Trump, ennesima gaffe: «Sono un vip, alle ragazze posso

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Transcript Trump, ennesima gaffe: «Sono un vip, alle ragazze posso

Città d’arte a numero chiuso. Continua la nostra inchiesta. Dopo gli esperti, oggi parlano i sindaci di Firenze e San Gimignano e l’assessore al turismo di Venezia Maurizio Boldrini P. 12-13 Fondata da Antonio Gramsci nel 1924

Questo giornale ha rinunciato al finanziamento pubblic o l Anno 93 n. 2 67 Domenica, 9 Ottobre 2016

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L’uomo che odiava le donne

Trump, ennesima gaffe: «Sono un vip, alle ragazze posso fare di tutto». Poi le inutili scuse Crisi con i Repubblicani, ipotesi cambio con il vice Pence. Hillary alle elettrici: «Fermatelo»

P. 2-3

Trieste rialza la testa

La domenica

di Walter Veltroni

La grandezza

Q

uando, otto anni fa, eravamo alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, il mondo si era appena infilato in quella che appariva la più grande crisi economica mai vista. I paragoni con la Grande Depressione del 1929 erano all’ordine del giorno, le immagini degli impiegati della Lehman Brothers che raccoglievano negli scatoloni di cartone le loro cose e quelle della maggiore banca d’affari del mondo che falliva lasciandosi alle spalle centinaia di miliardi di debito riempivano gli schermi in ogni parte del mondo, la bolla immobiliare era esplosa portandosi dietro risparmiatori e b a n c h e.

In quei giorni Barack Obama vinceva le elezioni battendo il repubblicano McCain. Prendeva quel pesante fardello sulle spalle. L’elezione aveva certo mille aspetti e significati simbolici: il primo afroamericano alla Casa Bianca, un presidente giovane, un uomo colto e insieme legato al popolo e alla sua comunità, un oratore brillante (i suoi discorsi verranno ancora studiati tra cinquant’anni) e insieme capace di usare i new media e i social che proprio in quegli anni conoscevano uno straordinario sviluppo. Ma, al di là anche di tutti questi elementi simbolici, il presidente che oggi si prepara a lasciare la Sala Ovale sarà ricordato come uno dei maggiori dell’America contemporanea. Otto anni dopo possiamo dire che la crisi è stata affrontata, che non c’è stato il bis del 1929, che qualcosa di molto simile al new deal rooseweltiano ha permesso agli Stati Uniti di ripartire e di creare 15 milioni di posti di lavoro.

Credo che - anche con i nostri occhi di italiani - i due mandati di Barack Obama siano da ricordare come una fase difficile e straordinaria per quel Paese e, come succede sempre con gli Usa, per il mondo. Come si fa in queste occasioni bisognerà comprendere quale è la legacy, l’eredità, che il presidente lascia a chi entrerà al suo posto ala Casa Bianca. Obama lo ha fatto in un suo lungo scritto tracciando le cose fatte ma anche i problemi inediti davanti ai quali ci troviamo. L’a c c e n to cade su alcune grandi questioni: le disuguaglianze, le paure irrazionali, le risposte strutturali da dare ai problemi economici, il grande tema dell’ambiente e della riduzione delle emis sioni.

Segue a pag. 2 St aino

Non è solo una brutta storia

A

cosa pensava il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, quando ha tolto dalla facciata del palazzo comunale lo striscione che chiedeva verità per Giulio Regeni?

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In nome di Giulio Regeni. Lo striscione di Amnesty International al balcone della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste; Debora Serracchiani lo ha esposto nella sede di Palazzo Lloyd in piazza Unità dopo che il sindaco Roberto Dipiazza lo aveva tolto dal vicino palazzo comunale. F O T O : A N SA

Legge elettorale, si lavora a una nuova proposta Pd

Domani la direzione. Si cerca l’unità dei dem attorno a una modifica dell’Italicum

LE STRANE COPPIE DEL NO

L’appuntamento di domani dirà se il Pd è in grado di portare in Parlamento una proposta unitaria di modifiche all’Itali cum. In un’intervista a l’Unità Dario Par rini spiega perché si può rinunciare ai ca pilista bloccati ma non al doppio turno. E Roberto D’Alimonte sottolinea il legame tra referendum e legge elettorale.

Fantozzi, Lombardo, Zegarelli P. 4-6

Statali, pronti 900 milioni per il contratto Nella manovra un primo stanziamento per il rinnovo.

Di Giovanni P. 8

Po m i c i n o e Zagrebelsky uniti nella lotta L’ultimo degli andreottiani e il profeta degli indignati

Cundari P. 3 Indagine Swg: quale economia per il futuro? Agli italiani piace il modello cooperativo P. 9 L’IN TERVISTA

Emma Bonino: moto di rivolta contro il tycoon La leader radicale: un pezzo di America si riconosce nei suoi eccessi

P. 3

G i u s t i z i a l i s m o?

Roba da Grillo

O

ccorre spezzare il maledetto circolo vizioso fra magistratura, giornali e politica, che si fanno da amplificatore l’uno con l’altro reciprocamente.

Cominci chi ha più responsabilità, la politica, dichiarando da subito che mai più un’indagine sarà strumento di lotta politica .

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Le tesi del No che spingono a votare Sì

U

n gruppo di avvocati triestini ha selezionato gli undici motivi più forti per votare No al referendum del 4 dicembre, indicandoli in un loro appello pubblicato nei giorni scorsi.

Riportiamo gli undici punti uno per uno, con un breve commento che si riassume così: se gli argomenti migliori contro la riforma costituzionale sono questi, vuol dire che quando si entra nel merito dei contenuti, i fautori del No sono davvero in difficoltà.

Segue a pag. 5