarsi ripeteva, come molti altri pugili: «I pugni fanno male».
I suoi momenti migliore Pryor
li visse contro un altro fuoriclasse di quei tempi, Alex Arguello,
che battè due volte dopo combattimenti ancora oggi ritenuti
epici. La sua epopea è legata soprattutto a due leggendarie sfide
contro un altro fuoriclasse come
Alexis Arguello. La prima fu nel
1982 all’Orange Bowl di Miami, in
Florida. Pryor si impose con una
serie micidiale di colpi al 14esimo round. Fu uno spettacolo di
grandissimo spessore che rese
inevitabile la rivincita dell’anno successivo, al Ceaser Palace
di Las Vegas (allora patria della
boxe miliardaria prima di franare di fronte al sontuoso MGM
Grand). Aguello fece un grande match, ma quando al decimo
round, messo al tappeto da Pryor,
si rese conto di non potercela più
LO HANNUNCIATO MALAGÒ
di queste, secondo me e secondo la stragrande maggioranza degli italiani, per motivi ideologici e demagogici è venuta a mancare quindi sono stato costretto mio malgrado ad interrompere questo percorso ad 11 mesi dal
traguardo. Un progetto che sarebbe stato difficile da battere. La
Raggi sbaglia, le spese sarebbero
stati sostenute dal governo e dal
Cio. Hanno detto che è da irresponsabili dire “sì” alla candidatura di Roma 2024. Io dico che è
irresponsabile dire no. Dire no ai
soldi del Cio e del governo con
il quale si sarebbero potute fare opere utili per la città così come è irresponsabile rinunciare a
177mila posti di lavoro».
Il presidente del Coni annuncia anche un’iniziativa per riavvicinarsi al Comitato Olimpico Internazionale dopo questo ormai
atteso voltafaccia della candida-
tura di Roma.
«Ho deciso di candidare Milano per ospitare la sessione del
Cio del 2019. È la prima data utile visto che nel 2017 la sessione si
terrà a Lima e nel 2018, anno olimpico, sarà a Pyeongchang».
Non è riuscita a trattenere lacrime di commozione, Diana
Bianchedi, durante l’addio al progetto per i giochi olimpici nella
Capitale.
La coordinatrice del Comitato
per le Olimpiadi di Roma 2024 ha
partecipato alla conferenza stampa nella Capitale, in cui il presidente del Coni Giovanni Malagò
ha annunciato di aver interrotto
suo malgrado il percorso di candidatura della città. Dopo le parole di Malagò, l’ex schermitrice
e dirigente sportiva è scoppiata
in un pianto seguito dall’abbraccio allo stesso presidente del Coni.
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nella spirale della droga: i suoi
match si fecero più rari ed arrivò
anche una sconfitta, l’unica della
carriera (a fronte di 39 vittorie, 35
per ko) contro Bobby Joe Young,
uno che aveva perso contro Nino
La Rocca e che il miglior Pryor
avrebbe spazzato via come un fuscello.
Con la droga arrivò anche la
caduta dell’uomo: fu ad un passo
dalla fine, ma seppe riemergere, poi si riprese ma il fisico era
ormai debilitato ed il cuore malandato ha poi smesso di battere,
prematuramente.
GIRO D’ITALIA N. 100
L’Italia abbandona speranza olimpica
ROMA - L’Italia alza bandiera
bianca, Roma si ritira dalla corsa
alle Olimpiadi del 2024.
Lo ha annunciato il presidente del Coni, Giovanni Malagò,
confermando l’interruzione della candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024.
«Questa mattina (ieri per chi
legge, ndr) ho scritto al Cio la lettera con la quale interrompiamo
il percorso di candidatura di Roma 2024 - ha dichiarato il numero
uno dello sport italiano - L’unica
lettera che conta è quella del presidente del Comitato olimpico».
Poi l’annuncio: «Candideremo
Milano per ospitare la sessione
del Cio del 2019».
Malagò non nasconde la sua amarezza e attacca il sindaco Raggi.
«Ho sempre sostenuto che per
portare avanti questo progetto servivano tre gambe ma una
fare, attese quasi con serenità mista a rassegnazione che l’arbitro
ultimasse il conteggio.
La boxe ricorderà Pryor per
questi due match, ma l’uomo di
Cincinnati era anche molto altro.
Da quando conquistò la corona
dei superleggeri, sul ring di casa
contro Antonio Cervantes, iniziò
un quinquennio di dominio della
categoria durante il quale solamente due sfidanti riuscirono a
resistergli in piedi. L’avversario
più maligno però Aaron Pryor lo
trovò fuori dal ring. Il suo declino coincise infatti con l’ingresso
Due tappe in Sicilia, una in Calabria
ROMA - Il centesimo Giro d’Italia di ciclismo, dopo avere
svelato le prime tre tappe in
Sardegna, “rivela” anche le frazioni in Sicilia. Saranno due, la
prima delle quali davvero dura.
La corsa rosa, organizzata
da Rcs sport-La Gazzetta dello Sport, verrà presentata per
intero il 25 ottobre prossimo,
a Milano, ma si conoscono già
ufficialmente le prime tre ’fatiche’, tutte programmate sulle
strade della Sardegna.
Il Giro scatterà il 5 maggio, di
venerdì, ma approderà in Sicilia
lunedì 8 maggio, ma in realtà la
prima delle due tappe sull’isola
è programmata per martedì 9,
sul percorso che va da Cefalù (a
una sessantina di chilometri da
Palermo), al rifugio Sapienza,
sull’Etna, in provincia di Catania. La cittadina normanna era
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già stata sede di partenza nel
Giro 2008, con una tappa (la
2/a) conclusa ad Agrigento.
L’edizione numero 100 del
Giro d’Italia toccherà anche la
Calabria nel suo percorso lungo
tutto lo stivale, isole comprese.
Così a quattro mesi dalla vittoria del Giro 2016 da parte del
siciliano Vincenzo Nibali già si
parla della corsa rosa 2017, un’edizione storica, per l’appunto,
poichè sarà la numero 100. Nel
Giro disegnato da Mauro Vegni
ci sarà una sola tappa calabrese,
in programma venerdì 11 maggio.
La carovana rosa, infatti, direttamente da Messina sede di
arrivo della tappa numero 5,
sbarcherà a Terme Luigiane per
la partenza della sesta tappa
con arrivo ad Alberobello, dopo 220 km.
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