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Mercati
Venerdì 3 Marzo 2017
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LA QUOTA NELL’IMPIANTO NON È IN VENDITA, MA FIRST RESERVE E MACQUARIE LA VOGLIONO
Iren, due fondi guardano a Olt
Intanto Massimiliano Bianco, ad della multiutility dei
Comuni di Genova, Torino, Parma e Reggio Emilia, è
stato premiato ieri come manager utility dell’anno 2016
di Francesco Colamartino
L
a quota di Iren nel rigassificatore Olt di Livorno
non è strategica, ma per
ora non è in vendita. O
almeno fino a che non arriverà un’offerta particolarmente
ghiotta. Si potrebbe sintetizzare così il pensiero di Massimiliano Bianco, ad della
multiutility dei Comuni di Torino, Genova, Reggio Emilia e
Parma, che proprio ieri è stato
insignito del premio Manager
Utility dell’anno 2016 dalla
rivista Management delle Utilities e delle infrastrutture, testata di riferimento in Italia nel
settore dei servizi di pubblica
utilità. Il punto è che questo
qualcuno già c’è e risponde ai
nomi del fondo inglese First
Reserve e di quello australiano Macquarie. Gli stessi che
sono interessati a mettere le
mani sulla quota del 48,24%
della tedesca Uniper, che ha
già dato mandato all’advisor
Goldman Sachs per la vendita
IREN
1,65
quotazioni in euro
1,55
Massimiliano
Bianco
della sua parte dell’impianto.
E non è difficile capire il perché, dal momento che si tratta
di un asset regolato e oggi gli
investitori istituzionali sono
affamati di rendimenti duraturi, stabili e che siano ben più
alti di quelli ormai rasoterra
garantiti dai titoli di Stato. Il
terminale Olt, che ha iniziato
l’attività nel 2013, gode infatti di una regulated asset base
di circa 900 milioni di euro e
il 64% di ricavi garantiti, con
una capacità di 3,75 miliardi
di metri cubi l’anno, pari al
1,45
1,35
2 dic ’16
IERI
1,59 €
-1,06%
2 mar ’17
4% del fabbisogno di gas italiano. Bianco ha sottolineato
che, «quando ci sarà una certezza regolatoria sul trasporto
del gas attraverso l’impianto,
sarà presa una decisione sul
modo migliore di valorizzare
l’asset». L’intero impianto, di
cui Iren detiene il 49,07%, potrebbe avere un valore intorno
al miliardo di euro. Per quanto
riguarda gli altri fronti ancora
aperti, sulla possibile aggrega-
Bio-on-Maccaferri nella chimica verde
io-on, la maggiore società quotata sull’Aim di Piazza Affari, e
B
Sadam (gruppo Maccaferri) produrranno assieme acido levulinico, un elemento chiave della chimica sostenibile in via di sviluppo. E a Piazza Affari il titolo Bio-on ha chiuso in rialzo di circa
un punto. L’obiettivo finale del progetto, che nei prossimi tre anni
può contare su un budget di 6 milioni, è dimostrare la possibilità
di realizzare un processo produttivo a costi competitivi e basso
impatto ambientale, che permetta di essere replicato su scala più
elevata in vista di una successiva fase industriale e commerciale.
In base alle previsioni del governo degli Stati Uniti e diverse a
ricerche indipendenti, Bio-on, fondata e guidata da Marco Astorri,
stima che la richiesta del mercato mondiale di acido levulinico
crescerà di 150-200 volte nei prossimi 7-8 anni. Si tratta di un
composto naturale che si ricava da biomasse e il progetto prevede
di utilizzare come materia prima per produrlo co-prodotti della
barbabietola da zucchero. Bio-on intende costruire un impianto
pilota per la ricerca, quindi un impianto dimostrativo con capacità
produttiva di 5 mila tonnellate all’anno di acido.
zione con Acam di La Spezia
Bianco ha detto che Iren, pur
essendo interessata, non ha
nessuna trattativa in corso. Per
ora ha messo le mani sul 25%
dell’impianto di trattamento
dei rifiuti della multiutility
spezzina. Sul sofferto tentativo di convolare a nozze con
Amiu, la società di gestione
dei rifiuti del Comune di Genova, Iren non demorde, ma
l’ottimismo inizia a scemare. Il
deal è stato affossato una prima
volta il 7 febbraio dal consiglio
comunale di Genova per motivi
politici e, con il sindaco Marco
Doria deciso a non ricandidarsi, una seconda bocciatura a
breve potrebbe convincerlo
addirittura a dimettersi. (riproduzione riservata)
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