Elliott al rilancio su Ansaldo Sts

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Mercati
Giovedì 13 Ottobre 2016
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PAUL SINGER SI PORTA AL 21,6% DI POSSESSO EQUITY NELLA SOCIETÀ A GUIDA HITACHI (50,7%)
Elliott al rilancio su Ansaldo Sts
Con i sei contratti equity swap la partecipazione sale al 30,4%. Intanto il Tar del Lazio potrebbe
decidere di rinviare alla Corte di Giustizia Ue la decisione sul prezzo dell’opa, come per Camfin
di Angela Zoppo
S
i potrebbe pensare che,
tra i guai di Samsung e le
voci in merito a un investimento di oltre 3 miliardi di dollari nelle tlc brasiliane,
i fondi della galassia Elliott capitanati da Paul Singer abbiano
altro a cui pensare. Invece la
loro presa su Ansaldo Sts non
solo non si allenta, ma si rafforza. Elliott vuole dimostrare di
non essere un investitore mordi e fuggi: dalle ultime comunicazioni trasmesse a Consob
emerge che il secondo azionista della società dopo Hitachi
Rail Investment Italy (50,77%)
ha aumentato la sua partecipazione. Complessivamente la
percentuale di azioni che fanno capo a Elliott è passata dal
30,018 al 30,451%. Al netto
delle posizioni lunghe (8,825%)
il possesso azionario equity con
diritto di voto è salito dal 20,048
al 21,626%. Singer, in qualità di
general partner di Elliott International, Lp Elliott Associates,
Lp e The Liverpool Limited
Partnership, ha anche comunicato alla Commissione che le
posizioni lunghe sono detenute
attraverso sei contratti equity
swap con scadenze che vanno
da novembre 2016 (2,695%) a
marzo 2018 (5,147%).
Ma se si pensa a Consob, Elliott
e Hitachi, il rimando obbligato
è al braccio di ferro legale in
corso al Tar del Lazio. Si attende ancora il pronunciamento sul
merito da parte della seconda
sezione quater del tribunale amministrativo sul provvedimento
con il quale a febbraio Consob
aveva deciso di alzare da 9,5 a
9,89 euro per azione il prezzo
dell’opa obbligatoria lanciata da
Hitachi sul resto del capitale di
Almeno 20 le green company quotabili
Toyota tratta collaborazione con Suzuki
di Valerio Testi
di Rosario Murgida MF-DowJones
ono almeno 20 le società quotabili tra le pmi italiane quotabili
S
in ambito green, ossia aziende che operano nell’ambito delle
energie rinnovabili. Tante sono quelle individuate da Vedogreen
oyota Motor e Suzuki Motor hanno avviato trattative per vaTscorsi
lutare progetti di collaborazione. Dopo le smentite dei mesi
ieri è arrivata invece la conferma, a dimostrazione forse
(gruppo Ir Top), proprietaria di un database che raccoglie oltre 3
mila aziende realizzando la più completa mappatura del panorama della green economy italiana. Le aziende sono monitorate in
termini di risultati economico-finanziari, modello di business e
criteri di quotabilità. Applicando i criteri di quotabilità individuati
dall’ufficio studi sono state selezionate 20 realtà italiane: Acqualatina, Artemide, Cartiere Villa Lagarina, Confalonieri, Disano
Illuminazione, Fatro, Fiorentini Alimentari, Florim Ceramiche,
Farnese Vini, Gnosis, GVS, Italmatch Chemicals, Lafert, Olon,
Quality Food Group, Refin Cheramiche, Rondine, Sapio, Venchi
e Zapi. Quanto alle pmi green già quotate? Sempre Vedogreen
ha calcolato, per le 24 incluse nell’omonimo indice, che sono
cresciute del 18% nel primo semestre 20o16 e capitalizzano
1,2 miliardi. Le cinque ipo green portate a termine nel 2015-16
(Smre, Energica Motor Company, Zephyro, Masi Agricola ed
Elettra Investimenti) hanno raccolto in tutto 67 milioni di euro. In
forte crescita i fondamentali nel primo semestre: fatturato +18%,
ebitda +31% e dividend yield del 3,1% per un monte-cedole totale
di 29 milioni di euro. (riproduzione riservata)
di quanto i rapidi cambiamenti in atto nel settore automobilistico
globale impongano continui ripensamenti e dietrofront. Del resto,
nel comunicato diffuso nella mattinata di ieri, si sottolinea quanto il contesto operativo stia «drammaticamente e rapidamente»
cambiando a un ritmo senza precedenti e pertanto è necessario
lavorare «non solo sulle tradizionali attività di R&S» ma anche su tecnologie avanzate in campi quali ambiente, sicurezza
e Information Technology. «È sempre più importante lavorare
insieme ad altre aziende del settore su aree come lo sviluppo delle
infrastrutture, nonché la creazione di nuovi standard industriali»,
sottolineano le due aziende facendo implicitamente riferimento ai
nuovi trend delle auto connesse, della guida autonoma e dei servizi per la mobilità. Pertanto le due case automobilistiche hanno
avviato le fasi di valutazione congiunta di eventuali opportunità
di collaborazione tese ad affrontare le rispettive difficoltà pur
mantenendo l’attuale livello di competizione. Toyota e Suzuki
sono peraltro disponibili nei confronti di altre società riguardo
progetti di collaborazione, in particolare sul fronte dei processi
di standardizzazione. (riproduzione riservata)
Ansaldo Sts dopo averne acquistato il 40% da Finmeccanica
(ora Leonardo). Per inciso, Elliott ha chiesto l’annullamento
della delibera Consob ritenendo
che l’asticella dell’offerta lanciata da Hitachi dovesse essere
aumentata a 15 euro, mentre il
gruppo giapponese a fine opa
ha deciso volontariamente di
pagare 10,5 euro per azione,
superando perciò il prezzo indicato dalla Commissione. Nello
stesso provvedimento Consob
si parlava anche di «collusione»
(tra il venditore Finmeccanica
e l’acquirente Hitachi), benché
«compatibile con la presenza di
un accordo che, in sé considerato, non incorre nella proibizione
di legge». Il termine «collusione» proprio non va giù a Hitachi, che vuole l’annullamento
Paul
Singer
definitivo della decisione Consob a tutela della sua reputazione. Il provvedimento sul prezzo
era già stato sospeso dal giudice
monocratico, decisione poi confermata collegialmente, ma al
merito non si è ancora arrivati.
