LETTERA POSTUMA AL BEATO FRA` GERARDO SASSO 06/10/2016

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Transcript LETTERA POSTUMA AL BEATO FRA` GERARDO SASSO 06/10/2016

06/10/2016
LETTERA POSTUMA AL BEATO FRA' GERARDO SASSO
Ripropongo, qui di seguito, la Lettera Postuma a Fra’ Gerardo Sasso, tratta dal mio romanzo epistolare
“TERRE D’AMORE: CILENTO E COSTA D’AMALFI -Delta3 edizioni- (Premio Francesco De Sanctis) per
tre ordini di motivi: l’attualità della tormentata storia del Mediterraneo con la difficile convivenza del
meticciato del e nel Mare Nostrum, il lascito culturale del colto e santo monaco soprattutto nel settore
della sanità nel territorio, un omaggio a Scala, che nel mese di ottobre offre il meglio di sé
nell’accoglienza, soprattutto nella ormai storica Sagra della Castagna.
Venerabile Fra' Gerardo,
sono stato di recente a Scala, la tua città natale.Ci ritorno a più riprese nel corso dell'anno per un bagno di
cultura e di emozioni tra tesori d'arte e percorsi di natura, che riservano ad ogni visita sorprese nuove. Mi
sono ancora una volta incantato alla monumentalità della Tua statua di bronzo (530 kg di peso e, 2,30 metri
di altezza) realizzata dal Maestro Ennio TESEI e che, qualche anno fa, nel corso di una solenne
cerimonia, fu inaugurata sul Viale dei Cavalieri di Malta, all'ingresso del centro abitato. C'ero anch'io, così
come partecipai ad un'altra solenne cerimonia, quella del 3 settembre del 2002, quando Scala accolse con
devozione ed orgoglio, parte delle Tue Venerate Spoglie , recuperate a Malta, nel Monastero
Gerosolimitano di Sant'Ursula, dal principe Sforza Ruspoli insieme al marchese Giovanni de Centelles,
che fece dono munifico alla città di un'urna in argento ed oro per custodirle. Qualche storico sollevò dei
dubbi, che non mancano neppure sulla tua data di nascita e sui primi anni di vita nel Palazzo che porta il
tuo nome e che, anche in quel che ne resta,, rievoca fasto e splendore di casato. Anche questa è stata una
tappa d'obbligo nella mia passeggiata a passi lenti nel cuore antico della città.
La tua vicenda umana mi appassionò sin da quando mi stupiva il fasto del costumi di cerimonia indossati
dai Cavalieri di Malta nelle solennità religiose e civili di Amalfi.Seppi, allora, che Il Sovrano Ordine risaliva
a Te. La notizia mi incuriosì non poco. Volli saperne di più ed indagai a più riprese nelle non poche
pubblicazioni in proposito. Appresi, così, che gli Amalfitani, già intorno al Mille, fondarono colonie sulle
coste siro/palestinesi, e che quella di Gerusalemme era una delle più popolose e frequentate da tutti i
mercanti del Mediterraneo. E proprio un nobile mercante amalfitano, Mauro de Comite Maurone vi edificò,
a proprie spese, intorno al 1040, un ospedale dedicato a San Giovanni Battista. Fu retto da monaci
benedettini,che nel corso della prima crociata diedero assistenza a feriti e moribondi degli opposti eserciti in
guerra.: Nei primi anni del 1100.(.La data è incerta;.d'altronde questi anni sono avvolti nelle nebbie ed
anche gli storici più avveduti si orientano con difficoltà)Tu, fosti eletto Priore dell'ospedale ed in tale veste
fondasti l'Ordine dei Cavalieri di S.Giovanni di Gerusalemme, meglio noti come Gerosolimitani, che fu
riconosciuto dalla Santa Sede con Bolla del 1113. Avevano il compito di assistere gli ammalati in tempo di
pace e di combattere in difesa della causa cristiana in tempo di guerra. Vestivano una tunica nera con
croce bianca ad otto punte nell'esercizio delle mansioni ospedaliere, altrimenti la tunica era rossa. Il loro
vessillo consisteva nella croce bianca, che fu l'antico simbolo civico di Amalfi, presente, tra l'altro, sul tarì
della Repubblica fin dal secolo XI. C'è da ritenere, con fondata motivazione, che abbigliamento e simbolo
furono frutto del tuo governo da Priore e bene hanno fatto gli Amalfitani a reiterarne l'orgoglio di identità, nel
tuo nome, nel corso dei secoli.Tu eri venuto a mancare da un pezzo. quando le incomprensioni con i
Turchi, sfociate in conflittualità aperta a più riprese, costrinsero i tuoi Cavalieri Gerosolimitani a trasferirsi,
nel 1310, nell'isola di Rodi, da cui presero il nuovo nome, chiamandosi,appunto, Cavalieri di Rodi. Ma le
loro peripezie non erano finite per i continui assalti ed assedi dei Turchi contro l'isola. I Cavalieri che
onoravano il messaggio della tua eredità non trovavano pace, tanto che nel 1522 dovettero capitolare ed
otto anni dopo si stabilirono definitivamente a Malta, con il nome di Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta,
appunto. Non rinnegarono lo spirito originario che Tu avevi imposto nella regola dei Gerosolimitani e
continuarono nell'opera di assistenza ai malati e ai bisognosi, da un lato, e di difesa della causa cristiana
dall'altro. Nessuna meraviglia, quindi, se parteciparono con forze cospicue alla Battaglia di Lepanto
(1571), che, con la vittoria dei Cristiani contro i Turchi, influenzò il corso della storia nell'Europa e nel
Mediterraneo, come era già successo secoli prima con la Battaglia di Ostia (849), per la cui vittoria fu
determinante l'apporto della flotta amalfitana, per cui è più che giustificato l'orgoglio siglato a muri di
maioliche preziose "Contra hostes fidei semper pugnavit Amallphis", sostenuto anche dallo
straordinario affresco di Raffaello Sanzio conservato nelle Stanze Vaticane.
Per tutto questo, Venerabile Fra' Gerardo, Ti ho cercato anche nei ponderosi volumi della Biblioteca
dell'Ordine. Si tratta dello Stato più piccolo del mondo ed esercita la sua sovranità a Roma in una serie di
Palazzi che godono dell'extraterritorialità. Da Piazza del Grillo a Via dei Condotti e a quel gioiello di
residenza, già turrito monastero benedettino, con orti e giardini che dall'Aventino si aprono allo spettacolo di
Roma, superba di basiliche, fori e piazze. Io, alcuni decenni fa, ebbi il raro privilegio di un colloquio con il
Gran Priore, all'interno di quella residenza e tra i viali di un ampio giardino nel fasto della fioritura. E
naturalmente parlammo anche, e soprattutto, di Te, di Scala e di Amalfi.: Sull'onda della nostalgia ci sono
ritornato successivamente, come uno dei tanti curiosi turisti, a spiare dal mitico "buco della serratura" del
portone di ingresso per godere della visione, in una magnifica prospettiva, della cupola di San Pietro
incorniciata dalle siepi del parco. Tutto nel nome dell'epopea di un Ordine, il Tuo, che si affermò con la
croce e con la spada ed oggi perpetua il suo impegno umanitario in campo sanitario in ricordo dello spirito
originario degli Ospedalieri. Tutto nel Tuo nome, che riempie di orgoglio di identità e di appartenenza tutti i
cittadini della Costa di Amalfi, di quelli che ci sono nati, ma anche quelli, come me, che ne sono figli di
adozione.
Se mai c'è il rammarico di non veder valorizzata appieno la Tua figura, soprattutto nel settore della sanità.
(Tu, governasti, intorno al 1000, un ospedale di 2.000 posti letto a Gerusalemme;. Amalfi negli anni dello
splendore della Repubblica vantava ben due ospedali, di cui è ancora ricordo nella toponomastica: noi
oggi (2011) facciamo fatica, e che fatica!, a conservare anche un Pronto Soccorso attrezzato per
garantire le prime cure!!!). Vorrei ancora ricordare a me stesso,e molto sommessamente, che il 21 luglio
del 1971 la Regione Campania adottò come suo stemma una banda rossa in campo bianco e che riprende
lo stemma usato dalla nostra Repubblica Marinara ai suoi albori e che, a sua volta, riprendeva alla lontana
quello del Tuo Ordine(Sottlineo di pasaggio che tra Regione e Costa d’Amalfi c’è un rapporto di dare e
avere a scapito,aimè, dei paesi del territorio dell’Antica Repubblica. Ma nessuno reclama giustizia).
Con affetto devoto e con preghiera di un autorevole e propizio intervento dall’alto per una rigenerazione