Nel frattempo Hitachi ha deciso di alzare il tiro: i suoi legali
hanno chiesto che della vicenda
si occupi la Corte di Giustizia
Europea. In pratica, il Tar del
Lazio potrebbe pronunciarsi
semplicemente decidendo che
i faldoni vengano trasferiti in
Lussemburgo. Questo perché i
magistrati Ue dovrebbero valutare se la normativa italiana sul
regolamento emittenti ha recepito correttamente la direttiva
europea sull’opa, in particolare
l’articolo 47-sexties (procedimento per l’aumento del prezzo
dell’offerta pubblica obbligatoria) e octies (aumento del prezzo in caso di collusione). C’è
un precedente al quale Hitachi
si rifà per sostenere la richiesta; è quello dell’opa Camfin,
la prima a vedere l’intervento
di Consob sul prezzo. In quel
caso ci si era arrivati dopo un
passaggio al Consiglio di Stato, stavolta invece dovrebbero
essere direttamente i magistrati
del Tar a bussare ai colleghi europei. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/ansaldosts
La multiutility vuole la società di raccolta dei rifiuti del capoluogo ligure. Ma il Comune è indeciso sulla quota da cedere
Iren, via libera all’offerta per Amiu Genova
di Francesco Colamartino
L
a busta con l’offerta di Iren per Amiu,
la società di raccolta dei rifiuti del
Comune di Genova, è stata aperta.
Ed è stata ritenuta «ammissibile», anche
perché è l’unica a essere stata presentata.
Sull’operazione rimane però un’incognita; il Comune, che oggi controlla
interamente la società, non ha ancora
deciso se scenderà o meno sotto il 51%,
cosa che Iren si aspetta che faccia.
In ogni caso, prendere e gestire Amiu
non sarà una passeggiata. Il debito verso le banche a fine 2015 era 35 milioni
(in crescita rispetto ai 20 milioni di fine
2014) e i debiti verso fornitori ammontavano a 35 milioni di euro, di cui 15
milioni già scaduti. Lo smaltimento dei
rifiuti fuori regione nel 2015 ha assor-
bito 35 milioni e quest’anno ne drenerà
altrettanti. Recentemente il Comune di
Genova ha disposto un anticipo di cassa di 25 milioni con l’obiettivo di dare
1,55
1,50
1,45
1,40
Massimiliano
Bianco
1,35
12 lug ’16
ossigeno alla controllata, che solo di
costi per il personale spende 75 milioni
l’anno. A tutto ciò si aggiunge il fatto
che la gestione dei rifiuti a Genova è per
sua natura non facile, vista soprattutto
la conformazione della pianta urbana.
Va però detto che Iren, multiutility controllata dai Comuni
di Torino, Genova,
IREN
Piacenza, Parma e
quotazioni in euro
Reggio e guidata
da Massimiliano
Bianco, è una società che nel 2015
ha registrato ricavi
IERI
in crescita a oltre
1,47 €
3 miliardi, un ebi+1,66%
tda di 678 milioni
12 ott ’16
(+8,8%) e un utile di 140 milioni
(+62,8%). L’indebitamento alla fine dello scorso giugno era però di 2,5 miliardi,
in crescita del 17,3% rispetto a fine 2015
a causa soprattutto dell’ingresso di Trm
e Atena nell’area di consolidamento.
Di fronte alla notizia della manifestazione d’interesse per Amiu da parte di
Iren gli analisti di Banca Imi hanno fatto
notare che, nonostante il basso margine
operativo, l’operazione permetterebbe
a Iren di rafforzare la propria posizione in Liguria, dopo che la multiutility
ha siglato una joint venture con Acam,
società che opera a La Spezia. Secondo
Mediobanca, mentre l’operazione con
Amiu potrebbe essere chiusa entro la
fine dell’anno, c’è ancora incertezza
sull’aumento della quota in Asa Livorno, che Iren controlla già al 40%, visto
che l’opposizione degli azionisti ha lasciato in sospeso le negoziazioni (ma
c’è la possibilità che Iren ceda la propria
quota alla romana Acea). (riproduzione
riservata)